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Lettre du 18 mars 1736 (de Pesaro): “Ricevei la gentilissima sua l’ordinario doppo, e ne averà avuto a quest’ora riscontro unito al disegno della statua di Minerva del Museo [Ardizi]. In questa le accludo il disegno della medaglia etrusca del Ab. [Gervasoni]. In mezzo al suo gravissimo male hà pensato à mantenermi la parola. Non hà fatto disegnare il diritto, non essendovi cosa di particolare, ma solamente una testa di Giove barbato, con quelle medesime due stellette da un lato, che si vedono nel rovescio. Mi hà bensì ordinato, che la [...], quando ella non voglia nel Museo Etrusco pubblicare tal medaglia [c. 125v] a rimandarmi il disegno, che egli rivorrebbe. Gli hò scritto pregandola ancora, se può dare una occhiata alle sue cose, di qualche altro disegno di monumento etrusco” (Firenze, Biblioteca Marucelliana, BVII21, cc. 125r-126r – online).  +
Lettre du 2 juin 1736 (de Pesaro): “Sarà molto bella la disertazione del S. Cav. Guazzesi sopra gli Anfiteatri Toscani. Quando si voglia fare entrar Gubbio nella Toscana è da avvertirsi, che Teatro e la Fabbrica, che resta sia in piedi in parti, e non anfiteatro. [c. 138v] Deve venire quanto prima a Pesaro il fratello del Sig. Ab. [Gervasoni] e vedrò se vi sarà maniera di avere la copia delle sue [...] Quella medaglia del suo museo, di cui le trasmisi ultimamente il disegno, non è già inedita come io supposi. Pubblicolla il Sig. Marchese Maffei nella Verona Illustrata par. 3 accidentalmente mene sono ingegnato io di spiegarla in una dissertazione che hò scritta adesso per ordine de Sigg. dell’Accademia di Cortona” (Firenze, Biblioteca Marucelliana, BVII21, cc. 137r-138v – online).  +
Lettre du 25 août 1736 (de Pesaro): “Queste girandole mi han tenuto fuori fino a sabato scorso, in cui men tornai a casa, con portare una buona raccolta di medaglie consolari radunate per la Romagna, tra le quali il principal luogo tengono il cistoforo di Ap. Pulcro battuto in Cilicia nel tempo del suo governo, la medaglia d’oro della gente histria, ed un’altra similmente d’oro segnata col solo nome di Roma" ; "E perché ella veda che io del suo affetto ne faccio tutto il capitale eccomi a darle un incomodo. Tra i molti acquisti di medaglie consolari fatti da me ultimamente, mi sono venute una quantità di duplicate delle quali vorrei disfarmi, come di cosa inutile, per potere col ritratto supplire ad alcune spesarelle fatte ultimamente. Le accludo per tanto una nota fatta secondo l’ordine dell’Orsino, nel quale potrannosi riconoscere quali medaglie siano. Io non le ho pesate ma non credo di sbagliare asserendo che saranno ventisette oncie d’argento in circa, poco più o poco meno. Questo argento così fino, quale è quello delle medaglie consolari, si vende per puro argento nove pavoli e tre quarti, e fino a dieci pavoli l’oncia. Onde io delle medaglie non ne vorrei meno di 16 ruspi. La prego dunque far diligenza se trovasse compratore in Firenze, dal quale per farmi il favore compito, può ella procurare di cavarne di più, essendo il prezzo di 16 ruspi quel meno al quale io possa darle” (Firenze, Biblioteca Marucelliana, BVII24, cc. 25r-26v – online).  +
Lettre du 9 décembre 1736 (de Pesaro): “Il Sig. Apostolo Zeno, al quale scrissi il suo progetto, mi risponde di avere per quei medesimi sigilli trattato in Roma intavolato dal Padre Baldini, ma che quando non avesse avuto quello effetto, avrebbe in contraccambio preso il Museo Fiorentino e quelle sue medaglie d’argento ; e però sarebbe bene che ella di queste ne facesse una nota delle teste e de’ rovesci più rari, e me la mandasse, che io poi la trasmetterei al medesimo Sig. Apostolo.” (Firenze, Biblioteca Marucelliana, BVII24, c. 30r – online).  +
Lettre du 29 avril 1737 (de Pesaro): “Le mandai già tempo fa i disegni di alcune medaglie semietrusche che erano presso il Sig. Avv. Passeri e il Sig. Ardizi. Or bene io adesso non solamente tengo tutte quelle, ma col beneficio di questa cava ho formata una serie di medaglie di secoli antichi di Roma e di Italia, che credo sia qualche cosa di particolare e spero che nel ragionare delle medaglie nella mia cava scoperte, potrò portare qualche osservazione, forse da niuno ancor fatta” (Firenze, Biblioteca Marucelliana, BVII24, cc. 37r-38r – online).  +
