Annibale Caro - Silvio Antoniano - 1551-10-25: Difference between revisions

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|Associated persons=Giovanni Battista Nicolucci
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|Literature=Caro 1725, lettre 7, p. 11-14; Greco 1959, lettre 374, p. 109-111 ; Daly Davis 2012, p. 36-37
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|Numismatic keyword=roman republican; roman; greek
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|CorrespondenceLanguage=Italian
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|Grand document=-Lettre du 25 octobre 1551 (de Rome) : « A messer SILVIO ANTONIANO, a Ferrara. Se non vi ho risposto prima, abbiate pazienza come io l’ho d’un catarro, che n’è stato cagione e m’ha concio questi giorni come Dio vel dica. Io ricevei prima la vostra de’ XII di questo, e leggendola mi fu presentata la seconda de’ V. finita di legger questa, comparse il libro del signor Pigna con la sua di tanti mesi innanzi, appunto in su quel che la vostra mi faceva menzione del suo libro e di lui. Vi dico questo caso, sì perché mi pare uno scherzo de la fortuna, come perché possiate dire a Sua Signoria quanto tempo è stata la sua per viaggio. Ora mi rallegro prima de l’arrivo a salvamento di vostra madre, la quale saluterete da mia parte. Io le diedi a portarvi alcune medaglie, e non so perché non mi diciate di ricevuto. Sarà per vero che ne tegnate quel conto ch’io vi disse. Mi piacerebbe se venisse dal grand’animo ch’avete, ma gli magnanimi ancora sogliono stimare le cose piccole, massimamente quando alcuna circostanza o del dono, o del donatore le ingrandisce. Ed in questo proposito vi voglio ricordare un’altra volta, che, se ben di qua se ne trovano per le vigne, non ce ne sono però le cave come de la pozzolana. E che se non sono de le bellissime e de le rarissime, non sono ancora tanto plebee, tanto disgraziate, che almeno la fatica d’averle procacciate non meriti una musata, se non un gran mercé. Ma sia con Dio, da ora innanzi spenderemo la nostra diligenza in cose che siano più proportionate a la vostra grandezza. però ci assecureremo tanto di questa vostra sprezzatura che ve la lasciamo un’altra volta razzolar tutte a senno vostro, poiché quando l’aveste ne le mani mostraste di stimarne qualcuna, e forse che non cavaste (come si dice) l’occhio de la pignatta. Or quanto a la nota de’ rovesci, io non ve l’ho domandata per fare impresa d’interpretarli, ma perché voglio tutti quelli che posso avere per potere a le volte col riscontro di molte legger le lettere di tutte, supplendo quelle che sono intere, e bene impresse a quelle che sono difettose, e logore. Questo è bene un preparamento a la dichiarazion d’essi. Ma io non ho tempo d’attendervi. E, avendo voi quest’animo, come dite, non voglio mancare di dirvi il modo che terrei poiché me ’l domandate. La prima cosa scriverei tutte le medaglie che mi venissero a le mani o de le quali io potessi aver notizia, e i diritti e i rovesci loro diligentemente con tutte le lettere, così come stanno appunto, segnando quelle che non ci sono o non appaiono con intervalli e con punti, con certi segni che mostrassero se sono d’oro o d’argento o di bronzo, e con certi altri che facessero conoscere se sono o grandi o picciole o mezzane; e separatamente le consulari da le imperatorie, e le latine da le greche, e per ordine de’ tempi, il meglio che si potesse per la prima bozza. E questo scriverei (partendo il foglio in due colonne) ne la colonna prima, e secondo che le scrivessi, così terrei in un altro libretto una tavola per alfabeto di tutti i nome che vi trovassi, ed anco de le cose. Di poi studiando, secondo i nominati de’ libri, riscontrerei i nominati ne le medaglie, e trovando i medesimi nomi, paragonerei i rovesci con le azioni, e le lettere e le note de le cose con le descrizioni. E così si verrebbono a far di belli interpretamenti tanto ne le medaglie quanto ne’ libri. E queste io noterò brevissimamente a rincontro ne la seconda colonna, con la citazione degli autori donde si fosse cavata, e non altro. Ed ognuno che studiasse vorrei che facesse il medesimo, lassando agli altri il vano per quello non trovassi io. E questo è quanto occorre di dirvi intorno a la domanda ch’avete fatta. Resta, che se ’l trovate buono, lo mettiate in opera, che farà bello studio e dilettevole. E per esempio ne manderò una raccolta quando sarà in essere con quelle poche annotazioni che si saranno fatte infino allora o da me, o da chi si sia. Quanto ai versi che m’avete mandati come volete ch’io dica che non mi piacciono? Con la pena che mi proponete in caso che io gli lodi me gli fate lodar per forza, perciocché vi siete avveduto ch’io farei peggio che dirne bene, acciocché voi me ne mandaste spesso. Vi dirò dunque che sono bellissimi. Ma, se non me ne date il castigo che dite, di farmene vedere ogni settimana, non loderò più loro voi. Vedete a che stretta vi siete messo da voi medesimo, per astuto che siate, che vi bisogna o mostrarvi infingardo e non farne, o scoprirvi ambizioso e confessare che le mie lodi vi piacciono. Staremo a vedere come vi governerete. De l’onorata compagnia che mi nominate al signor Cesano io sono già servitore di molt’anni, il Pigna mi tengo già per acquistato. A questi due basta che mi raccomandiate, e mi tegnate in grazia. Col signor Maggio io non ho per ancora entratura. E per esser uomo tanto singolare desidero d’esserli servitore. Se vi basta l’animo di far che mi accetti, offeritemeli; e voi state sano, e studiate. Di Roma, a li xxv d’ottobre MDLI » (Paris, Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscripts Italiens, Ital. 1707, fol. 255r – 256 ; Greco 1959, lettre 374, p. 109-111 ; Daly Davis 2012, p. 36-37).
