| |Grand document=-Lettre du 20 déc. 1727 (de Vienne) : « Non vi prendete fastidio di non aver concluso il contratto delle medaglie con quel Paolo Benedetti. La sola pretensione di lui per quel medaglione di Diadumeniano, me lo fa conoscere per uomo anzi pazzo, che ragionevole. Quel pezzo è per verità singolare : ma chi ha mai inteso, che il prezzo di una medaglia ascender possa a 1000 zechini ? Un medaglione in argento di Pescennio, unico, e di testa assai più rara, che Diadumeniano, è stato pagato 40 doppie ad un consolo inglese dal famoso Vaillant, che lo attesta, come cosa notabile, in più di una delle sue opere. Se fosse così facile il ritrovare lo sborso, come è facile dimandare il prezzo ; cotesto signore sarebbe assai più scusevole. A proposito di Pescennio, al P. Granelli n’è stato mandato ultimamente in dono uno in argento, ultimamente trovato in Transilvania, ch’è la Dacia antica. Esso è d’indiubitata antichità; e la fabbrica di questo essendo compagna e uniforme a quella del mio, ciò me lo ha fato finalmente conoscere per legittimo attentamente, si conosce che sotto l’argento ha l’anima di metallo, onde esso è una di quelle medaglie, che i francesi chiamano soderate, e per questo appunto la sua antichità è più sicura, e fuor d’ogni dubbio. Tanto ho volute scrivervi per giustificare da quanto già tempo vi scrissi sopra di essa, il P. Cornaro, che me l’aveva vendita, e da cui io credeva di essere stato ingannato. Io debbo rendergli giustizia, e ritrattare il già detto. Fu altrui artificio o ignoranza il condannare questa medaglia : ma buon per me, che mai non me rimasi convinto, e che mai non mi son lasciato indurre a privarmene, nemmeno per l’esibizione che da altri me ne fu fatta, dei dieci ungheri : che tanto appunto io l’aveva pagata. Tale offerta servì anzi a mettermene in diffidenza ; poichè non v’è antiquario, che esibisca dieci ungheri per una medaglia, che a lui sia manifesto esser falsa » (Zeno 1752, lettre n° 254, p. 502-503). | | |Grand document=Lettre du 20 décembre 1727 (de Vienne): "Non vi prendete fastidio di non aver concluso il contratto delle medaglie con quel Paolo Benedetti. La sola pretensione di lui per quel medaglione di Diadumeniano, me lo fa conoscere per uomo anzi pazzo, che ragionevole. Quel pezzo è per verità singolare : ma chi ha mai inteso, che il prezzo di una medaglia ascender possa a 1000. zecchini ? Un medaglione in argento di Pescennio, unico, e di testa assai più rara, che Diadumeniano, è stato pagato 40. doppie ad un Consolo Inglese dal famoso Vaillant, che lo attesta, come cosa notabile, in più di una delle sue opere. Se fosse così facile il ritrovare lo sborso, come è facile dimandare il prezzo, cotesto Signore sarebbe assai più scusevole. A proposito di Pescennio, al P. Granelli n’è stato mandato ultimamente in dono uno in argento, ultimamente trovato in Transilvania, ch’è la Dacia antica. Esso è d’indubitata antichità ; e la fabbrica di questo essendo compagna e uniforme a quella del mio, ciò me lo ha fatto finalmente conoscere per legittimo e antico. Egli è ben vero, che il mio riguardato attentamente, si conosce che sotto l’argento ha l’anima di metallo, onde esso è una di quelle medaglie, che i Francesi chiamano foderate, e per questo appunto la sua antichità è più sicura, e fuor d’ogni dubbio. Tanto ho voluto scrivervi per giustificare da quanto già tempo vi scrissi sopra di essa, il P. Cornaro, che me l’aveva venduta, e da cui io credeva di essere stato ingannato. Io debbo rendergli giustizia, e ritrattare il già detto. Fu altrui artificio o ignoranza il condannare questa medaglia : ma buon per me, che mai non ne rimasi convinto, e che mai non mi son lasciato indurre a privarmene, nemmeno per l’esibizione che da altri me ne fu fatta, dei dieci ungheri : che tanto appunto io l’aveva pagata. Tale offerta servì anzi a mettermene in diffidenza ; poichè non v’è antiquario, che esibisca dieci ungheri per una medaglia, che a lui sia manifesto esser falsa" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 254, p. 502-503; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 732, p. 226-227). |