Lettre du 18 novembre 1737 (de Pesaro): “Scriverò al Sig. Apostolo Zeno, quanto ella mi impone in riguardo a’ suoi sigilli, e gli scriverò ancora che ella ha 160 medaglie imperiali d’argento, essendo più facile che a cagione di queste egli s’induca al puro baratto. Si assicuri in somma che io non mancherò domani sera di servirla ; ma sarà difficile che egli voglia mandarli [c. 45 v.] per esser semplicemente veduti” (Firenze, Biblioteca Marucelliana, BVII24, cc. 45r-46r – online).  +
Lettre du 15 mars 1738 (de Pesaro): "Il Co. Gherardesca a lei similmente presenterà un simile esemplare ed unito vi riceverà l’altra dissertazione del nummus e reus che [c. 158v] le ritorno" ; "Vedrà presto una mia dissertazione sopra due medaglie sannitiche, scritta son già due anni, e intorno alla quale avrei mille cose da dire” (Firenze, Biblioteca Marucelliana, BVII21, cc. 158r-159r – online).  +
Lettre du 20 avril 1738 (de Pesaro): “Quanto al Pittore ed intagliatore hò communicata la sua stim.ma lettera a questi SS.ri, i quali prima di pensare cosa alcuna definitivamente, aspettano di sentire che cosa saranno per dire in risposta di quanto le significai nello scorso ordinario. Al S. Co. Montani farò la sua ambasciata; intanto hò avuto piacere di leggere la sua che almeno il nuovo antiquario numeri le medaglie” (Firenze, Biblioteca Marucelliana, BVII21, c. 162r – online).  +
Lettre du 25 janvier 1744 (de Pesaro): “Per altro hò letto tutto e con avidità l’accennato libretto, e se per una parte hò trovata occasione di mortificarmi per l’onore che le è piaciuto di farmi, vi hò per l’altra trovate cose che mi sono molto piacciute, e segnatamente, giacche per la stessa ragione non mi posso allungare, la sua conghiettura che la e della nostra iscrizione di Pesaro possa essere un misto di o ed u, ossia l’8 de’ Greci, che si accosterebbe molto più frontale di quella iscrizione al [...] di Esi- [c. 210v] chio, che portai nell’ultima dissertazione sopra le medaglie Sannitiche” (Firenze, Biblioteca Marucelliana, BVII21, cc. 210r-v – online).  +
Lettre du 30 janvier 1745 (de Pesaro): “Dal nostro Passeri ho ricevuto il disegno delle due medaglie Pesaresi ch’ella si è compiaciuta favorirmi. Non dubito di chiamarle tali, perché la prima col Cerbero è la stessa stessissima che fù dal [...] pubblicata, e veduta poi dallo [Spandemio] in cod. Galleria, colla intera parola [...] Colla testa d’Ercole coronata di pioppo da una parte e il Cerbero dall’altri. Nell’Agostini vedesi l’imagine di questa medaglia ma siccome non doveva essere eccellente la conservazione così in vece delle lettere vi son fatti i puntini. Non potendo adunque dubitarsi che Pesarese non sia la prima ne viene in conseguenza che pur Pesarese dee giudicarsi l’altra se non nei simboli almeno e nella fabrica, e nella Iscrizione somigliante. Non così facile però sarà l’indagare a qual tempo precisamente debba riferirsi la medaglia, la quale non può credersi se non anteriore alla deduzione della colonia seguita l’anno 570 di Roma, e probabilmente ancora alla conquista di questa Provincia fatta [c. 222v] da Romani cent'anni prima” (Firenze, Biblioteca Marucelliana, BVII21, cc. 222r-v – online).  +
Lettre du 9 octobre sans an (de Pesaro): “Per arricchire questo di nuoni monumenti non mancherò di far disegnare e le Patere particolarmente ricercate, e tutto ciò che ella giudicherà più a proposito ; ma la prego farsi accordarmi nel servirla la dilazione fino a mezzo novembre, poiché avendo noi qui una strepitosa opera, ci troviamo imbarazzati di tal maniera, che non è possibile aver un’ora di requie, ed io oltre l’essere oppresso dal divertimento, e dalla soggezzione, ho la casa piena di Forestieri, tanto che mi si rende impossibile il far ora quel che vorrei dunque. Dunque allora le farò disegnare le due Patere con permissione ; la Minerva del museo Ardizi che è molto bella, alcune medaglie di Gervasoni, di Passeri, e mie, si pure [c. 233r] così a lei piace ; ele manderò il disegno del mio amore che feci fare due anni sono, con intenzione di farlo intagliare, quando ella sia in pensiero di pubblicarlo, e dirolle allora ancora la Istoria di questa bella statuina” (Firenze, Biblioteca Marucelliana, BVII21, cc. 232r-233r – online).  +
Lettre du 2 décembre 1773 (de Pesaro): “Ho la medaglia di Trajano con quello che fu creduto una volta porto di Ancona, e che credesi in oggi rappresenti il famoso ponte del Danubio. E’ ben conservata ; l’ho esaminata con la lente ; nè ho saputo vedervi un Nettuno, nè canne, nè ſigure sopra l'arco" (Rubbi 1796, p. 109, lettre 147).  +
