Lettre du 13 mai 1559 (de Piedimonte d'Alife, aujourd'hui Piedimonte Matese): “Del Varrone vi ringrazio, è assai bello benchè un poco suspetto dalla parte del volto, pare che sia stato imbrattato con volerlo gettare: pure credo sia antico, e un termine di Numa come penso, & il rovescio dello scettro tra l’Aquila e il Delfino, significa l’imperio di Giove e Nettuno à Pompejo Magno, dal quale hebbe Varrone la Corona navale contra li Pirati come dice Plinio in due luoghi. Sono intrato in fantasia che Pompejo descendesse da Pompo figliuolo di Numa per adulazione de suoi, leggete Plutarco nel fine della vita di Numa, benche le parole sono guaste; ma M. Pirro vele indrizzarà, se voi non saperete; è bello quel granchio del ΒΡΕΤΤΙΩΝ. Credo che dica non sò che de Pompilii, la qual Casata non si trova, ma nella vita di Pompejo lo dovrebbe dire. Horsù questa nostra Scienza caballistica delle Medaglie vuol questo. Ricordatevi di quella Medaglia di Pisone col roverso CN. MAGNO, e la testa di Numa, la quale hà due allusioni, & al Magno, & al Pisone, come derivati di un sangue comune di Calpo e Pompo figliuoli di Numa. E perche sarà lecito al Questore, ovvero Proquestore metter li suoi antecessori, e non quelli del suo generale? Di Pompo dunque dicevano venir li Pompej, e li Pomponj, come si vede nelle nostre Medaglie. Delli Calpurnj è in Horazio nell’arte poetica, ad Pisones Pompilii sanguis, ovvero Pompili, il qual verso se ben mi ricordo non fa contro la vostra osservazione delli ij nel genitivo. II vostro Asiatico Getulico mandatelo à M. Gentile, ovvero in Getulia come l’Asia Capta di un Amico nostro, per dir Getulico haverebbe scritto più lettere, & era cosa degna di leggersi due cognomi di due Provincie sottoposte all’Imperio Romano, pure vedete se Appiano parlando delle guerre d’Africa dica da chi fu la Getulia sottoposta, che penso sia tutto falso. La vera interpretazione è, che quel ASIAC. ò ASIAG. vuol dire Asiatico, e fu compendio ovvero errore dello Stampatore. Il Granchio del nostro M. Pirro hò in argento in Roma col ΒΡΕΤΤΙΩΝ. chiaro, e voi non foste ignorante, ma poco accorto. Del Sappho faremo fuochi e girandole come della Pace, & il luogo di Aristotele è bellissimo per trovare Archiloco tra le monete di Parij, come Homero e Sappho de quali parlava Polluce, il scriver ΜΥΤΙΛ. è vero ben confermato con medaglie e Stefano. Del M. ACILIO BALBO ho piacere, dello Strabone con Europa non mi ricordava, e forse C. CESARE L. F. Strabone del quale Cicerone scrive nelli libri de Oratore, e nelli Officii, che fu tanto buon Poeta & Oratore, e molto buon parlatore e facetissimo, di costui havete l’Epitafio bellissimo andando à S. Maria Maggiore, credo che velo mostrai una volta, fu fallamente giudicato Padre di Cesare Dittatore, & è falso ancora che si chiamasse Lucio il Padre di Cesare, essendo chiaro per li Fasti Capitolini CESARE C. F. C. N. L’Europa era nelle Medaglie di Valerij, se non hò mala memoria. Del Pio e Magno per Appiano mi piace, & in confermazione aggiungete una delle ultime Philippiche di Cicerone, dove nel far il S. C. lo chiama SEX. POMPEIVS. C. N. F. MAGNVS, e credo che promette farlo Augure in luogo di suo Padre. Di Planco e di Didio e Valerio Flacсо hò piacere, oltre il Didio di Sallustio vedete Appiano nelle guerre di Spagna, & avvertite a Didio, & à Postumio Albino con Hispan. Item al mio LEPIDUS. AN. XV. PR. H. O. C. S. non so se si trova stampato in Greco, ma