-Lettre du 7 juillet 1601 (de Rome) : « (c. 237r) Molto Ill.re Sig.re mio oss.mo. Vengo à sodisfar all’obligo di risposta che ho con V. S.; ma non 1 lo posso fare interamente, come doverei, ma con quel piacere, che io desidererei; per l’indispositione del Capo, et per l’impedimento delle mani, in che mi ha posto l’infermità, non so se dico passata, poiché pure mi trovo nel medesimo stato nel quale V.S. mi lasciò alla partita sua di Roma, con poca speranza ancora di dovermene liberare: ma non piaccia a Dio, che io trattenga molto V. S. nelle mie noie, la quale ha fatto me partecipe di tante sue cose belle, et di tanto suo contento havuto nel viaggio. 2 Il sepolcro veduto da V. S. in Ravenna è molto dopo la medaglia mia, sì come V. S. vederà, quando gliele sic manderò che sarà quanto prima potrò; per hora le dico, che le lettere sono diverse, et il portamento delle figure, non solo degli habiti, ma ancora di quella scodella, o vaso che tengono in mano; che nella medaglia alzano un seno della veste nella maniera che si veggono gli antichiss.i mosaici di San Pietro in Roma, et di altre Chiese. La medaglia di Domitiano, io so di haverla frà le mie; ma hora non la posso vedere; mi pare di ricordarmi, che la figura giacente non habbia niuno segno di fiume, onde si potrebbe così dire, che fosse (c. 237v) Città o provincia, o captivo, o altra figura ad altro effetto (si come si trova in molte medaglie; et in particolar mi ricordo di una medaglia di Augusto, et una bellissima di Geta, che hanno simil figure giacenti incognite) come di fiume; pur mi rimetto a ciò che giudica V. S. da quello che ha veduto; perché è gran differenza à parlare di veduta; o à caso, come hora mi conviene fare à me. Prego V. S. à farmi degno di scusa appresso di lei, se non mi stenderò più oltre à scrivere; che veramente non posso; l’assicuro bene, che q.to mancano le parole, tanto moltiplica il desiderio di scriverle; et le bacio la mano, come fo al Sig.re suo fr.ello. Di Roma alli VII di Luglio 1601 D. V. S. M. Ill.re Non voglio mancar di dirle, che pochi giorni sono ho havuta una medaglia grande di Macrino con Diadumeniano, che ha per riverso il suo prelibato Monte; io ne manderò copia a V. S. quando sarà netta la medaglia; ma non sarà netta, prima che io non lo possa fare con le mie mani proprie, che in effetto son risoluto di volermi sodisfare qsta volta. Serv.re affettionatiss.o Lelio Pasqualini” (Paris, BnF, Fonds français 9539, f. 237r-v ; Carpita & Vaiani 2012, n° VI, p. 44-5).