23 Dec. 1621 (from Paris): “Ho ricevuto questa sera l’amorevolissima sua lettera delli 10 stante, in tempo opportuno per farle risposta subitto partendo l’ordinario domani mattina, il che m’e stato molto caro per non havere a differire gli ringratiamenti ch’io le devo della prontezza con la quale V. S. Ill. s’e deganta offerirme la communicatione dell’ impronti e dissegni delle più notabili gioie della sua pretiosissima raccolta, da quali io non sicuro di dovere imparare secreti nobilissimi dell’ antiquita et scorprire cose stupende et a me, fin hora, del tutto incognite, come erano quei ritratti che V. S. m’accenna di Marcello con Giulia et di Livilla ch’io non haveva mai veduti in tutti li studii d’Italia, di Francia, d’Inghlilterra, di cotesti paesi et d’una parte di Germania; onde io vo augurando che lo studio di V. S. eccede di gran lungo tutti gli altri che mi sono passati per le mani, nonostante la soverchia modestia con la quale ella di sforza di persuadermi di non haver la raccolta compita. Non i maraviglio veramente che V. S. si dilecti piu delle cose antique d’eccelente maestria che delle mediocri, poi che ognuno ha più naturale inclinatione ad amare i pari suoi, o che s’avicinano al suo proprio humore, sendo V. S. arrivata al supremo grado di perfettione in questa sua nobilissima professione sopra ogni altro del suo secolo et se, per non offender la sua modestia, non dico delli altri secoli passati... […] Et per cio, mi son messo a raddunar non solamente delle imperiali piu grosse dell’ imperio cadente, ma ancora delle Gotiche d’ogni sorte et delle monete francesi di tutti i secoli che se ne sonno potuto havere. Et per supllire il difetto della maestria, son stato costretto di cernarne 4 et 5 per sorte, anzi tal volta sino a 10 et 12 per sorte per poter capire l’intentione delli scultori et cercarne qualche notitia. Talmente che V. S. m’obligara sommamente di procurarme la vista di tutte quelle che gli amaci suoi si degnaranno volerla confidare, accio che le possa vedere in mano sua [...] Quanto alla preferenza che V. S. da alle gioie, non e dubio che il pretio della gioie sola et quello dell’ artefice eccellentissimo non sia senza comparatione molto maggiore di quello delle medaglie, ma a chi cerca l’illustratione dell’ histoire antique bisogna che prevagliarono le medaglie, le quali sono altrettanti testimonii publichi per esser fatte di ordine publico de’ principi piu notabili. Le gioie, al contrario, sendo cose particolari et dependenti dal capriccio de’ principi et delle persone primate che le facevano intagliare, o delli artefici istessi, senza concorrenza alcuna, al meno con tanta autorita. Et di piu, e molto piu difficile di darne interpretatione ben certa et senza ricorrere alle congietture, il piu delle volte esse non patiscono il diffetto della raggione o di essere fruste; come le medaglie patiscono quello della fragilita che ne ha guasto infinite preciosissime, anzi alcune se ne trovano fruste nel campo dell’ intaglio, in maniera che si sonno persi i profili delle figure scolpitevi et talvolta inscrittioni esquisite, massime di quel secolo che gli eccelenti artefici vi scolpivano i nomi loro, come faceva Dioscoride et altri” (Carpentras, Bibliothèque et Musée Inguimbert, Minutes et copies des lettres de Peiresc, V, 656 v°; Rooses et Ruelens II 1898, no. 234, p. 316-319).