Lettre du 13 janvier 1559 (de Venise): "A MESSER GIOVANNI ANDREA AVEROLDI Essendomi questi giorni passati mostrata da un gentil huomo bresciano amico mio una lettera di vostra signoria, nella quale (mercé della molta cortesia sua) fa mentione di me, desiderando di conoscermi in persona et con gratiose et amorevoli parole offerendomisi, non ho potuto veramente contenermi di non renderle con questa quelle gratie maggiori, che a così amichevole animo et grato ufficio si convengono. Et certo, signor Gioan Andrea mio carississimo, spesse fiate aviene che chi non si è mai veduto// [c. 58v] o conosciuto, sia o per somiglianza di costumi o per ugual dilettatione di alcune cose over per fama si prende affettione l’uno all’altro, di maniera che, quantunque sieno gli huomini lontani, l’interno affetto dell’animo loro ha forza di muoverli a cercare l’amistà l’uno dell’altro. Voglio dire che essendo molti anni ch’io ho dato di continuo opera agli studii delle lettere et specialmente dilettandomi di leggere i libri delle istorie, ho per tal cagione rivolto sempre l’animo allo studio dell’antichità et a riguardare et riconoscere quelle memorie, che gli antichi lasciarono nelle scolture, nei marmi, et nelle medaglie: perciò che mi pareva da tale studio trarre gran giovamento alla lettione delle dette istorie. Dond’è avenuto poi, ch’io ho sempre amato l’amistà di coloro i quali ai medesimi studii volti si dilettano delle cose antiche. Et prego il signor Dio, che ci dia gratia un giorno che vostra signoria venga qua a// [c. 59r] Venetia et che ci conosciamo presentemente, perché io, all’incontro, possa così offerirle quelle poche cose antiche ch’io ho, qualunque si sieno, come veggio che nella sua vostra signoria mi ha proferte le sue. Non voglio restar di dirle, poi ch’io la vedo tanto cortese in proferirmi, che ancor io le apparecchio un dono di alcune dichiarationi di molte medaglie antiche, con un mio discorso sopra esse medaglie, che è veramente il frutto ch’io vo raccogliendo dallo studio delle medaglie, per mezo delle istorie romane et greche; sopra il cui fondamento ho composte le dette espositioni, accioché se vostra signoria si diletta delle antichità, possa a ciascuno con ragion dimostrare che si diletta d’uno studio nobile et utile. Et quantunque il dono del libro, il quale tuttavia si stampa, possa esser a vostra signoria che ha tanto gusto delle medaglie assai tenue et picciolo, nondimeno lo riceverà da me in segno della nostra amicitia, et io per tal mezo cercherò di significarle l’affettione ch’io le porto.// [c. 59v] Né altro havendo, per hora, che scriverle, prego vostra signoria a comandarmi et a ricevermi nel numero degli amici suoi, quantunque lontano con la persona, certo assai vicino con l’animo. Alla qual bascio le mani et mi offero per sempre. Di Venetia, a’ XIII di gennaio MDLVIIII" (Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana, Ms 277, cc. 58r-59v; Missere Fontana 2013a, p. 330, note 9; Marconato 2018, p. 147-148).