Lettre du 20 mars 1565 (de Venise): AL SIGNOR PIERANTONIO TOLLENTINI. Sono forse sei mesi, ch’io hebbi una da vostra signoria et se ben mi ricordo insieme ancora un libro stampato di certe orationi latine et doppo il ricever di quella mi bisognò, per certi miei negotii, subito andar fuori della città in Padova, dove dimorai quasi dui mesi; et questa fu la cagione che non havendo allora potuto rispondere a vostra signoria per l’intervallo di tanto tempo fra il ricever della sua et il mio ritorno, mi uscì di memoria lo scriverle, né da quel tempo fin’hora da lei io ho ricevute più lettere, fuorché la presente, scritta li XVII del corrente, et havuta alli XVIII. Né creda vostra signoria ch’io sia restato di scriverle per cagione alcuna, ch’io m’habbia d’interrompere con silentio la nostra amistà, perché non// [c. 113v] ve ne essendo alcuna. Ciò essa non deve sospirare, oltre che non è mio costume, che le amicitie una volta fatte, et tanto più con persone honorate, virtuose et gentili, come è un par di vostra signoria, lasciassi imprudentemente perdere, over guastare. Onde le confesso che questa è la maggior offesa et carico che essa mi potesse fare, in presumere, over pensare, ch’io fossi si discortese che senza cagione alcuna volessi disciogliere l’amicitia nostra, non fondata sopra altra base che sopra la bontà et la virtù sua. Però la prego a levarsi in tutto cotesta falsa opinione dell’animo.// [c. 114r] detto libro mio delle medaglie si va tutta via preparando et spero che fra quattro o sei mesi al più uscirà nella sua seconda editione in luce, con una grande aggiunta di maniera che tutte le espositioni dei riversi delle medaglie, cominciando per serie da Giulio Cesare, fino ai tiranni, saranno intorno a cinquecento con figure più belle delle prime. Et con le dichiarationi di molti medaglioni, et// [c. 114v] di assai medaglie battute ad essi imperatori dalla città della Grecia. Le quali oltre che havranno in sé tutta la istoria per gli riversi degli imperadori romani, spiegheranno ancora la istoria di quasi tutte le deità dei gentili e altre varie cose appertenenti ai viti et ai costumi antichi, fatica per certo che mi ha molto travagliato et stancato. Il qual libro, come uscirà, vostra signoria sarà nel numero de’ primi, che l’haveranno. Altro per questa non le dirò, fuor che la prego a togliersi dal core questa falsa opinione, di cui essa mi scrive, persuadendosi di havere, buon cambio dal canto mio, di benevoglienza et affettione, alla quale mi raccomando et profero per sempre. Di Vinegia, li XX di marzo MDLXV" (Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana, Ms 277, cc. 113r-114v; Missere Fontana 2013a, p. 331, note 21, p. 342, note 149; Marconato 2018, p. 210-211).