Michelangelo Zorzi - Alfonso Alvarotti - 1719-4-4: Difference between revisions

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|Associated persons=Enrico Noris; Francesco Mezzabarba Birago; Camillo Silvestri; Onofrio Panvinio; Cesare Baronio; Francesco Pagi; Adriaan Reland; Sebastiano Erizzo; Charles Patin; Ezechiel Spanheim
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|Literature=Erizzo 1559; Mezzabarba Birago 1683; Noris 1691; Patin 1697; Spanheim 1706; Zorzi 1726, p. 12-19
|Literature=Erizzo 1559; Patin 1671b; Spanheim 1671; Mezzabarba Birago 1683; Noris 1691; Zorzi 1726, p. 12-19
|Numismatic keyword=roman; antoninus pius; consulates; book corrections; gordianus; Carrhae; Mesopotamia; roman provincial
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|CorrespondenceLanguage=Italian
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|Grand document=Lettre du 4 avril 1719 (de Vicenza): p. 12-13: "La contesa nata tra certi suoi amici costà, riguardo al Consolato secondo di Antonino Pio, e M. Aurelio Cesare, a causa di una Iscrizione del Reinesio, Class. I. n. 246, ove si veggono in fine segnati per Consoli T. AELIO. ANTONINO. PIO. AUG. II. M. AURELIO. AELIO. CAESARE COSS. deve esser decisa a favore di quelli, ch'ebbero opinione contraria a quanto nel medesimo autore stampato si legge: e chi volesse alterare, con la scorta di detta lapida, i fasti Romani agli anni CXXXVIIII. e CXL. dell'Era Volgare, e dalla fondazion di Roma DCCCLXXXXII. e DCCCLXXXXIII. nel primo de' quali restano fissati per Consoli Antonino Pio la seconda volta, e Bruzio Presente, e nel secondo lo stesso Imperadore la terza volta insieme con M. Aurelio Cesare, farebbe contro al Panvinio, al Baronio, al P. Pagi, al Mezabarba, all'Anonimo di Vienna, i cui Fasti furono pubblicati dal Cardinale Arrigo Noris splendore dell'insigne Ordine di S. Agostino, nella sua maravigliosissima opera de Epochis Syro-Maced e contrassegnati con l'elogio di omnium optimi, come pure contravverrebbe al Calvisio, al Relando, all'Almeloveen, al Riccioli, all'esatissima Cronologia ms. del Sig. Conte Cammillo Silvestri, nome ben noto a tutti li Professori di lettere, ed a quanti hanno con grido, ordinate le loro opere col metodo de' Consolati. Nè occorre insistere, e farsi forte, col dire, che l'autorità de' marmi prevale alla testimonianza degli scrittori" ; p. 14-19: "(...) vegga (Zorzi ad Alvarotti, ndr) nel Mezabarba, pag. 192, che troverà riferita una Medaglia, nell'anno CXXXIX. con l'infrascritta leggenda ANTONINUS AUG. PIUS. P.P. COS. II. S.C. e dall'altra parte AURELIUS CÆS. AUG. PII. F. COS. DES. & ecco provato, con questo infallibile testimonio, che il primo Consolato di M. Aurelio dee unirsi col terzo di Antonino Pio, perchè se, nel CXXXIX. questi era Consolo la seconda volta, e l'altro disegnato tale per l'anno susseguente, bisogna francamente dedurre, che Antonino Pio fosse, nel CXL. Consolo per la terza volta, e M. Aurelio la prima: ciò, che in forza di buon discorso non può esser negato, si mostri di bel nuovo, con pari evidente argomento; confermano questo istorico fatto due Medaglie, una di bronzo, e l'altra d'argento da me vedute, nel Museo del Conte Silvestri, che nel ritto hanno il capo di Antonino, con questa epigrafe, ANTONINUS AUG. PIUS. P. P. TR. P. COS. III. e nel rovescio l'effigie del giovane M. Aurelio, con leggenda AURELIUS CÆSAR AUG. PII. F. COS. S. C. dalle quali resta pienamente stabilita la verità del terzo Consolato di Antonino Pio col primo di