Lettre du 14 avril 1725 (de Vienne): "L’Albrizzi in uno de' suoi più recenti foglietti, intitolati da lui Atti eruditi, Parte antiquaria, ha impresse due dissertazioni dell’Abate Bellotti sopra due medaglie antiche, le quali egli dice essere di Ottavia Minore, sorella di Augusto, e moglie di Marcantonio. La prima di queste ha da una parte la testa velata di una donna con la leggenda L. FVRIO LABEONE IIVIR : dall’altra poi la facciata di un tempio di sei colonne, sopra le quali nella cornice si legge OCTAVIAE, e all’intorno L. ARRIO PEREGRINO IIVIR, e di sotto COR, cioè CORynthi, dove la medaglia fu battuta sotto il Duumvirato di L. Furio Labeone, e di L. Arrio Peregrino. Ora s’egli è vero, che nel rovescio di essa si legga OCTAVIAE, egli è anche vero, che la testa velata si è quella di Ottavia sorella di Augusto, e che il tempio scolpito si è quello, che alla medesima innalzarono i Corintj, rammemorato da Pausania : onde la medesima viene ad essere singolare, ed accresce la serie delle medaglie in bronzo di una testa di donna, che prima non era stata veduta. Ma il fatto sta che il nome di Ottavia si legga veramente nel luogo contrassegnato, e non vi sia stato recentemente e con arte dal bulino di qualche falsario scolpito : di che ho ragione di dubitare. Se avesse mai modo di vederla, o di farla osservare al Sig. Patarol, avrei caro di esserne assicurato : ma bisogna in quella parte attentamente esaminarla. Non ho sospetto sulla legittimità della medaglia : ma cade solo il mio dubbio su quella del nome di Ottavia ; e ciò che me la fa cader nella mente si è, che nel mio picciolo studio di bronzo ne tengo una di terza grandezza, battuta altresì in Corinto, nel cui diritto v’ha la testa di una femmina velata, simigliantissima in tutto a quella dell’Abate Bellotti, con la leggenda, L. ARRIO PER, cioè PERegrino, e nel rovescio v’ha similmente la facciata d’un tempio Esastilo, ma con una figurina nel mezzo, e la leggenda all’intorno, L. FVRIO LABE (?), e di sotto COR. Voi vedete che sinora non v’è altra differenza dalla mia all’altra medaglia, se non che nella mia il nome di L. Arrio Peregrino sta espresso alla parte della testa, e quello di L. Furio Labeone a quella del tempio, là dove in quella di cotesto Signore (l'abate Bellotti, ndr) sta vice versa. Nella mia inoltre non è specificato il loro Duumvirato, e di più v’è la figurina nel mezzo delle 6. colonne, che sarà forse anche nell'altra, ma non vi si sarà fatta riflessione per la sua minutezza. Ma nella mia non si legge sicuramente nel luogo accennato il nome di Ottavia, che mi si suppone che si legga nell’altra. Vi si scorgono bene alcune vestigie di lettere, dalle quali non solo non posso raccogliere che vi sia espresso il nome di Ottavia, ma più tosto tutt’altro, e par che dica GEN. P. ... cioè GENIO Populi Romani. Oltre a ciò debbo dirvi, che tengo un’altra medaglia in bronzo della stessa grandezza, che l’altra, battuta pure in Corinto sotto i suddetti Duumviri, con la testa radiata di Augusto dall’una parte, e con L. ARRIO PEREGRINO ; e con la facciata del tempio Esastilo dall’altra, e sua figurina nel mezzo, e con L. FVRIO LABEONE IIVIR COR. Nella cornice sopra le Colonne v’ha similmente segni di lettere, ma par che dicano Divo Ivlio, le quali non si possono discernere. Il Vaillant nel I. Vol. delle Colonie Romane Latine a c. 32. ne riporta una poco differente dalla mia, variando solamente il sito del nome de’ Duumviri, come sopra avvertii nell’altra, e non accennando la piccola immagine che v’ha nel mezzo, nè indicando, che sopra le colonne del tempio vi sia scolpita altra leggenda. Eccovi le ragioni del mio dubitare sulla sincerità del nome d’Ottavia espresso nella medaglia del sig. Abate Bellotti, e i motivi del desiderio che ho, che in questa parte ella sia bene esaminata da voi, e dal Sig. Patarol. Questa dissertazione peraltro (cioè quella espressa dal Bellotti sulla moneta in oggetto, ndr) è sì piena di sciocchezze, per non dir di peggio, che mi fa compassione. A torto vi si censura un passo di Dione, non ben letto, e non ben inteso ; si vuol far credere battuta la medesima in tempo d’Augusto, quando ella fu veramente battuta dopo la morte di lui in tempo di Tiberio, e finalmente intorno ad Ottavia si dicono molte cose non vere : il che tutto posso dimostrare ad evidenza, e però, occorrendo, indurmi a stendere un’altra Dissertazione sopra essa medaglia, e l’altra mia ; ma solo vi applicherò, quando voi me lo consigliate, e quando abbia sicuro riscontro, che il nome di Ottavia non sia opera di recente artefice, anzichè dell’antico scultore. A questo foglio stimo bene di non aggiugnere altro particolare, acciocchè possiate comunicarlo al mio amatissimo Sig. Compare Patarol, che caramente saluto ed abbraccio" (Foy-Vaillant 1688; Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 184, p. 366-368; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 649, p. 28-32; Tomassoni 2021a, p. 93-94; Tomassoni 2022b, p. 55-56).