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Lettre du 26 septembre 1574: "Parmi ricordare d'una medaglia, credo di Quinctii, dove si trova D·S·S·, et il nostro m(esser) Gentile voleva che fossi Deo Semoni Sango, et pare che cotesta inscritione dica esser il medesimo il Deo Fidio, del quale si vede una certa figura di mezo rilievo, credo a S(anti) Apostoli: HONOR, FIDES o VERITAS, et AMOR et FIDII SIMVLACRVM." (Vat. Lat. 4104, f. 120; Agustin 1772, Opera Omnia, vol. VII, Lettre XLVI, p. 256-257)  +
Lettre du 28 février 1575 (de Lerida): "Quanto al portar meco medaglie & fragmenti & altre frascherie à vostro gusto vi servirò, benche per la S. V. basta che io vada, se ben arrivassi povero & nudo come Ulisse in Corcyra, omnia mea mecum porto, diceva quel vantator Spagnuolo, voleva dir Greco. (...) Da Lerida l'ultimo di Febraro del LXXV" (Agustin 1772, Opera Omnia, vol. VII, Lettre XLVIII, p. 257-258).  +
Lettre du 18 août 1575 (de Monzon): “La lettera, & la carta mi piace, & li disegni delle medaglie. Hò emendato molt’errori della stampa nelle mie famiglie & hò notato qualche cosa nelli cinque quinterni vostri; & quando havremo il resto? Di grazia mandatemi di mano in mano quanto si stampa. Hò speranza che piacerà alla brigata di curiosi, alios non flocci facio. (...) Da Monzon alli XVIII. d'Agosto del LXXV” (Agustin 1772, Opera Omnia, vol. VII, Lettre XLIX, p. 258).  +
Lettre du 15 septembre 1576 (de Lerida): “Eccovi la mia censura sopra li quinterni ultimi del nostro libro commune de familiis. V. S. farà stampar le errate à modo suo. Hò avuto gran dispiacer à veder tanti errori, & è gran confusione nelle majuscole" ; "Di V. S. è gran tempo che non hò lettere, non vorrei che si fusse smenticata di me, pure per honor suo bisogna che si ricordi di scrivermi alcune volte, & avisarmi di qualche cosa di nuovo delle medaglie, ò sassi antiqui. (...) Da Lerida alli XV. di Settembre del LXXVI” (Agustin 1772, Opera Omnia, vol. VII, Lettre LIII, p. 260).  +
Lettre du 5 mai 1577 (de Tarragone): “Delle medaglie Greche la fatica del Goltzio non hò visto ancora, sò certo, che la vostra sarà più certa, e più copiosa. Li fragmenti dell’historici Latini non posso dir certo che li mandarò, perche non sò quali siano quelli, che vi mandai un altra volta, pure dandomi aviso si metteranno in ordine l’altri. Le Medaglie stanno tutte al comando vostro. Hò havuto alcune poche d’oro questi giorni, ma d’Imperatori ordinarie. Di colonie, e municipij di Spagna ogni dì mi capita alcuna d’argento, & di bronzo; alcune hanno lettere incognite, che penso siano della lingua Spagnola antiqua. Hà il torto M. Latino se vuole impedire li studij delle lettere antiche, le quali s’intendono perfettamente con le medaglie, con le inscrittioni, con i libri di Scrittori, non che non siano megliori senza comparatione li studij delle lettere sagre, & delle scienze, ma questo non fa, che quelli si debbano bandire" ; "Vorrei ben saperе da esso M. Latino, perche se non si diletta di Medaglie, si diletta di tant’altri studij che non sono ne di lettere sacre, ne di scienze scolastiche, ovvero di pane lucrando? Hò sentito qualch’uno recitarmi non sò che parole usate dalla bon. mem. di Pio V. contra un mio amico, perche non era Sacerdote, havendo intrade ecclesiastiche come hà M. Latino: io credo, che l’uno, & l’altro habbiamo causa honesta per non farlo: pure quel stato è più perfetto, come quello di Jesuite, & altri religiosi; ma M. Latino non hà eletto quello. Di gratia rispondeteli alcune di queste ragioni. Contuttoche è ben fatto non lasciar il principale frutto delle scienze per l’accessorio dico indrizzar sempre i vostri studij & pensieri al servire Iddio, ed aggiutare il prossimo & far secondo la vocatione, che Dio vi habbi chiamato. (...) Da Tarracona alli V. di Maggio del LXXVII” (Agustin 1772, Opera Omnia, vol. VII, Lettre LIV, p. 260-261; voir Missere Fontana 2009, p. 419, note 322).  +
Lettre du 31 août 1578 (de Tarragone): “(...) rari et buoni studij, et mandi fuori li nostri fragmenti Grechi, et la fatica sорга le medaglie Greche, le quali ho gran piacere, che siano in tanto gran numero cresciute. Ho visto il libro di Humberto Goltzio sopra le medaglie di Italia et di Sicilia, et li manca qualche cosa per esser buono non che ecc.te. Desidero sapere, se ha stampato sopra quelle della Grecia orientale. Io sono alle mani colla stampa delli nomi proprij delli Digesti, et certe altre cose indigeste in materia di antiquità et di concilij. (...) Da Tarrac.a ult.o di Agosto del 78” (BAV, Vat.lat.4104, c. 99r; Agustin 1772, Opera Omnia, vol. VII, Lettre LV, p. 261).  +
Lettre du 10 septembre (1581) (de Tarragone): "Per fornir di me dialogi hò bisogno d’un giovane che sappia far in legno, ò in rame le medaglie, & la difficultà batte in far bene il ritratto della faccia che delli roversi ben si trova in queste parti chi li faccia, bene. Manco male sarà mandarvi il disegno & farli far in Roma. (...) Da Tarracona alli X. di Settembre" (Agustin, Opera omnia, VII, 1772, p. 263, lettre LVII ; voir Missere Fontana 2009, p. 30, note 8).  +
Lettre du 12 janvier 1583 (de Tarragone): p. 262: "Vengo alli miei Dialoghi Spagnuoli di Medaglie, & Inscrittioni, desiderate saper la causa, perche non li feci latini, la prima è perche trattano di molte cose note in Italia, e poco sapute in Hispagna. La seconda perche trattano di tre libri di Medaglie Spagnuole. La terza per dichiarar minutamente molte cose che al vulgare si permette, ma non in latino ad un par mio. Desidero che stampino le medaglie secondo li disegni mandati. E' ben vero che in alcuni ritratti non riesce bene la pittura, la quale potrà costì acconciarsi cercando simili medaglie. V. S. mi farà gratia di favorire questa impresa, poiche mi scrive il mio Mollano, che non li dispiace se non la lingua. Di nuovo posso scrivere essersi trovate più di 500. medaglie di argento in questo Territorio Tarracon, tutte d’Imperatori, la più parte da Severo fin à Volusiano con varij roversi; è rara una di Manlia Scantilla moglie di Didio Juliano, de la quale trovai un altra di bronzo in questa Città, & un altra d’argento di Domitia moglie di Domitiano; sono alcuni roversi rari, come tra l’altri uno di Elagabalo (Antiste Sanctissimus) che li conviene per eccellenza. Della Corte regia mi fu mandata una d'oro Greca di Pyrrho Rè di Epirote con raro roverso. Questo basta in questa. Tu me ama, & Vale. Di Tarrac. alli XII. di Genn. MDLXXXIII" (Agustin 1772, Opera Omnia, vol. VII, Lettre LVI, p. 261-262; Cellini 2001, p. 341, note 8; voir Missere Fontana 2009, p. 30, note 9).  +
Lettre du 1 décembre 1556 (de Rome): “Estando aqui el Dotor Paez, algun achaque avia para que no nos escriviessemos, sirviendo sus cartas por comunes; agora que èl està ausente escrevirè vo, aunque sea embiando tambien carras de èl, como holguè mucho con los Consules, y recebì merced muy señalada con que me la haga cumplida de embiar lo demàs, señalando alguna cosa de lo que dize cada año que sea de importancia, especialmente de Filipo adelante, que ay gran escuridad en autores. Tambien querria saber, si v. m. ha descubierto mas historias de las que me dixo, y si piensa publicar algunas dellas, ò hazer de todas una, ò escrivir, su coronica del tiempo nuevo, ò antiguo. Yà sabe v. m. mi curiosidad buscando medallas; he topado aqui con dos de Augusto, la una de bronce, donde ay un Lobo, y encima estas letras ILERDA. La otra de plata, donde ay una Ciudad pequeña con otras que dizen EMERITA; querria saber si se hallan en España nombres de otros Lugares, y porquè estàn estos, y lo que à v. m. mas pareciere de escrivir. Dios guarde à v. m. En Roma primero de Deziembre” (RAH. A-112 f. 102; Agustin 1772, Opera Omnia, vol. VII, p. 200; Carbonell i Manils 1991, pp. 99-100).  +
