A note written in this copy of Ainsworth 1719-1720 reads
'Tho. Birch Martii 16 1754
The greatest part of this Collection of Mr Kemp had been made by Mr John Gaillard, who had been Governor to George the first Lord Carteret, created so 19 Oct 1681 & sold them to his Ld. for an annuity of 200 £. After the death of the Lord which happened 22 Sept 1695, Mr Kemp bought a considerable part of the collection, during the minority of John Lord Carteret, now Earl of Granville.<br>
This Remark was made by Heneage Earl of Winchelsea who saw many of the things in the possession of Mr Gaillard at Angers in France in the
Year 1676, and afterwards much increas’d at Paris in 1683.<br>
Mr Kemp’s Collection was sold by Auction at the Phoenix Tavern in Pall Mall on Thursday the 23rd, 24th, 25th, & 27th of March 1721, in 293 Articles, & the Amount of the Sale was £1090:8s:6d'
+-Paris, BnF, Méd., Rés. 10007 VAT F° :Jean-Jacques Barthélemy, Observations sur les commentaire de M. l’abbé Vénuti sur les médailles de cardinal Albani. XVIIIe s. 4 p. 200 x 150 mm. Relié en tête d’Antiqua numismata maximi moduli aurea, argentea, aerea ex museo Alexandri, S.R.E. card. Albani... par R. Venuti, Rome, 1739, t. I (ex-libris de Mionnet).
+"Io incontrerò con piacere l’onore di servire il P. Can.co Neümann (sic), ma non se mi riuscirà di ricuperare i disegni del nummo di Scodra [e] degli altri Lissani; io ò un pò di sospetto d’averli stracciati come inutili [...]. Potrebb’essere però che li avessi uniti a molte Iscrizioni, e spediti ad un noto antiquario di Rovigo, nel qual caso li riaveremo."; "Jo non faccio, com’Ella sa, studj antiquarj, conoscendo che mi mancano i capitali per farli bene.” [...] “iò sono ben lunge dall’essere antiquario, ancorchè io ami di contribuire alla illustrazione e conservazione delle cose antiche."; "Il Dr. Danieli di Zara à veramente una considerabile collezione di monete antiche, ma non è ordinata se non in quanto appartiene agli Augusti. Vi debbono essere delle rare cose confuse, ed io ò il torto di non averne fatto memoria. Questo amico mio trovasi attualmente in Venezia: e credo che presentandosegli una buona occasione si disfarebbe delle sue anticaglie, che egli ama però con passione, e che gli costanno assai." In a letter of May 30, 1777, in which he expressed his willingness to help Neumann, he confessed that he might have torn up his drawings of a coin of Scodra and of Issaean coins because they were “useless”. He also surmised that he might have sent them to a renowned antiquarian of Rovigo, (probably Count Girolamo Silvestri) in which case they could be salvaged.
+3Bisogna ch’io vi ripreghi d’un favore, di cui mi pare d’avervi scritto e pregato qualche anno fa. Un S.r Neumann di Vienna che diede nel 1779 un bel libro di monete inedite di Re e Popoli antichi, e che in esso libro à non so perchè parlato molto, e bene de’ fatti miei senz’aver meco relazione diretta, à messo in piè di pagina senza nominarmi (tratto di finissima creanza) la promessa ch’io gli ò fatto di procurargli la moneta Greca di Scutari colla leggenda ΣΚΟΔΡΙΝΩN, moneta da me veduta presso il fu ottimo Ab.e Grubbisich, e ch’io credeva di facile ritrovamento verso codeste contrade. Questa moneta è tuttavia inedita.3
+-Lettre du 15 février 1740 (de Pontida): “Desidererei oltre il cenno che mi fece allora, un più espresso sentimento intorno la [c. 649 v.] medaglia prima della tavola seconda colle lettere credute etrusche. La prego pure della di lei intelligenza e spiegazione della leggenda della medaglia prima della tavola quinta. Le suppongo nota quella del Sig. Havercamp ne’ suoi Commentarj al tesoro morelliano delle Famiglie Romane alla pagina 142 colla quale occasione esamina ancora le altrui opinioni. Finalmente la prego motivarmi la di lei opinione circa la spiegazione delle lettere [...] nelle medaglie di [...] non essendo intieramente persuaso dalla spiegazione del Noris, Harduino ed altri che ho veduti. E se ha qualche altra notizia nummaria massime intorno la tribunizia podestà, che possa illustrare o correggere le mie opinioni a lei già note, mi farà sommo favore a comunicarmele. Attenderò poi una piena notizia della di lei opera a stampa sopra li Medaglioni toscani, che mi è stato significato aver’ella fra le mani, e a quest’ora crederei sotto il torchio. Supplirà ella colla di lei dottrina ed erudizione a difetti della mia, ed io avrò piacere d’imparare e correggermi.” (Firenze, Biblioteca Maculleriana, BVII, 18, f° 649r-v – online).
+Bologna, Biblioteca Universitaria, Ms. Aldrovandi 74: Vocabula pertinentia ad militiam, ad vasa, ad ornatum muliebrem, ad instrumenta rustica, ad aedificia, ad domus suppellectilem, ad rem nummariam, i cc. 418ʳ⁻ᵛ (cm 33x24)
+-Lettre du 17 oct. 1772 (de Rome): "Sig(nor)e Pr(inci)pe di Kaunitz Vienna, Roma 17. Ottobre 1772, Altezza, Mi fa grazia singolare V(ostra) A(ltezza) qualunque volta mi onora di qualche suo comando, e più singolare allorché mi procura il piacere di conoscere sogetti di merito quale trovo il P(adr)re Eckel, che si è degnata di raccomandarmi con venerato suo foglio dello 18. [sic] del caduto Agosto. L’ho ricevuto con tutte quelle dimostrazioni, che ho saputo le più atte a fargli concepire il sommo mio rispetto p(er) V(ostra) A(ltezza) et il sommo pregio di ubbidirla. L’ho trattenuto assai e con molto piacere sopra il sogetto delli suoi studj; nei quali l’ho trovato versato a segno, che niente gli debba arrivar nuovo; e gli ho fatte illimitate le offerte dell’opera mia per ogni sua occorrenza. Se si prevalera Egli di queste, come mi ha dato a sperare avrà luogo di convincersi p(er) se stesso della sincerita delle med(esim)e et avrà quello di rendere testimonianza app(ress)o V(ostra) A(ltezza) che non ha chi più di me sia memore delle grazie, che mi ha compartite, e della gratitudine a corrispondere alle medesime. Bacio a V(ostra) A(ltezza) affettuos(ament)e le mani. Di V(ostra) A(ltezza)" (Vienna, Österreichische Staatsarchiv, Gesandtschafts- und Konsulararchive, Rom Vatikan I. Akten, Korrespondenz Albani 205 (folio not numbered); Williams 2022, p. 269).
+Lettre du 6 mai 1580 (de Padoue): "Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore Patrone e Segnore mio Colendissimo sempre, La dolcissima sua lettera de XI del presente datta nella bella Roma e consignatami in Padova, per il Reverendo Nostro Padre Francesco Ripa, suo agente, statami fuori di modo gratissima per vedere e conoscere io il suo bello e generosissimo animo inclinato a concedermi il desiderato da me antico sasso di Sesto Pompegio, acciò che quello maggiormenti abbi a farne ornamento a gli altri miei antiqui sassi al numero di cinquantasei. Il di Sesto Pompegio lo faria porre apresso il sasso di C. Oppio, il quale antiquamente fece la legge Appia a tempo de' Romani per rafrenare il soperbissimo lusso del vestire delle pomposissime matrone romane et anco forse d'altre città d'Italia. Il sasso di C. Oppio ha quatro teste, due di uomo, cioè padre e figliolo, le due di donna, cioè moglieri di esso C. Oppio. La prima per nome Rutillia, la seconda Cassia e quivi da basso vi sonno le littere descritte, come le si vegono nell'istesso antiquo sasso di C. Oppio. Del sasso di Sesto Pompegio cessomi, io ne restarò sempre obligatissimo e deditissimo a Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima e se le due argentee medaglie a lei per me mandategli et il ritratto di Tito Livio, gli sonno state di sodisfazzione, mi è carissimo sommamente. [...]" (Firenze, Archivio di Stato, MP 5107, c. 294; Barocchi - Gaeta Bertelà 1993, p. 164, num. 179).
+Lettre du 20 mars 1598 (de Bologne) : vente à Orsini d’une monnaie avec l’effigie de Cicéron (Vatican, Biblioteca apostolica vaticana, Ms. Lat. 4105, fol. 333-334 [fol. 337-338 : paiement le 14 fév. 1598] ; voir Missere Fontana 1995, p. 200, note 205).
+-Lettre du 16 févr. 1565 (de Rome) : lamentando la scarsità del materiale, aveva inviate il 16 febbraio 1565 « alcune medagliette dell’ordine piccolo delle quali il Calicula con la sorella è rarissimo, et un Augusto gra(nde) » (Modena, ASMo, ASE, Cancelaria Ducale, Ambasciatori, Roma, b. 71, n. 337/1 ; Missere Fontana 1995, p. 225).
+-Lettre du 7 avr. 1565 (de Rome) : Alessandro de Grandi asserisce di avere « havuto commissione da Ms. Agostino Mosti in nome suo che non manchi ogni settimana mandare qualche medaglia » (Modena, ASMo, ASE, Cancelaria Ducale, Ambasciatori, Roma, b. 71, n. 337/2 ; Missere Fontana 1995, p. 225).
+-Lettre du 5 mai 1565 (de Rome) : « une medaglia di Calicola con la corona civica di riverso, la quale ho mandato per esser assai conservata, et non gia perche ne manchi di simile, et di migliori assai ». Nella stessa lettera vediamo che Alfonso acquistava anche a Parma, infatti Gio. Federico Buongioanni, ovvero Bonzagni, della famiglia di medaglisti di quella città, che gli aveva offerto tre medaglie per « 200 ducati di oro in oro », aveva già inviato a tal proposito una lettera all’antiquario ducale Enea Vico, e copia (inviata da Mosti) era giunta anche fino a Grandi (Modena, ASMo, ASE, Cancelaria Ducale, Ambasciatori, Roma, b. 71, n. 337/3 ; Missere Fontana 1995, p. 225).
+-Lettre du 3 avr. 1566 (de Rome) : Grandi inviata quattro « medagliette, una delle quali è rarissima, cioè il Procopio chef u parente di Giuliano Apostata, & creato imperatore in Bithinia non fu mai vedutta in Roma ; et le altre tre hanno ancora esse qualche cosa di buono » (Modena, ASMo, ASE, Cancelaria Ducale, Ambasciatori, Roma, b. 71, n. 337/6 ; Missere Fontana 1995, p. 225).
+-Lettre du 8 mai 1566 (de Rome) : envoi de quatre autres « medagliette » (Modena, ASMo, ASE, Cancelaria Ducale, Ambasciatori, Roma, b. 71, n. 337/7 ; Missere Fontana 1995, p. 225).
+-Lettre du 19 févr. 1567 (de Rome) : envoi de 2 autres médailles (Modena, ASMo, ASE, Cancelaria Ducale, Ambasciatori, Roma, b. 71, n. 337/9 ; Missere Fontana 1995, p. 225).
+-Lettre du 26 mai 1567 (de Rome) : « una medaglia di Giulio Cesare assai buona, et ch’accompagnava quell’ordine suo di piccole, et un altra ancora di Domitiano mediocremente buona » (Modena, ASMo, ASE, Cancelaria Ducale, Ambasciatori, Roma, b. 71, n. 337/10 ; Missere Fontana 1995, p. 225).
+Lettre du 31 mars 1568 (de Rome) : annunciando di avere trovato un nuovo antiquario per il Duca, ovvero Ligorio, il De Grandi annota di avere « fatto vedere le medaglie da persone intelligenti et cavatone quello che si è possuto come V. Ecc.a vederà da una informatione mia data al d° S.r Caval. (il Cavalier Camillo Gualengo ?) », intendendo probabilmente dar notizia di un consulto chiesto in tema di medaglie ad antiquari romani per il Duca, che, morto il Vico l’anno prima, non aveva più un antquario ducale esperto di questi temi (Modena, ASMo, ASE, Cancelaria Ducale, Ambasciatori, Roma, b. 71, n. 337/11 ; Missere Fontana 1995, p. 225-226).
+Lettre du 24 novembre 1736 (de Rome): "Non hò havuto tempo di rispondere alla sua in mia casa, havendo io dovuto applicare ad un Discorso di medaglie, et Antichità, di tre Antiquarij cioè P.re Baldini somasco, Abb.te Valerio, e Francesco Palazzi unitisi da me; Dico adunque in fretta, che ieri ricevei dal Procaccia lo scatolino coll’Intaglio di due teste iugate ed il Cammeo della probabile testa di Alessandro; in quanto al detto Intaglio assolutamente non è ritratto meno del E. Duca Cosimo, del quale havendone io molte medaglie di metallo e di Argento, non assomiglia certamente à quelle, onde certamente può stimarsi Antico moderno. Il Cammeo poi al certo, è bellino, e di bella pietra, tutta colore, che viene aiutato dalla [c. 118v] foglia di rubino posta di sotto comparato questa con alcuna medaglia di oro greca che io tengo di Alessandro Macedone e con altro Cammeo, che io posseggo in una Torchina della Rocca, Legato et incassato in anello d’oro famosamente dal celebre B. Cellini non assimiglia al sicuro à nessuna di queste, e per ciò dalla molta lucidezza della pietra (che dà segnale non essere stata sotto terra), e da tutto il lavoro si può assolutamente giudicare, che esso sia lavoro di quei valenti huomini che descrive Giorgio Vasari nelle vite de Pittori, cioé [...] delle Corniole Matteo del [Nassero] Posto ciò io l’ho fatto consegnare al medesimo Procaccia franco di porto allei diretto” (Firenze, Biblioteca Marucelliana, BVII7, cc. 118r-v – online).
+Lettre du 8 juillet 1740 (de Malte): “Sono stato da questo Monsignor Inquisitore, il quale mi ha mostrato una superbissima raccolta di cammei, e intagli, e la serie degli Imperadori in medaglie d’oro, tutta roba del suo Zio.” (Firenze, Biblioteca Marucelliana, BVII, 7, f° 196r-v – online).