M. Aurelio, e se V.S. Illust. dubitasse della mia fede, che non credo, può farne l'incontro, per sua intera soddisfazione, sul Mezabarba, pag. 195, e su quanti trattano di Monete antiche. Non mi resta, che provare il secondo Collegio de Consoli quì addietro rappresentato, per far vedere, che il racconto di Capitolino non discorda dall'evidenza delle Medaglie. Ho notato piu sopra, con la guida del quì nominato scrittore, che la seconda dignità Consolare fu a M. Aurelio conferita negli anni CXLV. dell'Era volgare, nel qual tempo comparve Consolo la quarta volta Antonino Pio; ciò viene confermato ancora da una Medaglia, riferita dal Mezabarba, pag. 198. del seguente tenore ANTONINUS AUG. PIUS P. P. TR. POT. VIII., e dall'altra parte leggesi AURELIUS CÆSAR AUG. PII. F. COS. II. che sia l'antidetta Medaglia coniata negl'anni CXLV. non lascia luogo al dubbio la Tribunizia Potestà VIII. di Antonino, segnata nella parte anteriore della Medaglia, il computo non è molto difficile, essendo chiaro, che questo Principe assunse, per la prima volta, una tal dignità, negli anni CXXXVIII. così che, secondo questo principio, l'ottava venne a cadere negli anni CXLV. come ho piu volte replicato. Che nel tempo della Tribunizia Potestà VIII. fosse Consolo la quarta volta Antonino Pio, lo mostra un'altra Medaglia, nel Mezabarba, al luogo citato, col rovescio della Pace, nel cui ritto si vede ANTONINUS AUG. PIUS P. P. TR. POT. VIII. e nel rovescio una figura in piedi, che tiene nella destra una face, in atto di abbruciare alcune armi, con epigrafe PAX AUG. COS. IIII. Se le cose camminano con questo metodo, non bisogna dunque scommettere l'ordinata struttura dei Fasti Romani, come V.S. Illust. accenna nel suo cortesissimo foglio, ma più tosto dare la colpa allo stampatore, o dire che il Reinesio ingannato da chi gli mandò la copia dell'Iscrizione abbia notato T. AELIO ANTONINO PIO AUG. COS. II. invece di COS. III. come doveva. In quanto a me stimo certissimo, che sia errore di stampa, non del Reinesio, la ragione, che mi persuade a ciò credere si è, che, nell'Indice dei Consoli, posto in fine delle sue Iscrizioni, registra T. ÆL. ADR. ANTONINUS PIUS. III. M. ÆL. AURELIUS ANTONINI FILIUS. In quanto poi alla seconda ricerca, che mi fa intorno ai popoli Colcarini della Grecia, così chiamati dall'Erizzo nella sua dichiarazione delle Medaglie, pag. 700. In Venezia, appresso Giovanni Guarisco, 1568. in 4. dirò ciò, che sento, per ubbidirla, ma siami avanti permesso di riferire il Medaglione greco di Gordiano Pio, che nel rovescio tiene una meza luna, con una stella grande di sopra, e parole che dicono, secondo il rapporto dell'Erizzo, MHTP. ΚΟΛΚΑPΡΗΝΩΝ, da lui spiegate così. Questa Medaglia fu battuta a Gordiano il giovane dalla Metropoli dei Cholcharini populi della Grecia. Comento (per tacere dei Cholcharini, parola scritta con l'aspirazione fuori d'ogni bisogno, e ragione) così oscuro, ed imbrogliato, come V.S. Illust. saviamente notò, che farebbe perdere il cervello a chi ne avesse, nel volerlo spiegare; ma per non perdere appunto il cervello, ed il tempo, senza frutto, nella inquisizione dei Colcarini, che mai furono al mondo, conviene, ch'io m'applichi a mostrare il grossissimo fallo dell'autore, che poco pratico del greco idioma, in vece di separare si compiacque di unire la suddetta parola contro alla ragione, che diversamente persuade. V. S. Illust. vegga, per certificarsi d'una tal verità, il Patino Imper. Roman. Numism. pag. 373. che troverà la stessa Medaglia con l'epigrafe