Lettre du 11 juillet 1574 (de Vienne): "Molto Magnifico Signore sempre Osservandissimo, Mi truovo co' la sua amorevole di XV del passato, tanto grata quanto dir si possa e con essa una medaglia d'argento, dov'è la chimera, la quale in nome dell'Altezza del Gran Duca vostro Signore e mio Padrone, mi manda a donare. Veramente è belissima e la serbarò mentre ch'io vivo per memoria di una tale amorevolezza, che Sua Altezza si riccordi di me. Or veggo quanto quella dessidera di questi imperadori della Casa d'Austria, de' quali per non vi mandar questa lettera vota, ve ne mando dui: il padre et il figliuolo di arginto [di altra mano: Massimiliano primo e Friderico terzo si son ricevuti], quali Vostra Signoria basciarà la mano a Sua Altezza e da mia parte e ce lle presentarà, che per segno della buona servitù ch'io gli porto, Sua Altezza li acetti per amor mio. Quanto ch'io non abbia scritto più sovente alla Signoria Vostra, la causa è stata la mia infirmità della maledetta gotta, che quatro mesi me ha tenuto nel letto e non solamente me ha fatto scordare li servizii de' principi ma li miei proprii. Ma dove ho mancato per il passato suplirò per lo avenire con grossa usura. Del favore che Vostra Signoria mi dice che Sua Altezza mi farrà per la mia series, ritrovandosene di molte doppie, la ringrazio con tutto il cuore e gliene basio le mani. Ma creddo che poche ormai me ne manchi e poche sono truovi che io non l'abbi, perché in tanti anni ch'io vi sonno atorno e in tante parti dove son stato e doppo Ottavio mio figliuolo, che ultimamente è stato in Fiandra, creddo che abbiamo ragunato tutto quello che si truova. Tornando alla mia series son or dietro a l'ultimo tomo, qual si è l'ottavo e questo si è de tutti gli imperadori di Germania, qual comincia a Carlo Magno e finisse nella maestà del mio padrone. Giudico che in questo tomo Sua Altezza vi trovaria tutto quello che dessidera, perché fra medaglie e monete e sigilli di privilegii antichi vi è tutto quello che abbiamo visto e trovato per conto di ritratti, li quali sonno dessignati in foli reali, una testa su una pagina con le sue lettere atorno e sull'altra fazza del folio il roverso di essa e finiti, umbrati, nel modo che V.S. ha già visti de gli altri mei dessegni. E quando Sua Altezza ne avesse dessiderio, lo finirei per Lei e con maggior sollicitudine vi lavoreria; ma per maggior sodisfazione sua, gliene mandaria un par de foli per mostra, ben acconci in un rotolo. E piacendoli, finito che fosse detto libro, lo mandaria a Sua Altezza [di altra mano: ne mandi la mostra]. È ben vero che mi saria molto scuncio, perché mi guastaria tutta l'opera mia, ma con tutto questo non guardaria a questo et a maggior cosa per servire Sua Altezza et alla Signoria Vostra con piacere, sicché quella si degni darmi aviso et io non sarò lento a rispondervi, pregando la Signoria Vostra quanto posso, che quella mi tenghi nella buona grazia di S.A. e simili della Signoria Vostra, alla quale io con li mei figliuoli tutti stiamo bene e se gli raccomandiamo pregando il Signore Iddio che la prosperi e dal mal la guardi. Di Vostra Signoria servidor afezionatissimo Iacopo Strada. Di Vienna li XI luglio 1574" (Firenze, Archivio di Stato, CdA, I, c. 128; Barocchi - Gaeta Bertelà 1993, n° 48).