Lettre du 11 mars 1724 (de Vienne) : sur l’achat, modalités de paiement, Zeno a surtout mis son argent à acheter des livres, il en a plus de 10 000: "Non avendo da tanto tempo veduta risposta alcuna di V. P. M. Rda, io m' era per verità persuaso che ella non potesse risolversi nè a privarsi della sua serie, nè a volermela rilasciare per li 300. scudi Romani, ch'io gliene aveva offeriti. Ciò fece, che in questo tempo mi venne dato di acquistarne parecchie, nelle quali avrei risparmiato il danaro, se prima mi fosse giunta la cortese lettera, che ora ricevo. Ciò tuttavolta non voglio che mi serva di pretesto alcuno per avere a disciogliere la conclusione di questo affare. Ella mi esibisce dunque la detta serie con le dovute e stabilite condizioni per 350. scudi Romani. Io gliene aveva esibiti solo 300. ai quali presentemente altri 25. ne aggiungo; e per troncare le dilazioni con la moltiplicità delle risposte, le invio qui occluso un ordine mercantile de' Sigg. Wenzel e compagno a cotesto Sig. Gio. Angelo Belloni di contare a V. P. M. Rda immediatamente dugento scudi, riservandomi poscia il debito di soddisfarla per gli altri 125. due mesi dopo la ricevuta delle stesse medaglie. Non gliene ho fatto la rimessa con una cambiale, perchè essendo in dubbio, che ella si contentasse di tale offerta, non ho voluto in tal caso soggiacere al sicuro discapito del cambio mercantile: là dove non seguendone l'accordo, ella è pregata a rimandarmi il suddetto ordine, acciocchè restituendolo ai Sigg. Wenzell e compagno, io sia libero del debito e del contamento del soldo, e del pagamento del cambio. Se poi ella si risolve una volta a cedermi la detta serie per la somma suddetta di 325. scudi, ha una pronta e sicura occasione di farmele avere a dirittura qui in Vienna, cioè per via del Sig. Cavaliere Conte di Savallà, che in cotesto collegio è stato fra loro allevato, e ch'è figliuolo del più distinto padrone ch'io m'abbia, e del più degno Cavaliere ch'io m'abbia mai conosciuto, e al quale nè posso mai rendere grazie equivalenti al mio dovere, nè dar lodi proporzionate al suo merito. Ora il suddetto Sig. Conte figliuolo dovrà in breve prendere il cammino per questa parte, e lunedì partirà di qui il cameriere intimo del Sig. Conte suo padre, a ciò da lui espressamente spedito. Già sarà scritto di qui, che venendo da V. P. M. Rda consegnato per me un pacchetto di esse medaglie, sia ricevuto e portato. Acciocchè poi esse medaglie non soggiacciano in questa dogana, ed in altre, come ne corre l'abuso, all'aggravio dei dacj, mi farà favore di porre sopra il pacchetto, o cassettina che sia per fare, A S. E. il Sig. Francesco Donato Ambasciatore Veneto, a Vienna: che così mi verranno del tutto franche; e già di ciò mi sono inteso con S. E. Egli è poi superfluo ch'io le raccomandi l'accomodarle in maniera, che nulla patiscano per viaggio, e che mi vengano ben condizionate. In ciò all'amor suo ne lascio tutto il pensiero. Confido poi, che questo possa essere un principio di commercio tra noi letterario sopra di questo. A lei non mancheranno occasioni di acquistarne per me dell'altre, che accrescano la mia serie anche in quelle d'oro, le quali però non sono di presente in gran numero; poichè mi conviene procedervi lentamente, e a misura delle mie forze. Ho dolore e rossore di essermi posto così tardi a sì fatta impresa: ma prima non ho potuto. I libri mi hanno assorbito il più del denaro, che in mia vita ho guadagnato; ma già avendone una raccolta numerosa di più di dieci mila volumi, parte qui, parte in Venezia, comincio a trovarmene stanco ed imbarazzato: ond'è che da qualche tempo le commissioni sono più rare, e più leggieri. Se avanti la spedizione di dette medaglie qualche buona testa gliene fosse capitata in argento, o alcuna ne avesse in oro, di cui volesse privarsene, potrà unirla alle stesse; che al significarmene il prezzo io la soddisfarò puntualmente" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 156, p. 307-309; Zeno 1785, vol. 3, lettre n° 615, p. 416-418; Tomassoni 2021a, p. 122-125; Tomassoni 2022b, p. 73-74).