Lettre du 3 mars 1559 (de Naples): « Le medaglie di M. Gioan. Franc. Caraffa ho visto, & di bronzo ha cose stupende, & di oro ancora con alcune di argento di roversci d’Augusto perfetti. Io penso barattar con lui alcune medaglie greche & consulari, tra le quali è il Vaala & il Casca Longus, & una Urania, un Pansa extravagante, un ΒΡΕΤΤΙΩΝ di oro con Venere & Cupido sopra un delfino d’n canto, & d’altro la testa di Nettuno. Un Taras mirabile, & un ΗΡΑΚΔΗΙΩΝ di argento, & alcune di imperatori. Ma come le havrò in mano vene darò ragguaglio. Ha un Varrone eccelente, ma non le vol barattare, ne manco un Ser. Sulp. Che è bellissimo di una testa di donna, & certi instrumenti di sacrificio& altre cose. Pure chi havesse alcun Pescennio Nigro, Gordiano vecchio, Didio Giuliano, Pertinace, Albino, Pupieno, o Balbino di argento ben conservati cavaria cio che volesse. Non hò visto M. Terenzio ancora quanto alle medaglie di Carthagine è vera interpretazione ma non nova. La mia medaglia non hà la testa galeata, anzi coperta delle exuvie di Lione, che sia Didone non credo, Venere più presto quella che hà li delfini. Quest’altra hà del Hercule, ovvero del Alexandro. La cosa della palma di Eustathio stà benissimo, io credeva che alludesse alla colonia Phoenicia, & al nome di Poeni Populi. Della testa del cavallo siamo chiari per Vergilio, ma in quella medaglia della palma, e il mezzo corpo del cavallo, & è gran cosa che Vergilio non dica cosa alcuna della palma. Vedete Silio Italico che penso dica qualche cosa, & Stefano dice la parola punica. M. Pyrro scrive copiosamente ogni cosa nel suo libro. Il vostro ΦΑΙΣΤΙΩΝ credo che sia ben interpretato, eccetto che del toro si potria vedere se fossi qualche fiume. Hò à caro che vi piaccino le mie interpretazioni, e delle Neapolitane mi confermo tanto più per quella vostra ΚΝΩΣΙΩΝ & perche non è cosa propria di Napoli anzi di molte altre terre, & il testimonio di Vergilio è chiaro delle cose di Dedalo in Cuma. Parmi ricordar essere in Paterculo al principio non so che di questo. Vedetelo di grazia, & avvisatemi. Del C. Confid. Penso esser più sicuro, che del consecratio, ma il volto credo sia del Dio Conso come nell’altra scrissi. Di grazia conservatemi quelle che sapete che non hò io consulari: il Varrone & il Palikano sopra tutto, & il Ahenobarbo & l’altre. Desidero saper se il Palikano è con li rostri. Il mio Tutor Regni è stupendo. Il vostro L. Lent. C. Marc. Col. Col Gove ignudo pare che sia quel Lent. Marcellino Cos. Che hò io, col symbolo di Sicilia. La medaglia di Hercule che suffoca il lione non credo che l’habbia M. Gioan. Franc. Anzi credo che sia quella mia ... Da Napoli alli tre di Marzo MDLIX” (Agustin, Opera omnia, VII, 1772, p. 234, lettre V).