« Io osservo che lo studio numismatico esige moltissima memoria e che senza questa non si penetra molto addentro. Prescindo dalla ricordanza che si deve avere delle lingue e della storia antica congiunta con la geografia e con la mitologia, oltre tutto questo, bisogna avere alla mente la fisionomia dei romani imperatori ed aver pronta la memoria delle medaglie tutte che si sono viste ο originali, ο nei libri, dei simboli dei diversi popoli ο città, delle abbreviature ο monogrammi stati già interpretati, dei differenti gusti dei coni e dei lavori usati in vari paesi ed in vari tempi, delle osservazioni finalmente che gli altri antiquari hanno fatte. Tutto si riduce a confrontare medaglia con medaglia, per acquistarne l'opportuna intelligenza e l'idea del valore, giacché, ο una medaglia serve ad interpretarne un'altra, ο serve a far distinguere in che cosa e quanto si singolarizzi quella che si è portata al paragone. E siccome in tutto questo non si può fare in breve tempo, cosi bisogna che sia sempre schierato nella mente quello che nel corso di molti anni si è veduto e si è imparato per poter selo richiamare all'occasione di dover esporre il proprio sentimento sopra un pezzo che sia mostrato, ο sia offerto per acquistarsi. La pratica supplisce alla memoria con far prendere un abito al medaglista che facilita ciò che difficultoso ad altri riesce con lungo studio. Ma questa pratica, per averla, costa il consumo di tutta la vita e di rado uno si volge alle medaglie negli anni puerili » (17 BNCF, Ν .Α. 1050, Efemeridi, s. II, V, 1777, c. 724v ; ? gennaio 1777).