+-Lettre du 22 avril 1741 (de Malte): “In quanto al poter io acquistare medaglie antiche, e quasi impossibile non ci essendo niente di buono, ma in caso [c. 199v] sappia esserci qualche cosa non dubiti, che cercherò d’averla.” (Firenze, Biblioteca Marucelliana, BVII, 7, f° 199r-v – online).
+Lettre du 15 février 1744 (de Rome): “Ricordo alla sua gentile Amicizia il procurarmi co miei danari qualche acquisto non solo di libro o ms. di buon Autore Toscano, ò di medaglie et antichità ma così ancora alcun pezzo o monumento di Cammeo, Intaglio o bronzo Antico per li quali le professerò somma obbligazione e qui pregandola di nuovi suoi comandi per fretta assai mele ricordo vero S. Div.mo” (Firenze, Biblioteca Marucelliana, BVII, 7, f° 150r-151v – online).
+-Lettre du 24 décembre 1703 (de ?) : « Eques cujus mentionem facis est mihi certe notus, sed non in certa sede commoratur, nec ejus consuetudinem colo, illum tamen data’ opera’ conveni et tuo nomine plurimum salutavi. Regum Saxonum nummos describendos curat quos ait se editurum » (Nationale Bibliotheek, Hague, 72 H 21, ff.11–12, at f.11 ; Burnett 2020b, p. 1606).
+'panhemius nobilis et tui cupidissimus meditatur librum suum, de Usu et Praestantia Numismatum hic typis committi in folio, atque duplo auctior, quam hactenus, prodibit ... Nostratum plurimi conquirunt de Numismate praeterita proxime hyeme hic percussa. Ex una parte est Reginae caput ex alia figura equestris sic inscripta SINE CLADE VICTOR subter BONNA HVO ET LIMBVRGO CAPTIS. volunt hanc figuram equestrem esse Ducis Marleburgensis. Est <s>qui</s> unus tibi a servis <s>est</s> qui nummi suscepit tutelam ac defensionem, quamprimum suas lucubrationes propalaverit, tibi eas mittendas curabo; patrio sermone conscripta sunt. Sique tu eas probaveris, Gulielmo Vandenater typographo Ultrajecti transferendas et imprimendas \itemque/ mittam.' (The Hague, Koninklijke Bibliotheek, Ms. 72 H 21, ff.28-9; Burnett 2020b, pp. 840, 955 n. 157)
['The noble Spanheim who is most affectionate to you is considering to have his book De usu et praestantia printed here in folio, and and will bring it out increased to twice the size than present ... Very many of my countrymen are looking for a medal struck here in the recently passed winter. On one side I the head of the Queen and on the other a figure on a horse with this inscription A CONQUEROR WITHOUT SLAUGHTER and below BONN, HUY AND LIMBURG CAPTURED. They want this figure on a horse to be that of the Duke of Marlborough. There is one among your slaves who has undertaken the care and defence of the medal, and who would set forth as soon as possible his thoughts. I will take care to send them to you; they have been written in his native language. If you should approve of them, then I will send them again to be forwarded to William Van de Water the printer at Utrecht and to be printed.' (translation from Burnett 2020b, pp. 840, 955 n. 157)]
+'Je vous a envoyè une petite dissertation par voy d’Essais sur les medailes cela passoit en publique al imprevue, il est calculè pour les critiques ignorants et pour reformer le mauvais gout icy. Si vous en approuvez quelques paroles ou meme l’intention de l’autur, il en sera bein consolè. On esper que cette annè on ne tombera pas dans les fautes y marquès. Mais la Vanitie des Medailists francoises nous port a nous servir de notre bonhur. Mais j’ay opposè tant que je puve, de ne fair point d’Eclat de Medesance. ... Mons<sup>r</sup> Begerus etoit fort valitudinair quand j’etois a Berline, c’etoit la cause que je n’a pas profitè plus de sa docte conversation, \Mons<sup>r</sup>/ vous le pouvez assurer de l’estime que j’ay pout luy et si il ait acquis des Medailles rares depuis ce temps la je serais ravis de les savoir.’' (The Hague, Koninklijke Bibliotheek, Ms. 72 H 21, ff.42-3; Burnett 2020b, p. 837 n. 137)
+'Je suis infinement obligè a Mons<sup>r</sup> Beiger [sic] de son souvenir de moy.' (The Hague, Koninklijke Bibliotheek, Ms. 72 H 21, ff.46-7; Burnett 2020b, p. 837 n. 137)
+-Lettre du 15 octobre 1705 (de ?) : « Le Chevalier ffountain èst arrive en ce pay icy, pour attrapèr des Medailles, pour moy je n’ay a jammais Marchandizè en ce traffique la. J’avois bien de la joy de savoir de vous Monsr que Monsgr della Torre Eveque d’ Adria, Monsigr Bianchini et Sigr ffontanini etoient enbonne santè. Ils sont tous trois des mes amis intimes, après la mort du Cal Noris ces Messrs sont les plus savants en Italie pour l’Antiquitie, et quant al honnettetie ils sont sans pareils, je voudrois que fficaroni eut tant de bonne foy, mais il est amis de Chevalier et illi optimum quod utilissimum est » (Nationale Bibliotheek, Hague, 72 H 21, f° 65–6 ; Burnett 2020b, pp. 1607, 837).
+'Je vous remercie des efforts que vous avez fait pour me procurer la cognoisance de quelques <u>Medailiers</u> en ffrance, et j’en autant sensible, que si vous eussiez reussiè, quant il est a leur egard. Je \les/ trove plus fur le retenuee que ne convient aux gens de letters, mais comme mon but etoit pour leur fair honnure, je n’ay pas pu a lure [sic] demander, mais j’en saurais autan que convient a mon designe. ... J’en’ay pas le vie de fair le detaile de toutes les Cabinets comme je vous ay dit. ... Alors je vous feray voir quelque partie de mon ouvrage.' (The Hague, Koninklijke Bibliotheek, Ms. 72 H 21, ff.83-4; Burnett 2020b, p. 839)
+'Je suis d’avis de commancer a fair imprimer mon voyage Metallique, jusques a present bien d’autres choses m’ont occupè mais incontinant je le commancerais. Je voudrais bien avoir un list de ce qu Mons<sup>r</sup> Bary a Amsterdam àit de plus rare, il y a aussi un auter Gentilhome la qui possede une tres belle collection dont je voudrois fair mention, Mais je n’à pas l’honnure de le connoiter, si cela put èter par votre moyen, ou si \vous/ pouvez au moins me fair tenir un list de ces Medaills plus curieuses, cela me feroit une tres grand plaisir.<br>
puisque je ferais l’ouvrage a mes depens Je prend la libertie de vous consulter touchant la papier et le meliure moyen de l’acheter.<br>
puisq’ il ne pas permis à nous autres a ecrir en ffrance, si vous pouvez me fair tenir un list de ce qu est plus rare dans le Cabinet de Duc du Main, ou en celle du Roy en Grec, cela \mi/ fera un plaisir sensible. Je ne crois pas qu on vous \le/ refusera puisque cela est pour leur honnure, et je vous avoue que Jay perdu une bonne parti de mes notes sur ce deux Cabinets qui m ont donnè assez de la paine quand j’etois en ffrance.' (The Hague, Koninklijke Bibliotheek, Ms. 72 H 21, ff.73-4; Burnett 2020b, p. 837)
+Lettre du 28 juillet 1788 (de Bruxelles) : en allemand (Wien, KHM, MK Archiv V)
+-Lettre du 1 juillet 1726 (d'Aix-en-Provence): "Ce prix est encore bien fort. Mais à présent il ne faut plus regarder les médailles sur le même pied qu'elles étaient il y a 4 ans. les Anglais, les Hollandais et surtout les Allemands y ont mis le feu depuis qu'ils se sont adonnés à ce genre de science" (Besançon, Bibliothèque municipale, Ms. Chifflet 194, f° 147v; Guillemain 2022, p. 78, note 33).
+-Lettre sans date, au revers du dernier feuillet: « D’avig(non) + A Monsieur, Monsieur Chiflet conseiller au Parlement, Franche Comté, A Besançon»: f° 152 : « Monsieur, Ce fut le 27 du mois passé que j’entrepris le voyage que vous souhaitiez que je fisse. La pluie me surprit à trois lieues d’Aix fut cause que je ne pus faire que cinq lieues ce jour-là. Le lendemain, samedi, malgré le mauvais temps qui continuait, j’en fit sept, et j’arrivai à Arles, mouillé comme un canard. Je vis à loisir le cabinet de Madame de Remusa. Ses médailles de bronze n’ont rien d’extraordinaire; et vous avez déjà une suite beaucoup plus belle que la sienne. Son argent quoiqu’il ne se monte qu’à 261. médailles est très beau. L’on y compte près de 100 consulaires, dont la plus grande partie sont de prix. La suite impériale se surpasse. Cinq Jules Cæsar qui se présentent d’abord vous charment. Les plus beau revers d’Auguste y sont; deux Caligula, un Claude, Pertinax, Albin, Pupien, Macrin, Maxime, Hostimien, tous bien conservés. Madame de Remusa consentit à me détacher ses méd. d’argent, de celles de bronze.Mais le prix qu’elle en demande est si haut, qu’il me paraît difficile de rien conclure avec elle. Il ne s’agit que rien moins que de 1000≠. Ce fut inutilement que je lui en offris cent écus. Ses gravures montent à 104. parmi lesquelles il y a dix agates d’un beau relief; six tout aussi larges qu’une pièce de 50. sols. Le reste consiste en des cornalines dont une quinzaine ont de très belles têtes. Quatre de celles-ci sont montées sur l’or. Le moins qu’elle en demande est aussi 1000≠. Elle a encore 22 petites idoles antiques <à ce que je pense> de bronze qui pourraient passer sur le marché si vous achetiez ou les gravures, ou les méd. d’argent. Le cabinet est tapissé de tableaux qui me paraissent beaux, quoique je ne m’entende point en peinture. Le lundi le temps s’étant mis au beau, j’allai aux Martegues, éloignés de 9 lieues d’Arles.Mr Dieulfit était dans une maison de Campagne éloignée d’une lieue; je l’envoyai chercher, mais comme il ne revint que fort tard, je ne pus le voir ce jour-là. Le lendemain matin je vis ses médailles; elles sont d’argent, et montent à une centaine. Les plus belles sont deux Jules, trois M. Antoine, une Antonia, un Germanicus, quelques beaux Trajans, Hadriens, et Sévères. Il veut les vendre toutes à la fois, et dix frans la pièce l’une compensant l’autre. Je perdis mon latin à force de l’exhorter à me séparer ses deux Jules, ses Marc Antoines, Antonia et Germanicus; je lui en offris un Louis d’or; mais inutilement. Aprés avoir dîné, je partis sur les neuf à dix heures: des Martegues à Aix l’on compte sept lieues; je me détournai de deux grandes lieues pour aller à Aigues voir un muletier de ma connaissance, et m’informer de lui comment on pourrait transporter d’Yeres à Avignon, vos orangers. Neuf heures du soir [Verso] étaient sonnées quand j’arrivai à Aix. Ce qui fut cause que je ne pus aller loger au collège. Je renvoyai mon cheval à son maître, et fis chercher un autre pour le lendemain. Arles et le Martegues sont au couchant d’Aix et Riez (?) au levant, de sorte que j’étais forcé de repasser par Aix. Quoique j’en partis sur les trois heures du matin, je n’arrivai à Riés qu’à dix heures du soir. Vous n’en serez pas surpris si vous faites réflexion que je fis ce jour-là onze lieues, mais onze lieues de Provence qui demandaient pour la plupart une heure et demi, ou deux heures à un homme à cheval. Des que la nuit tomba, je pris un guide pour me conduire à travers les montagnes de Riés. Le soir même que j’arrivai, je vis Mr l’avocat Chauvet, et achetai de lui quelques médailles. Le lendemain, jeudi, je remontai à cheval à deux heures après minuit, et mon guide me conduisant jusqu’au jour, j’arrivai ce jour même à Aix. Les méd. de M Cauvet sont en argent 1° caput muliebre R Longium... figura stans imponens aliquid in capram.2° Cap. muliebre Bala R Bigae. 3° cap. virile laureatum. R. Q. Anto. Barb. pr. Quadrigae. 4° cap. virile Sabin. R L. Titi. Bigae. 5° M. Anton. Imp. cap. Antonii nudum. R M chr (?) rpe (?). Templum in quo caput solis. 6°Legio V. 7° Leg. VIIII. 8° Legio XII. Antonii Scilicet. 9 Augustus R Imp. X. Act. 10° Vespasianus R victoria aug. (quinaire) 11° Vespasianus R augur m por. Instrumenta Pontificalia. 12° Domitianus R Imp. VIII.&c. capitus nudus insidens clipeo quadrato. 13° Antoninus Pius R Roma Cos. III fig. sedens. 14° Caracalla R Tr pot &c hercules stans. 15° Nero R Roma mulier sedens. Deux gros médaillon de bronze dont l’un représente Marie première femme de Louis douze, le second Anne de Bretagne la seconde femme de Louis douze qui est au revers. Ces 15 médailles coûtent 20≠.» (Bibliothèque Municipale de Besançon, Collection Chiflet, Ms 111, Documents généalogiques sur des familles nobles originaires de Franche-Comté ou alliées à des maisons de cette province, sur ce manuscrit cf. supra « Inventaires »).
-Lettre du 13 septembre 1728 (d’Aix) : (Aix-en-Provence, Bibliothèque Méjanes, Ms. 1292, n° 3 ; Guillemain 2022, p. 73, note 19).
