Lettre du 18 octobre 1577 (de Rome): "Serenissimo Signor, Avendo io appresso di me alcune medaglie di più sorti metalli ed altre cose antiche a commun giudizio degli studiosi della antichità stimate eccellenti, ho pensato che quelle solo a Vostra Altezza si convengano, la qual oltre all'esser quel gran principe ch'ella è e di quell'animo reale, odo che molto così fatte cose le sogliono esser care. E già sarei venuto a farle riverenza con la persona e ad offerir quelle all'Altezza Vostra se non mi ritenesse l'indisposizion del corpo e la gravezza dell'età mia. Per lo che inchinandomele con l'animo quanto posso il più, la supplico ad accettar la buona volontà e, quando le piaccia di prendersi queste mie cose, si degni commetter qui ad alcuno che vegga se le son degne di lei. Che mi rendo securo ch'ella ne arà buona relazione e che fra tante belle e rare opere, di quante è adorno il suo famosissimo studio, non avranno esse l'ultimo luogo. E pregando Iddio la conservi felice, umilmente me le raccomando. Di Vostra Altezza Serenissima divotissimo servitore Giovanni Domenico Morabito.
Memoria d'alcune cose antiche notabili e rare.
[...]
Medaglie d'oro:
Pompeo Magno da una parte e dall'altra Sesto e Gneo, suoi figliuoli, rarissima in genere suo, stravagante maniera da gli altri se si truovano.
Marco Marcello a cavallo che tien lo specchio d'Archimede e dietro la testa sua una spera di sole e dall'altra banda una pianta di ferula, significando l'ebrietà de' Siracusani, con lettere in cifera che dicono M. Marcello.
Scipione emiliano da una parte e dall'altra i fichi cartaginesi che arrecò Catone Censorio in senato, con lettere greche che dicono Carthago.
Cariddi da una parte e dall'altra Ercule giovanetto, che ammazza il leone.
Medaglie d'argento:
Bacco con barba coronato d'edera e per rovescio Sileno con un vaso a man diritta che beve ed all'altra mano tiene un tirso, cosa rara a vedere.
Bacco senza barba da una parte e dall'altra Sileno con un vaso in man destra che beve ed in man sinistra l'utre caprina che gli donò Ulisse per far baratto.
Pirro coronato di quercia con lettere greche che dicono Pirro e per rovescio una figura posta a sedere, cosa non mai veduta.
Una medaglia di tutta faccia con una celata e penne in testa, dentrovi lettere sottilissime di mirabile lavoro e dall'altra parte una quadriga. Le lettere sono EVΛEIDA.
Un Giove di peso di giulii 2 e mezo e per rovescio un cavallo alato, cosa non mai veduta.
Dido in abito fenice e per rovescio un leone casto con un arbore di palma con lettere cartaginesi.
Anna sua sorella con abito fenice e per rovescio un leone che dimostra libidine.
Gorgia Leontino da una parte e dall'altra una quadriga con un leone intero.
Silla da una parte ed alla fronte una testa d'un canino che butta acqua e dall'altra una quadriga ed ella trasformata che sta pescando ed in seno una testa di lupo.
Cariddi sommersa tiene in fronte l'alcione e per rovescio una quadriga con lettere che dicono ei e le sudette medaglie, levando quella di Giove pesano da 5 glulii e mezo incirca.
Un'altra Cariddi allegra, di peso di giulii 13 e per rovescio una quadriga con arme e trofei.
Seleuco con quattro elefanti per rovescio.
Antioco e per rovescio una donna posta a sedere.
Demetrio e per rovescio un uomo con un piede in terra e l'altro su un sasso con un braccio destro appoggiato su la coscia tenendo la mano al membro virile e con l'altro braccio appoggiato ad un bastone.
Antigono, figliuolo di detto Demetrio, per rovescio un rostro di nave con un uomo ignudo chiamato Xenofonte.
Un'altra dell'istesso Demetrio con un rostro di nave e con una vittoria sopra, per rovescio un Nettunno.
Proserpina di peso di giulii 13 con un segno in fronte d'un giogo e per rovescio una quadriga con arme e trofei, cosa singolare.
Un siclo, moneta degli israeliti con lettere sammaritane, il quale ha d'una parte la misura della manna detta Gomor, dall'altra la verga d'Aronne di mandorla fiorita.
In bronzo:
Un medaglione con una celata in testa e per rovescio l'arme del Serenissimo Gran Duca, le quali furono impresa del figliuolo d'Ausonio primo re d'Italia. [...] (Firenze, Archivio di Stato, MP 703, cc. 150-151; Barocchi - Gaeta Bertelà 1993, p. 135-137, num. 138).