-Lettre du 2 sept. 1658 (de Rome) : « è successo del ladro quell’istesso che io con le ultime pronosticai a Vostra Altezza Serenissima, perché il martedi mattina esso vendé sette delle XI medaglie perse, ad un revenditore di piazza Navona, quale, perché il lunedi ch’io feci far la diligenzia con simili revenditori, esso non avava fatto la sua solita spesa, non ere stato avvisato, e cosi quando il martedi le feci avvisare, esso aveva già comprato le dette medaglie, e poco manco che non l’avesse anco tutte rivendute, come dirro susseguentemente. Le 7 medaglie dunque, da questo ladro vendute, sono queste : il Probo per dodici giulii, il Costanzo et il Giuliano (che sono le tre che io mandavo a Vostra Altezza), l’Antinoo, il medaglione di Marc’Aurelio, uno delli 2 Galba, et il Nerone con l’allocuzione, ch’io per poca memoria equivocai scrivendo Vitellio con honoris et virtus, per sei o sette altri giulii, cioè sei giulii in denari, et un giulio bevuto in conversazione all’ostaria. Chiamato pero da me il compratore di esse, e datoli io tutti li contrasegni e sentendo c’earno medaglie robbate, mi restitui liberamente e con gran prontezza le tre medaglie ch’io mandavo a Vostra Altezza, et l’Antinouo, dicendomi che li dispiaceva assai di non potermi rendere anco l’altre tre, seben erano moderne, perché le aveva poco avanti per tre giuli rivendute ad un forastiero, anzi se avesse potuto averia procurato ricuperarle. Mi disse anco che la mattina poco doppo comprate, aveva trovato a rivendere il medaglione del Probo ad un tal capitano Branciforti per due doble, et per due altre doble ad un altro il Costanzo et il Giuliano, et perché esso ne pretendeva d’avantaggio, non le aveva voluto dare certificato, pero il signor Monanno et io di quest’offert è parso a lui di renderli non solo li dicinove giuli spesi nel comprarle, ma accrescergleli sino alli tre scusi. E cioè si è fatto, accio questo tale che dice cognoscer a vista questo ladro ci faccia anco il servizio maggiore che prentedimo da lui, che è il farci capitar in mano della corte questo ladro, il che esso ha promeso di farlo, e tiene il mandato del giudice in saccoccia per farlo prendere, ma perché sono trascorsi alcuni giorni senza conclusioni, stiamo con timore che quest’uomo ripensando a’ casi suoi ci dia conzone, perché è certo che se questo ladro va’ in preggione, è necessario vi vada ancor lui, per dirgli e mantenergli in faccia ch’esso gli ha venduot quelle medaglie. Che pero il signor Monanno et io stiamo qui con ogni possibile premura e accuratezza procurando tal preggionia, e non disperando di ritrovar anco le lettere intatte, o almno accertarsi che l’abbia esso abrugiare, già che si raccoglie dalle sue azioni ch’esso non sa leggere, perché se avesse letton elle cartuccie avvoltare nelle medaglie il valore di quelle e le loro qualità, leggendo in quella di Probo scudi cinque, e che essendo bellissima, Vostra Altezza non se la lasci scappar di mano, non ne averia domandati dodici giuli, perché il compratore che le cognoscev tanto gli diede quanto gli domando, ne dell’altro tanto poco come fece, che è quanto è successo in questi giorni di tal negozio, assicurando Vostra Altezza che preme straordinariamente il ritrovar tal ladro, in riguardo delle lettere ancor che dall’aver subito venduto le medaglie, ci abbia assecurati che esso ha rubbato le lettere, non per le lettere, ma per la robba che sperava trovar nel grosso piego di quelle » (Florence, vol. VIII, f° 85-86 ; M. Fileti Mazza 1998, Appendice IX, p. 500-502).