|Grand document=Lettre du 25 octobre 1551 (de Rome): "A messer SILVIO ANTONIANO, a Ferrara. Se non vi risposto prima, abbiate patienza, come io l’hò d’un catarro, che n’è stato cagione; & m’hà concio questi giorni come Dio vel dica. Io ricevei prima la vostra de’ XII. di questo, & leggendola mi fu presentata la seconda de’ V. Ne finita di legger questa comparse il libro del Sig. Pigna con la sua di tanti mesi innanzi, a punto in su quel che la vostra mi faceva mentione del suo libro, & di lui. Vi dico questo caso; si perche mi pare uno scherzo de la fortuna, come perche possiate dire a S.S. quanto tempo è stata la sua per viaggio. Ora mi rallegro prima de l’arrivo a salvamento di vostra madre; la quale saluterete da mia parte. Io le diedi a portarvi alcune medaglie: & non sò perche non mi diciate il ricevuto. Sarà pur vero, che ne tegnate quel conto ch’io vi dissi. Mi piacerebbe se venisse dal grand’animo ch’avete: ma gli magnanimi ancora sogliono stimare le cose piccole, massimamente quando alcuna circostanza ò del dono, ò del donatore le ringrandisce. Et in questo proposito vi voglio ricordare un’altra volta, che, se ben di quà se ne trovano per le vigne; non ce ne sono però le cave come de la pozzolana. Et che se non sono de le bellissime, & de le rarissime, non sono ancora ne tanto plebee, ne tanto disgraziate; che almeno la fatica d’haver le procacciate non meriti una musata, se non un gran mercè. Ma sia con Dio, da hora innanzi spenderemo la nostra diligenza in cose che sieno più proportionate a la vostra grandezza. Ne però ci assecureremo tanto di questa vostra sprezzatura, che ve le lasciamo un’altra volta razzolar tutte a senno vostro; poiche quando l’haveste ne le mani, mostraste di stimarne qualch'una. Et forse che non cavaste (come si dice) l’occhio de la pignatta. Or quanto a la nota de’ rovesci; io non ve l’hò domandata per fare impresa d’interpretarli: ma perche voglio tutti quelli, che posso havere, per potere a le volte col riscontro di molte legger le lettere di tutte; sopplendo quelle, che sono intere, & bene impresse, a quelle che sono difettose, & logore. Questo è bene un preparamento a la dichiaration d’essi. Ma io non tempo d’attendervi. Et, havendo voi quest’animo come dite, non voglio mancare di dirvi il modo, che terrei poiche me ’l domandate. La prima cosa scriverei tutte le medaglie, che mi venissero a le mani, ò de le quali io potessi haver notitia, & i diritti, & i rovesci loro diligentemente, con tutte le lettere, così come stanno a punto, segnando quelle, che non ci sono, ò non appaiono con intervalli, & con punti, con certi segni, che mostrassero se sono ò d’oro, ò d’argento, ò di bronzo, & con certi altri, che facessero conoscere, se sono ò grandi, ò picciole, ò mezzane: & separatamente le consulari da le imperatorie, & le latine da le greche. Et per ordine de’ tempi il meglio che se potesse per la prima bozza. Et questo scriverei (partendo il foglio in due colonne) ne la colonna prima. & secondo che le scrivessi, così terrei in un'altro libretto una tavola per alfabeto di tutti i nomi che vi trovassi; & anco de le cose. Di poi studiando, secondo i nominati ne’ libri, riscontrerei i nominati ne le