Lettre du 20 septembre 1557 (de Rome): “Mucho me holguè con su carta de tantos de Abril, donde me escrivia de las medallas que se hallan en España, y de la historia, y de los Consules, los quales, como otras vezes he escrito, deseo mucho, y recibirè mucha merced con lo que che da. El Senès que v. m. escrive que haze serie, y comentario de Consules, no se quien sea, fino es el Modenès que publicò los consules hasta la muerte de Augusto, y no el comentario. Otro Veronès Frayle de S. Agustin tiene otra serie de Consules hasta Heraclio, y mas adelante, y de Emperadores, y Papas, y Concilios hasta oy, y espera lo que v. m. me embiarà para publicar con un comentario docto. Otro comentario, y serie ha salido impressa de Cuspiniano harto diligente para saltarle las piedras de Roma, pero no passa de Justiniano, y es como glosa de Casiodoro; cita algunas otras series de Consules de mano, y este Padre ha descubierto otras de tiempos baxos de Christianos, que serà buena cosa; como, se imprima avrà v. m. uno. De la historia de Aragon huelgo que v. m. la abrace toda; pero pesame que no aya de las cosas antes del Rey Don Jayme mas luz, pero harto serà tener lo demas cumplidamente. De las medallas me holguè de saber los nombres, y cosas dellas, y veo que v. m. las entiende bien, digo las de las Colonias, que acà tenemos otras de otras partes con aquellos Bueyes, y vexillos; Isidoro lib. 15. trae un lugar de Caton bueno: Qui urbem novam condit, Tauro, & vacca ares. Las de los Municipios, porque tengan un Toro, o Buey, con la insula, que v. m. pinta avrà mas dificultad, y poco ha me mostraron una de Cascante con aquel animal, y estas letras: MUNICIP. CASCANT. y era de Tiberio Cesar; yo pienso que sea por hostia, ò victima sacrificada por la devocion del Emperador; podria ser que fuesse señal del Monetario, como fe halla en algunas de Augusto, de Stalicio Tauro duumViro Monetal, y en otras un Bezerro de Q. VACONIO VITULO. El nombre de SILBIS piensa un amigo mio que sea de los Silvios de Italia, de que haze mencion Plinio; pero Estrabon no le declina assi, La B, por V, es error de muchos tiempos. Silva, y todos sus derivados se escriven con I, y no con Y en todas las piedras, y libros, y medallas antiguas, pero v. m. lo acertarà, y sabrà mejor. De la Calagorris Julia Nassica nodudo, ni del lugar de Plinio que v. m. emienda biem; dizenme que ay un Lugarejo cabe el Burgo de Osma, que se dize assi, del qual fue santo Domingo, pero no serà este segun Cesar, y Plinio: tambien dudo si el Itinerario de Antonino haze mencion desta Calahorra, ò de la otra, y si P. Scipion se llamò por esta Nassica, ò ella por èl, aunque no tiene dos SS. en el sobrenombre en las piedras antiguas, pero podriase defender por lo que dize Quintiliano del uso de Ciceron, y Virgilio en escrivir, caussæ, y cassus, donde era luenga la vocal precediente, ò quando estava entre dos luengas. Seria bueno saber que letras tenian los antiguos Españoles, y quales los Carthaginenses: acà he visto algunas letras estrañas de diversas suertes en medallas; en las del Rey Juba no dudo que sean Punicas; en las de los Reyes de Syria Antiocho, y Demetrio, y de Sidones, letras de Phoenicias, y Syros; y en otras de Siclos de Judios, Caldeas. Hallanse otras de Etruscos segun creemos, y de otras Naciones, que no sabemos: embieme v. m. algun traslado de alguna medalla, especialmente donde aya otras letras Latinas, y Griegas. […] Dios guarde a v. m. En Roma a XX. de Setiembre” (Agustin 1772, Opera Omnia, vol. VII, p. 201-202; Carbonell i Manils 1991, pp. 186-190).  
Lettre du 25 décembre 1569 (de Lérida): "Hizome mucha merced con los dos libros de Golzio, y con su carta, y assi escrivo al señor Presidente de Flandes la que va con esta; son libros muy ricos de medallas, y curiosidad de cosas, que son mucho de mi gusto, avunque no en todas me acaba de satisfacer, ò por defeto mio, ò por la dificultad grande que ay en entender cosas tan antiguas, y tan menudas, y en que tan pocos ingenios se han exercitado. Holguème de hallar dos, ò tres medallas, hechas a mi parecer en Zaragoça, entre las medallas de Augusto Cesar, no me acordando aver visto otras en otra parte: el yerro de mas importancia en que veo, que cae esse autor, es en tomar el nombre del metal por el nombre del Consul, ò Ditador, ò Triunfador, y assi haze falsas genealogias por este falso fundamento, mas como antes dixe, puedesele perdonar por los respetos de arriba. (...) En Lerida a XXV. de Deziembre” (RAH A-112, f. 140; Agustin 1772, Opera Omnia, vol. VII, p. 202-203).  +
Lettre du 1 juin (1572?) (de Lerida): "Los Fastos de Huberto Golcio (nb: Goltz) no he visto, hanmelos alabado, y unos retratos de medallas, que pone muy buenas: dizenme que parava en Augusto, y v. m. trata del Consulado de Honorio en su carta; por ventura seràn dos libros los que me faltan, vea v. m. si me los puede procurar, que me serà muy señalada merced. (...) En Lerida primero de Junio (1572?)" (Agustin 1772, Opera Omnia, vol. VII, p. 206).  +
Lettre du 25 juin (1572?) (de Lérida): “Despues me escrivio Fulvio Ursino, que èl lo queria imprimir, que le avisasse si tenia mas que dezirle de lo que escrivì a Fray Onofrio, y dizenme que Fulvio imprime un libro de Familiis, y sospecho que sea solamente las inscripciones, y medallas distribuidas por Familias, y que para aquel libro querria lo de esta coluna. Tengo en la memoria, que dezia, uno dellos, que Quintiliano, y Plinio hazian mencion de la orthographia desta inscripcion, ahunque en el uno dellos avia un error, como de Julio a Duilio; presto lo adobara v. m. si Vitorio no lo ha hecho. (...) En Lerida a XXV. de Junio” (Agustin 1772, Opera Omnia, vol. VII, p. 210).  +
Lettre du 16 août 1572 (de Lérida): “La coluna rostrata, entiendo que fuesse una coluna con muchas figuras de proas de navios, que falian della, como corona rostrata una corona de oro con muchos pedaços de figura de proas; y de la que se dio a Marco Agrippa en tiempo de Augusto hay mencion en Historiadores, y le vee en sus medallas qual era esta corona, assi donde està el Neptuno de la otra parte, como en las de Nemauso que son dos caras, la una con esta corona, y de la otra parte un Crocodillo atado a una palma por vitoria de Egypto. Y tambien se halla en medallas de plata del mismo Agrippa соn Augusto, ò otra cosa de la otra parte. Lo mas antiguo es lo que llaman ROSTRA en el Foro Romano, que era un cierto pulpito grande en el qual se orava al pueblo que estava in Comitio, que era la parte del Foro descubierta donde se juntavan para muchas cosas. Este pulpito era sostenido de muchos pilares, y en cada uno dellos havia muchas proas salidas de piedra, ahunque al principio fue de madera, hecho de las proas de las naos, ò barcas de los de Antro, de donde tomo el nombre, segun cuenta Tito Livio, y otros. Esta figura se vee en ciertas medallas de plata que yo tengo; en la una està el nombre de Palikano, que fue un Tribuno de la plebe, que restituyò con ayuda de Pompeyo la Tribunicia Potestad, ò por mejor dezir lo que quitò a los Tribunos Sylla. Tengo tambien otro debaxo en otras medallas de Augusto; y entre las de Huberto Goltzio estàn las que dixe de M. Agrippa a hojas 203. y 204. y otra como la de Palikano a 230. con estas letras C. IVNI.SILANVS, y de otra manera a 234. con letras, de C. SVLPICIVS PLATORIN. Yo embiarè, a v. m. un debuxo de una coluna rostrata, facada de una medalla de Augusto. Lo que v. m. nota de Suetonio, y Livio es bien a proposito; de las coronas sè que habla Plinio largamente. (...) En Lerida a XVI. de Agosto MDCLXXII” (Agustin 1772, Opera Omnia, vol. VII, p. 212).  +
Lettre du 20 octobre 1572 (de Monçon): “La medalla de Balbino no es sola con esta figura, otras muchas hay de diversos Emperadores; la muger que tiene el Cornucopia es la liberalidad; a lo que tiene en la otra mano no sè el nombre Latino, mas sè que es señal del congiario, o otro donativo; y creo que otra tal figura ponian en diversas partes de la Ciudad, para que fuessen a tomar lo que se les dava y supiessen la quantidad, ò numero que havian de recebir. La tessera era el contraseño que cada uno recebia para ser pagado en el granero, ò en la bodega, ò en cafa del Thesorero: yo vi en Roma unas TESSERAS para recebir sportulas de marsil, ò otro huesso quadradas con nombres del que recebia, y del dia, y Consulado que començava a recebir la sportula. Lo que tiene SPES en la mano, sospecho que es lo que nace del grano del trigo sembrado, aquellas hojuelas primeras que dan esperança que algun tiempo se cogerà, y assi dize S. Pablo de los que siembran sine spe, & contra spem algunas vezes. A Pierio Valeriano no tengo por hombre que entienda bien las medallas, ni su libro aprovecha mucho para ellas; hablo de lo que a mi gusto parece, remitome a quien lo entienda, v. m. no dexe de escrivirme, que me haze mucha merced. Los libros Griegos verè de buena gana. El libro de Familiis del Fulvio es mas de Imaginibus, yo le embiè ciertos trabajos començados mios, y con ellos serà lo uno, y lo otro; trata de lugares comunes de medallas, y reduce por familias muchas, dize que ha impresso imagines antiguas de hombres doctos; v. m. haga tambien buscar esse libro, que yo no le he visto, ahunque tengo muchas pinturas, y retratos, y entre ellos ay de Platon, y Aristoteles, y Euripides, y otros, pero tengo los por singidos los mas dellos. N. Señor guarde a v. m. En Monçon a XX.de Octubre MDLXXII” (Agustin 1772, Opera Omnia, vol. VII, p. 213).  +
