Lelio Pasqualini - Nicolas-Claude Fabri de Peiresc - 1605-6

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Lelio Pasqualini, Rome

Lelio Pasqualini - Nicolas-Claude Fabri de Peiresc - 1605-6
FINA IDUnique ID of the page  10150
InstitutionName of Institution. Vatican City, Biblioteca Apostolica Vaticana
InventoryInventory number. Barb. Lat. 2113, f. 142r-149r
AuthorAuthor of the document. Lelio Pasqualini
RecipientRecipient of the correspondence. Nicolas-Claude Fabri de Peiresc
Correspondence dateDate when the correspondence was written: day - month - year . June 1605
PlacePlace of publication of the book, composition of the document or institution. Rome 41° 53' 35.95" N, 12° 28' 58.55" E
Associated personsNames of Persons who are mentioned in the annotation. Vincenzo Pinelli, Hubert Goltzius, Sebastiano Erizzo, Dionigi Ottaviano Sada
LiteratureReference to literature. Erizzo 15591, Carpita - Vaiani 2012, n° XVIII, p. 86-932
KeywordNumismatic Keywords  Lead Cast , Egypt , Antoninus , Roman Provincial , Caesarea Of Cappadocia, Marcus Aurelius , Volusianus , Mountains , Damascus , Decius , Antioch , Seleuceia
LanguageLanguage of the correspondence Italian
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Grand documentOriginal passage from the "Grand document".

