Lettre du 19 août 1724 (de Vienne): "Vengo al punto della Domizia Greca, che mi avete rimandata. Non ho mai impiegato meglio il mio danaro, come nella suddetta; poiché da lei mi è provenuto il piacere e ‘l vantaggio di ricevere una sì dotta e sì savia lettera, come la vostra. Ella per me vale un tesoro, avendomi fatto aprir gli occhi sopra molte cose, con la scorta delle quali saprò in avvenir regolarmi. Sono tanto persuaso della falsità della medaglia, che avrei scrupolo di darla per buona a chi tale credendola, me la ricerca, e me ne esibisce un prezzo maggior del costo. Lo disingannerò del suo parere col fondamento del vostro; e se ciò nonostante la vorrà dappoi, non avrò riguardo di dargliela: poiché dovete sapere, che qui (a Vienna, ndr) si pagano assai bene da alcuni le medaglie anche false, in mancanza delle buone; purchè sieno testa rara, pensando eglino in tal modo di riempire i vacui, e di perfezionare la serie. All'amico poi, da cui con buona fede l'ho avuta, non abbiate dubbio, ch'io mai ne scriva: ma starommi nella solita indifferenza. Dacchè gli ho rimandate l'altre medaglie, con le quali pensava di potermi gabbare la seconda volta, si è vergognato di più scrivermi: ed io poco ne curo. Giacchè non v’è modo di avere le medaglie Zane duplicate, lasciamo di più ragionarne. Se col Marchese Maffei; cui ora solo è venuto in pensiero di raccoglier simili antichità, non riesce di accordarsi per le medaglie del fu Ambrogio Franco; e a voi paresse, che l’acquisto ne fosse onesto per chi vende, e per chi compra; io vi applicherei volentieri anche a tutte. Mi rimetterò sempre al vostro giudicio. Di metallo io non ne ho: onde darei un qualche principio con le migliori; che in tanto numero converrà pure che ve ne sieno parecchie. Quando poi non lo stimaste a proposito, separate da quelle di bronzo l’altre d’oro e d’argento, e di queste fermate il prezzo per me col Sig. Buonaventura Minelli, il quale è anche mio amico, e si sovverrà facilmente ciò che feci per lui, per fargli avere il governo della Dogana di Mare, quando ne feci rinunzia, e lui ebbi per successore" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 169, p. 337-338; Zeno 1785, vol. 3, lettre n° 631, p. 459-461; Tomassoni 2021a, p. 27, 77, 127-128; Tomassoni 2022a, p. 278; Tomassoni 2022b, p. 21, 47, 75).