Lettre du jour de la Trinité (1572?) (de Lerida): “Estos dias huve ciertas medallas de Morviedro, y con achaque dellas hize reseña de otras que tenia, y hallè dos de Zaragoça, entrambas de Augusto; en la una hay estos dos animales, y el Bubulco, ò author de la Colonia; en la otra està solo el vexilo; en una de Sagunto hay una galera con estas letras SAG. De un Toro solo tengo muchas de Municipios; un Lobo, ò Loba en las de Lerida; un Pegaso en las de Empurias; en una de Pamplona un Toro, està POMPE; pareceme haver visto inscripcion con dipthongo POMPAEL. v. m. me avise de la variedad, ò certidumbre que ha observado. (...) En Lerida dia de la Trinidad" (RAH A-112, f. 122; Agustin 1772, Opera Omnia, vol. VII, p. 209).  +
Lettre du 10 septembre 1573 (de Lérida): p. 214: “En ninguna de mis medallas de Zaragoça està el renombre FEN. en la del vexillo estàn M. PORC. CN. FAD. en la de los Bueyes L. CASSIO. C. VALER. REN. este postrero podrà ser que estè mas claramente en la de v. m. y diga FEN. Holgaria que pudi essemos hazer a Fenestella de Zaragoça. Los sobrenombres de Municipales fueron de muchas maneras por ser nombres ordinariamente Barbaros, ahunque algunos huvo Latinos. Fenestella es todo Latino, como Hygino Griego, ahunque fue Español. Renatus se halla sobrenombre de Romanos en piedras" ; p. 215: "He recebido el libro de Imaginibus clarorum virorum de Fulvio Ursino, es cosa mucho de vèr, porque hay muchas cosas antiguas, y raras. El de Familiis no està acabado de imprimir, yo le he ayudado con unos papeles mios, y èl me ha procurado un Privilegio de Ciudadano Romano con grandes estensiones, y clausulas que verà v. m. como estè acabado. (...) En Lerida a X. de Setiembre MDLXXIII” (Agustin 1772, Opera Omnia, vol. VII, p. 214-215).  +
Lettre du 28 juillet 1576 (Lerida): "La orthographia de Baleares no he mirado, ahunque hallo en los Triumphos Capitolinos Q. Caecilius Metellus Baliaric. Procos. de Baliarib., pero tambien he notado que hai en una medalla, lo qual yo no he visto, Q·Metel·Q·F·Balearicus·Fides." (RAH 112, f. 125)  +
Lettre du 22 décembre 1578 (de Tarragone): “El Maestro Alvar Gomez ha ganado por la mano a v. m. que me ha embiado todas las medallas que tiene de Cоlonias, у Municipios, y de Reyes Godos para enriquecer mis dialogos, donde trato dellas; alli he visto las que alega Ambrosio de Morales, especialmente dos, la una Ermenegildo, y la otra de Acosta, que estan harto falsamente puestas. De Segobriga hay dos; v. m. creo que tiene por cierto que no es Segorbe, y haze burla del pleyto de Valencia, no sè si con Segorbe, ò con Carthagena deseo saber que Pueblo creeque es Segobriga, de laqual dize Plinio que es caput Celtiberiæ, y Ptolomeo la pone en la Celtiberia cabe Ergavica, y en la misma Provincia ponen a Tarazona, y Bilbilis. Nuestro Señor guarde a v. m. En Tarragona a XXII. de Deziembre" (Agustin 1772, Opera Omnia, vol. VII, p. 221-222).  +
Lettre du 24 janvier 1579 (de Tarragone): “y pidiendole yo queen un papel me embiasse los nombres de las colonias, y municipios de España, de sus medallas me ha embiado una bolsa grande con muchas medallas de oro, que son mas de XX.de diversos reyes Godos, y creo que estàn todas las que pone Ambrosio de Morales, al qual Morales yo no he hecho censurа mas de una por servicio de su Magestad, sobre unos letteros, y versos que me comunicó para el Escurial » (Agustin, Opera Omnia, VII, 1772, p. 225).  +
Lettre du 2 septembre 1567: "In nummis quoque ante Augustum Caesarem signatis idem genus scribendi animadvertimus, in quibus est ‘L. Opeimius’, et ‘Floralia preimus fecit’, et ‘eid. Mart.’, et alia id genus, ut etiam in calendario veteri pro ‘idib.’ semper scriptum est ‘eid’. (...) Non ignoro Augusti tempore coepisse pro hac diphtongo ‘i’ litteram maiorem scribi, quae ordinem aliarum litterarum excederet, ita in nummis et titulis Augusti animadvertimus Augustum DIVI F. appellatum, eique civicam esse donatam ‘ob CIVIS servatos’. (...) Idem dicendum est de ‘ou’ diphthongo, namque in titulo quem ad me mittis ‘Nouceriam’ pro ‘Nuceriam’ scriptum esse video, ut in multis veterib(us) monumentis ‘Oufentina’ pro ‘Ufentina tribu’ et in nummis ‘Fourius Crassipes’ et ‘Fouri Phili’ et alia, et in tabulis legum ‘ioudices, ioudicare et ious’. Quae posteriorib(us) temporib(us), omissa ‘o’ littera, usurpata sunt, nonnumquam vero apice apposito supra ‘u’ litteram conscripta, ut in nummis Q. Pomponii Musa. Vetustius est ut Latini longas litteras vocales duplicarent, ut multi testantur, exstantque monumenta Tullianis temporibus vel eis vicinis conscripta, in quibus ‘aa’ pro ‘a’, et ‘ee’ pro ‘e’ et ‘oo’ pro ‘o’ et ‘uu’ pro ‘u’ agnoscimus: sic in nummis Numonius Vaala -quem Horatius Valam appellat illo carmine: “Quae sit hiems Veliae, quod Caelum Vala, Salerni”- et Faustus Feelix et in tabula Genuate ‘Q. Muucio cos.’ et in alia ‘iuus’. (...) Namque sunt quaedam nimis pervetusta, ut in titulo columnae rostratae C. Duilii ‘in · altod · marid · claseis·’ et alia sine ullius litterae duplicatione, ut in denario quodam legi ‘Q. Pilipus’ et apud Plautum ‘med erga’ et alia sexcenta. (...) Sed haec hactenus. Titulum cuius exemplum ad me misisti Cicerone vivo conscriptum fuisse indicium est, quod de fugitivis in Sicilia comprehensis adiectum est; nam et Manius Aquillius et M. Crassus eodem tempore fugitivos comprehenderunt. Quod vero ‘regium’ recte scriptum sit, non dubito, ut ‘regium Lepidi’, et a Graecis video in nummis signatam pecuniam his litteris RHGINWN, nec Strabonem audio aliunde quam a ‘rege’ id nomen deducentem, aut si quem alium Aldus et ceteri sequantur. Sallustianam emendationem tibi placere gaudeo; si per [va] valetudinem licuisset, reliqua habuisses."(Vat. Lat. 6201, f. 2r-3r)  
Lettre du 16 janvier 1557 (de Rome): Post scriptum: "Mastro Paolo vostro (Manuzio) ha una medaglia di bronzo di Aureliano, che ha nel rovescio una faccia d’un giovane laureato e togato con queste lettere VALABATHVS VCRIIVIDR. Io ho pensato che sia costui figliuolo di Zenobia, il quale Spartiano chiama Balbatus, e in un libro antico dice Babalatus. Le altre lettere desidero intendere che significano. Per certe altre parole di quell’autore dubitai se fosse Ulpio Crinito convenendosi ancora quel VCRI; pure mi par più chiaro quel altro nome, e la faccia di giovene più convenirsi all’altro, perchè Crinito era di assai età. Se vi soviene altro, datemi avviso. Meser Achile Mafeo e M. Benedetto Egio mi hanno mostro un Giustiniano d’oro con una Vittoria dietro con queste lettere VICTORIA AVGGG. Dubitiamo che siano tre Augusti. Io penso che siano Giustino II e Thodora Augusta ovvero Sophia. Se sapete altro avvisateci. Il CONOB. ovvero COMOB. che si vede in molte medaglie d’oro penso che significhi Constantinopoli Obryzatus solidus, ovvero Comanis Obrizatus, secondo il luogo dove fu battuto, ed ho certe leggi di imperatori bassi, che mostrano di quel obryzato doversi fare le monete d’oro migliori con la faccia imperiale. Questi sono gli nostri trastulli dum licet. Iterum vale" (Andrés 1804, Lettre I, p. 253-254).  +
Lettre du 3 avril 1557 (de Rome): "Alla vostra di 26 di Marzo mi par veder quelle tante medaglie che mi significate così a pieno; pure mi rincresce, che siano di così bassi imperatori. Quella di Decio giovane dubito se si legge come voi scrivete. Q. Her. Etr. Mess. Decius: overo Q. Herc. TR. Mess. Decius; perchè non ci essendo punti, è ambiguo l’un e l’altro: e con quel TR. voglio significar il nome di Trajano avuto dal suo padre, più presto che Etruscus dalla madre Herennia Etruscilla, se quella che si trova in medaglie è madre di questo giovane. Non so se con libri, o con altre medaglie chiarirete questa ambiguità. In altre medaglie si trova C. Valens Hostil. Mes. Quintus Aug. Le medaglie di Macriano e Quieto è cosa rara, mandateci dunque un impronto depinto o di solfo come vi piacerà. Quella Diva Mariniana non è rara a noi, benchè non sapiamo chi sia. La varietà di conj in tante medaglie d’un imperator è ben cosa grande; pure il medesimo si vede nelle altre medaglie antiche, che rara cosa è due medaglie esser in tutto simili. Forse che son poche quelle che si vedono in comparatione di tanta infinità come si facevano. Nè mi è verisimile, che un conio servisse per sola una medaglia. Non ho parlato a M. Pyrrho (Ligorio). Io gli leggerò vostra lettera, e vi farò intender il parer suo. V. S. dia le mie recommandationi a M. Hannibal Caro, che ben che non ci abbiamo communicato troppo, ho molte cagioni di essermi caro lui, è per mezzo vostro" ; Post-scriptum: "Mandovi la memoria delle medaglie che mi mancano, se qualcuna vi viene per le mani mandatemela" (Andrés 1804, Lettre IV, p. 257-259).  +