Lettre sans lieu ni date (juin 1605 de Rome) : « Molto Ill.re Sig.re mio oss.mo. Con questa mia polizza haverà Vostra Signoria tutte le sue medaglie di che mi ha favorito, che sono undeci; le rimando insieme due getti di piombo del Signor Gio. Vincenzo Pinelli, et uno di metallo con quelle tre deità egittie; gli altri tre getti di piombo gli ho ritenuti appresso di me, non sapendo come contradire alla cortesia di Vostra Signoria ma ella si poteva ritenere l’Antonino et il Macrino poiché sono le medesime con le mie medaglie, et in ogni modo io le tengo per lei nelle occasioni che le si presentaranno di farne servigio ad altri. Dirò poche cose in risposta di quanto ella mi scrive, però veramente in questi tempi io mi ritrovo molto impedito da’ miei negotij domestici, alli quali spero pur tosto dar buon fine; et serven[do] l’ordine proprio di Vostra Signoria dico che la Cesarea della medaglia di M. Aurelio, che hà per rovescio la testa di Serapide, è differente dalla Cesarea Paneade, et io lego [sic] le lettere di essa medaglia in questa forma Colonia Prima Flavia Augusta Cesarea, della qual colonia fa mentione Plinio al lib. V. cap. XIII., et forse altri che io non ho cercato, non mi parendo necessario. Da questa bella medaglia s’impara che quella colonia fu detta Augusta, di che non fa mentione Plinio, et la parola Prima non si hà da intendere in significato di numero, quasi fosse la prima coloni dedotta da Vespasiano, non essendo costume de gli antichi di ponere numero alle colonie; et è anco voce molto rara nelle medaglie; ma giudico che voglia inferire dignità et primato, per dir così, della colonia; onde nel testo di Plinio si dee scrivere tal voce con la prima lettera majuscola. Nella medaglia di Volusiano con Serapide et un Monte, et sotto un’Ariete [sic], lodo la lettione di Vostra Signoria di quelle lettere COL NEAPOL massime che io non mi ricordo di havere ,ai veduto la voce Colonia, posta tutta distassa [sic] nelle medaglie. (185) E bellissima l’osservatione fatta da Vostra Signoria della prima lettera del nome di Damasco formata con carattere greco, ne io mi ricordo di havere mai veduto cosa simile, fuor che ne’ tempi molto bassi.Della medaglia di Decio Traiano, nella quale è una figura che caccia due buovi, io non saperei che mi dire di certo, non trahendo senso niuno dell’inscrittione, et così dico ancora quanto alla figurina che Vostra signoria dice essere simile à quella di Oronte; perché è tanto piccola ch’io non so à che me l’assomiliare; oltre che io tengo certissimo come già dissi à Vostra Signoria che quella figura che si vede nelle Medaglie di Antiochia non sia di Oronte; et certo non vi ho mai veduto cosa della quale mi paia che si possa indovinare, non che argomentare che quella figura sia di fiume. Se Vostra Signoria ha cosa sicura, ò di medaglie, ò di auttorità et massime del Signore Vincenzo Pinelli, al qual io deferisco quanto debbo, io fin ad hora mi ritorno in dietro di ciò che ho detto, et mi resterò muto per sempre in questa materia; in tanto vegga Vostra Signoria la medaglia d’argento che io le mando che non è di Antiochia. Il Goltzio ne mette in Augusto, et in M. Antonio battute da popoli di Seleucia, et di Cesarea metropoli, come io credo di Cappadocia. L’Occone ancora ne mette una in Severo della Città di Damasco, et l’Erizzo ne mette un’altra in Antonino pure di Damasco, se ben mal disegnata, et peggio intesa; la quale città di Damasco io non ritrovo che habbia fiume proprio. In tutte queste medaglie mi dà difficoltà il vedere una figura formata sempre ad un medesimo modo, et con i medesimi segni, et denotante nondimento diverse città; et similmente un’altra figura significante varij fiumi, et pur sempre disposta in uno stesso atto, et maniera; et sopra tutto senza il cornucopia, et il vaso, et le canne che sono segni peculiari de fiumi: et finalmente mi fa stare molto dubioso il dissegno di città et di fiumi di queste medaglie diverso da tutti gli altri, in tanto che da niuno antiquario fin ad hoggi è stato conosciuto per tale, et la parola , della medaglia che io le mando non è di poco momento; et chi la (186) stirasse ad accomodarla al fiume, sarebbe interpretatione molto generale et commune a quasi tutte le città del mondo. Io ne ho altre d’argento di diversi imperatori che io non mando a Vostra Signoria oer non essere notato in esse il nome de’ popoli, la qual cosa però non fa poco contra l’opinione, che per quelle figure si debbiano intendere cittò e fiumi; poi che gli antichi, per quello ch’io ho veduto fin ad hora, non hanno figurato mai fiumi in medaglia se non col nome di essi, ò della città ò provincia di essi, overo con segni peculiari loro che lo manifestino.Io so di haverne alcune ancora fra le mie di metallo, che hora non tengo così alle mani, et un’altra volta forse saranno più a proposito.Quello che io dissi a Vostra Signoria intorno alle medaglie del signore Dionigi, non fu per intentione che io vi havessi, ma per servigio di Vostra Signoria quando ella pensasse di volersene accomodare; la ringrazio bene dell’amorevole affetto dell’animo suo verso di me in questo, et in ogni altra cosa, et de continui favori che io ricevo dalla sua cortesia, et ne le resto con tanto maggior obligo, quanto meno lo merito; et le baccio la mano come fo al signore suo fratello.Di casa, 1605D. Vostra Signoria Molto IllustreServitore affettionatissimo Lelio Pasqualini » (Vatican, Biblioteca Apostolica Vaticana, Barb. Lat. 2113, f. 142r-149r ; Carpita & Vaiani 2012, n° XVIII, p. 86-93).

References

  1. ^  Erizzo, Sebastiano (1559). Discorso di M. Sebastiano Erizzo sopra le medaglie antiche, con la particolar dichiaratione di molti riversi. Nuovamente mandato in luce. In Venetia: Nella Bottega Valgrisiana.
  2. ^  Carpita, Veronica - Vaiani, Elena (2012), La correspondance de Nicolas-Claude Fabri de Peiresc avec Lelio Pasqualini (1601-1611) et son neveu Pompeo (1613-1622), Paris.