| |Grand document=-Lettre du 1 févr. 1727 (de Vienne) : « Il Sig. Vignola mi ha inviata la medaglia d’argento da voi veduta. Appena l’ebbi sotto l’occhio, che immediatamente la riconobbi. La testa è di Stefano Schlic, Cavalier Boemmo, uomo d’amri, e camerier d’onore di Lodovico II, re d’Ungaria, in compagnia del quale è mori nella funesta battaglia di ohaz l’anno 1526, ma la medaglia non gli fu battuta che 6 anni dopo la morte. Ora intenderere da per voi facilmente i due versi che sono nella medaglia, l’uno dalla parte della testa, e l’altro da quella del rovescio, dove son l’arme sue gentilizie : Hunc Pietas Regisque Favor Atque Inclita Virtus Orbarunt Vita Coniuge Et Imperio 1532. Se il padrone di essa, al quale ne scrivo questa sera, sarà contento di cambiar ma medesima con la spiegazione, io farò un buon baratto : quando no, egli avrà l’una e l’altra. Prima di passar ad altro non vo lasciar di dirvi, che presso un gentiluomo di detta casa vidi già qualche anno un’ altra medaglia d’argento, in cui da una parte v’ha la testa del re Lodovico, e dall’altra quella del conte Stefano Schlic, che si scrive anche Schlick e Schlich. Questi signori discendono per via di donne da una di casa Collalto, la quale fu madre di Gasparo Schlic, Gran Ca,celiere dell’imperador Sigismondo, e grande amico di Enea Silvio Piccolomini, il quale gli scrisse varie lettere, e di lui scrive quel bell’opusculo degli amori di Lucrezia e di Eurialo, sotto il qual nome esso Gaspero ha da intendersi mascherato. Ma pazzo ch’io sono, scrivendovi cose rancide e note. Il medaglione di Leon X, di cui ùi avete fatto un generoso regalo, benchè sia di getto, è pero bellissimo, e la sua rarità me lo rende caro, non lo vedendo mentovato nè dal Bonanni, nè dal Molinet, nè dal Begero, che hanno scritto delle medaglie ponitifice : onde ve ne rendo nuovamente grazie. Desidero però ancora di avere una medaglia di terza grandezza del medesimo papa, poichè la vostra è riservata alla classe dei medaglioni ; ne può capire nell’altra » (Zeno 1752, lettre n° 235, p. 466-467). | | |Grand document=Lettre du 1 février 1727 (de Vienne): "Il Sig. Vignola mi ha inviata la medaglia d’argento da voi veduta. Appena l’ebbi sotto l’occhio, che immediatamente la riconobbi. La testa è di Stefano Schlic, Cavalier Boemmo, uomo d’armi, e Camerier d’onore di Lodovico II. Re d’Ungheria, in compagnia del quale e' morì nella funesta battaglia di Mohaz l’anno 1526. ma la medaglia non gli fu battuta che 6. anni dopo la sua morte. Ora intenderete da per voi facilmente i due versi che sono nella medaglia, l’uno dalla parte della testa, e l’altro da quella del rovescio, dove son l’arme sue gentilizie : Hunc Pietas Regisque Favor Atque Inclita Virtus Orbarunt Vita Coniuge Et Imperio 1532. Se il padrone di essa, al quale ne scrivo questa sera, sarà contento di cambiar la medesima con la spiegazione, io farò un buon baratto : quando no, egli avrà l’una e l’altra. Prima di passar ad altro non vo lasciar di dirvi, che presso un Gentiluomo di detta casa vidi già qualche anno un’altra medaglia d’argento, in cui da una parte v’ha la testa del Re Lodovico, e dall’altra quella del Conte Stefano Schlic, che si scrive anche Schlick e Schlich. Questi Signori discendono per via di donne da una di casa Collalto, la quale fu madre di Gasparo Schlic, Gran Cancelliere dell’Imperador Sigismondo, e grande amico di Enea Silvio Piccolomini, il quale gli scrisse varie lettere, e di lui scrive quel bell’opuscolo degli amori di Lucrezia e di Eurialo, sotto il qual nome esso Gaspero ha da intendersi mascherato. Ma pazzo ch’io sono, scrivendovi cose rancide e note! Il medaglione di Leon X. di cui mi avete fatto un generoso regalo, benchè sia di getto, è però bellissimo, e la sua rarità me lo rende caro, non lo vedendo mentovato nè dal Bonanni, nè dal Molinet, nè dal Begero, che hanno scritto delle medaglie Pontificie : onde ve ne rendo nuovamente grazie. Desidero però ancora di avere una medaglia di terza grandezza del medesimo Papa, poichè la vostra è riservata alla classe dei medaglioni, nè può capire nell’altra" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 235, p. 466-467; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 706, p. 166-168). |