Lettre du 22 janvier 1568 (de Venise): "AL SIGNOR GIULIO CESARE D’I VELI Signor mio honorando, io ricevei li giorni passati una di vostra signoria a me al solito gratissima, scritta di 4 il mese presente, alla quale io non ho prima data risposta; perché con essa desiderava mandarle in compagnia la medaglia della Livia disegnata, sì come gliela mando qui dentro, che è veramente molto simile alla sua vera effigie che in detta medaglia si ritrova. Piacemi, che vostra signoria mi promette di lasciarsi vedere di qua in breve e di portare ancora seco gli scritti suoi, li quali oltre modo mi fia caro di vedere. Mi è stato ancora gratissimo, che ella si sia sodisfatta di quella informatione delli clipei, che nei riversi delle medaglie di Augusto si veggono signati: ciò è di quella iscrittione abbreviata, che dentro di quelli si legge «CL.V.» cio è «Clypeus Votivus», secondo ch’io ne hebbi lume dal signor Clemente Teverino, gentiluomo francese. Ma perché vostra signoria mi scrive che ciò fu da me scritto senza riscontro di autore, le dico, che// [c. 160v] di tali note particolari non ritroviamo autori che ne scrivano, come la può pensare; poi le soggiungo che io ho questi giorni ritrovato un testimonio di approvato autore che li sudetti clipei si ponessero in publico et ne’ tempii delli dei, nei quali gli antichi ancora scolpivano le imagini degli huomini illustri. Conciosiaché Plinio al libro XXXV, capitolo III, parlando di tali clipei, così lasciò scritto: «Suorum vero clypeos in sacro vel publico privatim dicare primus instituit (ut reperio) Ap. Claudius, qui consul cum Servilio fuit anno urbis CCLIX. Posuiti enim in Bellonae aede maiores suos, placuitque in excelso spectavi, et titulos honorum legi. Decora res, utique si liberorum turba parvulis imaginibus cru nidumaliquem sobolis pariter ostendat: quales clypeos nemo non gaudens favensaque aspicet. Post eum M. Aemilius, collega in consulatu Q. Lucatij, non in Basilica modo Aemilia, verum et domi suorum posuit, id quoque Mantio exemplo. Scutis enim, qualibus apud Troiam pugnatum est, continebantur imagines. Unde et nomen habuere clypeonii, non ut perversa grammaticorum subtilitas voluit à eluendo. Origo plena virtutis, faciem reddi in scuto cuiusque que fuerit usus illo. Poemi ex auro factitavere et clypeos et imagines, secumque in castris tulere. Certe captis eis talem Hasdrubalis invenit Q. Martius, Scipionum in Hispania ultor: isque clypeus supr fores Capitoline edis usque ad incendium primum fuit» et cetera. Dalle quali parole di Plinio noi vediamo che li clipei fino in tempo dei consoli romani, ciò è ne’ tempi della republica, si riponevano nei publici tempii delli dei, si dedicavano, over consecrevano; et non solo ciò si faceva perché restasse memoria degli huomini illustri per le imagini in quegli scolpite, ma ancora è verisimile, et si deve credere, che essi clipei si dedicassero nei detti tempii delle loro deità votati in prima, per qualche impresa felicemente fornita, over vittoria ricevuta, con la consecratione de’ quali clipei in quei tempii, si scioglievano poi li voti presi. Ond’è che si leggono nelle medaglie ancora batute, sotto gli anni dell’imperio de’ prencipi, le lettere «CL. V.» che altro non mi pare che possano significare, che «Clypeus Votivus» che dinotano quello essere il clipeo votato. Sopra che mi sarà carissimo d’intendere il suo giudicio, perché io poi nella terza editione del libro mio delle medaglie, ampliando quella parte, potrò soggiungere l’autorità di Plinio ancora. Et sopra ciò basti.