giusta, e sincera, in questa guisa: ΜΗΤΡΟΠ. ΚΟΛ. ΚΑPΡΗΝΩΝ, cioè Metropolis Coloniæ Charrhenorum. Iscrizione, che fa conoscere doversi intendere dei popoli di Carra, Città principale della Mesopotamia, detta Haran, ed in latino Charrhe Charrharum, la quale fu Colonia dei Romani, famosa per la strage del loro esercito, come racconta Ammiano Marcellino, lib. 23. Errore scoperto, e notato anche dallo Spanemio de præst. & usu Numism. tomo I. pag. 307. Sed solenne Erizzo, sono parole dell'illustre citato antiquario, nobili alias antiquario, graviter in citandis aut explicandis Græcis, quos adfert nummis hallucinari, & quem proinde caute in his legendum, nec ei temere fidem obstringendam novi. Magna quidem de his antiquitatis studiis benemerendi voluntate, sed exigua aut nulla etiam Græcæ litteraturæ peritia instructum, virum multarum alias imaginum, ad nummorum id genus explicationem se se comparasse mihi satis liquet : quod hactenus fatale plerisque fuit, si unum, vel alterum excipias, qui in describindis vel interpretandis Græcorum nummis laborarunt. Quid statuas enim, cum aut Carrhum notæ Mesopotamiæ urbis primariæ, & Romanorum Coloniæ nummum, proinde consueto more, ΜΗΤΡ. ΚΟΛ. ΚΑPΡΗΝΩΝ, seu Metropoleos Coloniæ Carrenorum inscriptum de Colcharenis, Græciæ scilicet gente (qualis nulla legitur eo nomine) interpretatur ? con quel che siegue, da cui viene posto in chiaro u'altro gravissimo errore dell'Erizzo, che tralascio di esaminare per essere fuori di quanto sono interrogato, e per non impegnarmi in una lunga critica contra questo autore, che merita lode, e compatimento, essendo stato uno dei primi a scriver intorno a queste antiche materie, ed a mostrare, col suo commendabil’esempio, la maniera ai successori di camminare, con franchezza, per questo lubrico, e difficil sentiero. Se non avessi soddisfatto al suo ottimo gusto, priego V.S. Illust. compatirmi, e supplire, col solito di sua cortesia, a quanto io fossi defettivo per debolezza. La nobiltà, e la coltura del suo bell'animo mi promettono una grazia sì giusta ; onde protestandomi anticipatamente obbligato mi dichiaro con genio particolare. Di Vicenza li 4. Aprile 1719." (Zorzi 1726, p. 12-19).
|Grand document=Lettre du 4 avril 1719 (de Vicenza): p. 12-13: "La contesa nata tra certi suoi amici costà, riguardo al Consolato secondo di Antonino Pio, e M. Aurelio Cesare, a causa di una Iscrizione del Reinesio, Class. I. n. 246, ove si veggono in fine segnati per Consoli T. AELIO. ANTONINO. PIO. AUG. II. M. AURELIO. AELIO. CAESARE COSS. deve esser decisa a favore di quelli, ch'ebbero opinione contraria a quanto nel medesimo autore stampato si legge: e chi volesse alterare, con la scorta di detta lapida, i fasti Romani agli anni CXXXVIIII. e CXL. dell'Era Volgare, e dalla fondazion di Roma DCCCLXXXXII. e DCCCLXXXXIII. nel primo de' quali restano fissati per Consoli Antonino Pio la seconda volta, e Bruzio Presente, e nel secondo lo stesso Imperadore la terza volta insieme con M. Aurelio Cesare, farebbe contro al Panvinio, al Baronio, al P. Pagi, al Mezabarba, all'Anonimo di Vienna, i cui Fasti furono pubblicati dal Cardinale Arrigo Noris splendore dell'insigne Ordine di S. Agostino, nella sua maravigliosissima opera de Epochis Syro-Maced e contrassegnati con l'elogio di omnium optimi, come pure contravverrebbe al Calvisio, al Relando, all'Almeloveen, al Riccioli, all'esatissima Cronologia ms. del Sig. Conte Cammillo Silvestri, nome ben noto a tutti li Professori di lettere, ed a quanti hanno con