io l’havea in volgare in ottavo stampato con tutto Appiano, credo nella stanza dove è la tavola di bronzo. Leggendo in Plinio hò trovato alcune cose per Medaglie & altre per li Autori Greci, come è un verso di Sofocle in Triptolemo: Et Fortunatam Italiam frumento cancre candido. lib. 18. cap. 7. e nel medesimo cap. dice di Menandro: Antiquissimum in cibis hordeum Atheniensium ritu. e lib. 19. cap. 6. un’altra cosa di Menandro, ma non sò se è il Comico, ovvero altго, del quale nel principio di Plinio, dove si trovano li nomi di Autori à ciascun libro: Ex Menandro qui Hiochresta scripsit. Ma nel 20. cap. 22. Blitum iners videtur, ас sine sароге, aut acrimonia ulla, unde convicium fœminis apud Menandrum faciunt mariti, io leggerei fœminæ faciunt maritis. Nel lib. 30. cap. 2. Menander literarum subtilitati sine æmulo genitus Thessalam cognominat fabulam complexam ambages fœminarum detrahentium Lunam. Torno alle Medaglie; ricordatevi delle Leontine dove è una testa di Lione, e certi grani di frumento, oltre il luogo delle Philippiche, credo nella seconda Plinio lib. 18. cap. 10. Cum centesimo quidem, & Leontini Siciliæ Campi fundunt, penso ancora si trova una figura in piede, la quale desidero che sia Gorgias Leontinus, cui prima statua aurea statuta est, in Cicer. & Plin. Alla Medaglia FLORALIA PRIMVS Plin. lib. 18. cap. 29. all’altra di P. CLODIO colla corona radiata, idem lib. 21. cap. 3. in princ. Alle Medaglie di Coo con Esculapio lib. 29. cap. 1. Hippocrates genitus Insula Coo in primis clara ас valida & Æsculapio dicata ubi templum &c. Del Caduceo di Mercurio belle cose lib. 29. cap. 3. in fine. Delli Fiumi di Thurii li quali forse sono nel Toro rappresentati nelle monete Θoρίων. ex Theophrasto. Idem lib. 31. cap. 2. Dell’acqua Marzia & anco lib. 31. сар. 3. e lib. 35. cap. 15. in fine. Del BON. EVENT. lib. 34. cap. 8. Del triente della Famiglia Servilia lib. 34. cap. 13. in fine. Io ho una Medaglia di argento con queste lettere C. TER. LVC. Trovo in Plinio lib. 35. cap. 7. Pingi Gladiatoria munera atque in publico exponi cœpta a C. Terentio Lucano, ma nelle cose stampate in essa non ci è cosa a proposito, se non una biga ordinaria, così mi basta credere che potesse leggerli così. Nel lib. 35. с. 10. in medio: Nicoma hus primis Ulix additit pileum, pinxit & Apollinem, & Dianam, Deumque Matrem in Leone sedentem. A proposito di Mamilio Limetano dove è Ulisse col pileo, ed altre con la matre del Lione. Ricordatevi del mio Spinther col bel vaso e lituo, leggete delli belli vasi che trovò costui in Plinio lib. 36. cap. 7. in fine. Del Nilo con li XVI. putti nel medesimo capo. Di Sylla con Jugurta lib. 37. cap. 1. La medaglia colla Sphynge non sò di Carisio ovvero d’altri, potria alludere al sigillo d’Augusto, del quale Plinio e Svetonio scrivono. Come un’altra col ranocchio al sigillo di Mecenate. Del Systro trovo belle cose in Isidoro lib. 3. cap. 21 in fine etymol. dell’uso d’Iside & Asiaci & Amazone. Desidero sapere se havete visto mai medaglia Greca con obelisco, perche hò alcune belle cose à proposito con altre che dirò in un’ altra, che hò disegnate per voi, che sì che vi hò servito questa volta? Lasciate carta bianca per aggiungere nel vostro libro, e non vi rincresca delle mie lettere longhe, e per penitenza scrivetemi più longhe, e state sano sopra tutto. Di Pedemonte alli XIII. di Maggio MDLIX.” (Agustin 1772, Opera Omnia, vol. VII, Lettre X, p. 237-238).