Lettre du 10 avril 1557 (de Rome): "Le vostre medaglie di solfo arrivarono salve; e M. Pyrrho le vidde e lesse le vostre lettere, ma penso che non vi risponderà pienamente, perchè nelli suoi libri rende conto di tutto le cose possibili ad un par suo. In questi dì si è letto un libretto di questa materia d’un vostro parmigiano Aenea Vico, che mostra aversi affaticato assai intorno queste cose; benchè lascia molte cose che potria dir meglio delle medaglie greche e delle consulari, e delli roversi più copiosamente; specialmente delle provincie, e delle virtù, e altri luoghi, comuni ec. quod dant accipimus. Il Quieto e il Marciano ci fu nuovo. Le altre sono assai comuni, ma difficile ad intenderle: pur la medaglia di P. NERVA dimostra il modo di suffragj; li si vede il ponte, si vede l’urna, si vede colui, che butta la sua pallota in essa. Forse qualcun Licinio o Cocceio Nerva fece qualche legge sopra i suffragj, come Mario e altri. La medaglia del uomo armato con un tropheo appresso in alcune mie ha queste lettere C. M. A. forse significa li trophei di C. Mario con qualche statua di esso Mario restituita da Cesare, come dice Dione, e Suetonio, e Plutarcho; e avertite a la testa della medaglia che è simile a certe altre di Cesari, dico della famiglia, come di L. Cesare, e Sex Cesare, e Q. Thermo, sotto il quale ebbe la civica Cesare. Quella de L. Censor. io interpreto di L. Censorino di famiglia Marcia; il roverso non intendo; par che sia un colosso. Quella de Q. Cassio con l’aquila e fulmine lituo e vaso dimostra fosse Flamine Diale. Si trova un’altra di C. Cassio con lituo e vaso simile con lettere Lentul. Spint. son segni di auguri e Pontefici, come l’aquila e il fulmine di Giove. La medaglia di LONGIN. è d’uno simile di questi Cassj che mette odori nell’ara. Vale 10. Apr. 1557" (Andrés 1804, Lettre V, p. 259-260).  +
Lettre du 24 avril 1557 (de Rome): "(...) e quanto alla acerbità di M. Pyrrho bisogna patire le imperfezioni delli compagni, non sono tutti galantuomini, nè in tutte le cose quelli, che son reputati tali. Il Q. Her. Etrusc. credo che dica così nel sasso forse di Spagna. Penso che mi dimenticai di dichiarar la medaglia di CN. Plancio Aed. Cur. per esser troppo chiara a chi legge l’Orazione di Cicerone pro eodem, dove si vede esser uomo novo e basso di prefectura il primo aedilicio di suo sangue. Penso che sia la testa di Diana e il rovescio della sua pharetra e arco e di un cervo o caprio, forse per le venazioni che diede nella sua Aedilità. Ieri mi vennero alle mani le più goffe medaglie che si vedano, pur trovai di buono alcuni imperatori greci mai più visti da me, un Isaacio, un Manuele, un Leone e Alessandro insieme, un Costantino, e Zoe, un Romano, un Leone da per se, un Anastasio di bronzo, un Mauricio Tiberio. Non vi posso dir altro in questa. Addio Padre. In Roma alli 24 di Aprile 1557. Tutto vostro Antonio Agostino" (Andrés 1804, Lettre VI, p. 261).  +
Lettre du 5 juin 1557 (de Rome): "Ho ricevuto la vostra di 21. del passato colle medaglie tutte nette e galante. Il Pescennio mi fu carissimo per esser tanto raro, e non ho visto, se non un altro, nel quale diceva NIGERIVS AVG. In questo mio, anzi vostro, non si vede tra il G., e l’A. alcuna lettera, benchè sono state. Se M. Hannibal n’avesse qualcuno, fatemi intendere se dice così, ovvero Niger Pius, com’io penso che debba dire. Il Valeriano giovane col nome di Licinio Salonino mi fu anche caro; le altre aveva, ma non così nette e belle. Tanto che vi ringrazio assai, ed al S. Caro del dono. Scrivendo questa mi capito l’altra vostra di 28. colle tre medaglie di piombo. Il Gordiano Africano a giudizio mio è il vecchio padre dell’altro Africano ed avo del giovinetto comune, è una rara medaglia. Io le ho tutte tre di bronzo. Il Quieto e Macriano ho cari finchè li veda antichi: riescon bene così come fate; ma penso che invecchiscono presto e si frustano facilmente. Quanto alle Dive e Divi la mia lista fatta sopra uno scartafaccio mio riesce in alcuni simile alla vostra, in alcuni è difettiva, in altri si trova qualche cosa di più. Nelle Dive Mariniana, due Faustine, e Sabina convenimo: ma io non ho Diva Julia Moesa ne Diva Matidia, la quale scrivete Mattidia neptis Trajani; ho bene Matidia Divæ Marcianæ filia, e voi fate Marciana sorella di Trajano: io credo che vi inganniate in tutte due [explique pourquoi]" ; "Di Plotina Diva non ho medaglia, nè di Poppea, nè di Domitia, nè di Julia Livia, ma credo bene aver in rovesci DIVA AVGVSTA, credo di Augusto e di Galba. Avete lasciato DIVA IVLIA Divi Titi Filia e Diva Paulina, credo sorella di Adriano. Nelli Divi convenimo in Julio, Augusto, Vespasiano, Tito, Nerva, Trajano, Adriano, Pio, Marco, L. Vero, Comodo, Valeriano, Cesare, Claudio, Costantio padre di Costantino. Per libri credo ancora di TI. Claudio, che per mangiar boleti andò in cielo, e Seneca gli fa la festa. Credesi anche dell’altro Tiberio, pur vedete voi. Di Pertinace, Severo, Caracalla, tre Gordiani, Valeriano, Aureliano, e Diocleziano, e Costantino, non so niente. Avete lasciato un figliuolo di Nerone; non so se detto Divus Domitius, so che gli fanno la festa Meser Achille, e mastro Paolo, ed il mio Divo Romolo figiuolo di Maxentio, del quale ho una medaglia rarissima di bronzo, che dice così: IMP. MAXENTIVS. DIVO. ROMULO. NV. FILIO. Ho ancora un altro incognito DIVO NIGRINIANO; cercate voi chi sia, par del tempo di Diocletiano. Ancora lasciate Divo Maximiano, credo il primo" (Andrés 1804, Lettre VIII, p. 264-268).  
Lettre du 19 juin 1557 (de Rome): p. 268-270: "Seguendo l’ordine di vostra lettera, il Pescennio mi è tanto più caro, quanto è più raro, e tanto più ve ne resto obligato. Del Niger Pius siamo d’acordo. Quanto agli figliuoli e nipoti de Valeriano, mi piace la opinion vostra, e si conferma per autori, congiungendoli tutti insieme, di modo che avremo tre Valeriani, un vecchio Augusto e Divo padre di Gallieno, un giovane Cesare, e anzi forse Augusto fratello di Gallieno, il terzo il nepote Salonino Cesare Divo. Avremo ancora due Gallieni un Augusto e un Cesare suo figliuolo. Il vecchio Valeriano e il Gallieno Augusto li ho in argento e bronzo: il Divo Cesare l’ebbi da voi in due medaglie una moderna l’altra antica. Il Valeriano fratello di Gallieno credo averlo in bronzo greco, e forse in argento latino, perchè avendo le lettere del Padre ha il volto di giovane di trenta anni e manco. Io aveva un altra medaglia di giovane con queste lettere in argento P. C. L. Valerianus N. Caes. a tergo Pietas Aug; o Augg. che non si vede bene; non so se sia il fratello, ovvero il figliuolo di Gallieno. Tutti si dicono Licinij, Salonini solamente li figliuoli di Gallieno. Ma Cornelij voi scrivete che tutti, io mi pensava che solamente i figliuoli di Cornelia Salonina. Aurelii non li trovo nominati; ma vi credo per non cercarlo. Diva Mariniana sola si vede in genitivo (Divae Marinianae) per congiunger bene (consecratio) come se li più antichi avessero errato dicendo Divus Pius e Divo Pio Consecratio. Questa credo che sia moglie di Valeriano, perchè ho una medagliazza mal tonda tutta simile a Valeriano vecchio; ho poi altre piccole d’essa, come si trovano di Gallieno grandi e picole, e di Salonina, così mi pare far questo parentado. Barbia Orbiana benchè fosse in tempo di due Augusti secondo i roversi, mi pare più antica. Diva Paulina dubito che non sia più moderna, che del tempo di Adriano. Una Iulia Paula si maritarà volentieri, par del tempo di Gordiani. Un’altra Magna Urbica e dopo Probo. Nelli divi non correte a furia; perchè nel codice di Giustiniano e di Theodosio e nelle Novelle si trovaranno molti; il Marliano fa Divo Numeriano in una inscrizione. Il figliuolo di Nerone credo cancellaremo, e lo faremo figliuolo di Domitiano detto Domitiano come il padre e figliuola di Domitia, e ho autori Svetonio e Stazio, come vederete nelle parole che vi mando, ed ho visto due medaglie, dove è un puttino sopra un tondo di stelle con certe lettere che vi mandarò" ; p. 271: "Della Diva Marciana mi piace quanto scrivete. Le liste de' divi con le lettere di medaglie forse le farò questo mese, perchè adesso è la furia delle Rote ultime" (Andrés 1804, Lettre IX, p. 268-271).  