grido, ordinate le loro opere col metodo de' Consolati. Nè occorre insistere, e farsi forte, col dire, che l'autorità de' marmi prevale alla testimonianza degli scrittori" ; p. 14-19: "(...) vegga (Zorzi ad Alvarotti, ndr) nel Mezabarba, pag. 192, che troverà riferita una Medaglia, nell'anno CXXXIX. con l'infrascritta leggenda ANTONINUS AUG. PIUS. P.P. COS. II. S.C. e dall'altra parte AURELIUS CÆS. AUG. PII. F. COS. DES. & ecco provato, con questo infallibile testimonio, che il primo Consolato di M. Aurelio dee unirsi col terzo di Antonino Pio, perchè se, nel CXXXIX. questi era Consolo la seconda volta, e l'altro disegnato tale per l'anno susseguente, bisogna francamente dedurre, che Antonino Pio fosse, nel CXL. Consolo per la terza volta, e M. Aurelio la prima: ciò, che in forza di buon discorso non può esser negato, si mostri di bel nuovo, con pari evidente argomento; confermano questo istorico fatto due Medaglie, una di bronzo, e l'altra d'argento da me vedute, nel Museo del Conte Silvestri, che nel ritto hanno il capo di Antonino, con questa epigrafe, ANTONINUS AUG. PIUS. P. P. TR. P. COS. III. e nel rovescio l'effigie del giovane M. Aurelio, con leggenda AURELIUS CÆSAR AUG. PII. F. COS. S. C. dalle quali resta pienamente stabilita la verità del terzo Consolato di Antonino Pio col primo di M. Aurelio, e se V.S. Illust. dubitasse della mia fede, che non credo, può farne l'incontro, per sua intera soddisfazione, sul Mezabarba, pag. 195, e su quanti trattano di Monete antiche. Non mi resta, che provare il secondo Collegio de Consoli quì addietro rappresentato, per far vedere, che il racconto di Capitolino non discorda dall'evidenza delle Medaglie. Ho notato piu sopra, con la guida del quì nominato scrittore, che la seconda dignità Consolare fu a M. Aurelio conferita negli anni CXLV. dell'Era volgare, nel qual tempo comparve Consolo la quarta volta Antonino Pio; ciò viene confermato ancora da una Medaglia, riferita dal Mezabarba, pag. 198. del seguente tenore ANTONINUS AUG. PIUS P. P. TR. POT. VIII., e dall'altra parte leggesi AURELIUS CÆSAR AUG. PII. F. COS. II. che sia l'antidetta Medaglia coniata negl'anni CXLV. non lascia luogo al dubbio la Tribunizia Potestà VIII. di Antonino, segnata nella parte anteriore della Medaglia, il computo non è molto difficile, essendo chiaro, che questo Principe assunse, per la prima volta, una tal dignità, negli anni CXXXVIII. così che, secondo questo principio, l'ottava venne a cadere negli anni CXLV. come ho piu volte replicato. Che nel tempo della Tribunizia Potestà VIII. fosse Consolo la quarta volta Antonino Pio, lo mostra un'altra Medaglia, nel Mezabarba, al luogo citato, col rovescio della Pace, nel cui ritto si vede ANTONINUS AUG. PIUS P. P. TR. POT. VIII. e nel rovescio una figura in piedi, che tiene nella destra una face, in atto di abbruciare alcune armi, con epigrafe PAX AUG. COS. IIII. Se le cose camminano con questo metodo, non bisogna dunque scommettere l'ordinata struttura dei Fasti Romani, come V.S. Illust. accenna nel suo cortesissimo foglio, ma più tosto dare la colpa allo stampatore, o dire che il Reinesio ingannato da chi gli mandò la copia dell'Iscrizione abbia notato T. AELIO ANTONINO PIO AUG. COS. II. invece di COS. III. come doveva. In quanto a me stimo certissimo, che sia errore di stampa, non del Reinesio, la ragione, che mi persuade a ciò credere si è, che, nell'Indice dei Consoli, posto in fine delle sue Iscrizioni, registra T. ÆL. ADR. ANTONINUS PIUS. III. M. ÆL. AURELIUS ANTONINI