Lettre du 6 mars 1728 (de Vienne): "Egli e molto tempo, ch’io non v’ho detto cosa alcuna intorno alle controverse medaglie del Museo Certosino. Ora vi dirò, che gli avversarj del Bertoli si sono adoperati in maniera, che S. M. ha presa la risoluzione, e ciò ha più di due mesi, che chiuse e sigillate, e quali n’erano state levate dal suo Museo, vi sieno rimesse, facendo intendere al Bertoli tal sua risoluzione, e dando ordine alle parti, che si dovesse in avvenire tacere su questo punto. La parte onesta ha ubbidito : ma non così l’altra, che più rabbiosa che mai, è andata declamando asprissimamente per tutte le conversazioni contra il Bertoli, il P. Pauli, i PP. Certosini, e me ancora, che non ho poco sofferto a tacermi. Il Garelli ha scritte lettere acerbissime al Pauli, che gli ha risposto per le rime ; e queste lettere sono state lette anche a chi non le ha volute ascoltare. Il povero Bertoli intanto stava al di sotto, col carico indosso di sentirsi dire e accusare, che le medaglie riprovate non solo erano false, ma non erano quelle. Il mandarle a Roma avrebbe bastato a giustificarlo : ma questo gli venia tolto dalla risoluzione di chi comanda. Spinto per altro da una estrema necessità, e consigliato da’ suoi protettori ed amici, ha più d’un mese, che si portò a piedi del Padrone, e dimandò generosamente e arditamente il suo congedo, asserendo non esser conveniente, che un servidore di S. M. intaccato nella riputazione, e cui mancava il modo di potersi giustificare, avesse più fronte di presentarsi a’ suoi piedi. Il Padrone ridotto a ciò, benignamente si espresse, che la sua dimanda non si poteva da lui esaudire, poichè si chiama soddisfatto di quanto avea operato per suo servigio, e che ne assicurasse prima se stesso, e poi chiunque diversamente ne sospettasse, o parlasse ; con altre espressioni accompagnando le sopraddette, le quali racconsolarono in parte il Bertoli, ma non lo quetarono affatto, richiedendosi ad accusa pubblica una pubblica giustificazione. Ieri finalmente egli ne ottenne un biglietto datogli dal Sig. Principe Pio, che è stato l’eroe di cotesta giustissima causa : eccovelo da me fedelmente ricopiato dall’originale : ‘Il Principe Pio riverisce divotamente il Sig. Daniele Bertoli suo stimatissimo Signore, e gli fa sapere, che ha esposto all’Augustissimo nostro comune Padrone le di lei istanze, per ottener il permesso d’un suo doveroso ritiro, appoggiate sopra il fondamento delle sinistre disseminazioni sparse per l’affare del Museo Certosino ; al che la Maestà sua m’impone participargli l’istesso che egli si degnò dirgli di Viva voce ; cioè ch’ella non pensi più per l’avvenire a tale risoluzione, approvando sua Maestà in tutto e per tutto la di lei condotta in detta commissione, tanto per la di lei puntuale onorevolezza, che per quello riguarda l’avvantaggioso suo Cesareo servigio, chiamandosi la M. S. interamente soddisfatto di quanto ella su tal particolare ha posto in esecuzione, servendo ciò per quiete del di lei animo, e per appagare chiunque ne potesse essere stato diversamente informato. Casa primo Marzo 1728. l. b. d. l. m.’ nella soprascritta : A Monsieur Monsieur Daniel Bertoli. Ed eccovi un glorioso attestato per l’onor dell’amico, e per il decoro del Museo. La cosa non è ancora divulgata : ma certamente farà dello strepito a confusione degli avversarj, che sono odiatissimi. Di quello che andrà succedendo, sarete avvisato, quando lo trovi degno di essere a vostra notizia" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 257, p. 508-510; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 735, p. 234-236; Tomassoni 2021a, p. 92-93; Tomassoni 2022b, p. 55).