Lettre du 10 juillet 1557 (de Rome): "Nelle divi credo aver trovato non so che di più, ma non è in ordine adesso. Mandero al S. Caro la medaglia d’argento di Nerone, ma quella di Caligula non posso. Padre Ottavio si trova inchiodato colla sua gamba; mi fa ricercar tutti gli eclissi del sole avanti il primo bello punico in autori latini e greci. Se vi sovviene d’alcuni, vi resteremo obbligati, ed importerà ancora a voi saper la causa perchè si cercano. Quella Magna Urbica dubito, che sia Magnentia perchè nelle medaglie dice MAGN. VRBICA. Oggi siamo a 10 de Luglio, è il primo giorno delle vacanze" (Andrés 1804, Lettre XI, p. 273).  +
Lettre du 17 juillet 1557 (de Rome): "Mandovi ancora la Medaglia di Nerone per il S. Caro, se non è qual merita, non resta altra migliore appresso di me. Non so come siete chiaro delle Olimpiadi, e del giorno, che si facevano; so bene, che mel domandaste una volta con grande instanzia" (Andrés 1804, Lettre XII, p. 274).  +
Lettre du 31 juillet 1557 (de Rome): "M(esser) Benedetto dice non saper altro della moglie di Nerva. Del Divo Domitiano Caesare se ricorda della medaglia, ma non delle altre lettere, ne de Diva Domitia sa cosa alcuna" (Ambr. D-501 f. 106; Carbonell i Manils 1991, pp. 172-174)  +
Lettre du 20 novembre 1557 (de Rome): sur les titulatures: "Io fatto questi giorni un poco di studio in questo, ed è bella cosa e serve per le medaglie, e si trova assai in Livio" (Andrés 1804, Lettre XXII, p. 299).  +
Lettre du 27 novembre 1557 (de Rome): "Quanto alle cose dallo Strada mi rincresce assai, che la sua stampa riesca così male, come dite, ed essendo tanta differenza, potete stampar il vostro libro senza pericolo præsertim con tante altre cose, che fanno non esser il medesimo libro, e fate prima sopra questo diligenza con quelli, che costì se ne intendono, perchè mi par cosa chiara poter voi provar non essere quel libro suo questo vostro. Quanto al patto farò io fede di quanto mi ricordo; di privilegj non potrò farla, ma sibene che vi fosse lecito stampar voi i vostri libri, ma non vender quello che vendeste a lui fra un certo tempo, mi par di tre o quattro anni; poichè ogni sabbato mi potete scrivere, ed io rispndervi, avvisatemi di quanto accade ed occorre. Andando in Verona, di grazia ricordatevi di far fornir la copia delli concilj Ephesino ed Ottavo, è condennatemi nella spesa a piacer vostro. Monsignor di Verona, è appresso sua santità, come capo di secretarj, ed è molto mio signore. Il libro delli vescovi Magontini è appresso di me. Ho avuto questi dì alcune medaglie rare, tra le altre un Pupieno d’argento con questa inscrizione: IMP. CAES. PVPIEN. MAXIMVS AVG., nel rovescio ci sono due destre che si toccano con queste lettere PATRES SENATVS. Servirà per quella baja, che fanno l’istorici sopra del cognome Maximo se fu dato a Pupieno ovvero a Balbino, item per aggiunger quel titolo a tutti due di Patres Senatus in luogo di Pater Patriae. Un’altra pur d’argento con la testa di Neron giovane e di Agrippina con queste lettere NERO. CLAVD. DIVI. F. CAESAR. Il resto non si leggeva, e dell’altro canto un carro con quattro Elefanti, e due figurine in esso sopra la testa di elefanti dice EX. S. C. e a torno AGRIPP. AVG. DIVI. CLAVD. NERONIS…. manca Mater, perchè il resto intendo, che sia Agrippina Augusta Divi Claudii (uxor) Neronis Claudii Caesaris Augusti Mater: così avete un esempio di medaglia per il Divo Claudio. Del Divo Vero ho anche un’altra d’argento. Della Diva Claudia Poppea non dubito come voi fate in una delle vostre lettere. M. Pyrrho Pittor è in grazia di Sua Santità mi disse l’altro di aversi trovato un Albino col nome di Nigerio in una medaglia grecha. M. Angelo dice che vi manderà una copia grande di errori nel libro di Cardinali, che non lo ristampate senza questo. Io lo solicitarò a scrivervi e mandarli. Non altro per questa. Son vostro. In Roma, alli 27 di Novembre 1557. Ant. A." (Andrés 1804, Lettre XXIII, p. 300-302).  
Lettre du 11 décembre 1557 (de Rome): p. 304: "La cosa di Constantino mi piacerà come scrivete. La fede del Contratto col Strada vi mandarò. Di libri che volete far e mandar a M. Achille, pensateci bene, perchè dubito, che siano pericolosi di non pigliar molti granchi, come fa quel medico di Vienna. Ricordatevi delle parole HOC. SIGNO. VICTOR. ERIS. che così sta nelle medaglie di Constantio" ; p. 305: "Delle medaglie non so quello che vorresti; se mi capitarà cosa rara, vi avvisarò, come ho fatto. Il libro delle donne ho letto, e c’è parecchie cose buone, ma non posso patir le medaglie finte e le cose false che si scrivono tanto sfacciatamente. Addio. In Roma alli XI di Decembre 1557. Vostro A. A." (Andrés 1804, Lettre XXIV, p. 302-305).  +
Lettre du 8 janvier 1558 (de Rome): p. 306: "Io vi mando il libro di vescovi Maguntini, e la fede del Contratto con Strada va indrizato all’imbasciator Cesareo, dateli la ricevuta, e le lettere, che mi vorrete scrivere" (Andrés 1804, Lettre XXV, p. 305-306).  +
Lettre du 22 janvier 1558 (de Rome): p. 309: "Ho visto i libri di Strada, la lettera mi piace assai, non l’intagli in legno, nè la correzione che mi pare malissime. Nelle armi volendo stampare, stampate in luogo di colori numeri, che corrispondono ad un Indice, dove statanno li colori per questo ordine: 1 oro; 2 argento; 3 rosso; 4 azzuro; 5 verde; 6 negro; 7 pavonazzo" (Andrés 1804, Lettre XXVI, p. 307-310).  +
Lettre du 2 mai 1558 (de Vienne): "Reverendo Padre carissimo. Se ben non vedo vostre lettere mi ricordo di voi, e vi scrivo cose di vostro appetito: […] In una medaglia d’argento dell’imperator Ferd. I: IMP. CAES. C. PESC. NIGER. IVST. AV. & dal rovescio BONAE. SPEI. che dite di questa? non mi avresti pagato qualche cosa per mancia? Avvertite pur, che non ci sono i punti, nè in questa, nè in quelle che abbiamo in Roma, ma questa chiarisce non dirsi Nigerius, nè manco Niger Pius, ma Niger Iustus Augustus. Sapiate ancora, che ho visto infinite medaglie dell’imperatore, e vedrò molte altre, ed è cosa degna di venirle a vedere. Io vi farò intender delle cose rare. Una d’argento Carausio IMP. CARAVSIVS P. F. Aug. e poi dall’altra parte FELICITA. AVG. per dir felicitas. Un'altra rara DN VETRANIO PF AVG. Victoria Augustorum. Un M. Antonio, come molte altre delle legioni LEG. XVIII. LYBICAE. Una di Augusto IMP. CAESAR. DIVI. F. COS. VI. LIBERTATIS. P. R. VINDEX. e dall’altro canto PAX., pur dubito, che sia moderna. Una di M. Antonio un poco guasta. M. ANTON. COS. III. IMP. IIII. dalla parte SCARPIMP. ANTONIVS AUG. dell’una parte è un Bacco ovvero M. Antonio cornuto, dell’altra una Vittoria. Vorrei saper se avesti visto un’altra, e che vuol dire quel SCARPVIMP. forse SCAVR. Praef. Vig. Imperatoris, ma non mi piace. Un’altra consulare, che dietro la testa dice OSCA e daltro canto DOM. COS. ITER. IMP. Ho trovato un DN. JOHANNES P. F. AVG. ed altre che vi farò intender poi. Sappiate che sua M. Cesarea voleva far stampare le mie medaglie, anzi sono in gran parte stampate malissime, e Volfango Lazio quel Medico delli libri grandi di Rep. Rom. e delle migrationi, aveva la cura, e un altro Camarier dell’Imperatore e in Francfordia mostrò la stampa a Giacomo Strada, il quale subito trovò alcuni errori, e poi io ho trovato, che c’è poco di buono, e così manderemo a monte la stampa, e faremo far un’altra, che sara forse pegiore. Se venite qua, ci sarà ancora per voi. Volfango è molto antiquario, e buona persona; e di tutto quello che si trovarà di antiquo vi darò aviso. Ma scrivete ancor voi qualche cosa di recrear la mente, e desidero veder le vostre stampe. State sano. Di Vienna a due di Maggio 1558. Tutto vostro A. A. Scrivendo questa mi son capitate due medaglie d’argento con un rovescio simile di Vitellio e di Tito. Una tripode con un pesce di sopra e di sotto un uccello. Desidero saper se apartiene a ludi saeculari, ovvero a qualche altra cosa di XV viri e perchè. A. VITELLIVS. GERM. IMP. AVG. TR. P. / XV. VIR. SACR. FAC. / IMP. TITVS. CAES. VESPASIAN. AVG. P. M. / TR. P. IX. IMP. XV. COS. VIII. P. P." (Andrés 1804, Lettre XXIX, p. 314-317).  