FILIUS. In quanto poi alla seconda ricerca, che mi fa intorno ai popoli Colcarini della Grecia, così chiamati dall'Erizzo nella sua dichiarazione delle Medaglie, pag. 700. In Venezia, appresso Giovanni Guarisco, 1568. in 4. dirò ciò, che sento, per ubbidirla, ma siami avanti permesso di riferire il Medaglione greco di Gordiano Pio, che nel rovescio tiene una meza luna, con una stella grande di sopra, e parole che dicono, secondo il rapporto dell'Erizzo, MHTP. ΚΟΛΚΑPΡΗΝΩΝ, da lui spiegate così. Questa Medaglia fu battuta a Gordiano il giovane dalla Metropoli dei Cholcharini populi della Grecia. Comento (per tacere dei Cholcharini, parola scritta con l'aspirazione fuori d'ogni bisogno, e ragione) così oscuro, ed imbrogliato, come V.S. Illust. saviamente notò, che farebbe perdere il cervello a chi ne avesse, nel volerlo spiegare; ma per non perdere appunto il cervello, ed il tempo, senza frutto, nella inquisizione dei Colcarini, che mai furono al mondo, conviene, ch'io m'applichi a mostrare il grossissimo fallo dell'autore, che poco pratico del greco idioma, in vece di separare si compiacque di unire la suddetta parola contro alla ragione, che diversamente persuade. V. S. Illust. vegga, per certificarsi d'una tal verità, il Patino Imper. Roman. Numism. pag. 373. che troverà la stessa Medaglia con l'epigrafe giusta, e sincera, in questa guisa: ΜΗΤΡΟΠ. ΚΟΛ. ΚΑPΡΗΝΩΝ, cioè Metropolis Coloniæ Charrhenorum. Iscrizione, che fa conoscere doversi intendere dei popoli di Carra, Città principale della Mesopotamia, detta Haran, ed in latino Charrhe Charrharum, la quale fu Colonia dei Romani, famosa per la strage del loro esercito, come racconta Ammiano Marcellino, lib. 23. Errore scoperto, e notato anche dallo Spanemio de præst. & usu Numism. tomo I. pag. 307. Sed solenne Erizzo, sono parole dell'illustre citato antiquario, nobili alias antiquario, graviter in citandis aut explicandis Græcis, quos adfert nummis hallucinari, & quem proinde caute in his legendum, nec ei temere fidem obstringendam novi. Magna quidem de his antiquitatis studiis benemerendi voluntate, sed exigua aut nulla etiam Græcæ litteraturæ peritia instructum, virum multarum alias imaginum, ad nummorum id genus explicationem se se comparasse mihi satis liquet : quod hactenus fatale plerisque fuit, si unum, vel alterum excipias, qui in describindis vel interpretandis Græcorum nummis laborarunt. Quid statuas enim, cum aut Carrhum notæ Mesopotamiæ urbis primariæ, & Romanorum Coloniæ nummum, proinde consueto more, ΜΗΤΡ. ΚΟΛ. ΚΑPΡΗΝΩΝ, seu Metropoleos Coloniæ Carrenorum inscriptum de Colcharenis, Græciæ scilicet gente (qualis nulla legitur eo nomine) interpretatur ? con quel che siegue, da cui viene posto in chiaro u'altro gravissimo errore dell'Erizzo, che tralascio di esaminare per essere fuori di quanto sono interrogato, e per non impegnarmi in una lunga critica contra questo autore, che merita lode, e compatimento, essendo stato uno dei primi a scriver intorno a queste antiche materie, ed a mostrare, col suo commendabil’esempio, la maniera ai successori di camminare, con franchezza, per questo lubrico, e difficil sentiero. Se non avessi soddisfatto al suo ottimo gusto, priego V.S. Illust. compatirmi, e supplire, col solito di sua cortesia, a quanto io fossi defettivo per debolezza. La nobiltà, e la coltura del suo bell'animo mi promettono una grazia sì giusta ; onde protestandomi anticipatamente obbligato mi dichiaro con genio particolare. Di Vicenza li 4. Aprile 1719." (Zorzi 1726, p. 12-19).