-Lettre du 30 nov. 1666 : sur l’utilisation faite par Francesco Boncompagni d’un orfèvre bolognais pour l’achat d’antiquités à Venise (Archivio di Stato di Firenze, Carteggio d’artisti, XII, 136 ; voir Missere Fontana 2001-2002, p. 217, note 56).  +
-Lettre du 10 fév. 1674 : sur la vente de la collection de la famille Musotti détenue par Lodovico Foschi : « Quel Foschi che ha lo studio di medaglie del quale anni sono ne trasmisi a V.A. l’inventario sta per vendderlo come ha fatto i dissegni, e altre cose. E il prezzo credo che potrebbe essere cento doppie in crica, benche altre volte ne habbia chiesto mille scudi ; ho procurato che me lo voglia consegnare da vedere diligentemente, ma non vi è verso a persuaderlo, credendo ben poscia io peraltro, che ei non facesse una porcheria per pensiero come sarebbe a diredi cambiarne, o nasconderne veruna. E del tutto ho voluto farne parte a V.A. Ser..ma per suo avviso » (Archivio di Stato di Firenze, Carteggio d’artisti, XIV, 552 ; voir Missere Fontana 2001-2002, p. 214, note 34).  +
-Toulouse, Bibliothèque d'étude et du patrimoine, Ms 796 (II, 865) - Catalogue d'une collection de médailles antiques. Rédigé en français; cette collection contenait surtout des pièces du Haut-Empire; à la fin, notes sur la valeur de l'as romain. Papier; hauteur 220 mm; XVIIIe siècle. Reliure en parchemin (Molinier 1885, p. 452).  +
'A scrappy and summary list of coins survives, entitled ‘Catalogue of the Lady Carteret’. This must be John Carteret’s mother selling the collection ‘during his minority’ (see [[Ainsworth 1719-1720 by Thomas Birch|FINA 14448]]). The relevant pages consist of a summary bill, dated 22 April 1704, and with various bits of arithmetic. It shows that the collection was very large, almost 6000 pieces. The document shows the purchase of 5803 coins and medals at a total price of £669 6s 0d.' (Burnett 2020b, pp. 376-7)  +
'A manuscript list, today described as a ‘catalogue of paintings, coins, portraits, &c of the Bodleian Library with the names of donors’ has a summary list of the coins in the collection.507 It is thought to have been compiled ‘?by Humphrey Owen, before he was librarian, about 1740–47’. The first pages, numbered 1 to 8, give a summary of the ‘Cimelia’, ‘Numismata & alia cimelia’ from 1601 to 1747, including the coins acquired from Archbishop Laud in 1636 until 1747.' (Burnett 2020b, p. 442)  +
'The papers of Sarah Sophia Banks include an extensive catalogue, with commentary, of ‘Saxon Coins in the Collection of James West Esq<sup>r</sup> Sep<sup>r</sup> 10 1744,’ running to 22 pages. It includes three pages of ‘An Account of the Saxon Coins found at Bath in the Foundations of the Priory [blank space] in the Possession of Mr Lord & transmitted to me by James Mundy Esqr for my inspection.’ There is also a shorter (16 pages) account of ‘Saxon Coins of James West Esq<sup>r</sup> Thursday Aug 29<sup>t</sup>h 1744,’ annotated on one leaf ‘For Mr New’.' (Burnett 2020b, p. 1298)  +
-Inconnu, Icones imperatorum romanorum cum eorum epitaphiis et sub fine vita Alexandri et ejus Testamentum. pet. in- 4 rel, anc. doré sur tr. Manuscrít sur vélin, qui paraît avoir été exécuté vers la fin du 15ème siècle, et décoré d’une migniature et des médaillons de la plupart des empereurs, depuis Jules César jusqu’à Constantin le grand, peints d'une manière fort délicate à l’imitatíon des médailles antiques de bronze: il fut autrefois dans la bibl. de N. J. Foucault, et c’est le N. 790. du Cat. des livres de M. le comte de Wassenaer Obdam (Van Damme 1807, p. 102, n° 633).  +
'The British Library has a volume of papers concerning Simonds D’Ewes, mostly concerned with coins (BL Add MS 22916). There are two principal groups. ... The second group consists of copies of the introductory notes D’Ewes had been preparing for his unpublished ''Thesaurus Numarius Romanus'', and are copied from Harley MS 255, which also included rough drafts listing his coin collection in various ways. The copies were made c. 1700 by someone with access to the D’Ewes papers. It is tempting to think that they were made by Humfrey Wanley, who was also interested in coins, and whom we know had seen the inventory of D’Ewes’s coin collection (presumably