+-Lettre du 10 novembre 1742 (de Lyon) : « Serait-ce de Mr l’Abbé de Rothelin, de Mr le Marquis de Beauveau, de Mr Pellerin, du R. P. Souciet, de Mr le Président Bouhier, ou de Mrs les Sénateurs Theupolo, que vous auriez appris que j’ai découvert la vraie suite, ou succession chronologique des rois du Bosphore ? Telle est du moins la manière obligeante, dont ces Messieurs s’expriment la plupart sur mon système ; si cependant on peut appeler système ou découverte ce qui saute aux yeux de quiconque, sachant que les rois de Thrace n’ont point et n’eurent jamais d’ère marquée sur leurs monnaies, leur ôtera celles qui leur ont été jusqu’à présent attribuées, et les rangera parmi celles des rois du Bosphore, selon l’ordre chronologique, qu’elles énoncent elles-mêmes. C’est ce que je m’avisai de faire, après avoir vu le catalogue des médailles des rois de Thrace, du Bosphore et du Pont, qui du cabinet de Mr le Maréchal d’Estrées ont ensuite passé dans le trésor royal. Quelle agréable surprise pour moi de trouver dans ces médailles réunies à celles que je connaissais d’ailleurs, une suite assez peu interrompue des rois du Bosphore, depuis l’an de Rome DCCLXXXI jusqu’à celui de MLXXIX. Je devrais peut-être, depuis la XIV de Tibère, jusqu’à la II. De Flave Claude Constantin, pour m’approcher de la conviction, où vous êtes, de la pluralité des Constantins ; conviction que vous devez, me dites-vous, Mr à l’étude sérieuse, que vous venez de faire, et à la confrontation des médailles de ces princes, que tous, à l’exception du P. Hardouin, ont jusqu’à présent confondues, en attribuant à un seul Constantin, ou Constantin le Grand. S’il y a sur les médailles du Bosphore des époques postérieures à cette date, elles me sont inconnues. Peut-être que j’en découvrirai quelques-unes dans le cabinet de S.M.C. ou dans ceux des princes et des curieux d’Allemagne. Mr Liebe s’est obligeamment offert lui-même à faire à ce sujet les diligences nécessaires. La suite de ces rois, telle que je l’avais d’abord formée, vient d’être bien augmentée par les nouvelles médailles que Mr Pellerin a récemment acquises, par celles de Mr Bosanquet, à Londres, dont il a bien voulu m’envoyer les empreintes en colle de poisson. Mrs Theupolo m’ont de même enirchi des dessins parfaitement exécutés de celles qui sont dans leur magnifique cabinet. Vous la perfectionnez encore cette suite, Mr, par les gravures de Milord comte de Pembroke, et par les empreintes en plomb des médailles de cette espèce, que vous avez rapportées de vos voyages littéraires en Italie, et en Angleterre. Je les dois à votre générosité. La République littéraire entrera un jour en part de ma reconnaissance. Nulle de ces nouvelles médailles, que vous me faites connaître, Mr, qui contredise moin système ; nulle au contraire qui ne le soutienne, et même l’affermisse. Vous en jugerez par vous-même. Si je m’égare, vous me remettrez dans le bon chemin. Vous le devez au moins à notre amitié. D’ailleurs ma déférence à vos lumières vous est connue. Je suppose d’après les médailles que le commencement de l’ère du Bosphore répond à l’automne de l’an 2 de Rome CCCLVI avant J.-C. CCCLXXXXVII. C’est aussi le sentiment du P. Hardüin. On ne la trouve, cette ère, ce me semble, constamment marquée sur les monnaies d’or et d’argent, que depuis Rhescuporis, ou l’an de Rome DCCLXXXI. J’omets ici l’énumération d’un grand nombre de médailles des prédécesseurs de ce prince, et de ses successeurs, parce qu’elles n’indiquent point d’ère, ou que si elles en portent une, ce n’est pas celle de la monarchie. L’arrangement de ces médailles demande des discussions qui seraient ici des hors-d’œuvre : je les réserve ailleurs. A cette découverte de la suite des rois du Bosphore, je pourrais en ajouter deux autres, qui ne sont pas, à mon avis, moins intéressantes. Vespasien et Trajan eurent pendant une année et quelques mois pour collègues à l’empire, le premier Titus son fils, le second Hadrien son successeur. C’est-à-dire, que l’un et l’autre mourut étant encore Auguste, Vespasien pendant les premiers mois de sa onzième puissance tribunicienne, et Trajan dans les premiers mois aussi de la vingt-et-unième année de cette même puissance. Je vous en enverrai les preuves démonstratives, si vous le souhaitez : elles le seront en même temps du respect avec lequel je suis. » » (Madrid, Biblioteca Nacional de Espana, MSS/12925, f° 72-73).
-Lettre du 6 mai 1733 (de Marseille) : « Monsieur, Quoique je n’ai pas l’honneur d’être connu de vous, je prends néanmoins la liberté de vous demander une grâce. Votre politesse, l'amour que vous avez pour les belles lettres et pour l’antiquité, dans lesquelles vous excellez, seront des motifs trop pressants pour ne pas me l’accorder. J’ai entrepris l’exécution du vaste projet que feu M. André Morel avait conçu et qu’il nous a développé dans son Specimen rei nummariæ. Pour réussir dans une si grande entreprise, j’ai besoin du secours des savants. Je leur demande des catalogues exacts de leurs cabinets de médailles, des descriptions surtout précises, détaillées de chaque médaille en particulier. Il m’est revenu de plus d’un endroit que vous possédiez un médailler des plus beaux et des plus curieux. Si à votre loisir vous pouviez m’en procurer le catalogue tel que je vous le demande, ce serait une obligation éternelle que je vous aurais ; et en citant sous votre nom vos médailles dans mon ouvrage, je ferais passer les témoignages de ma reconnaissance jusqu’à la postérité la plus reculée. Comme un catalogue d’un cabinet aussi nombreux que le votre est un ouvrage de longue haleine et que vous seriez sans doute bien aise de le recouvrer, j’aurais l’honneur de vous le renvoyer incessamment. Permettez-moi de vous consulter sur un fait qui me surprend. J’ai écrit deux fois à M. Bousquet, marchand libraire de votre ville, pour lui proposer l’impression d’une dissertation latine in4° d’une centaine de pages sur les cistophores. Je lui demandais 25 exemplaires de cette dissertation, et qu’il me renvoyât les gravures que j’ai fait faire. Il ne m’a point répondu. Si , comme je le pense, il ne veut pas se charger de cet ouvrage, il aurait pu m’en instruire pour que je prisse d’autres mesures. Si vous croyez que quelqu’un de vos Libraires voulut prendre sur son compte cette brochure, daignez m’en informer. Que penserez-vous de ma façon d’agir ? Il faut que je compte beaucoup sur vos bontés ; je me flatte de ne pas me tromper. Je suis avec le respect le plus profond, Monsieur, Votre très humble et très obéissant serviteur PANEL, jésuite » (Turrettini 1887, p. 218-219 ; Guillemain 2022, p. 87-88, note 64).
-Lettre du 17 mai 1742 (de Lyon) : sur la rédaction du catalogue du médaillier de Lyon (Paris, BnF, Ms. Fr. 24418, f° 7r ; Guillemain 2022, p. 88, note 66).
"Peut-être préférait-on ne pas l'ouvrir au public tant que l'inventaire n'était pas achevé ? De toute façon, il était trop tard : le prévôt des marchands Perrichon avait doté Lyon de l'un des premiers médailliers municipaux, mais il n'avait pas pu prévoir les revirements de la mode. En ce sens, la constatation du P. Panel est éloquente : il songeait dès 1742 à publier un recueil de monnaies choisies, «pour faire connoître le medaillier de cette ville, et faire cesser les plaintes de nos magistrats, qui pensoient à le vendre, parce qu'il n'étoit pas connu, et que les étrangers ne demandoient pas à le voir» (Guillemain 1992, p. 219)
"Ce n'était pas un classement aride des monnaies romaines qu'il (Panel) préparait, mais un livre à mi-chemin entre la numismatique et l'histoire, qui eût été la synthèse de ses recherches et dont le meilleur devait être sans doute les explications accompagnant chaque pièce" (Guillemain 1992, p. 227, note 31)
+-Lettre du 23 juin 1729 (d’Avignon) : « Il y a longtemps que la réputation que vous vous êtes acquise dans la République numismatique me fait souhaiter passionnément l’honneur d’être en commerce de lettres avec vous. Un médailliste de votre mérite est à rechercher ; on ne peut que beaucoup profiter de vos lumières et je saurai faire tout le cas de celles que vous voudrez bien me communiquer ; dans mes moments de loisir je m’appliquerai à l’étude des médailles et à former un petit cabinet. Peut-être serai-je assez heureux de pouvoir vous procurer les têtes ou les revers qui vous manquent. Par des échanges réciproques, il sera facile de nous assortir. Si vous avez en particulier des médailles d’or dont vous ne seriez pas fâché de vous défaire, je vous prie de m’en envoyer la description et ce que vous demandez en échange. Je puis vous fournir des médailles d’argent, du grand et moyen bronze grec et latin et des médailles des rois et des villes. Je recherche aussi les médailles d’argent pur du Bas-empire, le petit bronze depuis Jules César jusqu’à Gallien. Peut-être en aurez-vous qui n’entrent pas dans vos suites. Quoique les médaillons de bronze du plus Bas-empire depuis Justin et au dessous soient mis dans le rebus par la plupart des /[fol 41 v°] curieux, je serai charmé d’en trouver. Ces sortes de médailles sont assez communes pour la plupart. Dans le mémoire que j’espère que vous daignerez me faire des médailles que vous aurez à échanger, il faudra me spécifier quelles sont les suites que vous formez, ce qui vous manque et ce que vous souhaitez en échange. J'ai l’honneur d’être avec respect » (Nîmes, Bibliothèque municipale, ms. 147, f° 41 ; Guillemain, Les jésuites, à paraître).
+-Lettre du 21 juillet 1729 (d’Avignon) : « C’est avec regret que j’ay laissé partir M. Novy sans lui remettre ma lettre, et même sans avoir eu l’honneur de le voir dans son logis. Il m’avait dit que son séjour en cette ville serait de plusieurs jours, sur quoi j’avais compté d’être à temps de lui rendre une visite jeudi, c’est-à-dire aujourd’hui. J’ai été frustré de mon attente, son départ a été plus prompt qu’il ne le comptait lui-même, comme il m’a fait l’honneur de me le dire. La condition que vous mettez dans l’échange de vos médailles est trop onéreuse. A la place du Gordien Pie, vous demandez un Auguste grand bronze, c’est-à-dire une médaille de 15 à 20 lt., car on en trouve pas au dessous de ce prix à Rome d’où j’ai fait venir la plupart de celles que j’ai. Je vous avais proposé d’ailleurs en échange six médailles ; vous ne m’en avez envoyé que cinq. La Pomponia s’est trouvée à redire /[fol 42 v°] mais quand même vous m’auriez envoyé cette consulaire, et, que les autres seraient à fleur de coin, toutes ensembles elles n’égaleraient jamais un Auguste. Ainsi, comme l’échange que j’avais eu l’honneur de vous proposer ne vous convient pas, et que je ne puis admettre la condition que vous exigez, j’ai pris le parti qui m’a paru le plus sage, c’est de vous les renvoyer. Une autrefois, je serai sans doute plus heureux. La difficulté d’avoir le Justinien d’or m’est un motif assez pressant pour ne pas y penser. Peut-être qu’après vous être donné bien de la peine pour l’acquérir, vous n’en viendrez pas à bout puisque comme vous me le marquez le possesseur ne veut pas s’en défaire. Après tout, les médailles de cet empereur sont plus communes en ce métal qu’en aucun autre. J'ai l’honneur d’être avec respect » (Nîmes, Bibliothèque municipale, ms. 147, f° 42).
+-Lettre du 29 octobre 1731 (de Nîmes) : « La fatigue du voyage m’empêcha de vous écrire vendredi passé. Je n’ai pas voulu renvoyer plus loin les remerciements que je vous dois pour toutes les politesses dont vous m’avez comblé. Elles sont gravées trop profondément dans mon cœur pour que le souvenir puisse en être jamais effacé. Je vis à Arles M. Raybaut quelque tard qu’il fût. Je le pressai de me mener dans son cabinet et de me montrer son recueil d’inscriptions. Elles sont dispersées par-ci par-là dans un corps d’histoire de la ville d’Arles à laquelle il travaille. …M. de Mazaugues n’était pas à Aix lorsque j’y arrivai. Comme il était à sa terre à 9 lieues d’Aix, je n’eus pas le courage de faire ce voyage. Je lui écrivis au sujet des inscriptions et surtout pour celle de Plotine pour laquelle vous m’aviez donné un mémoire. La lecture que j’en ai fait, me la fait regarder comme fausse. Elle n’a sûrement pas le goût antique. /[f° 47 r°] J’ai écris à Lyon, Mâcon, Châlon, Grenoble, Vienne, Dijon et Besancon pour avoir toutes les inscriptions qu’on y connaît ou qu’on trouvera dans les manuscrits des cabinets des curieux. Si vous n’avez personne qui puisse vous rendre le même service à Carcassonne, Narbonne, Béziers, Toulouse, Agde, Perpignan, il faut s’adresser au P. Senaut. Je lui écrirai aussi à ce sujet. En Italie, j’aurai aussi des agents. Petit à petit, nous irons loin. Hâtez-vous de mettre au net vos inscriptions. J’ai rapporté d’Aix le Latium vetus, livre assez nouveau où je trouverai quelque chose en ce genre. M. Lebret n’a pas fait encore imprimer ses nouvelles inscriptions venues du levant. En attendant, je profiterai de la 1ère commodité pour vous envoyer les anciennes. Au reste, on m’a chargé de vous proposer un Numérien grec petit bronze qui a un revers inconnu a Bauduri et à tous les antiquaires. Je crois que c’est le type de l’espérance, à changer contre votre Antonin Pie et votre Septime Sévère latin, petit bronze. Numérien est fort rare en grec. Marquez-moi si l’échange vous convient pour que je puisse rendre compte de ma commission. Mes respects à M. de Caveirac, aux PP. Allec et Folard quand vous les verrez. Je suis avec respect » (Nîmes, Bibliothèque municipale, ms. 147, f° 46-47 ; Guillemain, Les jésuites, à paraître).
