Lettre du 15 mai 1563 (de Venise): "AL SIGNOR PIER ANTONIO TOLLENTINI Scrissi già sono molti giorni una mia a vostra signoria di XV d’aprile, la quale le indiricciai per quella via che ella mi avisò nella sua. Ma perché io giudico che la mia tardasse alquanto a venire a lei, havendo io di novo ricevuta una sua cortesissima di XVII del passato, ho pensato che il tempo non servisse, del potermi vostra signoria avisare del ricever di quella. Ho ancora di più ricevute le nove impronte in solfo delle belle medaglie, le quali certamente mi sono state carissime, et tanto più essendone alcune di medaglie rare, come del medaglione greco della// [c. 109r] Faustina, con li dui cavalli per riverso, del Nerone con la Dea pace, che chiude il Tempio di Iano con le lettere, che ciò dimostrano, al parer mio, medaglia non pur rara ma singolare, per non haverne io giamai veduta un’altra. È ancora raro il Tiberio con quel riverso. Onde io spero di fare mentione d’alcuna di esse nel libro mio, in questa seconda editione. Egli è vero, che per chi le volesse far porre in disegno, queste impronte sono sì mal gietate che non se ne potrebbe riuscire. Ben prego instantemente vostra signoria poiché quel gentilhuomo così cortesemente le promette a voler operare con lui, sì che io habbia delle altre impronte di medaglie, rare di riversi, ma fare che sieno meglio gietate, perciò che mi saranno gratissime. Et io aggiungerò// [c. 109v] questo agli altri oblighi che ho con vostra signoria della molta et amorevole sua cortesia. Dapoi ch’io non le ho scritto, ho di novo acquistato un medaglione in rame col cerchio di Otone d’un Gordiano il terzo, di gran rilevo con tutto il petto, che nella destra tiene il mondo, sopra il quale si vede una vittoria che porta una corona et ha per riverso Gordiano sopra una caro tirato da una quadriga di cavalli, trionfante, per quanto io stimo, della vittoria persiana. È giunto li giorni passati in questa città un messer Giovanni Sambuco Ongaro, il quale ha seco alquante bellissime medaglie di metallo, che sono due giorni che egli mi venne a trovar a casa et mostromele, di che mi pare avisare vostra signoria, alla quale per sempre mi profero et raccomando. Di Vinegia, li XV di maggio MDLXIII" (Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana, Ms 277, cc. 108v-109v; Missere Fontana 2013a, p. 331, notes 19, p. 336, note 85, p. 341, note 140; Marconato 2018, p. 205).