Lettre du 20 septembre 1727 (de Vienne): "Per ora finirò di parlarvi del Museo Certosino. Si è terminata jeri per appunto l’ultima revisione col giudicio del P. Granelli, al quale ho dato opportunamente l’amichevol consiglio di non lasciarsi tirare nella rete a dare il suo giudicio in questo affare sopra le medaglie rigettate. Ha voluto il buon Padre anzi seguire gl’impulsi della sua curiosità, o il solletico della sua ambizione, credendo che a se toccherebbe l’onore di dare la positiva decisione, alla quale tutti avessero a sottoporsi : ma si è ingannato, tanto per la parte dell’Antiquario, che non vorrebbe che le medaglie fossero giudicate diversamente da quello, che egli vorrebbe che fossero, quanto per ragione del Bertoli, il quale ha sempre unitamente con me insistito, che il giudicio di qui sia appassionato, e che le medaglie si mandino a Roma, dove sieno, per quelle del Museo, e poi per buone e sincere, riconosciute. Ora sappiate che le medaglie, sopra le quali si uniformava il giudicio del Granelli con quello del Panagia, in dirle false, non pativano altro contrasto : l’altre che al primo parevan buone e non sospette, ciò non ostante il Panagia sostenendo che fossero false, levandosi in piè da fanatico, diceva con voce imperiosa, no, sono false, ed io così voglio e decido con l’autorità del mio Antiquariato : e ’l buon Padre taceva, e tirava innanzi. In una parola le medaglie riprovate interamente arrivano a 175. fra le quali sono 25. o 26. medaglioni. Domenica io feci instanza a S. M. che dovendosi le medaglie mandare a Roma, com’egli è giusto per la riputazione di chi le ha vendute, stimate, maneggiate, e portate, sopra le quali tutte cadono indifferentemente le calunnie del Panagia sostenute dal Garelli, e per tutti gli angoli della Corte sparse e divulgate, avesse la bontà di dare gli ordini opportuni. La stessa instanza fu fatta anche dal Bertoli, il quale inoltre per mio consiglio mostrò premura, che le medaglie condannate fussero levate dal Museo Cesareo, benchè sotto chiave e sotto sigilli, e per maggior sicurezza sua, trattandosi della propria riputazione, e temendo della iniquità Calabrese, che potesse destramente dissigillare e aprire lo scrigno, dove stan chiuse, e sostituirne alle buone delle false con lo stesso impronto ; fossero riposte nella stanza di S. E. il Sig. Camerier Maggiore fino a nuovo ordine di S. M. Questa mattina uscì appunto un tal ordine, e di più S. M. ha comandato che dal Museo e dalle mani del Panagia fossero levati anche gli scrigni, dove stan riposti gli altri medaglioni e medaglie del Museo Certosino, e riposte nella stanza di S. E. cosa certamente che stordirà que’ due avversarj del Bertoli e miei. Staremo ora a vedere, ove a finir vada questa faccenda : e intanto io sto sempre più contento della risoluzione da me eseguita di non voler intervenire alla revisione già terminata" ; "In questo punto viene a dirmi il Bertoli, che le medaglie rigettate son già nella stanza del Camerier Maggiore : ma che è stato un equivoco quello di esservi ordine, che vi fossero trasportate anche l’altre già approvate per buone. Può essere che in ciò il Garelli siasi maneggiato, per farlo rivocare : ma di questo al fine nulla m’importa, là dove per l’altro avea tutta la premura" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 248, p. 490-493; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 725, p. 209-213; Tomassoni 2021a, p. 91-92; Tomassoni 2022b, p. 54).