-Lettre du 2 mars 1609 (d’Aix): “[f. 131] Al Sig.re Lelio Pasqualini, Roma, Molto Ill.re et M.to R.d Monsig.re mio Oss.mo, Hieri a sera hebbi la scatola et lettere di V.S. Molt’Ill.re insieme con la Cassetta di Monsig.re Gualdo per il mezzo del Navicellaio, et hoggi appunto mi vian raccomandato da un Consigliere regio di Montpelieri mio amicissimo il sig.re du Port Gentilhuomo Francese Angevino, il quale se ne va a Roma, et dice che parte subito doppo pranzo, il che è ben troppo promto veramente, ma pure m’è stato carissimo per poterla avisare del buon ricapito de suoi pieghi, et comminciare a renderlene le dovute fratie, se pure è possibile farlo, che V.S. abonda in tanta cortesia che vuole che tutti siano sforzati a renderlesi per vinti, sì che vengo io con questa ad accusarlemi non pur vinto, ma confuso. Troppo liberale è V.S. per me stata in così pretioso dono, et massime di quel bronzo originale di Carlo il Calvo, del quale non doveva ella privarsi in maniera alcuna, et le prometto ch’io mi son pentito infinitamente della richiesta fattale di Monete Francese (sic), ch’io non havevo pensato a questo; et il peggio è ch’io non veggo apparenza, né facoltà in me di poterlene render mai la pariglia di gran lungo tempo; dico delle Monete che sono curiosissime, et massime quella d’oro di Carlo Magno battuta in Luca, non che di quella bella sì squisita. In somma io ne la ringratio quanto posso, il che è assai meno di quello che debbo, et tanto più ho da ringratiarnela, non havendo essa havuto a se stesso riguardo in tante sue indispositioni et occupationi seire di faticarsi per mia caggione in scrivere tanti fogli di mano propria per farmi partecipe di sì eccellenti discorsi in materia di cose antiche, et pieni di tanta dottrina, et di sì rare osservationi. Haverei mestiero di gran tempo per poterlene rappresentare il mio rissentimento; ma vedendomi negato per hora, V.S. si degnarà [f. 132] scusarmene, mentre con maggior commodità io le responderò per via della posta più a pieno. In tanto io le recommando il Sig.re du Port Gentilhuomo meritovele (per meritevole), et molto curioso, al quale darò un gietto (sic) d’una Medaglia d’argento havuta di nuovo di Levante, fra venticinque altre, la quale è sì ben conservata in ogni parte che non lascia appresso di me alcun minimo sospetto di moderno. Non so che giudizio ne farà ella; il peso è di quattro drachme, et la Iscrittione molto schietta: ΑΥΤΟΚΡΑΤΩΡ Μ ΟΘΩΝ ΚΑΙΣΑΡ ΣΕΒΑΣΤΟΣ, et per quel symbolo dell’Aquila con Laurea, io giudico che sij batuta in Antiochia di Siria, havendone dell’altre molto simili le quali hanno l’Iscrittione di Antiochia. Le lettere del roversio (sic) ΕΤΟΥΣ Α non servono poco per la diffesa (sic) di questa Medaglia, che non è fuora di tempo, come sono molte di queste che si fanno di moderni. Con questa ce n’erano molte altre battute tutte in Siria, et specialmente una grande d’argento d’istesso peso di questa, ma più larga, di Vespasiano, con l’Aquila quasi medesima da rovescio, et Iscrittione ΕΤΟΥΣ ΝΕΟΥ ΙΕΡΟΥ Β; et una di Trajano di peso et grandeza un poco minore, con rovescio d’una testa barbatta et turrita con Iscrittione ΔΑΜΑΡΧ ΕΞ ΥΠΑΤ Β Le quali pure stimo io essere battute in Antiochia, dove la Tribunitia Potestà alla Romana era ordinario (sic) nelle medaglie, sì come il S.C. Io ne aspetterò il suo parere con gran divotione, et in tanto costretto di far fine, le baccio le manni (sic) per mille volte di Aix alli 2 Marzo 1609. Ser.o Oblig.mo. De Peiresc » (Aix-en-Provence, ms. 209 (1027), ff. 131-132 [115-116] ; Si tratta di una copia: in calce al f. 131 è scritto “Reg. 41.1 pag. 275”. Nel ms. 1809 della Bibliothèque Inguimbertine di Carpentras c’è una copia non autografa alle cc. 275r-v, nella quale Peiresc ha scritto di suo pugno le iscrizioni greche, nonché il destinatario della missiva nel margine superiore a sinistra; voir Carpita & Vaiani 2012, lettre n° XXXIII, p. 184-185).