-Lettre du 26 novembre 1731 (de ?) : Un de mes amis d’Aix, à qui j’avais donné avis de vos médailles, comptant qu’il s’accommodait du tout avec vous, m’en a envoyé six pour vous les proposer à échanger contre votre Hadrien […] novi, Antonin pie petit bronze, Severe petit bronze et Divo caro parthico. Celle-ci est rare dans Banduri, Vaillant marque la rareté de l’Hadrien et ne dit rien des deux autres. Voyez ce que vous avez à faire. Je m’acquitte de cette commission d’autant plus volontiers qu’elle étoit accompagné /[fol. 41 v°] de cette inscription découverte depuis peu en Savoie : MERCURIO AVGVST / SACRVUM / T TERENTIVS CATVLLVS / VSLM. Avez-vous achevé de mettre au net les vôtres? On m’en a promis depuis peu quelques-unes qu’on a trouvé dans les papiers de feu M. Rigord de Marseille. J’ai écrit de tous côtés. Il y a apparence que nos recherches auront quelques succès. Avez-vous trouvé un correspondant à Narbonne ? Donnez m’en avis, afin que je sache au cas que non du Sieur Fabre à qui vous pouviez vous adresser. Plus je pense à notre projet, plus je le goûte, plus le succès m’en paroit sûr. Je cherche à présent un Grutter à acheter. Vous ferez bien de vous en pourvoir d’un. J’ai l’honneur d’être avec respect » (Nîmes, Bibliothèque municipale, ms. ms. 145, fol. 412).
+-Lettre du 22 décembre 1731 (d’Avignon) : « Quant aux médailles que j’ai eu l’honneur de vous envoyer, comme elles ne m’appartiennent pas et que la personne qui me les a dressées est d’un rang à ne pouvoir lui faire la proposition de les rendre, il ne faut pas penser à cet expédient. S’il avait été praticable, et qu’on eut demandé de ces médailles un prix raisonnable, je les aurais achetées pour le père Senaud à qui je compte en procurer bientôt de belles, en grand bronze, qu’on m’a annoncées. Dans l’incertitude s’il est à Nîmes, je prends la liberté de vous envoyer la lettre que je lui écris et de vous prier de la lui faire tenir » (Nîmes, Bibliothèque municipale, ms. 147, f° 48v ; Guillemain, Les jésuites, à paraître).
+-Lettre du 12 février 1732 (d’Avignon) : « Les médailles dont j’avais eu l’honneur de vous parler ont été vendues depuis longtemps, je veux dire depuis la Noël. Si j’en savais même à acheter d’or, d’argent ou de bronze, pourvu qu’elles fussent et raisonablement conservées et à un juste prix, je les acheterai pour un de mes amis à qui je viens de procurer 167 consulaires d’argent qu’un colporteur avait trouvé dans un village. J’en ai donné 160 lt. Si vous saviez quelque médailler à vendre et que vous ne pensassiez pas à le prendre pour vous, je vous prie de m’en donner avis. Je suis avec un profond respect » (Nîmes, Bibliothèque municipale, ms. 147, fol. 51-52).
+-Lettre du 28 mars 1732 (d’Avignon) : « Je n’ai pas réussi pour les médailles. On les trouve trop chères. Celles de bronze ne sont bonnes que pour le fondeur et on ne s’est pas soucié de celles d’argent. Un minime de Marseille me vint voir hier. Il fait une suite en argent, et il offrit 10 lt de celles qui sont de ce métal. Une autre fois, je serai plus heureux, du moins je l’espère. C’était votre bronze dont je vous avais demandé si vous vouliez vous défaire. Quand même vous seriez dans ce dessein, je vous conseillerai de garder ce que vous avez de plus beau, de mieux conservé dans le grand. C’est la suite qui fait plus de plaisir. Dans les premières années vous vous contenterez /[fol 50 v°] d’en amasser pour vous tout ce que vous trouverez digne de figurer un jour et lorsque vous y penserez le moins, vous aurez un grand bronze choisi et curieux. Vous n’avez personne qui marche sur vos brisées à Nimes. Vous ne pouvez manquer d’aller bien loin » (Nîmes, Bibliothèque municipale, ms. 147, fol. 50).
+-Lettre du 23 octobre 1732 (d’Avignon) : » Me voici sur mon départ d’Avignon, prêt d’entrer dans une nouvelle carrière. Mes études de théologie sont finies et désormais je ne m’occuperai plus qu’à mon ouvrage sur les médailles. Je vais demeurer à Marseille avec les pensionnaires. Cette ville me fournira la facilité d’entretenir par la voie de mer avec les savants des pays étrangers. …À mon tour, vous recevrez tout ce que je découvrirai et je découvrirai beaucoup j’en suis sûr. Si vous avez acquis quelque belle médaille d’or, d’argent, de bronze. Vous me ferez plaisir de m’en apprendre le détail. Je suis avec respect » (Nîmes, Bibliothèque municipale, ms. 147, fol. 52-53).
+-Lettre du 10 avril 1737 (de Lyon) : « Me voici occupé au cabinet des médailles de la ville [fol 55 v°] de Lyon. J’ai commencé à m’y faire connaître par le petit imprimé dont je vous envoie des copies. Bientôt j’en ferai quelques autres. Dites-moi, je vous prie, ce qu’est devenu le médailler de M. de Nîmes, où il est, si on n’en a distrait aucune médaille. Votre médailler a dû bien se perfectionner dans vos voyages. À quelles suites vous attachez vous en particulier ? Si vous avez encore un Antonin Pie, petit bronze, que je vous ai vu autrefois, je vous offre en échange un Pupien ou un Balbin grand bronze ou un Macrin petit bronze grec. Nous en avons un semblable au vôtre, à ce que je pense mais mal conservé. Il a un aigle au revers TR.POT….. /[fol 56 r°] Dès que je saurais où adresser mes lettres à M. Maffei, j’aurai l’honneur de lui écrire. Il me tarde que son corps d’inscription paraisse. Quand vous me ferez l’honneur de m’écrire par la poste, mettez vos lettres sous le pli de M. Perrichon conseiller d’Etat ordinaire commandant et prévôt des marchands à Lyon. Je suis avec respect » (Nîmes, Bibliothèque municipale, ms. 147, fol. 55-56).
+-Lettre du 4 mars 1734 (d’Ornex) : Panel reçoit la Verona Illustrata de Maffei à Ornex ; il s’est fait communiquer discrètement les œuvres de Jean Hardouin (Avignon, Bibliothèque municipale, Ms. 2374, f° 205; Guillemain 1993, p. 111, note 3).
+-Lettre du 29 mars 1734 (d’Ornex) : Panel reçoit la Verona Illustrata de Maffei à Ornex ; il s’est fait communiquer discrètement les œuvres de Jean Hardouin (Avignon, Bibliothèque municipale, Ms. 2374, f° 207 ; Guillemain 1993, p. 111, note 3).
+-Lettre du 15 décembre 1760 (de Madrid) :« Quelle joie pour moi, que celle de recevoir de vos nouvelles ! Votre lettre a produit dans moi des sentiments d’allégresse, qui depuis longtemps sont brouillés avec moi, et qui m’ont remis dans ma situation naturelle. Si cette situation pouvait durer ! La misanthropie reprendra bientôt le dessus. L’exercice, que vous me conseillez, que je pratique, mais peu fréquemment, me deviendra plus familier. Je charme mon humeur sauvage avec les médailles. Actuellement je mets au net la description de celles d’Egypte : j’achève celles d’Hadrien. Je me suis mis à cette description, pour faire d’une pierre deux coups, donner à celles-ci leur explication, en même temps que je travaillerai à celle des médaillons d’argent, que nous avons de M. l’abbé de Rothelin : médaillons presque tous de potin, et dont une bonne partie a déjà son explication finie. Le roi fera les frais de la gravure de ces médaillons (ils sont déjà tous parfaitement dessinés), et de leur explication. Voilà le motif qui m’engage à y travailler, lorsque je suis en état de le faire. Ici les auteurs sont obligés d’imprimer leurs ouvrages à leurs frais. Les libraires ne font que vendre, et n’impriment point pour leur compte. Procurez-moi, je vous prie, la description exacte de vos méd(ailles) d’Egypte de Vitellius ; de la 23, 24, 25 année, si vous en avez (y en a-t-il à Paris, de votre connaissance ?) et d’Aelius C aesar. Avez-vous fait le catalogue de toutes vos médailles des Augustes, frappées en Egypte ? Vous devez en avoir une suite bien nombreuse. Mon compagnon copie l’index des dix tomes in 8° des Méd(ailles) de villes géographiquement rangées. A chaque médaille, dont je donne une description exacte, j’ai laissé une page et son revers pour son explication. Plus de 800 explications sont faites. Nous nous sommes rencontrés dans l’arrangement : le vôtre est cependant le meilleur, puisque vous rangez les méd(ailles) des îles après celles de terre ferme. J’ai mis les îles d’Europe, après celles de la terre ferme en Europe. La semaine prochaine je vous enverrai mon index. Parmi les méd(ailles) d’Espagne j’ai mis les villes, dont nous avons les monnaies de rois goths ; j’en ai usé de même pour les méd(ailles) de nos rois de la première race. Depuis bien des années je ne vois presque plus de méd(ailles) d’Espagne : il s’est élevée une foule d’amateurs aveugles, qui les recherchent, ne savent pas même les lire, et ne veulent les montrer à personne. J’oubliais de vous dire, que dans ma (cette) collection géographique de médailles, j’y fais entrer celle des Augustes. Quel dommage pour la république littéraire que les 1500 méd(ailles) que vous avez fait dessiner, ne soient pas gravées ! Mrs Corrari et Arigoni pour la vente des seules estampes de leurs médailles, ont retiré les frais de la gravure. Voilà une planche dont la gravure m’a coûté 22 ( ?). J’en ai plus de 15 semblables, de même prix. Elles ont été gravées en France, mais secrètement, dans la crainte que les graveurs de Paris n’excitassent le mien à chanter plus haut. Si vous voulez vous en servir, pour le dépayser, il faudra que tout se fasse en mon nom. Je vous donnerais là-dessus des instructions nécessaires. J’ai bonne envie de vous gronder : vous le méritez. Pourquoi tenir cachées les notes que vous avez faites sur vos médailles ? A ces notes donner le titre de Testament ( ?) ou de Horae subcisivae ; dites dans une courte préface, que vous les aviez jetées sur le papier pour votre usage, sans penser à les rendre publiques ; en voilà plus qu’il ne faut pour vous mettre à couvert de la critique, que vous craignez si mal à propos. En tout cas, faites-moi copier ces notes ; envoyez-les moi ; je serai alors celui qui courra avec plaisir le risque auquel vous ne voulez pas vous exposer. On rejettera sur l’éditeur la censure, et non sur l’auteur. Je vous remercie d’avance des planches gravées des méd(ailles) de rois, que vous m’annoncez. Il vous sera facile de me les faire sûrement parvenir par M. l’abbé de la Ville. Il ne tiendra pas à moi que je n’augmente vos méd(ailles) d’Espagne. Le comte de Saceda m’a prié de lui faire acheter toutes les méd(ailles) d’argent d’Albin, de Pupien, ou de Balbin qui pourraient se trouver. C’est un curieux qui s’élève, et qui est en état de faire de la dépense, si son goût augmente ; et il augmentera à proportion des acquisitions qu’il fera, et qu’ici on n’a pas occasion de faire. N’oubliez pas, je vous prie, de me dire à quoi montent les frais des dessins de vos méd(ailles) que vous avez eu la bonté d’avancer. C’est un il le faut, autrement je n’oserai plus vous demander pareilles grâces. Je suis avec les sentiments les plus tendres d’attachement et de respect, Monsieur, votre très humble et très obéissant serviteur. Panel, de la Comp. de Jésus. Madrid, 16 Déc. 1760 » (Paris, BnF, Fonds français, n. acq. 1074, f° 109-110).