Lettre du 11 juin 1558 (de Rome): p. 317-318: "Padre carissimo. La notte avanti del partir mio di Vienna ebbi una lettera vostra delli tre di Maggio, dove mi davate certa speranza di venir in quelle parti col S. Martin di Guzman Orator Ces. dal quale ancora ho sentito il medesimo desiderio di condurvi in quella Corte, praesertim si io ci sarò ancora. Ma perchè nè il partir suo è spedito, nè di me si fa altro per ora, e V. S. sta ben occupato costi, e senza licenza dell’Ill.mo suo padrone non è onesto si parta: potremo scriverci così ogni sabbato di qualche galanteria. Non lascio di dirvi, che in Vienna era già il Strada alle mani con Volfango Lazio sopra quel libro di medaglie dell’Imperatore, e aveva condotto la sua moglie e casa. Se andate voi ancora sarete mal agiutato dal detto Strada, ma essendo io, le cose potevano passar bene. Il libro è indegno di tal principe, benchè nelle medaglie greche e nelle romane avanti li Imperatori sia competente: eccetto che non è ben ordinato, nè intese le cose da quel buon uomo di Lazio. Quanto al Festo del Sigonio non dubito, che riuscirà per eccellenza, se lui piglia la cura; ma il mio è tanto avanti, che essendo io qui, presto presto sarà fornito. Credo, che sapete bene, qual io sia in simil caso; stimarò assai che il libro si stampi bene; in nome suo, ovvero nel mio, importa poco. Io pensava a mandarlo a M. Paolo molto diligentemente scritto; ma se il Sigonio lo vorrà nelle mani, allora forse ce lo mandarò, e potranno essi stamparlo come li piacerà. Non mi dispiaceria veder le correzioni del Sigonio prima: ma se questa cosa li è grave, non le voglio. Diteli le mie raccomandazioni molto strette, perchè ho molte cause di volerli bene, e la precipua è esser tanto grande amico vostro. Il padre Ottavio mi mando un foglio del vostro Commentario della fine del libro primo, dove dite di me tante cose che non si può dir più di Orlando: non so che avete voluto fare; pur perchè so, che vi inganna la grande amorevolezza vostra, dirò, che vi resto obbligato più a quella che alle parole tanto onorate. […]. Di Roma ai XI di Junio 1558. Tutto vostro A. A. Vescovo d’Allife" (Andrés 1804, Lettre XXX, p. 317-319).  
Lettre du 25 juin 1558 (de Rome): p. 319-320: "Reverendo Padre carissimo. Lessi la vostra del sabbato prossimo, e mi piacque intender la intenzion vostra sopra l’andata in Germania, e certo essendo io in quelle parti, mi saria molto piacciuto vedervi, e vi poteva far assai boni servizj con sua M., ora non penso ritornar, nè il S. Martino è in procinto di partirsi; ma credo si partirà per tutto il seguente mese, e non so se farà la via di Venezia; ma in voce e in scriptis vi lascio molto congiunto con lui. Mi dà noja la malattia di S. M. la quale è terzana lunga. La sua natura, nè di questo sig. Imbasciator non è di spender molto in queste cose. Il condur Aenea Vico vi lodaria assai, e allora manderesti lo Strada (Jacopo, ndr) al bosco, e vi riuscirà questo con mezzo del Lazio (Wolfgang Lazius, ndr), il qual si diletta di far tirar in rame. Tutti insieme farete un bel libro all’Imperatore, ma non sono sufficienti le sue Medaglie sole per quello che esso ricerca. Pur per dar una vista alle librarie di Germania lodarei la andata, se incidentemente ci fate la spesa da esso" (Andrés 1804, Lettre XXXI, p. 319-324; Missere Fontana 1995b, p. 384-385, note 34).  +
Lettre du 14 août 1558 (de Rome): p. 353: "Nel vostro libro leggo spesso, e mi piace molto. Ho trovato in una medaglia TI. VET, che penso sia TI. Veturio il Console delle Furche caudine secondo che havete fatto ancora voi mosso di autorità di Zonara, e del prenome di molti di questa famiglia, e credo che in questa medaglia sia la dedizione" (Andrés 1804, Lettre XXXVIII, p. 352-354).  +
Lettre entre noël 1558 et le 6 février 1559 (de Piedimonte d'Alife, aujourd'hui Piedimonte Matese): "Ho trovato intiera quella del Flamine Virbiale in Napoli in casa di un M. Hadriano, che ha una gran quantità di vere e di finte, e di medaglie assai" ; "Ho ancora trovate alcune medaglie, ma cose vulgari e poco rare. In Napoli ne sono assai, e buone. Bolle non ho visto troppo antiche, nè con sottoscrizioni di cardinali" (Andrés 1804, Lettre XLIII, p. 361-362; Carbonell i Manils 1991, pp. 297-299).  +
Lettre du 6 février 1559 (de Piedimonte d'Alife, aujourd'hui Piedimonte Matese): p. 364: "Le note X –X ovvero –X– in sassi e medaglie significano denarj al sicuro; agiungesi la linea per dimostrar che non è lettera nè nota di numero, come in IIS e HS" (Andrés 1804, Lettre XLIV, p. 362-365).  +
Lettre du 14 mai 1559: "La mia medaglia era di Theophilo Imp(eratore); vedete se si puo applicar anni XXX al suo imperio overo del suo compagno" (Carbonell i Manils 1991, pp. 398-405)  +
Lettre du 9 juin 1559 (de Messine): "Reverendo Padre Carissimo. Non credo, che vi dispiacerà saper che son giunto a salvamento in queste bande, e per darvi notizia di qualche altra cosa che ho trovato qui, scrivo questa. Ho havuto una medaglia mai più vista da me, nè credo da voi simile. E’ in argento, come quelle di Imperatori latini cristiani DN REX CVNTHANVNDV, e la testa di un vecchio raso magro con corona di gioje con toga o paludamento ricco. Dietro D. N. in mezzo di una corona graminea o laurea, che non si vede bene. Non so se fusse in Hispagna uno di questo nome, ma si scrive con SC al principio. Avvisatemi chi sia costui, ed in qual tempo" (Andrés 1804, Lettre XLVII, p. 368-369).  +
Lettre du 29 mars 1563: "Ho avuto molte medaglie Greche d'Aureliano da un canto et Vabalatho dall'altro con certi altri nomi a me oscuri, se havete notati per altre medaglie, o inscritioni li cognomi et famiglia sua avvisatemi." (Vat. Lat. 6412, f. 81; Carbonell i Manils 1991, pp. 525-530)  +
Lettre du 10 février 1567 (de Tamarite de Litera): "Reverendo Padre singolarissimo. La vostra delli 10 di Dicembre mi trova fuor di Lerida nella visita, dove non ho Medaglie, nè libri per satisfar al desiderio di tante cose, come ad un tempo volete" ; "Delli libri di Medaglie ho smarrito il libro delli XII Cesare del Vico, ho bene il Cesare Dittatore, e le Auguste. Ho ancora l’Erizo, ed il Francese Choul, il Golzio non ho visto, ma intendo, che finisce nelli percussori di Cesare, e che non è assai copioso delli superiori. Quelli che ho visto, mi pare si gabbino in molte Medaglie finte, che essi pigliano per vere, ed alcune vere dichiarano male, ed altre disegnano etiam male, in alcune cose comuni si stendono, le difficili tralasciano, come molti Interpreti di libri, e qualche volta nella comuni vanno a capitolo, come fa l’Erizo in provare che le Medaglie non furono mai monete, con argomenti, che provano appunto, che furono. Pure alli principianti giovano tali libri, ed a chi non ha modo di aver le Medaglie istesse" ; "Ma se il vostro Padrino ha i libri del Pirro nostro, li trovarete ogni cosa a tutto pasto, ed a merenda, e colazione. Interim vale, mi Panvinie, (pane et vino dulcior). Dat. in Tamarid alli X di Febraro del MDLXVII" (Andrés 1804, Lettre LIV, p. 378-379).  +
Lettre du 11 avril 1567 (de Lerida): "Hor su, padre mio sing.mo Ecco che desiderando servirvi ho fatto la risegna delle mie medaglie subito come ritornai in Lerida per veder se si trovava in esse quanto mi era domandato da voi (idest da V. S. R.ma et exc.ma) e perchè no? se vi calza per excellenza, come diceva papa Giulio III, che mai aveva trovato buone pianelle se non quelle prime colla croce sopra, che se le guardava in piedi, come fanno i putti le scarpette rosse ovver indorate. Che vi pare che debba aggiungere a questo bel proemio? una narrativa lunga dieci carte? non ho tanto otio. Mandovi la prima bozza che ho fatto voltando le prelibate; so bene che non intenderete le mie cifre. F. vol dire il Francese Choul, RI. Sebastiano Erice, ovvero Rizo. lo N. aer o N. arg. Nummus aereus, vel argenteus, il quale chiamo ancora denarius. I cl. 2 cl. (cioè prime vel secunde classis): delle altre non vi curate che servono a me solamente, perchè se volete che vi mandi il disegno ovvero impronto in piombo o in gesso di qualcuna medaglia, scriverete con quali cifre si legge in questo schizo. Ma sapete che bisogna ancora mandarmi la ricetta come si cavano li impronti in piombo ovvero in gesso. Non vi smenticate ancora colla prima dirmi con che inchiostro si cava del rame, ovvero si stampa sopra il rame alcun disegno ovvero inscritione, perchè ho di bisogno. Ho inteso che siete alle mani con le centurie di Luterani, portatevi da Valenthuomo, come sete, e metteteli i piedi sotto, che sono canaglia. Se vorrete che vi agiuti in qualche cosa, avisatemi. Di Lerida alli XI di Aprile del LXVII. Di V. R. S. A. A. Ilerd." (Andrés 1804, Lettre LV, p. 379-380).  +
