-Lettre du 4 jan. 1606 (de Paris): “ [f. 73] Al Sig.r Lelio Pasqualini, Roma, Molto Ill.re et M. R.do Monsig.re mio aff.mo sig.mo, Ho scritto a V.S: m.to Ill.re solamente questa settimana passata per l’ordinario di Roma, et fatto risposta a quella che portò il sig.re du Maine; ma sendomi hoggi venuto avvisare di questo suo viaggio in Italia il sig.re Francesco Olivieri sig.re di Fontenay nipote di quel famoso sig.re Oliviere che fù Gran Cancelliere di Francia, non è molti anni, del quale credo che V.S. possa havere havuto notitia costì, con occasione d’un altro (sic) suo viaggio fatte (sic) in coteste bande pochi mesi or sonno. Hò giudicato del debito mio di non lasciarlo partire senza accompagnarlo di queste righe. Non già per raccomandarlo a lei, che non hanno bisogno di raccomandatione le personne di tanti meriti, et di sì nobili qualità come è questo Gentilhuomo, massime appresso la gentilezza et cortesia di Monsig.r Lelio, et de’ pari suoi; mà solo per farle fede dell’honore grandissimo et singolar osservanza ch’egli le porta, con un desiderio infinito di farle servitio. Di che hò veduto in lui infiniti testimonij in ogni occasione che s’è venuto a fare mentione di V.S. M.to Ill.re.Io l’hò praticato qui da due ò tre mesi in qua, et l’hò trovvato (sic) sempre sì discreto et di sì graziosa conversatione oltre l’eruditione grande, et la molta cognitione ch’egli tienne (sic) di ogni nobile professione, et in particolare dell’Antichità; ch’io so certo che V.S. lo favorirà di moltissima affettione sì come io son stato costretto di amare, et riverirlo grandissimamente; il che farami (sic) essere partecipe de gli obblighi che se n’haverà a lei. [f. 74] non mi dispiace d’altro che non havere havuto Sue di prima l’avviso di questo passaggio, per mettere all’ordine qualche curiosità da mandarle. Pure V.S. havrà un scatolino pieno di quei pochi pronti, ch’hò potuto mettere insieme con questa fretta, cavati per la maggior parte da tagli antichi che si ritruovano qui nello studio di Sua Maestà Christianissima sotto la cura di M.r de Bagarris Gentilhuomo Provenzale, molto garbato, et intelligente, et molto desideroso di intendere l’opinione di V.S. Et particolarmente intorno una Corniola grande la quale vogliono rappresenti l’Imagine di Miltiade se pure si può giudicare dal profilo del taglio comparato al ritratto in Maestà ch’è nell’Orsino, cavata dal marmo anticho, lo quale sarà forzi in potere di V.S. di vedere, ò fare dissegnare in profilo per farne più essatta comparatione. L’altra testa quasi somigliante a quella ch’è in Nicolo bellissimo, (et per ciò alquanto sospetta, appresso di me di moderno) si crede ch’habbia più dell’aria di Homero che di altro, il che mi faceva dubitare che l’istesso fosse anco della precedente, nassime sendo si varij i ritratti che se vedono nelle Medaglie antiche, et sendovene stata si poca certezza, fin da i tempi di Plinio. mà ne vogliamo stare a fatto al parere di V.S. M.to Ill.re; et la preggo humilissimamente a favorircene con suo commoso. Sì come intorno la Corniola di Marcello, et quelle altre tre teste calve che hanno qualche someglianza frà di se (sic); nell’una delle quali (à me sospettissima) si leggono le lettere CAT. CEN. Il Solone in Ametisto con lettere ΔΙΟΣΚΟΡΙΔΟΥ, lo tengo io di mano de quel valent’huomo; M. Cesare de’ Camei che [f. 75] fece il Pompeo dell’Orsino, et quando non ce ne sarebbe altra raggione, è