Harley MS 255), when he was sorting through D’Ewes’s papers in 1703, prior to their purchase by Robert Harley in 1705. The handwriting, however, is different from his, so we must assume that the copies were made by someone else. One of the documents copied in the manuscript (ff.25–8) is a listing of the Gorlaeus collection, arranged by metal and giving the numbers of coins of each Roman emperor, or Republican family. Totals are also given, including for Greek coins, but unfortunately the Greek coins are not listed. Its title shows that it dates to 1608–11, after the death of Gorlaeus in 1608 and before it was bought by Prince Henry in 1611: Impp: Romanorum antiquisima rarissima nec non varia singulorum Caesarum numismata, a Julio Caesare ad Heraclium, quae Abrahamus Gorlaeus collegit, et haeredes possident<br> [Very ancient and very rare coins of the Roman emperors, and varied specimens of individual Caesars, from Julius Caesar to Heraclius, which Abraham Gorlaeus collected, and his heirs possess]. Each section, after itemising its contents by emperor, gives a summary. They are: (after gold):<br> Numismata suprascripta 474<br> Sunt et alia superioribus haud dissimilia 173<br> Praeter haec sunt etiam alia Impp: post Heraclium 30<br> Consularia 30<br> Graeca 108<br> Summa aureorum 825<br> (after silver):<br> Numismata suprascripta 2907<br> Sunt et alia superioribus haud dissimilia 1874<br> Graeca 754<br> Gothica 62<br> Summa 5597<br> (after bronze)<br> Numismata suprascripta 2230<br> Sunt et alia superioribus haud dissimilia 522<br> Praeter haec sunt etiam Graeca 160<br> Summa 2912 (after consular silver)<br> Numismata suprascripta Coss: 1470<br> Sunt et alia superioribus haud dissimilia 842<br> Summa 2312 These section totals are then summarised at the top of f.29r: Summa omnia aureorum, argenteorum, et aereorum, quae in hoc indice posita sunt 11642<br> Superioribus hisce sepositis, sunt et alia aurea, argentea, et aerea, de quibus an vere antiqua sint dubitatur 1618 (13260)<br> Sunt et aurei, argentei, et ferrei annuli antiquissimi et rarissimi plusquam ducenti, quos imperatores et Consules Romani gestarunt, et obsignandum usi sunt:<br> Sunt etiam antiquissimi preciosi incisi lapides, ut Achates, Onyx, Heliotropium, Sarda, numero 200<br> [Total of all gold, silver and bronze pieces, which are recorded in this list: 11642<br> Separated from the above are also other gold, silver and bronze pieces, concerning which it is doubtful whether they are ancient: 1618 (13260)<br> There are also more than 200 gold, silver and iron rings, very ancient and very rare, which the Roman emperors and consuls carried, and used for signing There are also very ancient and valuable cut stones, such as agates, onyx, heliotropes and sard, 200 in number] The total of 13,260 is exactly the same as in the letter of 1601, so we can conclude that Gorlaeus had not acquired any coins after 1601, and that he had not been successful in selling any of his duplicates. As this listing is immediately followed by the report of the Commission of 1640 (on which, see below), it is clear that the original must have been a listing made at the time of the purchase of the coins by Prince Henry in 1611. D’Ewes would have access to it in 1648, when he was appointed in charge of the Royal collection with Patrick Young, the royal librarian and his friend. However, D’Ewes was clearly using the list in the letters he wrote to Smetius in 1647 (FINA [[Simonds D'Ewes - Johannes Smetius - 1647-8-7|4199]] & [[Simonds D'Ewes - Johannes Smetius - 1647-12-14|4208]]), so it seems likely that Young would have shown it to him before then, especially if it is correct to think that Young looked after the royal collection after 1640. As we have seen, they were friends and regular companions. It is possible that the c. 1610 listing was either the same as or based on that made by Daniel Heinsius who, several years later, in [[Daniel Heinsius - Simonds D’Ewes - 1642-5-14|his letter to D’Ewes of 1642]] had mentioned that he had made an ‘index’ of the collection. We do not know when Heinsius made his ‘index’ or exactly what it may have included; but the word ‘index’ is also used in the inventory here. Since the collection still included 12,916 coins in 1640, it is clear that Prince Henry bought all 13,260 coins on offer.' (Burnett 2020b, pp. 1413-14)