| |Literature=1752, lettre n° 154, p. 305-306; Zeno 1785, vol. III, Lett. 613, p. 413-414; Tomassini 2021, p. 37, note 86 | | |Literature=1752, lettre n° 154, p. 305-306; Zeno 1785, vol. III, Lett. 613, p. 413-414; Tomassoni 2021, p. 37, note 86 |
| |Grand document=-Lettre du 11 déc. 1723 (de Vienne) : « Vengo alle medaglie. Queste è necessario che ripiglin la strada, per cui son venute. La Didia Clara, e il Pertinace sono tutt’altro, che l’effigie loro ; il bulino vi ha lavorato all’intorno, e le ha volute far credere quello, che in fatti non sono. Se fossero leggitime, per una sola vi avrei ritrovato il danaro che mi si ricerca per tutte. Le due altre in metallo sono antiche, ma assai mal conservate, e non possono trovar luogo nei buoni musei. Delle quattro in argento tre sono consolari, e ordinarie, e mal conservate, sicchè vagliono poco più di quello che pesano. La quarta che ha da una parte la testa di Augusto, e dall’altra quella di Agrippa, sarebbe di prezzo, e assai rara, se non fosse un bel getto moderno di eccelente artefice. Nè crediate ch’io parli di mia sola opinione. Ella è conforme al parere di due altri antiquari, che sono qui, persone intendentissime di se fatte anticaglie. Faro considerarle anche ad altri dilettanti, finchè mi viene vostr’ordine del come rimandarle. Acciochè non si faciano da voi infruttuosamente tali spedizioni, sarà bene che prima le facciate vedere al sig. Lorenzo Patarol, mio copare amatissimo, che sinceremante ve ne dirà il suo parere, e lo riverirete a mio nome. Cotesti altri antiquarj s’intendono fra di loro, e non cercano, che d’ingannare. Se la medaglia è cattiva e falsa, dicono che è legittima e vera: se buona, la sprezzano, acciocché non esca del paese, e possa cader loro in mano. Il Sig. Patarol è un vero, ed onesto galantuomo » (1752, lettre n° 154, p. 305-306; Zeno 1785, vol. III, Lett. 613, p. 413-414; Tomassini 2021, p. 37, note 86). | | |Grand document=-Lettre du 11 déc. 1723 (de Vienne) : « Vengo alle medaglie. Queste è necessario che ripiglin la strada, per cui son venute. La Didia Clara, e il Pertinace sono tutt’altro, che l’effigie loro ; il bulino vi ha lavorato all’intorno, e le ha volute far credere quello, che in fatti non sono. Se fossero leggitime, per una sola vi avrei ritrovato il danaro che mi si ricerca per tutte. Le due altre in metallo sono antiche, ma assai mal conservate, e non possono trovar luogo nei buoni musei. Delle quattro in argento tre sono consolari, e ordinarie, e mal conservate, sicchè vagliono poco più di quello che pesano. La quarta che ha da una parte la testa di Augusto, e dall’altra quella di Agrippa, sarebbe di prezzo, e assai rara, se non fosse un bel getto moderno di eccelente artefice. Nè crediate ch’io parli di mia sola opinione. Ella è conforme al parere di due altri antiquari, che sono qui, persone intendentissime di se fatte anticaglie. Faro considerarle anche ad altri dilettanti, finchè mi viene vostr’ordine del come rimandarle. Acciochè non si faciano da voi infruttuosamente tali spedizioni, sarà bene che prima le facciate vedere al sig. Lorenzo Patarol, mio copare amatissimo, che sinceremante ve ne dirà il suo parere, e lo riverirete a mio nome. Cotesti altri antiquarj s’intendono fra di loro, e non cercano, che d’ingannare. Se la medaglia è cattiva e falsa, dicono che è legittima e vera: se buona, la sprezzano, acciocché non esca del paese, e possa cader loro in mano. Il Sig. Patarol è un vero, ed onesto galantuomo » (1752, lettre n° 154, p. 305-306; Zeno 1785, vol. III, Lett. 613, p. 413-414; Tomassoni 2021, p. 37, note 86). |