| |Literature=Zeno 1752, lettre n° 214, p. 422; Zeno 1785, Lett. 681, p. 104-105; Tomassoni 2021, p. 42-43, note 103, p. 91-92, note 287 | | |Literature=Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 214, p. 422-423; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 681, p. 104-106; Tomassoni 2021 |
| |Grand document=-Lettre du 30 mars 1726 (de Vienne) : « Si va a gran passi avanzando nella revisione del Museo Imperiale con mio sommo gusto e profitto, di quando in quando capitandomi sotto l’occhio medaglie non solo rare, ma singolari, e non più vedute. Ier mattina per l’appunto nella serie d’argento trovammo intorno a quattordici Pertinaci, tutti con differente rovescio, e d’ottima conservazione, fra i quali uno che mi par degno d’esservi communicato distintamente. L’epigrafe della testa laureata di questo imperadore si è : IMP C P HELV PERTIN AVG. Nel rovescio v’ha la figura d’una donna con tonaca e stola, stante alla destra, che nella sinistra una bacchetta sottile, o sia verga, con la leggenda all’intorno MENTI LAVDANDAE. La medaglia è d’indubitata antichità, di eccelente artefice, e di intera conservazione. Ecco una nuova deità sopra le medaglie, ma non già in Roma. Aveva il suo tempio la MENTE nel Campidoglio, dedicatole in tempo della seconda guerra cartaginese, e la sua festa si solennizzava di 8 di Giugno. Se ne parla in Livio, in Ovvidio VI Fast. In Lattanzio, in Varrone, ed in altri. Rare volte s’incontra gerundi nelle inscrizioni delle medaglie ; ma pu se ne incontrato, come ben voi sapere. Questa può da luogo ad una dotta ed erudita dissertazione. Dal catalogo che vi ho trasmesso, cancellate il Germanico in argento, essendomene capitato uno assai bello con la testa di Caligola. Se però altro potessi averne con quella di Augusto, me ne sarebbe caro l’acquisto. Vi rendo grazie delle cortesi esibizioni che mi fate a procurarmene l’altre mancanti, e so la difficoltà che v’ha a poterne aver costi, che sieno belle e legittime ; pichè cotesti birbanti, ai quali non bisogna credere nemmeno la verità, assorbiscono e impreziosiscono ogni cosa, cercando d’ingannare o nella roba, o nel prezzo. Me certamente non attraperanno, che non tengo commerzio alcuno con esto loro » (Zeno 1752, lettre n° 214, p. 422; Zeno 1785, Lett. 681, p. 104-105; Tomassoni 2021, p. 42-43, note 103, p. 91-92, note 287). | | |Grand document=Lettre du 30 mars 1726 (de Vienne): "Si va a gran passi avanzando nella revisione del Museo Imperiale con mio sommo gusto e profitto, di quando in quando capitandomi sotto l’occhio medaglie non solo rare, ma singolari, e non più vedute. Jer mattina per l’appunto nella serie d’argento trovammo intorno a quattordici Pertinaci, tutti con differente rovescio, e d’ottima conservazione, fra i quali uno che mi par degno d’esservi comunicato distintamente. L’epigrafe della testa laureata di questo Imperadore si è : IMP C P HELV PERTIN AVG. Nel rovescio v’ha la figura d’una donna con tonaca e stola, stante alla destra, che nella diritta tiene una corona di alloro, e nella sinistra una bacchetta sottile ; o sia verga, con la leggenda all’intorno MENTI LAVDANDAE. La medaglia è d’indubitata antichità, di eccellente artefice, e di intera conservazione. Ecco una nuova Deità sopra le medaglie, ma non già in Roma. Aveva il suo Tempio la MENTE nel Campidoglio, dedicatole in tempo della seconda guerra Cartaginese, e la sua festa si solenizzava a dì 8. di Giugno. Se ne parla in Livio, in Ovidio VI. Fast. in Lattanzio, in Varrone, ed in altri. Rare volte s’incontra gerundj nelle inscrizioni delle medaglie ; ma pur se ne incontrato, come ben voi sapete. Questa può dar luogo ad una dotta ed erudita dissertazione. Dal catalogo che vi ho trasmesso, cancellate il Germanico in argento, essendomene capitato uno assai bello con la testa di Caligola. Se però altro potessi averne con quella di Augusto, me ne sarebbe caro l’acquisto. Vi rendo grazie delle cortesi esibizioni, che mi fate a proccurarmene l’altre mancanti, e so la difficoltà che v’ha a poterne aver costì, che sieno belle e legittime ; poichè cotesti birbanti, ai quali non bisogna credere nemmeno la verità, assorbiscono e impreziosiscono ogni cosa, cercando d’ingannare o nella roba, o nel prezzo. Me certamente non astraperanno, che non tengo commerzio alcuno con esso loro" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 214, p. 422-423; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 681, p. 104-106; Tomassoni 2021). |