Lettre du 11 mai 1726 (de Vienne): "In questa settimana non si son vedute, che medaglie Greche di popoli all’Imperio Romano soggetti. Eccovi la notizia di due rarissime, e forse singolari. I. Caput barbatum & pileatum, fort. Vulcani, cum quarumdam litterarum vestigiis pone illud. ΟΜΟΛΙΕΩΝ. Homolieorum, vel potius Homoliensium. Serpens barbatus, erecto capite, & in plures gyros circumvolutus, pone quem racemus. Questa medaglia è in gran bronzo, e di buon lavoro e maestro. Homolion è monte e città nei confini della Tessaglia e della Macedonia, dal che gli antichi scrittori, quale ad una, quale ad altra l’ascrivono. Ne fa menzione Strabone, Stefano, Pausania, Licofrone, Plinio, e altri. Niuna medaglia di questo popolo era stata per anche osservata, e prodotta, per quanto io sappia dagli antiquarj. II. Caput Achillis galeatum, facie pulcherrima, & juvenili ΜΗΤΡΟΣ ΠΗΛΕΙΔΟΝ. Matris Pelidis. Thetis tunicata sinistrorsum stans, dextra loricae super humum positae innixa, sinistra galeam tenet. In questo bellissimo medaglione in bronzo voi vedete espressa la nota favola dell’arme d’Achille fabbricate da Vulcano in grazia di Tetide. Non v’è il nome della città, ove fu battuto il medaglione, ma la fabbrica lo fa credere in qualche luogo della Macedonia, o della Tessaglia. Può essere che qualche antiquario abbia pubblicato questo bel monumento dell’antichità : ma sinora non mi è avvenuto di osservarlo in alcuno. Vero è, che non ho per anche usata ogni diligenza. Mi convien però credere, che in qualche gabinetto se ne conservi altro simile, poichè da Roma tempo fa ne fu recato uno, e mi fu mostrato : ma io non lo presi, perchè era un getto moderno. Mi ha dato molto piacere la gentil beffa fatta dal Facciolati al Riccardi con la medaglia di Nerone. Sappiate, che il Riccardi solo in questi ultimi anni si era dato allo studio delle medaglie, e che tutta la sua vasta erudizione non lo ajutava punto a discernere le buone dalle false, o le rare dalle comuni: onde era facile l’ingannarlo. In più occasioni io gli ho sentito dire grossi spropositi, non distinguendo il giovane Gordiano Pio dai due vecchi Africani. Mi sovviene, che un’altra volta ei volea sostenermi, che le acclamazioni date agl’Imperatori nelle medaglie per le loro vittorie, come Imp. III. IV. ecc. dinotavano gli anni del loro imperio, e non altro : quando a tutti è noto, che gli anni dell’imperio vi stanno specificati dai numeri della podestà Tribunizia. Qual siasi poi l’antiquario, che aveva seco, non lo so : ma mi viene scritto, che fuor di una mediocre conoscenza per discernere la sincerità delle medaglie, non abbia altro studio. Credo che egli pensi di portarsi quì, ma sarà difficile, che vi trovi il suo conto. Ho inteso che le medaglie comperate dal Riccardi nel suo viaggio d’Italia saranno spedite quì al Sig. Garelli, al quale pian piano vien saltando indosso il prurito di averne. Iddio ne lo guardi : che per Dio non ne guarisce più" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 217, p. 429-431; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 684, p. 114-116).