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Michelangelo Zorzi, Vicenza

Michelangelo Zorzi - Alfonso Alvarotti - 1719-4-4
FINA IDUnique ID of the page  7439
InstitutionName of Institution.
InventoryInventory number.
AuthorAuthor of the document. Michelangelo Zorzi
RecipientRecipient of the correspondence. Alfonso Alvarotti
Correspondence dateDate when the correspondence was written: day - month - year . April 4, 1719
PlacePlace of publication of the book, composition of the document or institution. Vicenza 45° 38' 5.50" N, 11° 24' 22.86" E
Associated personsNames of Persons who are mentioned in the annotation. Enrico Noris, Francesco Mezzabarba Birago, Camillo Silvestri, Onofrio Panvinio, Cesare Baronio, Francesco Pagi, Adriaan Reland, Sebastiano Erizzo, Charles Patin, Ezechiel Spanheim
LiteratureReference to literature. Erizzo 1559Erizzo 1559, Patin 1671bPatin 1671b, Spanheim 1671Spanheim 1671, Mezzabarba Birago 1683Mezzabarba Birago 1683, Noris 1691Noris 1691, Zorzi 1726, p. 12-19Zorzi 1726
KeywordNumismatic Keywords  Roman , Antoninus Pius , Consulates , Book Corrections , Gordianus , Carrhae , Mesopotamia , Roman Provincial
LanguageLanguage of the correspondence Italian
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Grand documentOriginal passage from the "Grand document".

Lettre du 4 avril 1719 (de Vicenza): p. 12-13: "La contesa nata tra certi suoi amici costà, riguardo al Consolato secondo di Antonino Pio, e M. Aurelio Cesare, a causa di una Iscrizione del Reinesio, Class. I. n. 246, ove si veggono in fine segnati per Consoli T. AELIO. ANTONINO. PIO. AUG. II. M. AURELIO. AELIO. CAESARE COSS. deve esser decisa a favore di quelli, ch'ebbero opinione contraria a quanto nel medesimo autore stampato si legge: e chi volesse alterare, con la scorta di detta lapida, i fasti Romani agli anni CXXXVIIII. e CXL. dell'Era Volgare, e dalla fondazion di Roma DCCCLXXXXII. e DCCCLXXXXIII. nel primo de' quali restano fissati per Consoli Antonino Pio la seconda volta, e Bruzio Presente, e nel secondo lo stesso Imperadore la terza volta insieme con M. Aurelio Cesare, farebbe contro al Panvinio, al Baronio, al P. Pagi, al Mezabarba, all'Anonimo di Vienna, i cui Fasti furono pubblicati dal Cardinale Arrigo Noris splendore dell'insigne Ordine di S. Agostino, nella sua maravigliosissima opera de Epochis Syro-Maced e contrassegnati con l'elogio di omnium optimi, come pure contravverrebbe al Calvisio, al Relando, all'Almeloveen, al Riccioli, all'esatissima Cronologia ms. del Sig. Conte Cammillo Silvestri, nome ben noto a tutti li Professori di lettere, ed a quanti hanno con grido, ordinate le loro opere col metodo de' Consolati. Nè occorre insistere, e farsi forte, col dire, che l'autorità de' marmi prevale alla testimonianza degli scrittori" ; p. 14-19: "(...) vegga (Zorzi ad Alvarotti, ndr) nel Mezabarba, pag. 192, che troverà riferita una Medaglia, nell'anno CXXXIX. con l'infrascritta leggenda ANTONINUS AUG. PIUS. P.P. COS. II. S.C. e dall'altra parte AURELIUS CÆS. AUG. PII. F. COS. DES. & ecco provato, con questo infallibile testimonio, che il primo Consolato di M. Aurelio dee unirsi col terzo di Antonino Pio, perchè se, nel CXXXIX. questi era Consolo