-Lettre du 23 février 1761 (de Madrid) : « Monsieur, C’est l’amitié, qui vous suggère les avis que vous me donnez sur le soin de ma santé. Jugez par vous-même des tendres sentiments de ma reconnaissance : je voudrais pouvoir les faire connaître. Les planches de vos méd(ailles) de rois me viennent d’être rendues. Que de richesses ! Et vous ne vous faites pas scrupule de ne pas les donner au public avec les notes que vous y avez faites ? Ce larcin ne peut être pardonné. Votre modestie vous en impose : faites en usage ailleurs : ici elle est illusion. Le roi Mostis m’est inconnu, je ne trouve nulle part le roi NIKA de la 3e planche, et je ne sais pas lire la méd(aille) suivante. Dans la 5e planche les méd(ailles) que vous attribuez à Ptolémée philadelphe, et qui ont le Pégase, la foudre, et une proue, ne seraient-elles pas plutôt de Ptolémée roi de Syrie, dont Pline parle ? Nous avons ici, dans le cabinet de l’Infant D. Luis les deux dernières ; leur fabrique est syrienne. Il est vrai que l’air du visage est celui de Ptolémée philadelphe. Dans la planche VI la méd(aille) que vous attribuez à Ptolémée IX est, à mon avis, d’Alexandre le Grand, ainsi que celle que Vaillant attribue au même Ptolémée. Leur fabrique n’est rien moins qu’égyptienne : or j’en ai vu de semblables que M. Cary avait reçues de Sidon ; dans la pl. XVI j’ai été surpris d’y voir donner le surnom de junior à ( ?). Dès qu’il fut fait Auguste on lui donna sur quelques-unes de ses méd(ailles) un air un peu moins jeune, quelquefois même une barbe naissante, comme on le remarque sur la méd(aille) de Géta, de Fl. Cl. Julien. Dans la pl. XIX, vous donnez à la méd(aille) d’Amyntas au roi de la Cibyratide. Mais la fabrique, qui en est belle, et de goût, ne s’y oppose-t-elle pas ? J’oubliais la méd(aille) de la jeune Cléopâtre, de la planche 6 est pour moi une énigme. Ce qui m’y embarrasse est le C avant C. Enfin, pl. 21, le roi ne serait pas le roi de Numidie, que Justin appelle Gala ? De les copistes ont pu facilement lire ou écrire , Gala. Voilà quelques remarques ridicules que j’ai faites à la première vue de vos planches. Vous en rirez avec raison ; qu’importe, si elles vous prouvent ma reconnaissance. J’avais fait un écrit sur les méd(ailles) de Vaballathus, que je dis être fils d’Athénodore, et mari de Zénobie. Il faut que pendant que les vertiges me travaillaient, il se soit égaré avec tant d’autres de cette espèce. Je l’ai cherché pour vous l’envoyer, sans le trouver. S’il paraît, vous le recevrez. Le graveur, qui m’a gravé quelques planches de méd(ailles) est mort ; celui qui me les dessine est un jeune Espagnol, établi à Madrid. Je vais écrire à Lyon et à La Haye pour trouver un graveur de goût, et qui ne soit pas cher. J’en ferai aussi chercher un à Nuremberg, Hambourg et Dantzig par un de mes amis qui est ici. Les 10 vol. du recueil géographique de méd(ailles) sont minces, in 4to ; chaque ville a deux pages, ou un feuillet. J’y ai mis les méd(ailles) des Augustes, la plupart des gauloises, et quelques-unes des monnaies de nos rois de la première race. Vous le connaîtrez aisément par le catalogue que je vous envoie. L’idée de ce recueil me vint à l’occasion d’un très grand nombre d’explications, ou plutôt de parerga, que j’avais faites sur plusieurs villes et rivières, et qui se sont perdus. A mesure que j’en retrouve quelques-uns, je les copie dans mon recueil. A mesure que je travaille à ces parerga, je découvre que j’ai quelquefois attribué à une ville des méd(ailles) qui ne lui appartiennent pas. Depuis le commencement de cette année, je n’y ai pas donné un coup de plume, ou parce que j’étais malade, ou que la cour m’a occupée. Dans le mémoire, que vous m’envoyez des méd(ailles) de villes d’Espagne, il y en a plusieurs que je ne connais pas. Je ne sais où vous les aurez découvertes. On n’en apporte plus ici de l’Andalousie et de l’Estrémadure. On les y recherche sans savoir les lire, et on les tient fermées, sans qu’on les laisse voir à personne. Je garde votre mémoire, pour en faire usage. Le comte de Saceda n’a pu encore acquérir 30 méd(ailles) d’Espagne ; il n’est par conséquent pas en état de faire des échanges. Vous devriez m’envoyer tout ce que vous avez de méd(ailles) grecques, égyptiennes et de colonies, y joindre vos deux Balbins et vos deux Pupiens d’argent, et y mettre un prix. Je vous les négocierai. M. l’abbé de Rothelin en usait ainsi, et il faisait bien. Par la il se débarassait des doubles, qui le mettaient à même de s’en procurer d’autres plus facilement. L’année prochaine, si vous le permettiez, je pourrais vous envoyer mon recueil des méd(ailles) des Augustes, frappées en Egypte, pour l’enrichir de la description des vôtres, que je n’aurai pas connues, et citer de votre cabinet celles que je cite d’ailleurs. Peut-être demanderai-je la même grâce à M. l’abbé Barthélemy. Vous êtes surpris de ce que je ne fais rien imprimer. Ici ce ne sont pas les libraires mais les auteurs qui font les frais de l’impression. Je suis avec les sentiments les plus respectueux et les plus tendres, Monsieur, votre très humble et très obéissant serviteur. Panel, de la Compagnie de Jésus. Madrid. 23 févr. 1761. Nouveaux remerciements des descriptions de vos méd(ailles) égyptiennes, de Vitellius, et du dessin de celle de petit bronze. C’est Canope qu’elle représente. Cette divinité est diversement coiffée sur les méd(ailles) de ce pays-là. Sur quelques-unes le vase est chargé de hiéroglyphes, sur d’autres il lui sort du menton un long poil, ou brin de barbe, tel que je lai vu sur des figures chinoises en estampes. Qui peut mieux savoir que vous, qui ne pouvez ne pas avoir quelques milliers de méd(ailles) égyptiennes des Augustes ? Pourriez-vous me donner la description de vos méd(ailles) où le titre de SEMNOS est donné à quelques Augustes, de même que sur leurs méd(ailles) grecques ? Gordien l’Africain le Père l’a sur toutes les siennes ; Domitien sur une de Smyrne ; Septime Sévère . Est-il vrai qu’à Paris on a vu un Carausius d’argent, au revers de OVIVNA AVG. son épouse ?» (Paris, BnF, Fonds français, n. acq. 1074, f° 111-112).
Lettre du 15 mars 1582 (de Rome): "Serenissima Gran Duchessa, Mando a Vostra Altezza Serenissima per il presente procaccio dentro ad una scatola rossa dipinta alcune figurine di metallo per il suo studio, parte antiche e parte moderne, ma di buon mastro, con alcune medaglie. La supplico umilmente che per farmi singular favore si degni di accettarle in segno della molta riverenza e divozione ch'io porto continuamente al suo felicissimo nome et all'infinita bontà e benignità che regna in lei e se bene le presenti cose non saranno degne di comparirle davanti, supplirà in quel cambio la mia buona volontà con il molto desiderio che ho di servirla e si come da me le sono mandate con ogni suplichevole affetto, così spero che saranno ricevute da lei di buona voglia promettendole alla giornata d'averle a mandar qualcosa di buono per detto studio, quale tengo molto a cuore. Le bacio con ogni riverenza la veste e la supplico a tenermi per vero e devoto servitore. Di Vostra Altezza Serenissima umile e devotissimo servitore Alfonso Del Testa. Di Roma li 15 di marzo 1582" (Firenze, Archivio di Stato, MP 5928, c. 371; Barocchi - Gaeta Bertelà 1993, p. 225, n° 245).
+Lettre du 31 mars 1582 (de Rome): "Serenissimo e Potentissimo Gran Duca, mando dentro a una scatola a l'Altezza Vostra Serenissima per il presente procaccio la medaglia del suo tempo del Magnifico Giuliano de Medici, padre di papa Clemente VII, e di più una corniola dove è sculpito il Petrarca che da questi antiquarii e giudiziosi è stato tenuto essere il vero retratto. Inoltre con questa occasione e per non mandar solo dette cosette, sarà dentro a detta scatola una lucerna di metallo antica, molto bella, alcuni idoli egiptii con parecchie mascarine con altri diversi capricci antichi da poter comparire. Supplico umilmente l'Altezza Vostra Serenissima a degnarsi d'accettarli per farmi singular grazia e favore, assicurandola che non cedo ad alcun altro suo servitore di buona voluntà di servirla. E pregando la Maestà del nostro Signor Iddio per il suo felicissimo stato e prosperità della sua persona e delli suoi serenissimi figli, le faccio la debita riverenza come devotissimo e sviscerato servo e buon vassallo. Di Vostra Altezza Serenissima devotissimo e obbligatissimo servitore Alfonso Del Testa. Di Roma l'ultimo di marzo 1582" (Firenze, Archivio di Stato, MP 754, c. 602; Barocchi - Gaeta Bertelà 1993, p. 225-226, note).
+Lettre du 19 janvier 1584 (de Rome): "Serenissimo Gran Duca, Sono molti giorni ch'io non ho mandato anticaglie di questi paesi a Vostra Altezza Serenissima, atteso che sono stato impedito da un poca d'infirmità, ch'io ho avuto et ora che Iddio grazia mi son riavuto, non ho voluto mancare di mandargliene, come ancora spero di poter supplire molto maggiormente per l'avvenire a quel che io avesse mancato. Sarà adunque con questa una scatoletta rossa, dentro alla quale vi son diverse medaglie greche e molte altre cosette antiche, che le mando a donare a Vostra Altezza Serenissima, in segno di riverenza. Se vi sarà adunque cosa che sia degna di Lei, mi sarà stato di sommo contento d'avergliene mandato, se non, la supplico a perdonare a questa mia buona voluntà, la quale è tanto pronta nel servizio del mio Serenissimo Padrone, quant'ogni altra d'ogni suo più devoto e affezionato servitore. Sperando che verrà pure quel benedetto giorno ch' io la vedrò coronata re della Toscana, di che prego di continuo la divina Maestà a darmi questa allegrezza, che gli predico certissimo che ha da essere. Guardi Nostro Signore Iddio la sua Serenissima persona con tutti li suoi et a me dia grazia di poterla servire et umilmente le bacio la veste. Di Vostra Altezza Serenissima, umil e devotissimo servitore Alfonso Del Testa Di Roma lì XIX di gennaio 1584" (Firenze, Archivio di Stato, MP 765, c 146; Barocchi - Gaeta Bertelà 1993, p. 250, n° 277).
+Lettre du 15 février 1585 (de Rome): "Serenissimo Signor Gran Duca, Messer Ercole Basso, che si trova qui a comprar diverse antiquità, mostrandogli io alcune medaglie, mi ha detto discorrendo seco, che queste due che io le ho mostro particolarmente sarebbono state buone per Vostra Altezza Serenissima, perché sono rare e che lei non le ha, ond'io che non desidero altra cosa al mondo che de servire al mio Serenissimo Padrone, non ho voluto mancare di mandargline, come fo con questa, in segno della molta riverenza e devozione, che porto di continuo a Vostra Altezza Serenissima, alla quale prego di continuo perpetua festa. Se io fusse giudicato degno di poter servire a Vostra Altezza Serenissima per Camarlingo del Magistrato de' Paschi in Siena, mi sarebbe singolarissimo favore che la si servisse di me, in detto luogo, per il quale bisognando le darei cauzioni e sicurtà che fussero opportuni. E supplicandola a perdonarmi se io le fussi in ciò troppo audace, umilmente con ogni riverenza le baccio la veste. Di Vostra Altezza Serenissima umilissimo e devotissimo servitore Alfonso Del Testa. Di Roma li XV di febbraio 1585" (Firenze, Archivio di Stato, MP 771, c. 436; Barocchi - Gaeta Bertelà 1993, p. 265-266, n° 296).
+Lettre du 6 décembre 1585 (de Rome): "[...] Son stato a far riverenza all'Illustrissimo Signor Cardinale Cesi e in nome di Vostra Altezza le ho fatto riverenza e questo Signore è tanto divoto servitore di Vostra Altezza Serenissima, che non si può desiderar più e mi ha domandato s'io ero stato in Galleria a vedere quelle belle statue et antichità, io gli dissi che si, e che avevo visto le statue che Sua Signoria Illustrissima gli avea donate, quali erano tenute da lei molto care, perché erano collocate in detto luogo molto onoratamente. Mi soggiunse: e perché Sua Altezza non manda per queste altre che sono incassate molto fa' e non hanno se non d'andar via? E mi ha commesso che io di ciò ne le dia qualche motto. Io gli soggiunsi che simile antichità sono molto accette a Sua Altezza, massimamente venendo dalla cortesissima mano dell'Illustrissimo Signor Cardinale Cesi, tanto grato et amorevole servitore dell'Altezza Vostra Serenissima e perch'io so che la buona memoria del Signore Abate Cesi aveva uno studio di medaglie e qualche medaglione molto raro, dissi di più a detto Signore, che in particolare le medaglie e medaglioni erano e sono molto accette e care all'Altezza Vostra Serenissima e gli ho accennato simil fatto, a ciò alla giornata ne mandi qualcuna a l'Altezza Vostra Serenissima e perché io vi sono spesso, sarò buon procuratore, sendogli io molto famigliar servitore per fargliene mandar qualcuna .. Di Vostra Altezza Serenissima devotissimo et obbligatissimo servitore Alfonso Del Testa. Di Roma li 6 dicembre 1585" (Firenze, Archivio di Stato, MP 778, cc. 526, 526 bis; Barocchi - Gaeta Bertelà 1993, p. 277, n° 309).
+Lettre du 13 décembre 1585 (de Rome): "Serenissimo Gran Duca, Padrone e Signore mio perpetuo, mando con questo procaccio a Vostra Altezza Serenissima drento a uno scatolino alcune medaglie greche, capricciose e belle et anco uno Cupidino con le ali, antico, di bonissimo maestro, tutto in segno di riverenza e continua devozione, ch'io le porto e portarò sempre mentre che averò vita. [...]" (Firenze, Archivio di Stato, MP 778, c. 448; Barocchi - Gaeta Bertelà 1993, p. 277-278, note).
+Lettre du 28 octobre 1586 (de Sienne): "Serenissimo Gran Duca unico mio Signore, Ho consignato questa mattina al procaccio uno scatolino drento al quale vi ho messo 24 medagliette greche et un Adriano latino raro per rivercio restitutori frigi e riceva il mio buon animo e si degni tenermi nella sua buona grazia, che altro non desidero in questo mondo, sotto la cui protezione desidero vivere e morire. E se non era ch'el procaccio è passato di qui tanto a buon ora gli averei dato anche alcune figurine antiche di rnetallo, quali non mancherò di inviarle a l'Altezza Vostra Serenissima e umilmente facciole riverenza. Le prego perpetua felicità. Di Vostra Altezza Serenissima umilissimo e obbligatissimo servitore Alfonso Del Testa Di Siena li 28 di ottobre 1586" (Firenze, Archivio di Stato, MP 783, c. 825; Barocchi - Gaeta Bertelà 1993, p. 292, n° 324).
+Lettre du 28 décembre 1586 (de Rome): "Serenissimo Gran Duca, Signor mio e Padrone perpetuo, ho consignato questo giorno al procaccio una scatola bianca a dove ho messo una bella figura di metallo antica, molti dicano che sia Alessandro Severo imperatore, altri che sia il Tempo, perché ha le ali. Di più sarà dato a Vostra Altezza Serenissima in mio nome, un medaglione greco, di buon maestro, il tutto in segno della continua devozione ch'io porto e portarò sempre mentre che avrò vita all'Altezza Vostra Serenissima [...]" (Firenze, Archivio di Stato, MP 778, c. 553; Barocchi - Gaeta Bertelà 1993, p. 292, note).
+Lettre du 8 janvier 1587 (de Rome): "[...] Ho dato al procaccio uno scatolino a dove ho messo tre figurine piccole, antiche, due di metallo et una più piccola di tutte d'argento molto capricciose e come io abbi riavuto il medaglione e la figurina che era in mano di Domenico de' Camei bona memoria, gnene mandarò e si aspetta qui Ercole Basso, che senza di lui non se può far nulla, perché a lui è restato il carico delle medaglie e per quanto io ho visto, se bene ve ne è qualcuna rara, non di meno non vi son troppe, ma tra le altre che io ho visto, vi è un Nerone col congirario molto bello e stupendo [...]" (Firenze, Archivio di Stato, MP 785, c. 196; Barocchi - Gaeta Bertelà 1993, p. 292-293, n° 325).
