| |Grand document=-Lettre du 28 janvier 1731 (de ?): “La medaglia greca di Domizia, è di mezzana grandezza, ed è del Sig.r Can.co Alugara, e fu portata con alcune altre poche di Costantinopoli da un suo fratello, che era medico del Bailo il S. Gio: Delfino, che dopo la di lui morte morì anch’egli per viaggio. Tra queste medaglie ve ne sono alcune altre pur greche, tra le quali come mal pratico di quell’idioma io non seppi conoscere se non questa di Domizia, che è la più intelligibile delle altre, e sicché può dirsi di ottima conservazione: ed avendogli io detto colla solita mia schiettezza, che mi pareva assai buona, egli ha pensato di approfittarsene, e con prima occasione la manderà al S. D. Fran.co Perissini, e le altre le porterà da se stesso col primo viaggio, che farà verso la dominante. Quest’anno io non ho più trovato di buono se non un Gallieno in argento col rovescio di Giove Cantabro, un Vittore pur d’argento, e in rame un Romolo, e un Vetranione, e pure n’avrò vedute più di mille, tutte uscite quest’anno da queste terre. Due ne ho avute d’oro, delle quali mi priverei volontieri per l. 35:- l’una. Ciascuna di esse pesa un zecchino e 18. grani e sono ben conservate. Una è di Leone, che suppongo il vecchio, d.o magno, che ha nel rovescio una vittoria, che tiene nella destra una croce longa coll’epigrafe VICTORIA AVGGG CONOB. L’altra è di Teodosio, che suppongo il giovane, nel cui rovescio si legge VIRT EXERC ROM CONOB, e vi si vede l’Imperatore armato, che nella sinistra tiene un trofeo, appoggiato in spalla, e colla destra preme la testa a uno schiavo, con una stella alla sinistra e mi pare, che questo tipo non si trovi appresso il Mezzabarba in quelle d’oro” (Aquileia, BMANA, carteggio Bertoli, vol. X, p. 1693-1694; Tomassoni 2021, p. 155, note 528). | | |Grand document=Lettre du 28 janvier 1732 (de Mereto): “La medaglia greca di Domizia, è di mezzana grandezza, ed è del Sig.r Can.co Alugara, e fu portata con alcune altre poche di Costantinopoli da un suo fratello, che era medico del Bailo il S. Gio: Delfino, che dopo la di lui morte morì anch’egli per viaggio. Tra queste medaglie ve ne sono alcune altre pur greche, tra le quali come mal pratico di quell’idioma io non seppi conoscere se non questa di Domizia, che è la più intelligibile delle altre, e sicché può dirsi di ottima conservazione : ed avendogli io detto colla solita mia schiettezza, che mi pareva assai buona, egli ha pensato di approfittarsene, e con prima occasione la manderà al S. D. Fran.co Perissini, e le altre le porterà da se stesso col primo viaggio, che farà verso la dominante. Quest’anno io non ho più trovato di buono se non un Gallieno in argento col rovescio di Giove Cantabro, un Vittore pur d’argento, e in rame un Romolo, e un Vetranione, e pure n’avrò vedute più di mille, tutte uscite quest’anno da queste terre. Due ne ho avute d’oro, delle quali mi priverei volontieri per l. 35:- l’una. Ciascuna di esse pesa un zecchino e 18. grani e sono ben conservate. Una è di Leone, che suppongo il vecchio, d.o magno, che ha nel rovescio una vittoria, che tiene nella destra una croce longa coll’epigrafe VICTORIA AVGGG CONOB. L’altra è di Teodosio, che suppongo il giovane, nel cui rovescio si legge VIRT EXERC ROM CONOB, e vi si vede l’Imperatore armato, che nella sinistra tiene un trofeo, appoggiato in spalla, e colla destra preme la testa a uno schiavo, con una stella alla sinistra e mi pare, che questo tipo non si trovi appresso il Mezzabarba in quelle d’oro” (Aquileia, BMANA, carteggio Bertoli, vol. X, p. 1693-1694; Tomassoni 2021). |