Lettre du 9 janvier 1574 (de Montepulciano): "Serenissimo Gran Principe, La presente medaglia, sebbene è molto consumata e guasta dalla voracità del tempo e alla prima paia una medaglia roza di Iano, et indegna della sublime e giudiziosa vista di Vostra Altezza Serenissima, non di meno perché dal luogo dove è stata trovata e dall'autorità e fede di gravissimi autori antichi e moderni, io credo non sia di Iano e che il significato di essa faccia fede e convenga alle più utili cose della parte superiore della Vostra Toscana, ho pensato convenire al debito di buon servo presentarglene e insieme dirle quel significato che di essa credo [...]. Questa medaglia, adunque, è stata trovata nelle Chiani di Riguttino, contado d'Arezzo, in certo argine rilevato, che vi è per il mezzo. E perché Strabone, autore grave delli tempi d'Augusto, in nel Libbro V dice il fiume Chiane essere il terzo fiume navigabile, per quale si navigava infino nel Tevere con robbe della Toscana, et in nel Libro IIII dice che nella Toscana mediterranea e montana sono Arezzo, Chiusi e Perugia, alla beatitudine e felicità del paese de' quali se agiungono li laghi che producano ottimi pesci, ucelli palustri et assai cose per il vivere umano, quale si portono per li fiumi al Tevere per a Roma e Augusto Steuco nel suo Libro De restituenda navigatione Tiberis, dice che navigavono per il fiume Chiani in fino nel Tevere, Arezzo, Cortona, Chiuci [sic], Vetulonia e tutte l'altre città vicine e che il fiume delle Chiane per sostenere le barche non è manco atto, né mena manco acqua che la Nera. Io però mosso da tali autorità credo che detta medaglia, dove sono le dua figure che stanno appoggiate e tengono come un giglio sopra et in mezzo, una sia il simulacro del Tevere e l'altra del fiume Chiane e significhino con quel giglio in mezzo, ché per la navigazione e congiunzione di essi Hetruria floret, cioè che sia florida, felice e beata la Toscana, il che così anco espressamente espongono li sopradetti autori nelli sopradetti luoghi parlando di detto fiume. E non pare che si possa negar che le dette figure non significhino fiumi, si per il luogo dove è stata trovata la medaglia, si per essere dette dua figure in forma di uomini, appoggiati con lunga barba e capelli, in quale stato, tutti gli scrittori figurano li fiumi. L'altro lato di detta medaglia, dove è scritto Roma, per esser consumato non si può comprender bene quello sia e può parere una nave, in qual caso il significato saria che Roma avesse fatto detti dua fiumi così navigabili et anco può parere quello che li Romani chiamavano Fasces, che è il fasce delle verghe con la scure flagello e scettro regale e significa imperio et autorità di Roma e che mediante detto imperio et autorità siano congiunti e ridotti navigabili insieme detti fiumi e fatta florida e felice Toscana, imperò che li detti fasci li antichi del tempo di Iano, dal quale furno introdotti, li chiamavono Alba in lingua armena e poi li Romani li chiamavono Fasces imperii, siccome attesta Beroso Cald[eano] nel Libro V dell'Antich[ità]. Ora, Serenissimo Principe, perché per consenso di tutte le genti quelli principi hanno meritato divini onori, siccome Ercole e altri infiniti, quali hanno con sommo studio seccate paludi, drizzati fiumi, fatti ponti, umiliati e penetrati monti, fatti abitabili luoghi deserti e edificate città, per commodi publici e utilità delle provincie, e perché per somma providenzia e bontà di Dio dalla dedinazione dell'Imperio Romano in qua non mai è stato unito in altro Principe che in Vostra Altezza Serenissima, l'imperio di questa sua Toscana mediterranea e montana, dove sono XXXV miglia di Chiane, palude, da Chiusi a Arezzo e perché non manca altro alla perpetua gloria et eternità del nome del Serenissimo Gran Duca e di Vostra Altezza Serenissima, che con somma felicità di detta sua provincia e populi, ritornar fiume navigabile detto Chiane e tor via la perpetua inondazione e malignità della larghezza della palude e acquistar e render sano e fruttifero tanto paese, che sempre sarà atto nutrire abundantemente tutta la Toscana et ancora altra provincia. Oggi, essendo noto a Vostra Altezza Serenissima per autorità di così gravi autori e della detta medaglia, che la Chiane sia stato fiume navigabile e di presente anco mostrandolo il fatto stesso delle barche, che portano per la Chiane otto o dieci cavalli da una ripa all'altra, per li canali che sono fatti atraverso dalle comunità vicine, per le melme tagliate chiamandoli porti, quali melme sono sopra l'acqua una coperta di terra piena di giunchi, canne e arbori palustri, che come isole mobili stanno e si alzano e abbassano sopra detta acqua e sono grosse al più un braccio, con teste et intricate di radiche e sostengano chi vi va sopra e sono facilissime a tagliare e con pochissima spesa vi si fanno canali anco dalli pescatori; et essendo che, siccome detti canali o porti, sono fatti attraverso, tagliando le melme in larghezza di 15 o 20 braccia con pochissima spesa e fatica di povere communità e di pescatori e si navigono d'ogni tempo, quando Vostra Altezza Serenissima ne facesse lei fare uno per utile e commodità universale per la lunghezza delle Chiane, dalli ponti d' Arezzo per fino a Chiuci, che sono miglia 35 di paludi, oltre che detta Chiane e paese si ridurria tutto navigabile come prima e tutta la Valdichiana con molta felicità aria commercio insieme e per barche potria portar grani e altre biade e vini per fino al Bastardo, vicino a Fiorenza 36 miglia, facendo abundanza infinita alla città. Ancora detto canale terria aperto e libero il passo all'acqua, che non si potria alzare più che come nel tempo di state, perché quella che piovessi l'inverno così non saria più attraversata né intricata, né tenuta in collo dalle melme, quali coprono e sempre s'alzano sopra l'acqua a tutta la Chiana e le molte materie che hanno sotto attaccate e attraversate dalle radiche, non lassono che l'acqua possa calare a rivo overo letto del fiume, dove è l'esito di detta Chiane. Ho preso ardire oltra la dichiarazione di detta medaglia, poiché è anco secondo la professione de' legisti tractar di fiumi, inondazioni, acquisti e navigazioni, de' quali sono pieni li libbri di legge e Beroso ne fa trattati. Ho preso ardire, dico con ogni reverenzia, anco dirli con questa mia quel tanto che ho pensato poter essere in tal materia benefizio imortale di questa sua Toscana, utile et abundanzia della sua città di Fiorenza e gloria perpetua e eterna al gran nome di Vostra Altezza Serenissima, alla quale prego Dio dia ogni felice contento." (Firenze, Archivio di Stato, MP 596, c. 357; Barocchi - Gaeta Bertelà 1993, p. 61-63, num. 58).