+Lettre du 16 janvier 1587 (de Rome): "Serenissimo Granduca mio Signore perpetuo, ho riavuto la figurina e il medaglione greco, che era in mano di Domenico de' Camei, bona memoria, et ho fatto tanto con li suoi che me l'hanno rese, però con il presente procaccio mando a Vostra Altezza Serenissima dentro a una scatola la figurina, quale è una Pallade e come il medaglione sia accomodato, che credo che sarà della settimana seguente, manderò quello ancora in mano sua [...]" (Firenze, Archivio di Stato, MP 785, c. 198; Barocchi - Gaeta Bertelà 1993, p. 293, note).
+Lettre du 23 janvier 1587 (de Rome): "Serenissimo Gran Duca Padrone mio proprio, Per il procaccio presente mando all'Altezza Vostra Serenissima drento a uno scatolino il medaglione greco di Commodo giovine per riverso una statua equestre et il prigione sotto, medaglione molto raro e non più visto et è quello stesso che altre volte io le dissi d'aver lasciato insieme con la figurina di metallo antica inviatali ultimamente qui nelle mani di Domenico Camei. Accetti il mio buon animo e sia sicura che di affezione e di riverenza io non cedo ad alcun altro suo servitore e desidero che si degni tenermi in sua buona grazia et umilmente le bacio la veste, pregando il Signor Iddio per la sua felicità e di tutti li suoi. Di Vostra Altezza Serenissima devotissimo et umilissimo servo Alfonso Del Testa. Di Roma li 23 di gennaio 1587" (Firenze, Archivio di Stato, MP 785, c. 56; cfr. Lanzi 1775, c. 208v; Barocchi - Gaeta Bertelà 1993, p. 294, n° 326).
+Lettre du 19 février 1587 (de Rome): "[...] Le mando di più una scatola bianca in forma rotonda drento alla quale ne ho messo quattro scatolini: in uno vi è un medaglione greco con un riverso molto raro e capriccioso et anco mezza dozzina di medaglie rare e di buon mastro tra greche e latine, che non sono nette [...]" (Firenze, Archivio di Stato, MP 785, c. 284; Barocchi - Gaeta Bertelà 1993, p. 294, note).
+Lettre du 27 mars 1587 (de Rome): "Serenissimo Gran Duca, una donna romana vorrebbe vendere alcune antichità, che son in questa scatola bianca, tonda, a Vostra Altezza Serenissima e mi ha pregato il mandargnene in propria mano a lei perché ha da mandar fuori di Roma un suo nepote per alcuni suoi affari e ha di bisogno di danari; gliele vuol dare per buonissimo mercato, cioè il tutto per cento scudi di moneta a X giulii l'uno. Io le ho fatte vedere e sono state giudicate molto rare e molto belle e solo il cameo per essere così raro pezzo è stato stimato cento ducati et il medaglione, cinquanta, e lei si contenta darli via tutte insieme e le mette il cameo quaranta e le medaglie sessanta per dieci scudi l'una, che sono in numero di sei con il medaglione. Io le mando a Vostra Altezza Serenissima che caso che le vogli si degni di dar presta spedizione, perché questa gentil donna ha particolarmente bisogno di questo. Sennò si degni di ordinare che, non le volendo, di farle inviare per il primo procaccio o la scatola o li danari, che così son stato pregato. A lei unito a lungo per altra mia a Vostra Altezza Serenissima, alla quale umilmente fo riverenza, pregandogli felicità. Umilissimo e devotissimo servitore .. .....................................Alfonso Del Testa. Di Roma li 27 di marzo 1587" (Firenze, Archivio di Stato, MP 786, c. 91; Barocchi - Gaeta Bertelà 1993, p. 300, note).
+'By his will [Winchilsea] he left me his Imperial Medals, and his Sark Antiquities; – what he wrote upon them is in the possession of Mr Creyk; – whether he will publish them or not I do not know; – he has the disposal of everything; – he has promised me the refusal of the Athenian Medals, and some of the Books.' (Nichols 1817-1858, vol. 2, pp. 784-5; Burnett 2020b, pp. 1007-8)
+'...my casting of Medales ... a complete series of Grecian, Roman & British Coins done in this manner 30 or fourty on a Table would ornament a Closet extreamly well with Basrelief' (Brown 1984, p. 220; Burnett 2024, p. 27)
+-Lettre du 8 septembre 1620 (de Vic) : « Je suis infiniment satisfait d’entendre que vous prenez plaisir aux médailles Gothiques et tâcherai de vous en envoyer celles que j’estimerai les plus belles de mon cabinet. Pour mon inclination, ayant une native proclivité à la peinture, je vois volontiers les impériales, pour ce qu’outre le témoignage de la vérité de l’histoire qu’on en peut tirer, aussi il y a de quoi contenter l’esprit en contemplant l’excellence de la sculpture ou gravure, qui était alors florissante. (...) (Paris, BnF, Ms Fr 9538, f° 251; voir A. Reinbold, Correspondance Nicolas Fabri de Peiresc - Alphonse de Rambervillers (1620-1624), Paris, 1983, p. 12-13 - info Guy Meyer).
+-Lettre du 18 septembre 1620 (de Vic) : « Monsieur, Pour satisfaire à mes dernières, que je vous ai envoyé depuis huit jours, j’ai reconnu en mon cabinet les médailles qui pouvaient être gothiques, et ayant longtemps demeuré en doute, si je vous devais faire tenir chose de si peu, j’ai enfin pris résolution de vous les envoyer, avec créance qu’elles vous seraient agréables, je vous prie donc en recevoir quinze, des plus belles que j’ai pu trier parmi les autres. Il faut que je confesse qu’elles me sont inconnues, ne pouvant pénétrer l’intelligence d’icelles. Je serai extrêmement content si elles vous apportent du plaisir ») (Paris, BnF, Ms Fr 9538, f° 252; voir A. Reinbold, Correspondance Nicolas Fabri de Peiresc - Alphonse de Rambervillers (1620-1624), Paris, 1983, p. 14-15 - info Guy Meyer).
+-Lettre du 30 septembre 1620 (de Vic) : mentionne en passant les médailles gothiques (Paris, BnF, Ms Fr 9538, f° 250 r-v; voir A. Reinbold, Correspondance Nicolas Fabri de Peiresc - Alphonse de Rambervillers (1620-1624), Paris, 1983, p. 18 - info Guy Meyer).
+-Lettre du 30 octobre 1620 (de Vic) : « Il ne sera besoin de me renvoyer lesdites médailles [sc. gothiques] pour ce qu’elles sont vôtres… » (Paris, BnF, Ms Fr 9538, f° 250 r-v; voir A. Reinbold, Correspondance Nicolas Fabri de Peiresc - Alphonse de Rambervillers (1620-1624), Paris, 1983, p. 21 - info Guy Meyer).
+Lettre du 30 oct. 1697 (de Milan) : (Archivio di Stato di Bologna, FMC, IV, 18/678 ; voir Missere Fontana 2012, p. 247, note 51).
+Lettre du 13 nov.. 1697 (de Milan) : (Archivio di Stato di Bologna, FMC, IV, 18/678 ; voir Missere Fontana 2012, p. 247, note 51).
+Lettre du 23 juil. 1698 (de Milan) : « V.S. ha molto ben raggione a dirla in tutta confidenza che le medaglie di bronzo che haveva l’amico (Renzi) possino essere dello studio del fu s. conte Mezzabarba ; ma che lo stesso le abbi havuto a dirittura dalla dama (Jeanne-Baptiste d’Albert de Luynes) non creda, ma le à pigilate cred’io del Genevrino (Voisin) che li motivai con mia passata che mi mostro la pietra ; per quanto io ho potuto scoprire ; il studio di medaglie sudette io va esistando il s.r. conte suo figlio (Francesco Maria) essendomi capitato a me solo ieri alcune medaglie d’oro che non le comprai, per esser delle più picole del secolo basso et una moderna di Carlo V, mal fatta e rinettata malle, con saldato attorno una cornice fatto a aloro di maliss.mo gusto, come pure alcune di argento consolari et certe monete antiche di Milano, pure queste non le pigliai, per averne io molte anche duplicate ; con che la serie che con tanta fatica e studio questo virtuoso cavagilere racolse hora se ne và volando ; perché la gioventù vole starsene alegramente senza altro pensare (e cosi vanno le cose del mondo) » (Archivio di Stato di Bologna, FMC, IV, 18/678 ; voir Missere Fontana 2000, p. 198 et 2012, p. 247, note 55).
+-Lettre du 30 juil. 1698 (de Milan) : sur le marché conclut entre le fils Mezzabarba et l’antiquaire genevois Voisin : les pierres gravées de la comtesse de verrua (Jeanne de Luynes) contre les monnaies de Mezzabaraba (Archivio di Stato di Bologna, FMC, IV, 18/678 ; voir Missere Fontana 2012, p. 247, note 55).
+Lettre du 20 août 1698 (de Milan) : sur le marché conclut entre le fils Mezzabarba et l’antiquaire genevois Voisin : les pierres gravées de la comtesse de verrua (Jeanne de Luynes) contre les monnaies de Mezzabaraba (Archivio di Stato di Bologna, FMC, IV, 18/678 ; voir Missere Fontana 2012, p. 247, note 55).
+Lettre du 27 août 1698 (de Milan) : sur le marché conclut entre le fils Mezzabarba et l’antiquaire genevois Voisin : les pierres gravées de la comtesse de verrua (Jeanne de Luynes) contre les monnaies de Mezzabaraba (Archivio di Stato di Bologna, FMC, IV, 18/678 ; voir Missere Fontana 2012, p. 248, note 70).
+-Lettre du 15 oct. 1698 (de Milan) : sur le marché conclut entre le fils Mezzabarba et l’antiquaire genevois Voisin : les pierres gravées de la comtesse de verrua (Jeanne de Luynes) contre les monnaies de Mezzabaraba (Archivio di Stato di Bologna, FMC, IV, 18/678 ; voir Missere Fontana 2012, p. 247, note 55).
+Lettre du 5 nov. 1698 (de Milan) : sur le marché conclut entre le fils Mezzabarba et l’antiquaire genevois Voisin : les pierres gravées de la comtesse de verrua (Jeanne de Luynes) contre les monnaies de Mezzabaraba (Archivio di Stato di Bologna, FMC, IV, 18/678 ; voir Missere Fontana 2012, p. 247, note 55).
+Lettre du 4 mars 1699 (de Milan) : (Archivio di Stato di Bologna, FMC, IV, 19/679 ; voir Missere Fontana 2012, p. 248, note 67).
+Lettre du 3 juin 1699 (de Milan) : « L’amico nostro Carrara mi disse anche di haver visto madama di Verrua, tutto il suo copioso studio di medaglie et una grandissima quantità di pasticci mandati del Amico nostro di Roma (Renzi), qualle per quanto si vede è ancora in gratia di detta dama, abenché la medesima l’abbi richiamato a Torino et elli si scusa di essere agravato d’indisposizione tale che non puole per qualche tempo moversi di Roma, havendo ahuto ordine lo stesso Carrara di sfiorare lo studio di tutte le medaglie false et in questo suo viaggio raccogliere cio che mancherà » (Archivio di Stato di Bologna, FMC, IV, 18/678 ; voir Missere Fontana 2012, p. 249, note 81).
+Lettre du 29 juil. 1699 (de Milan) : Carrara, « l’Astrologue », est parti content, » Ma l’altro Amico di Roma (Renzi) è screditato affatto, havendo conosciuto benissimo quei signori che nel antiquaria non se sa pataca ; né socome si finirà tal facenda ; mi spiace pero del suo cativo incontro » ; sur l’activité du faussaire Dervieux : « E qui a Milano di presente un certo francese che è venuto da me a mostrarmi diverse medaglie rare, si in bronzo, come in argento et oro, ma se bene lo non sono niente perito, mi pare che vi siano di gran pasticci. Ha una medaglia in oro di Domiziano con Roverso la testa di Domizia, ma conosco benissimo che è un getito ; come anche un Gordiano Africano che pure conosco che è patina moderna, come li ho aponto detto, et elli mi ha risposto che è vero, ma che se il da tal patina doppo haver rineato bene l’antiche ; vorrebbe cambiar con due ma non ci voglio far altro perché vedo di gran pesticci » (Archivio di Stato di Bologna, FMC, IV, 18/678 ; voir Missere Fontana 2012, p. 250, note 86, p.251, note 114).
+Lettre du 11 août 1699 (de Milan) : « che li siano ricercate le cose che esporto da Torino, che consistevano in gran quantità di oro e di argento, pietre et altro » (Archivio di Stato di Bologna, FMC, IV, 18/678 ; voir Missere Fontana 2012, p. 250, note 87).
+Lettre du 23 sept. 1699 (de Milan) : sur le faussaire Michel Dervieux : « un bravo virtuoso in far medaglie antiche » (Archivio di Stato di Bologna, FMC, IV, 18/678 ; voir Missere Fontana 2012, p. 251, note 116).
+Lettre du 21 oct. 1705 (de Milan) : sur Carrara, « l’Astrologue », qui était à Gênes mais qui « ora starà a Napoli in casa di quel Capellano Maggiore da lui tanto nominato per gran diletante di Medaglie » (Archivio di Stato di Bologna, FMC, IV, 18/678 ; voir Missere Fontana 2012, p. 250, note 102).
+Bologne, Archivio di Stato, FMC, s. IV, b. 74/734: Descriptio Musei Tadaei Amonii Prioris Capituli S. Petronii – manuscrit autographe de Gian Giacomo Amadei, daté du 11 jan. 1739 ; collection de 3423 monnaies en bronze de tous modules, de Pompée à Héraclius, laissée par testament à la Casa dei poveri mendicati de la ville d’Imola ; la collection est estimée en 1713 à la mort de son propriétaire à 1366 scudi de Rome (voir Missere Fontana 2001-2002, p. 215, note 43).
