Lettre du 9 février 1566 (de Venise): "AL SIGNOR PIER ANTONIO TOLLENTINI Io ricevei già dui giorni sono una di vostra signoria a me carissima, per essere passati alcuni mesi del suo cortese dono dello albarello di mostarda che così amorevolmente ella mi manda. Poi le dico che la cagione del non haver potuto scrivere fin qui a lei, come era mio desiderio, fu una mia indispositione di reni, la quale mi ha travagliato tre mesi continui, sì che mi ha ancora ritenuto dal partirmi di Venetia per andare in villa, secondo il mio costume nel tempo dell’autunno. Hora che mi son risanato, con la occasione della sua, supplirò al difetto dell’impedimento havuto. Io ho inteso quanto vostra signoria mi scrive intorno al negocio delli suoi libri, prevenuti alle navi del libraro dalla gata, onde mi piace, perché credo per via della giustitia che sarà col sufragio delli illustrissimi signori capi del Consi=//[c. 143v]=glio di Dieci si potrà far brusciare li libri presontuosamente stampati da colui dalli sui originali, in che io non mancherò di quello aiuto potrò, mentre che il suo commesso voglia attendere questo, per far che vostra signoria ottenga quanto la desidera. Io non potei giamai venire in luce, tutto che io non habbia mancato di cercare, quello che avenisse di quel libro disegnato de’ riversi, ma per quanto posso giudicare, credo certissimo, che il detto libro fosse venduto in tempo del signor Ruscelli con quei modi ch’egli cercò allora di venderlo a me. Quanto al libro mio delle medaglie in questa seconda editione, que=// [c. 144r]=sta quadragesima senza fallo principierà a stamparsi in quarto foglio, di bella stampa et d’ottima carta et penso aggiugnerà ad ottanta fogli. Ma spero innanzi che sia finito questo di stamparsi, uscirà prima in luce una mia operetta in lingua volgare di materia morale, della quale scriverò poi un’altra fiata a vostra signoria sì come l’una et l’altra, quando saranno stampate, manderò subito nelle sue mani molto volentieri. Dapoi ch’io non le ho scritto, poche medaglie mi sono pervenute, per non si vedere già molti mesi qui cosa buona in materia d’antichità, per gli rispetti ch’io altre volte le ho scritto. Perciò ho havuto un medaglione di metallo grecho di Filippo imperadore posteriore, con un tempio per riverso, dentro il quale si vede un Apollo bellissimo et conservatissimo. Ho ancora acquistato un Commodo di metallo, con la pelle leonina in testa, c’ha per// [c. 144v] riverso la clava, il turcasso con le saette et l’arco, armi di Ercole, al qual dio quell’Imperadore si fece simigliante et volle che nell’abito di esso dio gli fossero dedicate le statoe, facendosi chiamare «Ercole Romano», onde nelle medaglie parimente si vede col medesimo abito. Dapoi ho etiandio havuto un medaglione di Traiano conservatissimo, con la vernice verde: ha per riverso l’Imperadore Traiano armato, che sta nel mezo di dui cavalli, et quelli tiene a mano, li quali hanno certe penne in testa et d’intorno vi si legge una rara iscritione. Appresso io ho havuto la medaglia in rame molto bella di Emiliano imperadore degli ultimi, che è rarissima, ha per riverso una corona civica, con tale iscritione nel mezo: «VOTIS DECENNALIBUS S.C.», la quale io mi tengo tanto cara, quanto che è stata da me lungo tempo disiderata, per fornire la mia serie degli imperadori. Ma con l’occasione// [c. 145r] della presente io mi ho proposto di scrivere a vostra signoria un mio pensiero, il quale è che dovendo io essere occupato questi mesi venturi nelle stampe di questi miei due libri sopranominati, vorrei, per mezo suo, vedere, se costì in Cremona si trovasse alcun libraro galanthuomo che volesse stampare un mio volume di lettere volgari, nelle quali ve ne sono alquante in materia grave, scritte a diverse persone, nel fine del qual volume, che non sarà però molto grande, evvi un numero di forse quaranta lettere giovanili overo amorose, le quali, per essere state da me scritte nei primi anni della mia giovanezza et a donna onorata et gentile et di chiaro intelletto, in sé contengono un florido stile et sono piene di buoni et alti concetti, convenevoli alla persona a cui furono scritte, ma però onestissime et gravi. Onde se vostra signoria volesse adoperarsi che alcuno in Cremona le stampasse corrette, di buona// [c. 145v] stampa et carta, io gliene farei cortese dono, senza ricchiederne altro che alquanti libri di esse, per donare agli amici. Et le manderei uno buono essemplare, benissimo scritto et corretto. Sopra che io attenderò da vostra signoria la risposta, alla quale senza fine mi raccomando et profero. Di Vinegia, li VIIII di Febraro MDLXVI. Doppo scritta, uno scultore mi ha donato questo ritratto, fatto in istampa di rame del signor Girolamo Ruscelli, il quale mando con la presente a vostra signoria et parmi molto simile, perché «sic oculos, sic manus, sic ora ferebat»" (Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana, Ms 277, cc. 143r-145v; Missere Fontana 2013a, p. 332, note 23, p. 341, note 132, 136, p. 342, note 150; Marconato 2018, p. 244-245).