medaglie, & trovando i medesimi nomi paragonerei i rovesci con le attioni; & le lettere, & le note de le cose con le descrittioni. Et così si verrebbono a far di belli interpretamenti tanto ne le medaglie, quanto ne’ libri. Et queste io noterei brevissimamente a rincontro ne la seconda colonna, con la citatione de gli autori donde si fosse cavata, & non altro. Et ognuno, che studiasse, vorrei che facesse il medesimo, lassando a gli altri il vano per quello non trovassi io. Et questo è quanto occorre di dirvi intorno a la domanda che m'havete fatta. Resta, che se ’l trovate buono, lo mettiate in opera, che farà bello studio, & dilettevole. Et per essempio, ne manderò una raccolta quando sarà in essere, con quelle poche annotationi, che si saranno fatte infino all'hora ò da me, ò da chi si sia. Quanto a i versi, che m’havete mandati, come volete ch’io dica, che non mi piacciono? Con la pena che mi proponete in caso ch'io gli lodi, me gli fate lodar per forza, percioche vi siete avveduto ch’io farei peggio che dirne bene, accioche voi me ne mandaste spesso. Vi dirò dunque che sono bellissimi. Ma, se non me ne date il castigo, che dite, di farmene vedere ogni settimana; non loderò più ne loro, ne voi. Vedete, a che stretta vi siete messo da voi medesimo, per astuto che siate: che vi bisogna, ò mostrarvi infingardo, & non farne; ò scoprirvi ambitioso, & confessare che le mie lode vi piacciono. Staremo a vedere come vi governerete. De l’honorata compagnia che mi nominate, Al Sig. Cesano io sono già servitore di molt’anni, Il Pigna mi tengo già per acquistato. A questi due basta che mi raccomandiate, & mi tegnate in gratia. Col Sig. Maggio io non per ancora entratura. Et, per esser huomo tanto singolare, desidero d’esserli servitore. Se vi basta l’animo di far che m'accetti; offeritemeli, & voi state sano; & studiate. Di Roma, a li xxv. d’Ottobre M.D.L.I." (Paris, Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscripts Italiens, Ital. 1707, fol. 255r – 256 ; Greco 1959, lettre 374, p. 109-111 ; Daly Davis 2012, p. 36-37).
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Revision as of 17:46, 5 December 2021


Annibale Caro, Rome

Annibale Caro - Silvio Antoniano - 1551-10-25
FINA IDUnique ID of the page  6924
InstitutionName of Institution. Paris, Bibliothèque nationale de France
InventoryInventory number. Département des Manuscripts Italiens, Ital. 1707, fol. 255r – 256
AuthorAuthor of the document. Annibale Caro
RecipientRecipient of the correspondence. Silvio Antoniano
Correspondence dateDate when the correspondence was written: day - month - year . October 25, 1551 JL
PlacePlace of publication of the book, composition of the document or institution. Rome 41° 53' 35.95" N, 12° 28' 58.55" E
Associated personsNames of Persons who are mentioned in the annotation. Giovanni Battista Nicolucci
LiteratureReference to literature. Caro 1725, lettre n° 7, p. 11-141, Greco 1959, lettre n° 374, p. 109-1112, Daly Davis 2012, p. 36-373
KeywordNumismatic Keywords  Roman Republican , Roman , Greek
LanguageLanguage of the correspondence Italian
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Grand documentOriginal passage from the "Grand document".