la seconda volta, e l'altro disegnato tale per l'anno susseguente, bisogna francamente dedurre, che Antonino Pio fosse, nel CXL. Consolo per la terza volta, e M. Aurelio la prima: ciò, che in forza di buon discorso non può esser negato, si mostri di bel nuovo, con pari evidente argomento; confermano questo istorico fatto due Medaglie, una di bronzo, e l'altra d'argento da me vedute, nel Museo del Conte Silvestri, che nel ritto hanno il capo di Antonino, con questa epigrafe, ANTONINUS AUG. PIUS. P. P. TR. P. COS. III. e nel rovescio l'effigie del giovane M. Aurelio, con leggenda AURELIUS CÆSAR AUG. PII. F. COS. S. C. dalle quali resta pienamente stabilita la verità del terzo Consolato di Antonino Pio col primo di M. Aurelio, e se V.S. Illust. dubitasse della mia fede, che non credo, può farne l'incontro, per sua intera soddisfazione, sul Mezabarba, pag. 195, e su quanti trattano di Monete antiche. Non mi resta, che provare il secondo Collegio de Consoli quì addietro rappresentato, per far vedere, che il racconto di Capitolino non discorda dall'evidenza delle Medaglie. Ho notato piu sopra, con la guida del quì nominato scrittore, che la seconda dignità Consolare fu a M. Aurelio conferita negli anni CXLV. dell'Era volgare, nel qual tempo comparve Consolo la quarta volta Antonino Pio; ciò viene confermato ancora da una Medaglia, riferita dal Mezabarba, pag. 198. del seguente tenore ANTONINUS AUG. PIUS P. P. TR. POT. VIII., e dall'altra parte leggesi AURELIUS CÆSAR AUG. PII. F. COS. II. che sia l'antidetta Medaglia coniata negl'anni CXLV. non lascia luogo al dubbio la Tribunizia Potestà VIII. di Antonino, segnata nella parte anteriore della Medaglia, il computo non è molto difficile, essendo chiaro, che questo Principe assunse, per la prima volta, una tal dignità, negli anni CXXXVIII. così che, secondo questo principio, l'ottava venne a cadere negli anni CXLV. come ho piu volte replicato. Che nel tempo della Tribunizia Potestà VIII. fosse Consolo la quarta volta Antonino Pio, lo mostra un'altra Medaglia, nel Mezabarba, al luogo citato, col rovescio della Pace, nel cui ritto si vede ANTONINUS AUG. PIUS P. P. TR. POT. VIII. e nel rovescio una figura in piedi, che tiene nella destra una face, in atto di abbruciare alcune armi, con epigrafe PAX AUG. COS. IIII. Se le cose camminano con questo metodo, non bisogna dunque scommettere l'ordinata struttura dei Fasti Romani, come V.S. Illust. accenna nel suo cortesissimo foglio, ma più tosto dare la colpa allo stampatore, o dire che il Reinesio ingannato da chi gli mandò la copia dell'Iscrizione abbia notato T. AELIO ANTONINO PIO AUG. COS. II. invece di COS. III. come doveva. In quanto a me stimo certissimo, che sia errore di stampa, non del Reinesio, la ragione, che mi persuade a ciò credere si è, che, nell'Indice dei Consoli, posto in fine delle sue Iscrizioni, registra T. ÆL. ADR. ANTONINUS PIUS. III. M. ÆL. AURELIUS ANTONINI FILIUS. In quanto poi alla seconda ricerca, che mi fa intorno ai popoli Colcarini della Grecia, così chiamati dall'Erizzo nella sua dichiarazione delle Medaglie, pag. 700. In Venezia, appresso Giovanni Guarisco, 1568. in 4. dirò ciò, che sento, per ubbidirla, ma siami avanti permesso di riferire