stata grande l’ignoranza de lo scoltore moderno, havendoci fatto la lettera, o, nell’ultima syllaba, più grossa che non comporta ne’l nome, omicron, ne l’usanza de i tempi di Dioscoride che non era di fare quasi altro ch’un punto. La Corniola del supplicio di quei soldati alligati al palo, credo non le dispiacerà. Sì come anco quella figorina in Plasma di Donna che tiene un fanciullo in braccio, et una colomba in mano per la cima delle ale, et è coronata di stelle ò fiori; sopra la quale si sonno fatti infiniti discorsi. Il sig.re Scaligero giudica che rappresenti la Santa Chiesa Christiana; un altro (sic) amico vuole che sij fatta per la Madona: un’altro (sic) che sij la figura di una certa VIRGO PARITURA adorata et riverita in Egitto avanti la venuta di Christo Nostro Signore: et altri altre cose, nelle quali non trovo fondamento che mi possa sodisfare. Ella haverà ancora due pronti cavati da due Sardonij, ne i quali si vede una figura di Donna in certo atto furioso stante sopra un Altare; simile, si ben mi ricordo, ad una altra di V.S. parimente in Sardonio, la quale ella giudicava fosse Cassandra; mà in queste si vede molto distintamente che l’Idoletto abbracciato da questa Donna, non può essere Palladium, poi che tiene due Flauti in bocca. Oltre a che la presenza del Pan Terminale, et di una figurina che beve et tiene il Tyrso di Baccho, fa credere che sij qualche Bacchante, ò in ogni modi che sij cosa Thimelica. Il sig.re Scaligero l’ha veduta, et hà dimandato tempo da studiare, non bastandigli l’animo di interpretarla così all’impronta. [f. 76] Hò ben acquisito qui frà certe anticaglie un altro (sic) taglieto in Sardonio dove è forzi scolpita la suddetta Cassandra, poi che l’Idolo abbracciato dalla figura di Donna somiglia assai a l’Imagine di Pallade, la quale si voltò da sua posta (come dice Strabone) mentre si violava Cassandra, il che hà forzi voluto esprimere lo scoltore quando a (sic) fatto a un certo giramento di corpo che non par naturale, quasi come se volesse fargli segguittare (sic) l’aspetto della faccia della Dea. Ma la maestria è brutissima come ella vedeva de glu impronti. Con questo hò havuto due ò tre altri tagli in Corniola che non saranno forzi men curiosi. L’uno mostra in grande ciò che V.S: mi fece vedere in picciolo in un suo taglio ove era la città di Troia, cioè Achille su’l carro co’l corpo di Hettore attaccatovi dietro. L’altro è di un Troyano (se pur dalla Cydari ò Tiara si può far argumento che sij tale) che porta un pugnale et la testa di qualche Greco occiso; mà non hò ancor havuto tempo di pensare che possa essere. Nell’ultima si vede un bel concetto che è di assai buona maestria, cioè il Monstro di Scylla, con la preda nelle Ciatte di uno per essempio de i Compagni di Ulisse a cui pare ch’hebbi tolto il mantello, et che co’l temone di una Nave gli voglia spezzare il capo: vi si veggono solamente tre teste de i cani, delle quali una lo morde su la spalla dritta, l’altra nel braccio, et la terza le stà dietro senza mordello (sic); vi si scorge ancora una Ciampa [sic] su il genocchio dritto con le onghie che lo ritiene;mà ce ne forzi un’altra dietri che non lo tocca [f. 77] et ciò che lo stringe su’l non so se sia, ò il collo di quella testa di cane che lo morde su’l braccio, che in tal caso sarebbe conforme alla descrittione di Homero, il quale vuole che le sei teste de i cani fossero poste in cima a sei colli molto