+'An almost identical list [to [[Catalogue of the works of art in the Long Gallery, Chair Room and Cabinet Room at Whitehall - V&A, MS 86 J 13|V&A MS 86. J. 13]]] (only of the coins) is in the Bodleian Library, MS Ashmole 1140, ff.339–40. It was originally folded up and given the description ‘An Account of ye Meddalls heretofore in the Kings Clossett.’ It differs only in minor omissions, so must presumably be a copy of the V&A list, or else come from a common ancestor of both.' (Burnett 2020b, p. 323 n. 98)
+-Letter of 4 Jan. 1647 (from Florence to Rome): "De antiquis Passigniani nummis quid fieri velis intelligo, daboque operam, quasi aliud agens, ut illius animi gestus exploretur, ac de eo certiorem te faciam, et fortasse ante tuum in patriam reditum" (Leiden University Library MS BPL 1920, van Cavalcanti no. 1)
As regards Passignano’s ancient coins I understand what you want to happen, and I will make an effort, as if I was doing something else, to find out his intentions, and I will give you more information about him, perhaps even before your return home.
+-Letter of 5 Feb. 1647 (from Florence to Rome): "Iam cum Datio nostro communicavi quidquid de nummis Passignani proxime mihi significasti, videlicet te drachmis XII pro qualibet argentea uncia daturum, pro aureis omnibus, supra metalli pondus, scutatos quinquaginta; quapropter iunctim arrepta occasione explorabimus an tali precio ille venumdaturus sit." (Leiden University Library MS BPL 1920, van Cavalcanti no. 2)
I have now communicated with our Dati what you recently said to me about Passignano’s coins, namely that you would give 12 drachmae for every ounce of silver, and, for all the gold coins, 50 scudi over their metal weight. So when the occasion next arises I will find out whether he will sell at that price.
+-Letter of 13 March 1647 (from Florence to Rome): "Passignanum conveni, et simul Datum adduxi quo melius mentem nostram dissimularemus, et de pretio nummorum stricte disseruimus, et dubio procul nos conventuros confido, quod omni ut maiori fiat compendio curabo. Proxima, quam ad te mittam epistola statutum pretium, pondusq. adamussim docebit. Interim cum argentario ad eum accedam, auroque indice tacto extremam huic negotio manum imponam; ac de omnibus te certiorem faciam. Libros de re nummaria, si quos habebit, faciliter impetrabimus, vereor tamen apud eum non esse. promisit Thomas se diligenter perquisiturus et si extabunt, non denegabit. Scriptores de hac re (ut optime calles) Goltzius, Biragus, et Auctor Promptuarij, omnes sua volumina ultra montes edidere; quae omnia faciliter habere poteris. In Italia unus, quod sciam Aeneas Silvius Parmensis (nb: A mistake for Vicus = Vico), antiquitatis doctissimus, et accuratus librum suum in Italia typis mandavit, et raro invenitur, cum apud peritos maximo in pretio sit; quem aliquo ab humanitate tua temporis spatio impetrato dabo operam ad te perveniat.
I met Passignano, and at the same time I took Dati so that we could better disguise our intentions, and we briefly discussed the price. I am confident that we will certainly agree, which I will take care to do with the shortest possible time. The next letter I send you will tell you exactly the agreed price and weight. Meanwhile I will go to him with a goldsmith, and, having had the gold tested with a touchstone, I will put the last touch on this business. And I will inform you about everything. We will easily procure his books on numismatics, if he has any, but I am afraid that he will not have any. Thomas promised that he would would look out for them and, if there were any, he would not refuse them. The relevant authors (as you know very well), Goltzius, Mediobarbus, and the author of the Promptuarium all published their volumes on the other side of the Alps, and you will easily be able to get them all. In Italy there was only one, as far as I know, Enea Silvius of Parma, who was very learned about ancient world and who carefully entrusted his book to the press in Italy. It is rarely found, since it is in valued very greatly by experts, and I will take care that, if I can be allowed some time by your generosity, it will come to you." (Leiden University Library MS BPL 1920, van Cavalcanti no 3)
-Letter of 15 Oct. 1647 (from Florence to Rome): "Passignianum superioribus diebus adij, ac alia proposita disserendi materia, tandem sensim ad antiquos tuos nummos sermonem deflexi, sciscitans an tantum argenteos esset venditurus, si adesset occasio. ille statim aperte abnuit; qua re cognita, addidi ego quo pretio contentus esses si omnium emptor inveniretur. Tum ille aliquantisper cunctatus respondit, aureos triente ponderis amplius pro qualibet libra, argenteos drachmis tantumodo quatuordecim pro qualibet uncia se venumdaturum, asserens patrem suum illos non exiguo sumptu comparasse; prout epitolae quae apud eum asservantur, plenissime testantur. Ingens mihi visum est pretium, tamen genuini sunt prope omnes, et series satis copiosa, Caesarumque effigies parum, imo prorsus nihil attritae. quae omnia possessor callet et praedicat; quippe qui ea a patre audieverit, nec penitus rudis sit, et quod potissimum arbitror, ei cum re familiari non male conveniat. Si quid de hoc negocio, sive de alijs iubebis libenter pro viribus meis exequar.
I went to Passignano in the last few days, although I had proposed a discussion of other matters, at length I gently steered the conversation towards your ancient coins, to try and find out if he would sell only the silver ones, if the occasion should present itself. He immediately and clearly refused, and, having discovered this, I added, ‘at what price would you be content, if a buyer for all of them could be found?’ Then he, having hesitated a little, replied that he would sell the gold coins at a third of the weight over for every pound, and the silver for only fourteen drachmae for every ounce. He added that his father had bought them at no small cost, and could be fully demonstrated from the letters which he had kept with him. This seemed an enormous price to me, although nearly all are genuine; the collection is pretty rich, and the portraits of the emperors were not or hardly worn at all, all of which the owner knows and declares. Inasmuch as he would have heard this from his father and he is not completely ignorant, and (which I think most important) it fits very well with his family affairs. If you give any instructions about this business, or anything else, I will carry them out with all my powers.
"(Leiden University Library MS BPL 1920, van Cavalcanti no. 5)
-Letter of 21 Nov. 1647 (from Florence to Padua): "Iterum interim Passignianum sum allocutus, impetravique ut denuo mihi copiam faceret inspiciendi scriniola illa, quae simul vidimus; sed expectanda erit dies, qua minus a laboriosissimo suo munere impediatur ut liberius vacare possimus illis denotandis quae posset. In hoc opere Datium nostrum mihi comitem adiunxi, quo citius numerentur et describantur, et hoc propinquiori arrepta occasione procul dubio fiet; suscitaborque insuper an mitiori ill[ ] pretio emptori sit concessurus, suadeboque; si locus dabitur ac de omnibus ad te commodim rescribam" (Meanwhile I have spoken with Passignano, and I asked that he should at last offer me the opportunity of inspecting the little boxes, which we looked at at the same time. But the day will have to wait, on which he is less encumbered with his very substantial business so that we can have more free time to take note of what he may have. For that work I will add Dati as my companion, and this will certainly be done when the next possible occasion arises. I will also raise the idea of whether he would give a buyer a better price, and encourage him to do so. I will write again more fully to you if the occasion is granted and about everything." (Leiden University Library MS BPL 1920, van Cavalcanti no. 6)
+-Letter of 13 Dec. 1647 (from Florence to Venice): "Aureos Passigniani veteres nummos denuo satis diligenter inspexi, numeravi, ac descripsi; ut ex inserto folio apparebit, in quo etiam pondus annotavi. Argenteorum tantum numerum adiunxi. Si de emptione cogitas, et me aliquid in hoc negocio curare cupis fac ut sciam. pro virili n. non deero ut maiori quo fieri possit compendio tuum, et cl. v. patris tui Museum exornes." (I have again carefully enough examined, counted and catalogued Passignano’s ancient gold coins, as is clear from the attached paper, on which I have also noted the weight. I have added only the number of silver coins. If you are contemplating their purchase, and you want me to take on a role in this business, let me know. I will spare no effort to the best of my ability so it can be yours with the shortest delay, and you may adorn your famous father’s museum) (Leiden University Library MS BPL 1920, van Cavalcanti no. 7)
+-Letter of 15 Feb. 1648 (from Florence to Leiden): "Negotium Passigniani, quod tibi magis magisq. in dies cordi esse sentio, a nobis diligenter curatum est; atque in eo perficiendo nec studium nec alacritas nostra deerit. Restat quod Amstelodamensis ille mercator, cui tu provinciam enumerandi pretij antiquorum nummorum iunxisti tandem Ascanio Samminiati iubeat id venditori nobis probantibus solvi; nam bis aut ter te mandaturum scripsit, re vera postea non praestitit. De caetero cuncta sunt parata, usque ab eo die quo sororij tui literas accepi; quem adeo honorifico amploque muneri a prudentisssimis vestrorum Provinciarum Ordinibus adhibitum ei, tibique impense gratulor. Quod autem intelligere cupis an in transmittendis pecunijs vectigal aliquod principi nostro debeatur; pro comperto habeas, hoc prorsus inusitatum esse et si quid fortasse pendendum erit, extrahendorum numismatum gratia eveniet, cum tamen aurum et argentum in usum pubblicum minime cusum, possint considerari; quod etiam mercatoris industria haud difficiliter evitabitur. et de his hactenus." (The Passignano business, which I sense it more and more close to your heart every day, has been conducted carefully by us, and we will spare no effort or speed in bringing it to an end. It remains for the Amsterdam merchant, to whom you gave the job of paying the price of the ancient coins, to instruct Ascanio Samminiati to pay it to the seller with our approval; for twice or three times he has written that he will send the instructions, but in fact he did not do so afterwards. For the rest, everything has been ready from the day on which I received the letter from your brother-in-law, and I am hugely grateful to him and to you for the honourable and generous tribute extended by the most wise Order of your Provinces. As for what you want to know whether in sending money some tax is owed to our Prince, you may have it on good authority that this is really unusual and if perhaps anything will be payable, it will be for exporting the coins, since they could be considered as gold and silver in public use but not struck; but with the help of the merchant, this will be avoidable without any difficulty. So much for these things) (Leiden University Library MS BPL 1920, van Cavalcanti no. 8).
-Letter of 20 Apr. 1648 (from Florence to Leiden): "Negocium cum Passigniano Datus et ego, ut nobis videtur, satis degere absolvimus, nec obfuit profecto nobis si tardiuscule extremam emptioni manum imposuimus; nam pro aureis, supra auri pretium, scutatos tantum quadraginta Juliorum decem cum semisse pro quolibet scutato (ut apud nos mos est) te daturum sumus polliciti; et pro argenteis Julios undecim pro qualibet uncia. Utriusque metalli pondus, et puritatem argentariorum peritissimi explorarunt. Statuimusque cum venditore te intra duorum mensium spatium pecuniam ad eum transmisurum; et tunc ille antiquos nummos tradeat cui tu praescribes, et interim fidei nostrae acquiescet; et sic pro venditis habet. In calce huius epistolae nummorum numerum, pondus, et pretium apponam, ut te melius cuncta cognoscere possis, et si quid praeterea a me voles famiariter (sic) scribes.
Nummi aurei centum duodecim
quorum pondus continet uncias viginti quinque cum dimidio.
qualibet uncia huius auri constat scutatis decem Juliorum terdecim, et Julijs sex cum dimidio.
Unciae viginti quinque cum dimidio praed: auri salvo errore calculi constant scutatis tercentis quadraginta octo, et Julij semisse.
Supra auri pretium debentur venditori scutati quadraginta duo Juliorum decem ut suppra.
Nummi argentei septingenti quadraginta quinque quorum pondus continet uncias nonaginta cum dimidio
pretium cuiuslibet unciae undecim Juliorum, constant omnes scutatis nonaginta novem \et/ Julijs quinque cum dimidio.
Aurifici pro recognitione metalli Julios quatuor, quae omnia summam efficiunt scutatorum Romanorum, scilicet Juliorum decem pro quolibet scutato quadringentorum nonaginta salvo errore calculi.
quae omnia a Datio nostro etiam magis distinere(?) intelliges."
(Dati and I have, it seems to us, finished sufficiently dealing with Passignano, and nothing really stood in our way from completing the sale with little delay. For, for the gold coins, we have promised that you will give, over the value of the gold, only forty scudi of ten and a half Julii for each scudo (as is our norm); and for the silver eleven Julii for each ounce. The most experienced of goldsmiths will establish the weight and purity of each metal. We have also agreed with the seller that you will send him the money within the space of two months, and then he will hand over the ancient coins to whoever you determine, and meanwhile he is content with our good faith, and holds them as sold. At the foot of this letter I have attached the number, weight and price of the coins, so that you can see everything better, and if you want anything further from me, write to me as usual.
One hundred and twelve gold coins, whose weight amounts to twenty-five and a half ounces.
For each ounce of this gold it is agreed for the thirteen scudi of ten Julii and six and a half Julii.
Twenty-five and a half unciae of the said gold make, excepting any error of calculation, three hundred and forty eight scudi and a half Julius.