Desidero da lei sapere, quando si attende il signor Ercole Basso in Bologna, over mi scriva// [c. 161r] alcuna cosa di lui. Le lettere vostre a monsignor reverendissimo il vescovo di Nona furono da quell’agente suo, ma per gli tempi contrarii havranno havuto tardo indriccio. Né altro per questa fuor che a vostra signoria per sempre mi raccomando et profero. Di Vinegia, li XXII di genaro 1568. Doppo scritto, quando io pensava di potere inviare la presente a vostra signoria col disegno della Livia, ritrovi che non era ancora finito, sì che m’è convenuto tenerla fin questo dì; et ecco comparire un’altra sua a me carissima di XVIII del corente. Et dui giorni innanzi io ricevei una molto onorevole dal signor Ercole Basso nostro da Roma, alla quale sabato feci risposta. Alle altre parti di questa ultima di vostra signoria io non risponderò particolarmente fuor che ad una, dove ella mi scrive esser di diversa opinione intorno la lettione di quelle lettere di Gordiano, c’ha per riverso la figura di una colonna, che ha dall’uno et l’altro lato dui animali, ciò è un toro et un leone, con lettere tali apuntate et mal sicure da leggere: «P. M. S. COL. VIm.» et di sotto «ANTI». Che così havea la mia, nella quale iscrittione vostra signoria legge le lettere di sotto «AN. II.». Et in un’altra di Tribomano ricevuta dal Basso con l’istesso riverso «AN. XIII». Onde le dico che sì come in cose tali è malagevole il potere indovinare la mente degli antichi et intendere alcune letere che si veggono notate nelle medaglie, così la varietà dei pareri et delle opinioni altrui non può essere se non utile ai lettori. Ma se ella vuole ch’io le dica il mio parere, la ha da sapere che non si trova medaglia alcuna in argento o in metallo ch’io habbia veduta, battuta da municipii, over da colonie romane, che mai dimostrano gli anni di quelle città che le hanno battute. Così ne’ tempi della repubblica, come ancora degli imperadori, Io signor mio, ritrovo nelle istorie et ancora in quelli autori che delle colonie hanno distintamente trattato molte et varie colonie condotte, incominciando da Romolo et successivamente per tutti li tempi della repubblica fino a Vespasiano et Tito Cesari, et fino a Traiano, Settimio Severo Africo et ancora condotte da Caracalla, suo figliuolo. Né da quei tempi adietro si legge che altri posteriori imperadori ne facessoro condurre. È bene vero che molte medaglie si ritrovano in rame, battute da diverse colonie a molti de gli imperadori romani, ma sono, oltre li sopradetti che le condussero, tutte esse colonie condotte da molti anni innanzi. Ond’è che ancora// [c. 161v] a Commodo, a Diadumemiano, ad Eliogabalo, ad Alessandro Severo, a Gordiano il Terzo, a Treboniano, a Gallieno et ad altri più volte et da varie colonie furono medaglie battute; ma sempre da quelle colonie, che già molto tempo innanzi furono dai Romani, o sotto il magistrato, c’havea questo carico delle colonie, overo sotto li altrui governi condotte in varie parti del mondo. Però stante questo fondamento, ch’io reputo verissimo (et se non le paresse vero, richiedo che mi si mostri il contrario con testimonio autentico) le dico, che se la colonia, che batte la medaglia a Gordiano il Terzo, da me esposta in questo libro, la battè nell’anno secondo dalla sua origine, questo non può stare. Perché sotto l’imperio del primo Gordiano Africano, né del secondo né del terzo, non si ritrovano colonie condotte che fra tutti e tre tennero l’imperio poco più di anni sei. Adunque non si può dire che nell’anno secondo di detta colonia, sotto l’imperio di Gordiano il Terzo ne fosse la medaglia battuta; né quegli anni si possono riferire ad altri, che alla colonia, quando fossero numeri d’anni, come vostra signoria pensa. Il medesimo si deve dire nella medaglia del Treboniano, ciò è che la non fosse battuta nell’anno XIII di detta colonia, perché in quei tempi non furono condotte più colonie da tali posteriori imperadori che si sappia. Et se noi volessimo attribuire quel numero di anni XIII agli anni dell’imperio di Triboniano, questo non si può, per non haver costui tenuto l’imperio più di un anno et sei mesi, perché egli fu ucciso in battaglia da Emiliano. Sì che vostra signoria pensi di andare più sicuro in coteste lettioni di lettere nelle iscrittioni di dette medaglie, perché non si può in tale materia intendere il tutto, ma fa mestieri che noi ci contentiamo di una parte. Questo tanto io ho voluto liberamente dirle intorno a ciò, non per avvertirla ma solo per dire a vostra signoria la mia opinione. Alla qual bacio le mani. Li XXV di genaro 1568" (Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana, Ms 277, cc. 160r-161v; voir Missere Fontana 1995, p. 196, note 193 Missere Fontana 2013a, p. 333, note 40, p. 343, note 157, 159-160, 163-164; Marconato 2018, p. 272-274).