longhi, ò se sia dipendenza di una delle cose del Mostro, si come anco ciò che gli cuopre la gamba dritta. Io non havevo mai veduto questa bizzarria et haverò carissimo saperne il parere di V.S. Mi dispiace bene che non sia venuto meglio l’impronto, mà non c’era rimedio, sendo il taglio lavorato talmente sotto squadra, che nel (sic) il naso della donna, ne il muso de l’una et l’altra testa de i cani, ne le onghie della ciatta, non paronno spogliarsi, notamente in solfo, si come anco certe minutie de i capelli della Donna, et di altre parti. In materia di Medaglie non hò havuto niente che voglia, eccetto un Tetrico d’oro, co’l riverso di Hercole, mà di mano assai buona per quei tempi; et un Eugenio pur di oro, mà dissimile da quello che è sbarbato appresso V.S., portando questo un poco di barba a guisa di quella di Giuliano Apostata; le ne mando l’impronto et insieme quello che le promettei ultimamente delle Medaglie di Æliano Tyranno, et del Tetrico il giovane, chiamato, come V.S, puotrà vedere C.P.E.TETRI(CUS CAES). ò come legge il sig.re Francesco latore della presente) Caius, Publij Filius Tetricus. Con quello del mio Vittorino, et di più un’altra Medaglia de l’istesso Imperatore, che appartienne ad un amico mio, nella quale si legge distintissimamente IMP.PI.A.VICTORINUS, et di una terza con due lettere sole IMP.C.PI.VICTORINUS. onde mi mi sic vien levato il sospetto ch’havevo che fosse di Famiglia ANTONIA fundato sopra le lettere …ONIUS, che si veggono [f. 78] chiarissime nella mia. Le quali non so troppo bene attaccare hora alle sudette, se non si leggono in questo modo IMP.C.M. PLAUTONIUS VICTORINUS P.F. AUG. della cui Famiglia si vede mentione in un marmo anticho che soleva essere costì in casa del sig.re Mario Delfini fatto da un certo PLAUTONIUS EXORATUS. MIL. COH. VIIII. Ben che se vogliamo leggere giusto secondo l’apparenza de i caratteri che si scorgono nella Medaglia IMP.C.M. PLAVVONIUS VICTORINUS P.F.AUG. Non mancherano essempij de l’V superfluo in nomi simili, sì come in quelli di EVVODIA, et EVVODUS, di FLAVVIUS et altri li quali si truovano ne i Iscrittioni (sic) antiche. Et quando si legge anco PIAVVONIUS in luogo di PLAVONIUS non sarebbe più straordinario che il nome di L.PIARIUS. CERDO, et altri che si veggono in Marmi antichi. Di stimare che vi fosse PLAETORIUS non credo che sij a proposito, poi che la lettera N. è sì nello spatio ch’è doppo l’A. non è bastante per l’E.V.S. vederà i getti et sopra di essi farà suo giuditio del quale supplico volerci far parte, se le piace; et forzi haverà qualche simile Medaglia che si puotrà più facilmente leggere. Fò fine con dirle che qui (sic) sarà inchiusa la copia dell’opinione del sig.re Scaligero intorno la Medaglia di Costantino Maximo, con la figura (DISEGNO). Simile a quella di V.S. di Costantino il giovane. Et la baccio la mano ricordandomele devotissimo servitore, et pregandole da Dio Nostro Seignore (sic) il buon anno, con molti altri felici. Di Pariggi alli 4 Gennaro 1606. » (Aix-en-Provence ms. 209 (1027), ff. 73-78 [57-62]; Si tratta di una copia: in calce al f. 73 è scritto “au Reg. 41.1 pag. 355”. La minuta autografa di Peiresc è infatti alla Bibliothèque Inguimbertine di Carpentras, ms. 1809, cc. 355r-356r; Parzialmente copiata da Esprit Calvet, Avignon, ms. 2349, c. 278v-279r. Parzialmente edita da Jaffé 1992, p. 117; voir Carpita & Vaiani 2012, lettre n° XXIV, p. 112-118).