| |Grand document=Lettre du 3 septembre 1780 (de Montepulciano): "[...] Ora vado trattenendomi intorno al Museo Bucelliano, che in vista dell'indice già scorso in Firenze, ricresce molto, avendo l'Autor di quel manoscritto trascurata una gran parte de' monumenti che pur vi esistono o se non altro son collocati in altre camere. Per ora mi trattengo nel medagliere, o per meglio dire intorno alla confusa massa delle medaglie, che ho trovate o in stipi, ma fuor di luogo, o entro scatola, ma confusamente collocate, imperiali e consolari, etrusche e latine; senza parlare di uno staio per dir così di medaglie in rame chiuse in un sacco. Finora non vi trovo molto di buono, essendo la più parte logore e con leggenda mal conservata, replicate senza variazione e quasi tutte comuni. Di etrusco vi è poco, comunemente col simbolo della ruota, ciò che conferma una mia congettura appoggiata in altre medaglie pur dell'agro Clusino, che questo ultimo fosse il simbolo di Chiusi, non di Bolsena, come si è creduto comunemente. Tra queste vi è un asse assai bello, e un dupondio maraviglioso. Tra le romane sono considerate una Matidia in argento, una medaglia della famiglia Messinia colla più lunga iscrizione, una detta Terenzia coll'Erma, qualche sesterzio e qualche altra simil cosa, che io credo essere anche nel Regio Museo. Per questa ragione, trovo il Signor Ricciardo piuttosto inclinato a ritenere il medagliere (tolte l'etrusche ch'ella mi raccomandò di procurare) in sua casa a cui pure farà ornamento e servirà di occupazione a' signorini, giacché vede che al Museo Reale saria superfluo. [...]" (Firenze, Archivio di Stato, Pelli 5376; Barocchi - Gaeta Bertelà 1991, p. 46). | | |Grand document=Lettre du 3 septembre 1780 (de Montepulciano): "[...] Ora vado trattenendomi intorno al Museo Bucelliano, che in vista dell'indice già scorso in Firenze, ricresce molto, avendo l'Autor di quel manoscritto trascurata una gran parte de' monumenti che pur vi esistono o se non altro son collocati in altre camere. Per ora mi trattengo nel medagliere, o per meglio dire intorno alla confusa massa delle medaglie, che ho trovate o in stipi, ma fuor di luogo, o entro scatola, ma confusamente collocate, imperiali e consolari, etrusche e latine; senza parlare di uno staio per dir così di medaglie in rame chiuse in un sacco. Finora non vi trovo molto di buono, essendo la più parte logore e con leggenda mal conservata, replicate senza variazione e quasi tutte comuni. Di etrusco vi è poco, comunemente col simbolo della ruota, ciò che conferma una mia congettura appoggiata in altre medaglie pur dell'agro Clusino, che questo ultimo fosse il simbolo di Chiusi, non di Bolsena, come si è creduto comunemente. Tra queste vi è un asse assai bello, e un dupondio maraviglioso. Tra le romane sono considerate una Matidia in argento, una medaglia della famiglia Messinia colla più lunga iscrizione, una detta Terenzia coll'Erma, qualche sesterzio e qualche altra simil cosa, che io credo essere anche nel Regio Museo. Per questa ragione, trovo il Signor Ricciardo piuttosto inclinato a ritenere il medagliere (tolte l'etrusche ch'ella mi raccomandò di procurare) in sua casa a cui pure farà ornamento e servirà di occupazione a' signorini, giacché vede che al Museo Reale saria superfluo. [...]" (Firenze, Archivio di Stato, Pelli 5376; Barocchi - Gaeta Bertelà 1991, p. 46). |