Apostolo Zeno - Pier Caterino Zeno - 1726-5-11: Difference between revisions

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|Literature=Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 217, p. 429-431; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 684, p. 114-116
|Numismatic keyword=greek; Thessaly; Homolion; iconography; forgeries; nero; roman; gordianus; connoisseurship
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|Grand document=-Lettre du 11 mai 1726 (de Vienne) : « In questa settimana non si son vedute, che medaglie greche di popoli all’imperio romano soggetti. Eccovi la notizia di due rarissime, e forse singolari. I. Caput barbatum & pileatum, fort. Vulcani, cum quarumdant litterarum vestigiis pone illud. ΟΜΟΛΙΕΩΝ. Homolierorum, vel potius Homoliensium. Serpens barbatus, erecto capite, et in plures gyros circumvolutus, pone quem racemus. Questa medaglia è in gran bronzo, e di buon lavoro e maestro. Homolion è monte e città nei confine della Tessaglia e della Macedonia, dal che gli antichi scrittori, quale ad una, quale ad altra l’ascrivono. Ne fa menzione Strabone, Stefano, Pausania, Licofrone, Plinio, e altri. Niuna medaglia di questo popolo ere stata per anche osservata, e prodotta, per quanto io sappia dagli antiquari. II. Caput Achilis galeatum, facie pulcherrima, & juvenili ΜΗΤΡΟΣ ΠΗΛΕΙΔΟΝ. Matris Pelidis. Thetis tunicata sinistrorsum stans, dexta loricae super humum positae innixa, sinistra galeam tenet. In questo bellissimo medaglione in bronzo voi vedete espressa la nota favola dell’arme d’Achille fabbricate da Vulcano in grazia di Tetide. Non v’è il nome della città, ove fu battuto il medaglione, ma la fabbrica lo fa credere in qualche luogo della Macedonia, o della Tessaglia. Può essere che qualche antiquario abbia pubblicato questo bel monumento dell’antichità : ma finora non mi è avvenuto di osservarlo in alcuno. Vero è, che non ho per anche usata ogni diligenza. Mi convine però credere, che in qualche gabinetto se ne conservi altro simile, poichè da Rom tempo fa ne fu recato uno, e mi fu mostrato : ma io non lo presi, perchè era un getto moderno. Mi ha dato molto piacere la gentil beffa fatta dal Facciolati al Riccardi con la medaglia di Nerone. Sappiate, che il Riccardi solo in questi ultimo anni si era dato allo studio delle medaglie, e che tutta la sua vasta erudizione non lo ajutava punto a discernere le buone dalle false, o le rare dalle commune: onde era facile l’ingannarlo. In più occasioni io gli ho sentito dire grossi spropositi, non distinguendo il giovane Gordiano Pio dai due vecchi Africani. Mi sovviene, che un’altra volta ci volea sostenermi, che le acclamazioni date agl’imperatori nelle medaglie per le loro vittorie, come Imp. III, IV ecc. Dinosavano gli anni del loro imperio, e non altro ; quando a tutti è noto, che gli anni dell’imperio vi stanno specificati dai numeri della podestà Tribunizia. Qual siasi poi l’antiquario, che aveva feco, non lo so : ma mi viene scritto, che fuor di una mediocre conoscenza per discernere la sincerità delle medaglie, non abbia altro studio. Credo che egli pensi di portarsi qui, ma sarà difficile, che vi trovi il suo conto. Ho inteso che le medaglie comperate dal Riccardi nel suo viaggio d’Italia saranno spedite al Sig. Garelli, al quale pian piano vien saltando indosso il prurito di averne. Iddio ne lo guardi : che per Dio non ne guarisce più » (1752, lettre n° 217, p. 429-431).
