-Lettre du 24 janvier 1714 (de Serravalle) : « Io sapeva, che V. S. Illustr. per la rarità dell' erudizione, che possede, avrebbe anche superata l'aspettazione di questo sig. arciprete Scarpis, e per l'innata sua generosità averebbe compatito l' incomodo da me recatole. Le sue riflessioni sono di gran peso, nondimeno dura la persuasione, che la sua medaglia sia legittima ; e veramente ha circostanze riguardevoli, perchè oltre all' esser evidentemente di conio, tanto la vernice, quanto il metallo portano seco testimonianza della più rimota antichità. Vi è poi dell'estrinseco, che concorre ad avvalorarne la credenza. Si sà, che nel primi tempi delle invasioni del barbari, i Romani, e i principali signori dell' Italia, cercarono la propria salvezza nel monti. In questi nostri abbiamo vestigi di tempi, e d'altri edifici, come pure di sepolcri, e d'altre sorti di fabbriche, che quasi tutte ora sono sotterra. I pastori, o nel far fondamenta di mandre, o escavazioni per altri loro bisogni, trovano frequentemente lapide sepolcrali, ed altre pietre di nobil sorte, e in qualche luogo pavimenta vermiculate. Queste sono le miniere di varie sorti d'idoletti, d' antichissimi istrumenti di ferro, e d'acciaro, e delle medaglie, delle quali antichità il sig. arciprete s è dilettato sin dai più teneri anni, assai prima di conoscerle. In queste sono state trovate le molte medaglie, che possede, e quella dell'Imperatore Ottone. Conta fra le più nobili un Mitridate, un Annia Faustina, un Caracalla, tutte di finissimo metallo, e d'eccellentissimo conio; e perciò argomenta con franchezza dal simile. Forse, che anche appresso V. S. Illustr. queste circostanze avranno forza di maggior persuasione. Ma non vorrei andar tanto dietro all'antichità, che sorpassas si la misura della lettera, e dessi nuov' impaccio di specolazione in lettera destinata al più vivo rendimento di grazie dei lumi dalla sua riverita cogniziene somministrati, ed alle più divore supplicazioni dell'onor di qualche suo ambito comando, che feliciti quell'ossequio, con che rimango ec. » (Rubbi 1795, p. 34-35, lettre 51).