| |Grand document=-Lettre du 1 mai 1563 (de Venise) : "A MONSIGNOR IL PATRIARCA DI VENETIA Reverendissimo signor mio. Per le lettere di vostra signoria reverendissima scritte ultimamente a messer Antonio Molino, mi sono da lui state rese le sue amorevoli salutationi, di che la ringratio assai. Hora per questa mia breve ella intenderà, qualmente io con tutti di casa siamo sani,// [c. 116r] et il simile desideriamo esser di lei. Onde, havendo io inteso che vostra reverendissima signoria era alquanto indisposta, la pregherò con questa a conservarsi quanto è possibile, perché mancando la sanità, manca il maggior bene che ci può dare questo mondo, né del rimanente habbiamo a curarci. Il signor duca di Ferrara è qui a Venetia, come privato, et perché sua eccellentia si diletta molto d’antichità, va vedendo per ogni luogo, dove può, studii di marmi et di medaglie. Et paruto già sei giorni al detto duca di mandarmi instantemente a richiedere di voler vedere il mio studio delle medaglie. Onde parendomi discortesia et mala creanza il negarglielo, io mi contentai che venisse et così sua eccellentia venne ad onorare il mio studio, con molta gentilezza et uma=//[c. 116v]=nità et havendosi assai sodisfatto della vista delle mie medaglie umanamente alla sua partita mi ringratiò. Questo tanto ho voluto scrivere a vostra signoria reverendissima, sì per non haver’altro che scriverle et sì ancora per salutarla, alla quale per sempre mi offero et raccomando, pregando il signor Dio che sana et felice la conservi. Di Vinegia, il primo di maggio MDLXIII." (Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana, Ms 277, f° 115v-116v ; F. Missere Fontana 2013, p. 336, note 84). | | |Grand document=Lettre du 1 mai 1563 (de Venise): "A MONSIGNOR IL PATRIARCA DI VENETIA Reverendissimo signor mio. Per le lettere di vostra signoria reverendissima scritte ultimamente a messer Antonio Molino, mi sono da lui state rese le sue amorevoli salutationi, di che la ringratio assai. Hora per questa mia breve ella intenderà, qualmente io con tutti di casa siamo sani,// [c. 116r] et il simile desideriamo esser di lei. Onde, havendo io inteso che vostra reverendissima signoria era alquanto indisposta, la pregherò con questa a conservarsi quanto è possibile, perché mancando la sanità, manca il maggior bene che ci può dare questo mondo, né del rimanente habbiamo a curarci. Il signor duca di Ferrara è qui a Venetia, come privato, et perché sua eccellentia si diletta molto d’antichità, va vedendo per ogni luogo, dove può, studii di marmi et di medaglie. Et paruto già sei giorni al detto duca di mandarmi instantemente a richiedere di voler vedere il mio studio delle medaglie. Onde parendomi discortesia et mala creanza il negarglielo, io mi contentai che venisse et così sua eccellentia venne ad onorare il mio studio, con molta gentilezza et uma=//[c. 116v]=nità et havendosi assai sodisfatto della vista delle mie medaglie umanamente alla sua partita mi ringratiò. Questo tanto ho voluto scrivere a vostra signoria reverendissima, sì per non haver’altro che scriverle et sì ancora per salutarla, alla quale per sempre mi offero et raccomando, pregando il signor Dio che sana et felice la conservi. Di Vinegia, il primo di maggio MDLXIII" (Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana, Ms 277, cc. 115v-116v; Missere Fontana 2013a, p. 336, note 84; Marconato 2018, p. 213). |