il Medaglione greco di Gordiano Pio, che nel rovescio tiene una meza luna, con una stella grande di sopra, e parole che dicono, secondo il rapporto dell'Erizzo, MHTP. ΚΟΛΚΑPΡΗΝΩΝ, da lui spiegate così. Questa Medaglia fu battuta a Gordiano il giovane dalla Metropoli dei Cholcharini populi della Grecia. Comento (per tacere dei Cholcharini, parola scritta con l'aspirazione fuori d'ogni bisogno, e ragione) così oscuro, ed imbrogliato, come V.S. Illust. saviamente notò, che farebbe perdere il cervello a chi ne avesse, nel volerlo spiegare; ma per non perdere appunto il cervello, ed il tempo, senza frutto, nella inquisizione dei Colcarini, che mai furono al mondo, conviene, ch'io m'applichi a mostrare il grossissimo fallo dell'autore, che poco pratico del greco idioma, in vece di separare si compiacque di unire la suddetta parola contro alla ragione, che diversamente persuade. V. S. Illust. vegga, per certificarsi d'una tal verità, il Patino Imper. Roman. Numism. pag. 373. che troverà la stessa Medaglia con l'epigrafe giusta, e sincera, in questa guisa: ΜΗΤΡΟΠ. ΚΟΛ. ΚΑPΡΗΝΩΝ, cioè Metropolis Coloniæ Charrhenorum. Iscrizione, che fa conoscere doversi intendere dei popoli di Carra, Città principale della Mesopotamia, detta Haran, ed in latino Charrhe Charrharum, la quale fu Colonia dei Romani, famosa per la strage del loro esercito, come racconta Ammiano Marcellino, lib. 23. Errore scoperto, e notato anche dallo Spanemio de præst. & usu Numism. tomo I. pag. 307. Sed solenne Erizzo, sono parole dell'illustre citato antiquario, nobili alias antiquario, graviter in citandis aut explicandis Græcis, quos adfert nummis hallucinari, & quem proinde caute in his legendum, nec ei temere fidem obstringendam novi. Magna quidem de his antiquitatis studiis benemerendi voluntate, sed exigua aut nulla etiam Græcæ litteraturæ peritia instructum, virum multarum alias imaginum, ad nummorum id genus explicationem se se comparasse mihi satis liquet : quod hactenus fatale plerisque fuit, si unum, vel alterum excipias, qui in describindis vel interpretandis Græcorum nummis laborarunt. Quid statuas enim, cum aut Carrhum notæ Mesopotamiæ urbis primariæ, & Romanorum Coloniæ nummum, proinde consueto more, ΜΗΤΡ. ΚΟΛ. ΚΑPΡΗΝΩΝ, seu Metropoleos Coloniæ Carrenorum inscriptum de Colcharenis, Græciæ scilicet gente (qualis nulla legitur eo nomine) interpretatur ? con quel che siegue, da cui viene posto in chiaro u'altro gravissimo errore dell'Erizzo, che tralascio di esaminare per essere fuori di quanto sono interrogato, e per non impegnarmi in una lunga critica contra questo autore, che merita lode, e compatimento, essendo stato uno dei primi a scriver intorno a queste antiche materie, ed a mostrare, col suo commendabil’esempio, la maniera ai successori di camminare, con franchezza, per questo lubrico, e difficil sentiero. Se non avessi soddisfatto al suo ottimo gusto, priego V.S. Illust. compatirmi, e supplire, col solito di sua cortesia, a quanto io fossi defettivo per debolezza. La nobiltà, e la coltura del suo bell'animo mi promettono una grazia sì giusta ; onde protestandomi anticipatamente obbligato mi dichiaro con genio particolare. Di Vicenza li 4. Aprile 1719." (Zorzi 1726, p. 12-19).