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|Grand document=Lettre du 11 mai 1726 (de Vienne): "In questa settimana non si son vedute, che medaglie Greche di popoli all’Imperio Romano soggetti. Eccovi la notizia di due rarissime, e forse singolari. I. Caput barbatum & pileatum, fort. Vulcani, cum quarumdam litterarum vestigiis pone illud. ΟΜΟΛΙΕΩΝ. Homolieorum, vel potius Homoliensium. Serpens barbatus, erecto capite, & in plures gyros circumvolutus, pone quem racemus. Questa medaglia è in gran bronzo, e di buon lavoro e maestro. Homolion è monte e città nei confini della Tessaglia e della Macedonia, dal che gli antichi scrittori, quale ad una, quale ad altra l’ascrivono. Ne fa menzione Strabone, Stefano, Pausania, Licofrone, Plinio, e altri. Niuna medaglia di questo popolo era stata per anche osservata, e prodotta, per quanto io sappia dagli antiquarj. II. Caput Achillis galeatum, facie pulcherrima, & juvenili ΜΗΤΡΟΣ ΠΗΛΕΙΔΟΝ. Matris Pelidis. Thetis tunicata sinistrorsum stans, dextra loricae super humum positae innixa, sinistra galeam tenet. In questo bellissimo medaglione in bronzo voi vedete espressa la nota favola dell’arme d’Achille fabbricate da Vulcano in grazia di Tetide. Non v’è il nome della città, ove fu battuto il medaglione, ma la fabbrica lo fa credere in qualche luogo della Macedonia, o della Tessaglia. Può essere che qualche antiquario abbia pubblicato questo bel monumento dell’antichità : ma sinora non mi è avvenuto di osservarlo in alcuno. Vero è, che non ho per anche usata ogni diligenza. Mi convien però credere, che in qualche gabinetto se ne conservi altro simile, poichè da Roma tempo fa ne fu recato uno, e mi fu mostrato : ma io non lo presi, perchè era un getto moderno. Mi ha dato molto piacere la gentil beffa fatta dal Facciolati al Riccardi con la medaglia di Nerone. Sappiate, che il Riccardi solo in questi ultimi anni si era dato allo studio delle medaglie, e che tutta la sua vasta erudizione non lo ajutava punto a discernere le buone dalle false, o le rare dalle comuni: onde era facile l’ingannarlo. In più occasioni io gli ho sentito dire grossi spropositi, non distinguendo il giovane Gordiano Pio dai due vecchi Africani. Mi sovviene, che un’altra volta ei volea sostenermi, che le acclamazioni date agl’Imperatori nelle medaglie per le loro vittorie, come Imp. III. IV. ecc. dinotavano gli anni del loro imperio, e non altro : quando a tutti è noto, che gli anni dell’imperio vi stanno specificati dai numeri della podestà Tribunizia. Qual siasi poi l’antiquario, che aveva seco, non lo so : ma mi viene scritto, che fuor di una mediocre conoscenza per discernere la sincerità delle medaglie, non abbia altro studio. Credo che egli pensi di portarsi quì, ma sarà difficile, che vi trovi il suo conto. Ho inteso che le medaglie comperate dal Riccardi nel suo viaggio d’Italia saranno spedite quì al Sig. Garelli, al quale pian piano vien saltando indosso il prurito di averne. Iddio ne lo guardi : che per Dio non ne guarisce più" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 217, p. 429-431; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 684, p. 114-116).
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Apostolo Zeno, Vienna

Apostolo Zeno - Pier Caterino Zeno - 1726-5-11
FINA IDUnique ID of the page  6846
InstitutionName of Institution.
InventoryInventory number.
