Lettre du 6 novembre 1563 (de Venise): "AL SIGNOR PIER ANTONIO TOLLENTINI Doppo l’ultima ch’io scrissi, già sono molti giorni a vostra signoria, io me n’andai in villa et ritornai a Vinegia et appresso da capo tornai fuori. Onde stando io tutta via in villa li miei mi mandarono una sua di XXVII di settembre, la quale mi fu al solito carissima, vedendo in quella la molta cortesia sua nel ricordarsi delli amici et che né per intervallo di tempo, né per distanza de’ luoghi non le era della memoria uscita la già fondata nostra amicitia. Di che infinitamente ne la// [c. 111v] ringratio. Hora per la presente io aviso vostra signoria come son sano et quanto alle cose antiche, veramente poco di buono si vede et la cagione è che l’eccellentia del duca di Ferrara, dilettandosi di queste cose, et essendo principe,ragionevolmente tutti concorrono a portargli quanto di buono a ciascuno perviene alle mani. Pur ultimamente ancora io ho acquistati dui medaglioni in rame, l’uno è d’un Commodo con tutto il pezzo et di gran rilevo, che ha per riverso una figura con l’elmo in testa, che nella destra tiene una picciolla imagine d’una vittoria con lettere tali «VENERI VICTI». La qual figura è di Venere vincitrice et questa medaglia è molto bella. L’altro medaglione è col cerchio di otone et è d’un// [c. 112r] Gordiano il giovene con tutto il petto armato, il qual porge in fuori tutto il destro braccio et tiene nella destra il mondo con la figura d’una vittoria in cima, ha per riverso una bella quadriga di cavalli, con la figura di Gordiano trionfante sopra un carro. Et questo è quanto ho havuto di buono da che io scrissi a vostra signoria. Quanto alle impronte che ella mi scrive, se veniranno, haverò sommamente caro di vederle, tutta via essa non prenderà più oltre fatica per tal cagione. Io ho già due giorni ricevuto una di messer Vincenzo Conti stampatore, che mi ringratia che io mi sia contentato di lasciar uscire alle stampe lettere ch’io ho mandate a vostra signoria a cui prego che essa dica in nome mio, ch’io ho ricevuta la sua// [c. 112v] lettera; et lo ringratio del suo cortese animo, ma che non vorrei si stampassero tutte quelle lettere da me scritte a lei, ma che ben di alcuna, quale a lui pareva, poiché il detto messer Vincenzo me ne ricchiede, resterò contento. Et che lo prego sieno tampate corrette, secondo il proprio essempio delle dette mie lettere, et che havrò caro di havere uno di quei libri di lettere, poi che fia stampato. Né per hora dirò altro in questa a vostra signoria salvo che a lei per sempre mi raccomando et profero. Pregandola, se essa qui mi sente buono a farle servitio, voglia di me senza alcun rispetto valersi ad ogni piacer suo. Di Vinegia, li VI di novembre MDLXIII" (Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana, Ms 277, cc. 111r-112v; Missere Fontana 2013a, p. 331, note 20, p. 341, notes 132, 140; Marconato 2018, p. 208-209).