Lettre du 25 octobre 1551 (de Rome): "A messer SILVIO ANTONIANO, a Ferrara. Se non vi hò risposto prima, abbiate patienza, come io l’hò d’un catarro, che n’è stato cagione; & m’hà concio questi giorni come Dio vel dica. Io ricevei prima la vostra de’ XII. di questo, & leggendola mi fu presentata la seconda de’ V. Ne finita di legger questa comparse il libro del Sig. Pigna con la sua di tanti mesi innanzi, a punto in su quel che la vostra mi faceva mentione del suo libro, & di lui. Vi dico questo caso; si perche mi pare uno scherzo de la fortuna, come perche possiate dire a S.S. quanto tempo è stata la sua per viaggio. Ora mi rallegro prima de l’arrivo a salvamento di vostra madre; la quale saluterete da mia parte. Io le diedi a portarvi alcune medaglie: & non sò perche non mi diciate il ricevuto. Sarà pur vero, che ne tegnate quel conto ch’io vi dissi. Mi piacerebbe se venisse dal grand’animo ch’avete: ma gli magnanimi ancora sogliono stimare le cose piccole, massimamente quando alcuna circostanza ò del dono, ò del donatore le ringrandisce. Et in questo proposito vi voglio ricordare un’altra volta, che, se ben di quà se ne trovano per le vigne; non ce ne sono però le cave come de la pozzolana. Et che se non sono de le bellissime, & de le rarissime, non sono ancora ne tanto plebee, ne tanto disgraziate; che almeno la fatica d’haver le procacciate non meriti una musata, se non un gran mercè. Ma sia con Dio, da hora innanzi spenderemo la nostra diligenza in cose che sieno più proportionate a la vostra grandezza. Ne però ci assecureremo tanto di questa vostra sprezzatura, che ve le lasciamo un’altra volta razzolar tutte a senno vostro; poiche quando l’haveste ne le mani, mostraste di stimarne qualch'una. Et forse che non cavaste (come si dice) l’occhio de la pignatta. Or quanto a la nota de’ rovesci; io non ve l’hò domandata per fare impresa d’interpretarli: ma perche voglio tutti quelli, che posso havere, per potere a le volte col riscontro di molte legger le lettere di tutte; sopplendo quelle, che sono intere, & bene impresse, a quelle che sono difettose, & logore. Questo è bene un preparamento a la dichiaration d’essi. Ma io non hò tempo d’attendervi. Et, havendo voi quest’animo come dite, non voglio mancare di dirvi il modo, che terrei poiche me ’l domandate. La prima cosa scriverei tutte le medaglie, che mi venissero a le mani, ò de le quali io potessi haver notitia, & i diritti, & i rovesci loro diligentemente, con tutte le lettere, così come stanno a punto, segnando quelle, che non ci sono, ò non appaiono con intervalli, & con punti, con certi segni, che mostrassero se sono ò d’oro, ò d’argento, ò di bronzo, & con certi altri, che facessero conoscere, se sono ò grandi, ò picciole, ò mezzane: & separatamente le consulari da le imperatorie, & le latine da le greche. Et per ordine de’ tempi il meglio che se potesse per la prima bozza. Et questo scriverei (partendo il foglio in due colonne) ne la colonna prima. & secondo che le scrivessi, così terrei in un'altro libretto una tavola per alfabeto di tutti i nomi che vi trovassi; & anco de le cose. Di poi studiando, secondo i nominati ne’ libri, riscontrerei i nominati ne le medaglie, & trovando i medesimi nomi paragonerei i rovesci con le attioni; & le lettere, & le note de le cose con le descrittioni. Et così si verrebbono a far di belli interpretamenti tanto ne le medaglie, quanto ne’ libri. Et queste io noterei brevissimamente a rincontro ne la seconda colonna, con la citatione de gli autori donde si fosse cavata, & non altro. Et ognuno, che studiasse, vorrei che facesse il medesimo, lassando a gli altri il vano per quello non trovassi io. Et questo è quanto occorre di dirvi intorno a la domanda che m'havete fatta. Resta, che se ’l trovate buono, lo mettiate in opera, che farà bello studio, & dilettevole. Et per essempio, ne manderò una raccolta quando sarà in essere, con quelle poche annotationi, che si saranno fatte infino all'hora ò da me, ò da chi si sia. Quanto a i versi, che m’havete mandati, come volete ch’io dica, che non mi piacciono? Con la pena che mi proponete in caso ch'io gli lodi, me gli fate lodar per forza, percioche vi siete avveduto ch’io farei peggio che dirne bene, accioche voi me ne mandaste spesso. Vi dirò dunque che sono bellissimi. Ma, se non me ne date il castigo, che dite, di farmene vedere ogni settimana; non loderò più ne loro, ne voi. Vedete, a che stretta vi siete messo da voi medesimo, per astuto che siate: che vi bisogna, ò mostrarvi infingardo, & non farne; ò scoprirvi ambitioso, & confessare che le mie lode vi piacciono. Staremo a vedere come vi governerete. De l’honorata compagnia che mi nominate, Al Sig. Cesano io sono già servitore di molt’anni, Il Pigna mi tengo già per acquistato. A questi due basta che mi raccomandiate, & mi tegnate in gratia. Col Sig. Maggio io non hò per ancora entratura. Et, per esser huomo tanto singolare, desidero d’esserli servitore. Se vi basta l’animo di far che m'accetti; offeritemeli, & voi state sano; & studiate. Di Roma, a li xxv. d’Ottobre M.D.L.I." (Paris, Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscripts Italiens, Ital. 1707, fol. 255r – 256 ; Greco 1959, lettre 374, p. 109-111 ; Daly Davis 2012, p. 36-37).

References

  1. ^ Caro 1725 
  2. ^  Greco, Aulo (ed.) (1959), Annibale Caro. Le lettere familari, vol. II, Felice Le Monnier, Florence.
  3. ^  Daly Davis, Margaret Daly (2012), “Il rovescio della medaglia no. 1: Two letters by Annibale Caro: numismatic methods and ancient coin reverses.” Fontes, 72, p.4–32.