AuthorAuthor of the document. Apostolo Zeno
RecipientRecipient of the correspondence. Pier Caterino Zeno
Correspondence dateDate when the correspondence was written: day - month - year . May 11, 1726
PlacePlace of publication of the book, composition of the document or institution. Vienna 48° 12' 30.06" N, 16° 22' 21.00" E
Associated personsNames of Persons who are mentioned in the annotation. Francesco Riccardi, Jacopo Facciolati, Pius Nikolaus Garelli
LiteratureReference to literature. Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 217, p. 429-4311, Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 684, p. 114-1162
KeywordNumismatic Keywords  Greek , Thessaly , Homolion , Iconography , Forgeries , Nero , Roman , Gordianus , Connoisseurship
LanguageLanguage of the correspondence Italian
External LinkLink to external information, e.g. Wikpedia  https://archive.org/details/lettere00zenogoog/page/n125/mode/2up
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Lettre du 11 mai 1726 (de Vienne): "In questa settimana non si son vedute, che medaglie Greche di popoli all’Imperio Romano soggetti. Eccovi la notizia di due rarissime, e forse singolari. I. Caput barbatum & pileatum, fort. Vulcani, cum quarumdam litterarum vestigiis pone illud. ΟΜΟΛΙΕΩΝ. Homolieorum, vel potius Homoliensium. Serpens barbatus, erecto capite, & in plures gyros circumvolutus, pone quem racemus. Questa medaglia è in gran bronzo, e di buon lavoro e maestro. Homolion è monte e città nei confini della Tessaglia e della Macedonia, dal che gli antichi scrittori, quale ad una, quale ad altra l’ascrivono. Ne fa menzione Strabone, Stefano, Pausania, Licofrone, Plinio, e altri. Niuna medaglia di questo popolo era stata per anche osservata, e prodotta, per quanto io sappia dagli antiquarj. II. Caput Achillis galeatum, facie pulcherrima, & juvenili ΜΗΤΡΟΣ ΠΗΛΕΙΔΟΝ. Matris Pelidis. Thetis tunicata sinistrorsum stans, dextra loricae super humum positae innixa, sinistra galeam tenet. In questo bellissimo medaglione in bronzo voi vedete espressa la nota favola dell’arme d’Achille fabbricate da Vulcano in grazia di Tetide. Non v’è il nome della città, ove fu battuto il medaglione, ma la fabbrica lo fa credere in qualche luogo della Macedonia, o della Tessaglia. Può essere che qualche antiquario abbia pubblicato questo bel monumento dell’antichità : ma sinora non mi è avvenuto di osservarlo in alcuno. Vero è, che non ho per anche usata ogni diligenza. Mi convien però credere, che in qualche gabinetto se ne conservi altro simile, poichè da Roma tempo fa ne fu recato uno, e mi fu mostrato : ma io non lo presi, perchè era un getto moderno. Mi ha dato molto piacere la gentil beffa fatta dal Facciolati al Riccardi con la medaglia di Nerone. Sappiate, che il Riccardi solo in questi ultimi anni si era dato allo studio delle medaglie, e che tutta la sua vasta erudizione non lo ajutava punto a discernere le buone dalle false, o le rare dalle comuni: onde era facile l’ingannarlo. In più occasioni io gli ho sentito dire grossi spropositi, non distinguendo il giovane Gordiano Pio dai due vecchi Africani. Mi sovviene, che un’altra volta ei volea sostenermi, che le acclamazioni date agl’Imperatori nelle medaglie per le loro vittorie, come Imp. III. IV. ecc. dinotavano gli anni del loro imperio, e non altro : quando a tutti è noto, che gli anni dell’imperio vi stanno specificati dai numeri della podestà Tribunizia. Qual siasi poi l’antiquario, che aveva seco, non lo so : ma mi viene scritto, che fuor di una mediocre conoscenza per discernere la sincerità delle medaglie, non abbia altro studio. Credo che egli pensi di portarsi quì, ma sarà difficile, che vi trovi il suo conto. Ho inteso che le medaglie comperate dal Riccardi nel suo viaggio d’Italia saranno spedite quì al Sig. Garelli, al quale pian piano vien saltando indosso il prurito di averne. Iddio ne lo guardi : che per Dio non ne guarisce più" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 217, p. 429-431; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 684, p. 114-116).

References

  1. ^  Zeno, Apostolo (1752), M. Forcellini (ed.), Lettere di Apostolo Zeno, Cittadino Veneziano, Istorico e Poeta Cesareo [...], prima edizione, 3 vols., Venice, appresso Pietro Valvasense.
  2. ^  Zeno, Apostolo (1785), J. Morelli (ed.), Lettere di Apostolo Zeno, Cittadino Veneziano, Istorico e Poeta Cesareo [...], seconda edizione in cui le lettere già stampate si emendano, e molte inedite se ne pubblicano, 6 vols., Venice, appresso Francesco Sansoni.