| |Grand document=-Lettre du 23 octobre 1741 (de Napoli): “Stimerei mia ventura il servire V.S. Ill.ma inviandole disegni di medaglie di quel medesimo genere; ma il fatto sta che i nostri pochi dilettanti non ne raccolgono a patto alcune, e si contentano delle Imperiali Romane da Giulio insino a Postumo. Per fare adunque qualche cosa gliene mando tre picciole delle mie. La segnata A è dello stesso gusto, e fabbrica di quella di Populonia, pesa 200 grani, che il Sig.r Can. Mazzocchi ha pubblicato nella sua dottiss.a dissertazione nel 3° tomo dell’Accademia di Cortona, come anche dell’altra Dell’Acerra: e forse questa A appartiene eziandio a Populonia, dove si lavorava il ferro, da cui ella prese il nome; quasi si volesse significare, che in quelle fucine si apprestavano i fulmini a Giove [c. 46v]. La segnata B appartiene a qualche porto di mare, ed è simile ad una pubblicata da V.S. Ill.ma nel suo Museo Etrusco, ma credo che la mia sia più piccola, non pesando che 220 grani. La segnata C è dello stesso peso; e mi sembra siciliana, così per le spighe, che una Dea tiene nella destra, come a cagion dell’aratro che tiene a piedi, simile a quello delle medaglie de’ Centuripini, e sarebbe appunto Ceres Corythensis, quasi galeata, mentovata da Pausania in Arcad. Infine: ma la leggenda ha certe lettere ch’io non intendo, né pajon Greche, coè le prime da destra a sinistra. La testa con la faretra, par maschio e non Diana. Supplico V.S. Ill.ma a darmene il suo venerando giudizio.” (Firenze, Biblioteca Marucelliana, BVII, 10, f° 46r-47bis – online). | | |Grand document=-Lettre du 23 octobre 1741 (de Napoli): “Stimerei mia ventura il servire V.S. Ill.ma inviandole disegni di medaglie di quel medesimo genere; ma il fatto sta che i nostri pochi dilettanti non ne raccolgono a patto alcune, e si contentano delle Imperiali Romane da Giulio insino a Postumo. Per fare adunque qualche cosa gliene mando tre picciole delle mie. La segnata A è dello stesso gusto, e fabbrica di quella di Populonia, pesa 200 grani, che il Sig.r Can. Mazzocchi ha pubblicato nella sua dottiss.a dissertazione nel 3° tomo dell’Accademia di Cortona, come anche dell’altra Dell’Acerra: e forse questa A appartiene eziandio a Populonia, dove si lavorava il ferro, da cui ella prese il nome; quasi si volesse significare, che in quelle fucine si apprestavano i fulmini a Giove [c. 46v]. La segnata B appartiene a qualche porto di mare, ed è simile ad una pubblicata da V.S. Ill.ma nel suo Museo Etrusco, ma credo che la mia sia più piccola, non pesando che 220 grani. La segnata C è dello stesso peso; e mi sembra siciliana, così per le spighe, che una Dea tiene nella destra, come a cagion dell’aratro che tiene a piedi, simile a quello delle medaglie de’ Centuripini, e sarebbe appunto Ceres Corythensis, quasi galeata, mentovata da Pausania in Arcad. Infine: ma la leggenda ha certe lettere ch’io non intendo, né pajon Greche, coè le prime da destra a sinistra. La testa con la faretra, par maschio e non Diana. Supplico V.S. Ill.ma a darmene il suo venerando giudizio.” (Firenze, Biblioteca Marucelliana, BVII, 10, f° 46r-47bis – online). |