Annibale Caro - Rafaele Silvago - 1563-7-3
FINA IDUnique ID of the page ᵖ | 7745 |
InstitutionName of Institution. | |
InventoryInventory number. | |
AuthorAuthor of the document. | Annibale Caro |
RecipientRecipient of the correspondence. | Rafaele Silvago |
Correspondence dateDate when the correspondence was written: day - month - year . | July 3, 1563 JL |
PlacePlace of publication of the book, composition of the document or institution. | Rome 41° 53' 35.95" N, 12° 28' 58.55" E |
Associated personsNames of Persons who are mentioned in the annotation. | |
LiteratureReference to literature. | Caro 1725 vol. 2, lettre n° 206, p. 350-3511, Castellani 1907, p. 319-3202 |
KeywordNumismatic Keywords ᵖ | malta, collector |
LanguageLanguage of the correspondence | Italian |
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Lettre du 3 juillet 1563 (de Rome): "Ho ricevute le vostre medaglie, o, per dir meglio, quelle ch'avete pensato che siano medaglie; che non sono veramente degne di questo nome. Or non vi par questo un bel modo d’entrare a ringraziarvene ? E’ bello, e buono tra veri amici. E pur ve ne ringrazio, e ve ne tengo maggior obbligo che se m’aveste mandate le più belle, e le più rare che si possino avere: e non solamente medaglie, ma cammei, e gioje, e qualunque altra più preziosa cosa si vegga dell’antico; considerato (come dite) l'amorevolezza con che me le mandate, e la prontezza di provedermene: e, per Dio, anco il giudicio in questa parte, di mandarmele tutte qualunque si sieno. Perchè questo è il più sicuro modo da poterne scer le migliori, o le men ree. Ed io vi mostrerei di tenermene soddisfatto del tutto, come me ne soddisfo in questa parte dell’animo vostro; se non che, io non voglio frodarvi in quel che siete così liberamente, e sinceramente con me; e della dimanda che in ciò mi fate del mio parere. Vi dirò dunque che mi sano state carissime, e preziose, quanto merita d'essere stimata l’intenzione, la diligenza, e la liberalità con che me l’avete proviste, ed inviate; e la promessa che mi fate di provedermi, e d’inviarmi dell’altre: ma che per loro stesse non sono da stimarle. Nondimeno il Signor Giannotto Bosio, e ’l gentiluomo che l’ha portate, hanno veduto con quanta allegrezza l’ho ricevute: e quanta festa ho fatto loro intorno, per venirmi da voi. Questo sia detto liberamente per vostra instruzione" (Caro 1725b, lettre n° 206, p. 350-351; Castellani 1907, p. 319-320).