Lettre du 6 septembre 1727 (de Vienne): "Tutta questa settimana mi son bravamente difeso dal non voler vedere, e dare il mio giudicio sopra le medaglie consapute, e già messe a parte come false o sospette. Spero che in avvenire non me ne sarà fatta altra instanza, nè il Padrone vorrà farmene avanzare un risoluto comando. Il Garelli, sotto altra finta, è stato a trovarmi ; nè io mi son potuto scusare dal riceverlo : cosa che alcuno de’ miei padroni ha approvata, e qualche altro condannata. Si è voluto giustificare, ma è partito confuso. Jeri il Panagia e lo stesso Garelli han fatto sì, che il P. Granelli vada al Museo, e prenda per mano le dette medaglie. Si è principiato dai 35. medaglioni. Volete sentirne una bella ? Tra le molte cose dette da me al Garelli, una fu che era cosa vergognosa e indecente per un Antiquario il dire una medaglia sospetta, dopo averla tre e quattro volte esaminata, poichè finalmente dovea risolversi a sentenziarla assolutamente buona, o assolutamente falsa. Gustò l’amico del Panagia la mia ragione, e glielo disse in detta occasione, presenti gli altri della commissione, e ‘l P. Granelli. E bene, rispose il Calabrese, diamone la formal decisione. Si ripiglian per mano i medaglioni, e qual giudicio se ne forma ? Eccovelo. Tredici sono falsi col parere del nuovo giudice ; e ventidue si lasciano a parte, e con nuovo titolo di indecisi si rimettono. Al saperlo dal Bertoli, me ne son fatta una solenne risata, e l’avrà fatta anche l’Augustissimo Padrone, se la cosa gli sarà giunta all’orecchio, come è probabile. Io insisto, che tutti i giudizj che se ne fan qui, a nulla servono, e che le medaglie riprovate debbono mandarsi a Roma ; il che non vorrebbono il Panagia, e ‘l Garelli, sicuri che da que’ letterati verranno pienamente riconosciuti per maligni e ignoranti. La cosa non si risolverà così presto, ed è un’ arte loro il tirare in lungo. L’Augusto con Agrippa, e ‘l Vespasiano con Tito, medaglie in oro, il P. Granelli le ha trovate buone e indubitate, quali appunto son elleno ; ma ciò non ostante, restano per indecise" à compléter (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 247, p. 489-490; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 724, p. 207-209; Tomassoni 2021a, p. 90-91; Tomassoni 2022b, p. 54).