Over the value of the gold are owed to the seller forty-two scudi of ten Julii, as above. Seven hundred and forty-five silver coins whose weight amounts to ninety and a half ounces. The price of each ounce is eleven Julii, and all agree with ninety nine scudi with five and a half Julii. To the goldsmith four Julii for the examination of the metal, all of which together make a sum of Roman scudi, that is Julii, at ten for the scudo, of four hundred and ninety, excepting any error of calculation. You will understand all this, set out in even more detail by our Dati) (Leiden University Library MS BPL 1920, van Cavalcanti no. 9)
-Letter of 15 May 1648 (from Florence to Milan): "Laetor non parum te libenter accepisse negotium de nummis Passigniani confectum esse; conditionesque, quibus venditor acquiescit, non tibi prorsus iniquas videri; confidoque hominem in caeteris satis urbanum, si aliquid morae, tempori ad solutionem constituto fortasse fuerit addendum non impatientur laturum; et ideo hac de causa, mi Heinsi, nihil est quod accuratum. [later talks about buying numismatic books]" (I am very pleased that you willingly accept that the business concerning the Passignano coins is complete, and that the conditions, with which the seller agrees, do not seem at all unfair to you. I am also confident that the man, who is generally courteous, will patiently bear any delay which may perhaps shall be added to the time agreed for payment. And so, in this matter, my Heinsius, everything is ready.) (Leiden University Library MS BPL 1920, van Cavalcanti no. 10)
+-Letter of 1 Dec. 1648 (from Florence to Leiden): "Cum aderit pecunia statim Passigniano pro pretio nummorum suorum persolvetur; qui iam a nobis praemonitus illos paratos habet, et cui iuveris tradet. quantum sollicitudinis contraxeris, quod hujus negotij exitus fortuitae morae accesione fuerit protrahendus et video, et doleo; nihil n. erat te huiusmodi molestia affici, quoniam cum illis tibi res erat, qui fidei tuae candorem noverant, nec penitus ignari sunt, peregrinantibus plurima obici, quae minime evitari queant. Sed de his satis." (When the money comes it will be immediately paid to Passignano for his coins. As now advised by us, he is holding them ready, and will hand them over to whoever you instruct. I can see and I am sorry for how much worry you will feel if the completion of this business may be held back by the arrival of an unexpected delay. It is bad that you are affected by a problem of this kind, since your affairs were with in the hands of people who know the sincerity of your trust and who are not at all unaware of how many things are placed in the way of travellers, which cannot at all be avoided. But enough of these matters) (Leiden University Library MS BPL 1920, van Cavalcanti no. 11 )
+-Letter of 30 March 1649 (from Florence to Leiden): "Hinc, Heinsi carissime, cum quanti te faciam, et merito inter paucos diligam optime noveris, facile profecto colliges, quam moleste tulerim emptionem nummorum antiquorum iam pactam, feliciterque permodum absolutum haud procul a portu, praeter tuam nostramq opinionem, remoram inveniste. Numismata Ascanio Saminiato tradita fuerant unaque mecum Cl. Carolus Datus ei annuebat, instabatque ut venditori pretium enumeraret, cum Ascanius proferens literas Amstelodamensis mercatoris easq denuo inspiciens respondit se nullam moram facturum quotiescunque conditio mandato apposita adimpleretur. Nobis postea non intelligentibus quod nobis restaret faciundum inquit, satisdandum vobis est haec numismata ea esse, quae amicus huius mercatoris, cum apud nos esset, conspexit, ac si talia mercator esse neget aut eorum nonnulla, ea vobis empta declaretur; ac usuras, impensasque omnes proprio aere soluturos. quod quamquam a nobis existimaretur insolitum tamen ne diutius te torqueret desiderium, non recusabamus. erat n. apposita haec conditio ut pecuniam persolveret dummodo ea ipsa essent quae amicus hic viderat. Sed cum huic fideiussioni postea addendus esset, si Amstedoldamensis dubitationem aliquam inijceret, apud eum illa nostro periculo futura omniaq in reditu discrimina nos subituros, non nobis aequum visum est hominis prorsus nobis ignoti fidei, et voluntati acquiescere, cuius naturam adeo cautam ex ipsa mandati tam difficile ad adimplemendum conditione intuebamur. Ideo non absque summa animi mei molestia Samminiatus rescripsit eidem, se expectaturum ut clarius ei significet, an tantum nobis probantibus verbo identitatem rei venditae (iureconsultoris vocabulo utor) pretium enumerare debeat. Interim precibus apud Passignianum contendere non desinam, uti hanc insuper moram ferat quam se minime ferre velit; nos de solutione sollicitos esse oporterit.
From this, my dearest Heinsius, since I value you so highly, and, as you know, I rightly esteem you best among only a few, you will assuredly and easily understand, how I have borne with difficulty the sale of the ancient coins which has now been agreed, and happily fully resolved and not far from its harbour, and how badly, you would have found the delay, against your and our expectations. The coins had been given to Ascanio Samminiati, and Carlo Dati had, together with me, assented to him, and pressed him to pay the price to the seller, when Ascanio brought out the letter from the Amsterdam merchant and looked at it it again, and replied that he would make no delay and that all the conditions were attached to the instruction would be fulfilled. Then, as we did not subsequently understand what remained for us to do, he said to us, ‘You must give a guarantee that these coins are the same ones which the friend of this merchant saw, when he was with us, and if the merchant says they or some of them are not the same, they will be declared to have been bought by you, and all interest and expenses would be paid in ready money’. Although we thought that this was unusual, nevertheless, so as their lack would no longer torture you, we did not refuse. For this condition was added so that he would pay the money only if they were the same coins which our friend had seen here. But since he had added this guarantee, if the Amsterdam man cast any doubt, then as far as he was concerned they would be at our risk, and we would take all the danger in return. This did not seem fair to us, that we should be the guarantee to a man we did not know, and agree to his wishes, since we saw that his nature was so cautious from that condition of the agreement which was so difficult to fulfill. So - not without a great annoyance to my mind - Samminiati wrote again to the same man that he would wait so that he might indicate more clearly to him, whether, if we approved verbally the identity of the sold object (I use the language of a guarantor), he should pay the price. Meanwhile I did not cease from persuading Passignano that he should bear this extra delay, which he did not want at all to bear; and that we should be worried about the payment) (Leiden University Library MS BPL 1920, van Cavalcanti no. 12)
-Letter of 31 May 1649 (from Florence to Leiden): "Cuncta tandem prospere cessere, mi Heinsi, nihilque est quod diutius tecum moretur iracundia, emptio facta est; Passignianus pretium, cl. v. Carolus Datus atque ego veteres nummos accepimus; hos statim Samminiato, socijsq tradimus ut eos quam accuratissime ad te transmittant, vectialiumq solutionem, si commode fieri posset ut evitare curarent monuimus, rogando contendimus feliciter quam primum, ut spero, ad te pervenient celerrimeq si aderit occasio. feliciter, inquam, quoniam Minerva, non minus quam Hercule, dextera, thesaurum (liceat mihi aliquantulum gloriari) me demonstrante invenisti; ad quem congregandum, religendumq labor improbus, ac vitae cursus pictoris nonagenarij in hac re peritissimi vix suffecit. Itaq ex animo gloriari potes ad Batavos tuos, ubi literae praeclaraeq artes certatim florent; immo ad celebres tuarum aedium Lares, tot venerandas, et Romanam adhuc spirantes amplitudinem dignitatemq imagines, velut agmine facto ex Italia commeare. Has optimus doctissimusq senex pater tuus alacriter summaq frontis, et cordis, hilaritate excipiet, et hunc propter caeteros studiosae peregrinationis tuae fructus saepissime expostulabitur; exclamabantq conterranei tui omnes, quibus ingenij laus cordi est, te vere Musarum Latinaeq elegantiae delicium instauratoremq adeo longum, impeditumq iter suscepisse; quia bonis innumerabilibus animum excoluisti, patriaeq studiosisq omnibus non vulgariter profuisti.
....
In altera folij parte numerum nummorum, et pondus annotavi.
Nummi aurei antiqui numero centum duodecim pondo unciarum viginti quinque cum semisse.
Nummi argentei antiqui numero septingenti septuaginta, pondo unciarum nonaginta quatuor, et denariorum quatuor, scilicet sexta unciae parte.
Nummi aerei antiqui centum quadraginta sex.
Libri tres, cum duabus capsulis.
Aerei, et libri, et capsulae, nobis instantibus extra pretium.
Passignanus concessit, nam emptio iam pacta erat, quando de illis ad nos scripsisti; et tua esse volumus haec: et quid amplius ad rem nummariam pertinens ad manus nostras perveniet tui iuris fiet. Accepilatio solvi pretij cum hac, aut cum Dati epistola, aut cum utraq accipies. residuum pecuniaeq a mercatore tuo transmisse apud Datum est, qui libros, quos ei significasti, solita diligentia et cura comparabit ut latius ex illius literis patebit."
(At length everything has turned out successfully, my Heinsius, and it doesn’t matter that your annoyance has lasted longer: the purchase has been made. Passignano has got his price, and Carlo Dati and I have got the coins. We immediately handed them over to Samminiati and his asscociates so that they could send them very carefully to you, and we urged them that they should take care to avoid the tax if that can be done appropriately. We successfully pressed them, asking that they should come to you as soon as possible, if the opportunity should arise very soon. I say ‘successfully”, since with Minerva, no less than Hercules, at your right hand, you have discovered a treasure with (if I might boast a little) me showing the way: for collecting them and putting them together it up was an enormous job, and the ninety-year life span of the painter who was very skilled in this regard was barely sufficient. So you can genuinely boast to your Batavians, where literature and the finer arts flourish; and in addition to your famous household gods, who are much revered and still breathe the scale and grandeur of the Romans, that you are escorting the images, as if formed in a column, from Italy. Your excellent and very learned elderly father will receive them eagerly and with joy in his mind and heart, and as a result the fruit of your most scholarly journey will very often be sought out. All your countrymen, who hold the praise of brilliance dear to their hearts, will cry out in praise that you - the delight and restorer of the Muses and Latin culture – have undertaken this long and difficult journey, since you have improved the minds of innumerable good men, and you have uniquely benefitted your country and all scholars.
...
On the other side of the page I have the number and weight of the coins.
Ancient gold coins, in number one hundred and twelve, by weight twenty five and a half ounces.
Ancient silver coins, in number seven hundred and seventy, by weight ninety four ounces and four denarii, that is by with sixth part of an ounce.
Ancient bronze coins, one hundred and forty six.
Three books, with two boxes.
The bronze coins, as well as the books and the boxes, at our pressing, were outside the price.
Passignano consented, since the sale was then agreed, once you had written to us about them, and we want them to be yours; and whatever is relevant to numismatics that may come into our hands is also yours. You will receive the receipt for paying the price either with this letter or with Dati’s or with both. Dati has arranged for the balance of the money to have been transferred to you by the merchant, since he will buy the books, which you specified to him, with his customary diligence and care, as he will set out more fully in his letter) (Leiden University Library, MS BPL 1902, van Cavalcanti no. 13)
-Letter of 30 Aug. 1649 (from Florence to Leiden): "[refers to] epistolam, qua tibi quibus conditionibus et quo pacto Passigniani negotium absolutum fuerat explicabam" (the letter in which I explained to you on the conditions and agreement with which the Passignano business was finished) (Leiden University Library, MS BPL 1902, van Cavalcanti no. 14).
+-Letter of 15 May 1649 (from Florence to Leiden): "Parabamus responsum humanissimis tuis epistolis Aprilis [ ] datis, cum vix biduo interposito aliae nono Kal. Maii scriptae nobis redditae sunt, ex quibus liquide apparet, quantam animi molestiam tibi adtulerit dilatio, mercatoris Amstelodamensis culpa in perficiendo Passigniani
negotio adiecta, quod unusquisq nostrum profecto factum noluisset, sed denique, non adeo magnum extitit, ne tibi tantum solicitudinis intulisse meruerit, nam cura nostra, et precibus tandem Passignanus acquieverat, prout sperabamus, et iam tibi significatum fuerat. Audivimus Ascanium Samminiatum literas mercatoris Amstelodamensis noviter scriptas apud se habere: sed cum hodie plurimis, et maximis negotijs impeditum esse senserimus, cras mane eum adibimus, et quam citissime nobis licuerit, manadata tua feliciter, et ut credere par est feliciter amplebimus. Interim urgente tabellario has ad te festinanter dedimus; ne diutius anceps animi viveres."
(We were preparing a reply to your letter dated April [ ], when, after hardly two days had passed, your other one dated to 23rd April was delivered to us, from which it was very apparent what great mental anguish the delay had brought you, compounded by the fault of the Amsterdam merchant in finishing the Passignano business. Now finally, however, there is nothing great outstanding that merits causing so much worry to you, since through our efforts and prayers, Passignano has agreed, just as we hoped, and as you have now been informed. We have heard that Ascanio Samminiati has with him the newly written letters from the Amsterdam merchant, but, since today we think we are stopped by many very extensive matters, we will go to him early tomorrow, and, as quickly as it is possible for us, we will fulfill your instructions successfully, and it is reasonable to think successfully. Meanwhile we have hastily given this letter to you to the waiting courier, so that you may not have to be anxious in your mind) (Leiden University Library, MS BPL 1920, van Dati en Cavalcanti)
-Lettre du 21 février 1795 (de Venise) : « Se alcuno costì aspirasse a far compera d'un museo di medaglie, lo avrebbe per mez so mio. Un celebre letterato ottogenario defunto il lasciò vendibile. Contiene tre mille medaglie, Consolari, Imperiali, Medaglioni ec. Ve ne son di rarissime. Io me ne fo mallevadore. Le 392. d'argento sono anche illustrate in un MS. dallo stesso posseditore, che si prepara a pubblicarle. Volendo, vi darò un conto più esatto, anche con poca fatica: è già tutto ordinato. Comunicatelo ai dotti, ma non poveri amici. » (Rubbi 1795, p. 128, lettre 183).
+-Lettre du 11 juillet 1795 (de Venise): « Gli antichi premiavan le bestie, e le crearono talvolta numi. Voi che olezzate d'antichità, ne avrete viste le immagini nelle medaglie, e letti gli elogi nelle lapidi. Li direste forse irragionevoli? Lo dando le bestie, lodiamo l'opere del Creatore benefico agli uomini nei loro istinti. Addio. (Rubbi 1795, p. 233, lettre 302).
+-Lettre du 19 janvier 1796 (de Venise): “Il Patino nella sua Introduzione alla scienza delle medaglie è debitore a Savot Francese. Salmasio rubbò le pagine intiere dal gesuita Bisciola, ed egli disse di non averlo mai letto. Scioppio ha copiato la Minerva di Sanctius. Milton prese la idea del suo poema dalla Sarcotea del gesuita Masenius. Ma questi plagiari hanno infine ragione, esclamando con Montagna: malheur aux anciens qui m'ont volè mes pensées, e il Bibiena nella sua Calandra, rubbata presso che intiera da Plauto, asserì nel prologo, staria bene a Plauto l'errer rubbato per tenere le cose sue senza chiave . . . si cerchi in Plauto, e troverasri che niente gli manca. Ciò posto, vedete il destino della letteratura. Leggete il Menkenio de Charlataneria eruditorum, e vi maraviglierete assai meno. Sappiate esser plagiario, e desterete più invidia che compassione. Addio » (Rubbi 1796, p. 24, lettre 29).
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