Lettre du 22 fevrier 1578: "Ambrosio de Morales acabo la segunda parte de su historia y antigüedades de España en la qual se contiene la historia de los Reyes Godos . Pone muchas piedras y medallas antiguas y hace mención de muchas escrituras que ha visto. No falta que reprehender a los que se huelgan mas dello que no yo. Lo que me maravillo es que en su profesión sabe poco especialmente de lo antiguo" (Caes. B-7-7 legajo XII; Carbonell i Manils 1991, p. 624)  +
Lettre entre le 30 octobre 1577 et le 02 fevrier 1584: "Quanto a la cifra ☧ hay muchas cosas buenas notadas, pero podrase añadir en la segunda edición lo que embio de Eusebio en la vida de Constantino que es el testo redondo sicut per muleti que dezia uno de Salamanca. esta tambien en medallas de muchos Emperadores despues de Constantino y la mejor es de Contantio donde se vee la vandera del Labaro con aquella cifra ☧ y estas letras HOC SIGNO VICTOR ERIS . El Emp(erad)or tiene la vandera y una vitoria corona al Emp(erad)or. En medallas de Magnentio esta sola la cifra Α ☧ Ω. La diferencia de los que eran Arianos a los Catholicos en dexar las letras Α y Ω es de Ambrosio de Morales y no merece ser del ni de nadie porque es falsa y puedo mostrar lo contrario en muchas medallas y inscriciones." (Copenhagen, Den Arnamagnæanske Samling, Ms. 253, f. 311; Carbonell i Manils 1991, p. 634)  +
Lettre du ¿? [juillet] 1576 (Madrid?): "Quanto a la medalla de Galba y Archimedes es cosa para my muy nueva y la interpretacion S.A. secundum artem, es contra artem, et artifices. yo creo que la S es la postrera letra de libertas y la A la primera de Augusta. El compas es de Chr(ist)ophoro Plantino; en su lugar pongan un pileo que es señal de la libertad. Las otras medallas on de emperadores baxos y son muy barbaras. La M grande esta en muchas por decir Moneta; en algunas esta CON que yo interpreto Constantinopolis ; en algunas se añade OB que en las de oro quiere decir Obryzo; en otras es imitación de las de oro. La que tiene le nombre de Iesus Chr(isto)s Rex Regum es de mas baxos emperadores, y hallase en la historia de Juan Curopalato quien fue el primer emp(era)dor que dexo de poner su figura y puso la de Chr(ist)o en sus monedas . En algunas hai los años del imperio y esso es lo que dize ANN. VI. u otro numero al derredor de la M. SCLS. interpreto Siculus. Lo demas no lo entiendo, ni ahun estoí seguro de lo dicho." (Copenhagen, Den Arnamagnæanske Samling, Ms. 813, f. 373; Carbonell i Manils 1991, pp. 598-600)  +
Lettre du ¿? [Août-Septembre] 1576: "La medalla de Julian Apostata con el toro es muy comun. Algunos interpretan que sea el Apis egitio y creo que se lee no se que de lo que passo con el. Otros dicen que es la victima que restituyo para sacrificar en todas partes haviendo la vedado en muchas Constantino y assi el letrero Securitas Reip. era a este proposito que podian seguramente sacrificar en todo su imperio. Las letras CONS. significan el lugar donde se batio la moneda que era Constantinopla. En otra esta ANT por Antiochia." (Matr. 12639, f. 11; Carbonell i Manils 1991, pp. 601-603)  +
-Lettre du 21 juillet 1733 (de Toffia): “ Nato io in Sabina dove per mia disgrazia mi ritrovo, e per il male d’una gamba non ho potuto vedere alcun paese, e si come mi diletto di leggere, e mi son incontrato a leggere monete chiamate quintarij e sesterzi, et havendo domandato ad un monaco Benedettino quanto valevano a moneta nostra non ha saputo dirmelo, solamente mi ha detto che il più dotto di queste cose sia VS. Rev.ma, e che ne ha stampato libri, però io come cieco ricorro a esser illuminato, et in rispondermi per Roma passerà un mio parente riscoterà la lettera per mandarmela, e le bacio devotamente le mani” (Firenze, Biblioteca Marucelliana, BVII 6, f° 566r – online).  +
Lettre du 23 mai 1698 : « ... le invio cento e cinquanta copie del mio Ottone il quale per errore e `stato fatto un poco piu ` piccolo di quello che e `realmente, massime nel dritto, accio `V.S. mi favorisca inviarne 50 in Franzia, 50 in Ollanda, e 50 in Germania,quelle di Francia potrebbe V.S. inviarle a Lione a qualche suo amico col pregarlo ne invii bona parte a Parigi, premendomi molto che mandi qualche copia sotto gli occhi del Re allorche ´anco per altra occasione credo saro ` favorito. Come dico di farne capitare o tutte unite, o sparse a diversi 50 per la Franzia, 50 per l’Ollanda e 50 per la Germania, avendone mandato per tutta l’Italia, che sara `il primo favore di cui la prego, ma sara `anco un grande obbligo che tenero `sempre con V.S., e con l’occasione della Fiera potra `spedirne V.S. in varie parti, e la prego piu `di tutto scrivermi qual Principe della Germania sia piu `curioso e piu ` generoso in far acquisti di simili rarita » ; « Aspetto da Aquiliea un antiquario con idoli e diverse medaglie rarissime » ; « Per quante notizie ho avuto piu `ora nisuno al mondo possede un Ottone di tal grandezza e di tal grossezza, e di tal rovescio, e sin ora che appena n’e `uscita la notizia con le stampe mi e `stato esibito 60 doppie, ma mi scrivono diversi antiquari che essendo si rara, e si unica medaglia di tal grandezza, grossezza e rovescio, che ne ricavero `duecento doppie, quanto piu `saranno mi saranno piu `care, e se V.S. me lo fara `vendere io li prometto di donare 25 denari di medaglie. Ingiunto poi al fagottino che e `il piu ` piccolo degli altri due, nel quale sono le 150 copie d’Ottone vi e `la nota di tutte le medaglie che al presente possedo... » (Neuchâtel, Bibliothèque de la Ville, Fonds Bourguet, ms. 1267, f. 1-2 ; Calomino 2011, p. 306 et 308-309).  +
Lettre du 3 août 1698 (de Vérone) : « … la prego dunque in una risposta scrivermi quali Principi della Germania, Ollanda, et Inghilterra si dilettino, et il nome deli loro antiquari… perche in quelle parti pagano piu queste cose rare che in Italia » ; « devo acquistar presto anco un Museo di molte medaglie, et altre cose rare... » ; « Ringrazio dunque V.S. del favore fattomi d’inviare in diverse citta `le copie del Ottone, il quale e ` giudicato da’ tutti non solo autentico, ma medaglione, perche ´ pesa un’onzia e dodici caratti, e poi e `medaglione per il rilievo che ha, per la grossezza, per la estensione e per la mole della testa che cresce piu `dell’ordinario e per esser tale mi e `stato stimato da molti [quattrocento] doppie, et da’altri anco 500 per esser medaglione, tuttavia li prezzi esibitimi non sono ancora arrivati a’ segno conveniente; prego pero `V.S. col suo mezo di farmelo esitare ultra montes, perche ´in quelle parti pagano piu `queste cose rare che’ in Italia; questo medaglione di rovescio non piu `veduto in bronzo e `unico, onde vale come dicono tutti cio `che si vuole » (Neuchâtel, Bibliothèque de la Ville, Fonds Bourguet, ms. 1267, f. 5 ; Calomino 2011, p. 305, 309).  +
Lettre du 11 oct. 1698 (de Vérone) : « ... anco li giorni passati ho dato trenta medaglie rarissime a un Sig. olandese che mi ha `dato tutto quello che li ho’ dimandato, perche ´li ho’ fatto buon prezzo; questo e `venuto a ` posta per veder il mio antichissimo, et originale raro medaglione d’Ottone, et alla mia dimanda di 300 doppie me ne esibı `cento; ma `non glie lo diedi, perche ´un Principe forastiere che e `a Venezia, et l’ha `veduto spero me ne dara `200, e quelli che dicono che e ` falso, de quali mai non ne ho’ sentito alcuno, si ingannano a voler giudicare sul fondamento di una stampa, dalla quale non si puo `vedere cio `che si vede nell’originale, et io avanti di farlo metter alla pubblica luce in stampa l’ho’ fatto giudicare dalli piu `celebri intendenti d’Italia e se questo Ottone somigliasse alla faccia di quelli latini d’oro e d’argento, all’ora si dovrebbe tenersi per falso, perche le medaglie Greche, massime quelle battute in Egitto, com’e `il mio Ottone poco, o’ niente assomigliano alle facie latine, e di cio `se ne puo ` far la prova col riscontro di medaglie Greche e Latine d’uno stesso Imperatore, e poi i libri in tal proposito abbastanza ne discorrono, quali certo non sono stati letti da `chi tenesse opinione che non somigliando un Imperatore alla faccia sua latina debba esser falso, se le lettere, che dicono Ottone sono vere, reali, originali, et antichissime, dunque cio `che e `nella circonferenza delle dette lettere deve esser per forza di ragione un Ottone se somigliasse anco al Demonio » (Neuchâtel, Bibliothèque de la Ville, Fonds Bourguet, ms. 1267, f. 10 ; Calomino 2011, p. 309-310).  +
