Raimondo Cocchi - Leopold II von Habsburg-Lothringen - 1773-1-15

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Raimondo Cocchi, Florence

Raimondo Cocchi - Leopold II von Habsburg-Lothringen - 1773-1-15
FINA IDUnique ID of the page  7038
InstitutionName of Institution. Florence, Archivio di Stato
InventoryInventory number. Miscellanea di Finanze A, 324
AuthorAuthor of the document. Raimondo Cocchi
RecipientRecipient of the correspondence. Leopold II of Holy Roman Empire
Correspondence dateDate when the correspondence was written: day - month - year . January 15, 1773
PlacePlace of publication of the book, composition of the document or institution. Florence 43° 46' 11.53" N, 11° 15' 20.09" E
Associated personsNames of Persons who are mentioned in the annotation. Antonio Celestino Cocchi, Sebastiano Bianchi
LiteratureReference to literature. Fileti Mazza - Tomasello 1999, p. 152-1561
KeywordNumismatic Keywords  Collection Classification , Theft , Coin Cabinet (security), Inventory , Coin Weight , Coin Cabinet (managing), Coin Cabinet (visitors), Duplicates , Coin Cabinet (acquisitions)
LanguageLanguage of the correspondence Italian
External LinkLink to external information, e.g. Wikpedia  https://www.memofonte.it/home/ricerca/singolo 2.php?id=120&page=6&
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Grand documentOriginal passage from the "Grand document".

-Lettre du 15 janvier 1773 (de Florence): “II. Dell'impiego del Cocchi. Questo fu una suddivisione medicea nella famiglia dei Bianchi custodi della Galleria, e la fecero come si vede per aiutare quella famiglia più che per il disegno. Poiché il destinato al futuro impiego fu fatto fino viaggiare a spese del principe, perché imparasse e per vedere se a caso riusciva bravo, e benché non riuscisse bravo fu impiegato nonostante. Mentre, alla corte e nel paese, vi erano letterati e signori celebri nelle medaglie i quali aveano maneggiate queste e dato dei lumi anche a lui. Comunque fosse allora questo impiego, presentemente mi pare pericoloso su questo piede e degno d'essere soppresso per le seguenti ragioni. Guai alle medaglie se cadono in mano mercenarie o di uno che campi su quelle, e peggio se ei ne fa il mercante che sarà difficile che non lo faccia. Ecco l'occasione sempre prossima a sostituzioni ed altre frodi antiquarie. Per processare il primo antiquario ladro, ve n'é bisogno d'un altro che conosca le medaglie. Et il sovrano è rubato ed avvisato quando non v'é più rimedio. A questo pericolo delle medaglie in mani mercenarie, fu creduto vanamente di riparare consegnandole una per una pesate fin quelle di bronzo, e Dio sa come descritte da' senatori fiorentini deputati dai garzoni della Guardaroba Reale nel 1738. Anzi la deputazione dovette far dettare l'inventario a quell'istesso che le doveva avere in consegna, vedendo che non v'era altro modo d'andare innanzi. Bisogna dunque fidarsi senza riserva o tenerle murate, perché insomma non sono come le gemme o le altre cose di Galleria delle quali l'identità si possa riconoscere facilmente. E gl'inventari serviranno poco più che a salvare il numero delle medaglie e il peso, e non hanno bisogno d'un custode che stia li per mostrarle a tutti, devono solamente servire allo studio liberale di pochi e rari letterati. E per i viaggiatori che non le conoscono, è il medesimo vedere gli stipi serrati. Si salverebbero così meno esposte dalle mani degli stessi forestieri, massime quando sono molti insieme. I cammei e gli intagli affissi a tavoletta e che muovono la curiosità, potrebbero mostrarsi dai custodi e conservarsi da loro (custodi però non sul piede presente) come tutte l'altre cose ricche che sono fidate a loro. E si potrebbero render capaci di mostrarle dando loro una spiegazione corrispondente ai numeri secondo l'idea che io ne darò infine di queste riflessioni. Sì che potessero anco, quando per se non fossero capaci, rispondere a tutte le questioni. Le medaglie si danno altrove a' letterati ben provvisti d'altronde e fregiati di titoli più decorosi. A costoro si posson dare in consegna anco con meno formalità, perché possono riordinarle, barattare le doppie et accrescere la raccolta. La nostra è rimasta addietro a molte altre, non perché molto non vi si aggiunga, ma perché le aggiunte non son fatte con scelta. Vi sono però per qualche migliaro di scudi di duplicate, comprese quelle che serba il cassiere generale Baldacci. Diversi han proposto al Cocchi di comprarle, ne poco si ritrarrebbe da tanti intagli e cammei moderni gioiellati che erano nei mezzanini del palazzo dei Pitti. Questa somma considerabile resta dunque inutilmente sepolta e dall'altra parte passano frequenti occasioni di minuti acquisti, opportuni perché la gente non vuol fare un memoriale apposta per una medaglia, e questa scusa fa perdere anco le occasioni quasi continue nella zecca, non v'essendo stato modo che sia eseguito l'ordine sovrano che da quei ministri si esibisce ciò che veniva alla giornata. Intanto la non perdono il tempo di formare eleganti raccolte di monete che poi sento dire che vendono ai particolari, né vi sarà mai modo di poterne profittare se non vi sia uno che abbia l'autorità di scerle e fermarle adirittura, o che il sovrano sia così condiscendente da comprarle dai suoi ministri a quel prezzo che ei le rivendono ai curiosi. Il che sarebbe anco di malo esempio. In quella guisa che la cassa della zecca può soffrire che si tenga morto il valore di queste monete finché i ministri non le rivendono, o insomma non ne rimettono il puro intrinseco alla detta cassa, potrebbe bene soffrir l'indugio d'un mese per volta perché vi si serbassero alla visita senza ascoltare le frivole scuse di chi volesse parare il privato scapito nel perdere questo piccolo commercio. Un simil ordine del sovrano a chi baratta le monete, per essere ubbidito, avrebbe bisogno però che vi si aggiungesse la pena comminata alle trasgressioni, poiché sarebbe scandaloso il permettere la presente restrizione mentale che si compra per loro privati e non per il sovrano e per la zecca. Tornando alle medaglie di S.A.R., tutta la raccolta a cagione della consegna secondo l'ordine locale, si è ridotta adesso così confusa, sì per gli sbagli di chi la ordinò, sì per le molte aggiunte che il Cocchi si è messo da un pezzo a fare una descrizione apposta di tutte, manoscritta, per lasciare a chi verrà dopo, il modo di cercar le medaglie nella raccolta di S.A.R. Queste cose si portano qui come riflessioni, poiché il Cocchi non ha mai fatto istanze su questo e per se avrà forse paura di sottoporsi alle calunnie dei futuri suoi compagni nel dipartimento: calunnie che l'invidia susciterebbe infallibilmente, e d'altronde per le sopradette ragioni non consiglierei S.A.R. a concederglielo la concessione essendo inopportuna alla descritta natura del suo impiego, talché se la desse a lui, dovrebbe forse negarla al successore. » (Florence, ASF, Miscellanea di Finanze A, 324 ; Fileti Mazza – Tomasello 1999, p. 152-156 ; https://www.memofonte.it/home/ricerca/singolo_2.php?id=120&page=6&).

References

  1. ^  Fileti Mazza, Miriam and Bruna Tomasello (1999), Galleria degli Uffizi, 1758–1775: La politica museale di Raimondo Cocchi, Modena (Franco Cosimo Panini).