| |Grand document=Lettre du 1 octobre 1558 (de Parme): "Voi sapete con quanta impazienza sopporto ogni indugio che mi sia fatto intorno alle medaglie: e però, se non vi ho scritto infino a ora che mi mandiate quelle che voi mi dite d'aver già pronte, senza che me ne scusi, potete pensare che sia proceduto da ogn’altra cosa, che da far poca stima o di loro, o di voi. le cagioni saprete poi; che non voglio ancora con questo, indugiare a dir che me le mandiate. E vi prego a farlo quanto prima, indrizzandole pur, come solete, in mano del vostro giovine. Il Caligula, in qualunque modo si sia, m’è necessario per finire una tavola. Alla giornata me ne procacciarete uno più netto, perchè il mio conserto s’ha da riformare più d’una volta per le vostre mani. Gli altri che mi nominate, credo d’aver tutti: desidero nondimeno di vederli, e spezialmente il Massimino; che, migliorando, gli piglierò sempre; e non mi curo d’averne anco più d'uno, per poterne accomodar gli amici. De’ versi, m'avete fatto maravigliare; perchè d’antiquario mi siete in un subito riuscito poeta. Dell’onore che mi fate con essi, vi ringrazio; e vi lodo anco dell'ingegno che ne mostrate; ma non già del giudicio che fate di me, e della sterilità del soggetto che pigliate: pure farò pensiero che ancora questi sieno medaglie, se non di materia Corintia, almeno di mano di buon maestro. ma da qui innanzi, per onore delle vostre fatiche, improntatele in miglior metallo: o piuttosto, in lor vece, mandatemele delle antiche, o con l’ antiche l’accompagnate sempre: perchè così mi saranno doppiamente care. Ma in tutti i modi tutte le cose che mi verranno da voi, mi saranno carissime. E di queste di nuovo vi ringrazio. Di Parma, il primo d'Ottobre. M. D. LVIII" (Caro 1725b, lettre n° 106, p. 166-167; Castellani 1907, p. 318). | | |Grand document=Lettre du 1 octobre 1558 (de Parme): "Voi sapete con quanta impazienza sopporto ogni indugio che mi sia fatto intorno alle medaglie: e però, se non vi ho scritto infino a ora che mi mandiate quelle che voi mi dite d'aver già pronte, senza che me ne scusi, potete pensare che sia proceduto da ogn’altra cosa, che da far poca stima o di loro, o di voi. le cagioni saprete poi; che non voglio ancora con questo, indugiare a dir che me le mandiate. E vi prego a farlo quanto prima, indrizzandole pur, come solete, in mano del vostro giovine. Il Caligula, in qualunque modo si sia, m’è necessario per finire una tavola. Alla giornata me ne procacciarete uno più netto, perchè il mio conserto s’ha da riformare più d’una volta per le vostre mani. Gli altri che mi nominate, credo d’aver tutti: desidero nondimeno di vederli, e spezialmente il Massimino; che, migliorando, gli piglierò sempre; e non mi curo d’averne anco più d'uno, per poterne accomodar gli amici. De’ versi, m'avete fatto maravigliare; perchè d’antiquario mi siete in un subito riuscito poeta. Dell’onore che mi fate con essi, vi ringrazio; e vi lodo anco dell'ingegno che ne mostrate; ma non già del giudicio che fate di me, e della sterilità del soggetto che pigliate: pure farò pensiero che ancora questi sieno medaglie, se non di materia Corintia, almeno di mano di buon maestro. ma da qui innanzi, per onore delle vostre fatiche, improntatele in miglior metallo: o piuttosto, in lor vece, mandatemele delle antiche, o con l’ antiche l’accompagnate sempre: perchè così mi saranno doppiamente care. Ma in tutti i modi tutte le cose che mi verranno da voi, mi saranno carissime. E di queste di nuovo vi ringrazio. Di Parma, il primo d'Ottobre. M. D. LVIII" (Caro 1725b, lettre n° 106, p. 166-167; Castellani 1907, p. 318). |