Lettre du 7 janvier 1699 (de Vérone) : « Il signor conte Moscardo è morto, e li di lui eredi mi hanno imposto che scriva in varie parti perché vogliono vendere tutto il Museo, onde V. S. mi farà somma grazia dar questa notizia dove ha delle corrispondenze. Io ho acquistato molte medaglie rare tanto in argento, quanto in metallo, et un Tetrico di oro [...]. » (Neuchâtel, Bibliothèque de la Ville, Fonds Bourguet, ms. 1267, f. 11 ; Marchi 2008, p. 572-573 ; Calomino 2011, p. 306).  +
11 juin 1738 (Florence), with regard to the inventory of the coin collection: "Nella stanza medesima detta della Serenissima Elettrice si pesano le medaglie alla presenza dell'illustrissimo e eccellentissimo signor senatore cavalier Jacopo de' conti Guidi, il quale a questo effetto ha levato i sigilli dal primo stipo e si comincia dalla prima tavola di esso avendo prima contrassegnato colle lettere dell'alfabeto le tavole del medesimo stipo e co' numeri convenuti le medaglie poste su ciascuna tavola, e le pesa il signor Liborio Caglieri, maestro gioielliere sul Ponte Vecchio, perito pesatore, a ciò chiamato dal detto signor senator Guidi, e tal peso si descrive a once, denari e grani, intendendo ventiquattro denari per ciascheduna oncia e ventiquattro grani per ciaschedun denaro. La quale operazione si fa in esecuzione degli ordini del Consiglio di Reggenza e della disposizione del medesimo Consiglio, prescritta per la formazione del nuovo inventario segnato il dì 4 del corrente mese di giugno, di cui la copia è stata comunicata a me, Antonio Cocchi antiquario di S(ua) A(ltezza) R(eale) dall'illustrissimo e clarissimo signor senator marchese Vincenzio Riccardi Guardaroba Maggiore della medesima Altezza Reale con suo biglietto da me ricevuto il 7 del corrente" (Firenze, Biblioteca degli Uffizi, ms. 84; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. XLII).  +
27 mai 1739 (Florence): "Si pongono nel bottaccio dello stipo settimo le infrascritte medaglie e monete le quali consegna il signor Giovanni Francesco Bianchi come già consegnate a lui il 22 dicembre 1738 dalla Guardaroba generale, e che sono della proprietà della serenissima Elettrice Palatina, per rimetterli nella real Galleria col riservo però sempre di sua speciale appartenenza, ed in tal forma e modo si consegnano in questo giorno a me, Antonio Cocchi antiquario di Sua Altezza Reale" (Firenze, Biblioteca degli Uffizi, ms. 84; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. XLII, note 170).  +
3 octobre 1743 (Florence): "Alla Galleria principiato a descrivere in questi giorni le medaglie imperatorie delle colonie latine e tutte quelle che non hanno il S.C. avendo finito di descrivere quelle delle città greche de' tre bronzi" (Firenze, Biblioteca Biomedica, Manoscritti Cocchi, Effemeridi, 45: 1 ottobre 1743 - 14 agosto 1744; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 62).  +
26 octobre 1743 (Florence): "Alla Galleria principiarono a veder le medaglie Mr Drake con Mr Holdsworth e Mr Townson" (Firenze, Biblioteca Biomedica, Manoscritti Cocchi, Effemeridi, 45: 1 ottobre 1743 - 14 agosto 1744; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 62).  +
12 mai 1746 (Florence): "USC. Anticaglie l. 13.4, quinario d'Augusto Asia rec.e. R. A Selvi scultore deve render conto di once otto e otto denari d'argento consegnatogli per gettare una medaglia colla mia impronta per donare a Dr Giovanni Targioni Tozzetti che mi ha dedicato i vol. II, Claror. Vanetor Epistola ecc." (Firenze, Biblioteca Biomedica, Manoscritti Cocchi, Effemeridi, 61: 1 gennaio 1746 - 31 maggiore 1746; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 75).  +
9 mai 1948 (Florence): "Il signor Giuseppe Forzoni commissario di S. Miniato, mi portò n. 50 denarii di famiglie romane trovate ultimamente sotto terra nel suo territorio con molti altri per cui stanno facendo processo, me li portò d'ordine del conte di Richecourt per farne la descrizione" (Firenze, Biblioteca Biomedica, Manoscritti Cocchi, Effemeridi, 79: 29 aprile 1748 - 11 agosto 1748; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 82).  +
10 mai 1748 (Florence): "Finii la descrizione delle 50 medaglie d'argento di famiglie delle trovate ultimamente a S. Miniato al Tedesco, e mandai la detta descrizione insieme con le dette medaglie al conte di Richecourt in un pacchetto sigillato che io lasciai alla sua porta ad un suo servitore, essendo egli andato alla vicina villa di Careggi" (Firenze, Biblioteca Biomedica, Manoscritti Cocchi, Effemeridi, 79: 29 aprile 1748 - 11 agosto 1748; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 82, note).  +
15 mai 1748 (Florence): "Wednesday fine weather some cloud. In the morning I was at the Gallery to show the medals to two polands by count Richecourt order after medals about the book sellers. Mr Mann not at home. I heard Dr Carbury. I went to see count Richecourt. He spoke to me about the medals found at S. Miniato of the roman families, of which he said there was about 24 pounds" (Firenze, Biblioteca Biomedica, Manoscritti Cocchi, Effemeridi, 79: 29 aprile 1748 - 11 agosto 1748; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 82, note).  +
22 mai 1748 (Florence): "La mattina io mostrai le medaglie al padre abate Mazzoleni alla Galleria, il che mi trattenne fino al tardi" (Firenze, Biblioteca Biomedica, Manoscritti Cocchi, Effemeridi, 79: 29 aprile 1748 - 11 agosto 1748; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 82).  +
22 août 1748 (Florence): "Mostrai le medaglie al conte Vicedom pollacco, era con lui il principe di Beauvau e poi Mr Mann, Mr Sanleger e Mr Vincent. Quel conte di Vicedom credo che fosse sassone, era cavaliere di S. Alessandro della Russia, ove era stato ambasciatore nell'ordine era scritto in linguaggio moscovitico: Pro labore et merito intorno all'immagine di S. Alessandro a cavallo. Il principe di Beauvau, vedendo la figura della Toscana nel quadro di Giusto Sustermann, disse: Elle est représentée bien grasse je ne sai si elle se ressemble aujourdhui" (Firenze, Biblioteca Biomedica, Manoscritti Cocchi, Effemeridi, 80: 12 agosto 1748 - 24 dicembre 1748; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 82-83).  +
28 août 1748 (Florence): "R. Ho ricevuto in consegna dal signor Domenico Brichieri Colombi, figlio dell'Auditore Fiscale, una medaglia di bronzo della 2.a grandezza [...]" (Firenze, Biblioteca Biomedica, Manoscritti Cocchi, Effemeridi, 80: 12 agosto 1748 - 24 dicembre 1748).  +
2 septembre 1748 (Florence): "Desinai da Mr Sanleger in compagnia di Mr Mann e del conte Pandolfini segretario del Consiglio. La mattina mostrai le medaglie alla marchesa Vincenti e sua comitiva" (Firenze, Biblioteca Biomedica, Manoscritti Cocchi, Effemeridi, 80: 12 agosto 1748 - 24 dicembre 1748; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 83, note).  +
4 septembre 1748 (Florence): "La mattina mostrai le medaglie al signor Dodeswell e altri inglesi e Sanleger" (Firenze, Biblioteca Biomedica, Manoscritti Cocchi, Effemeridi, 80: 12 agosto 1748 - 24 dicembre 1748; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 83, note).  +
16 janvier 1749 (Florence): "La mattina mostrai le medaglie a Mr Askew e Mr Quick e Mr Canestois. Desinai da Mr Mann, colla Teresa e con Camillo. La sera condussi Camillo alla stamperia e ai suoi luoghi; io la passai in casa al cammino. Yesterday at night I had a visit from the landgrave of Furstemberg, who brought me a letter of Cerati. He wants to see the medals" (Firenze, Biblioteca Biomedica, Manoscritti Cocchi, Effemeridi, 81: 25 dicembre 1748 - 31 maggio 1749; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 85, note).  +
20 janvier 1749 (Florence): "La mattina mostrai le medaglie al langravio di Furstemberg e al suo aio. Il giorno visitai il monastero di S. Felicita. ENT. Antiquaria incerta l. 26.13.4, diede il langravio di Furstemberg che vide le medaglie" (Firenze, Biblioteca Biomedica, Manoscritti Cocchi, Effemeridi, 81: 25 dicembre 1748 - 31 maggio 1749; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 85-86).  +
24 janvier 1749 (Florence): "La mattina parlai al fiscale sopra la scelta delle medaglie di San Miniato, le quali non basta esibirmi, bisognerebbe consegnarmi. Il giorno parlai al conte di Richecourt sopra di ciò" (Firenze, Biblioteca Biomedica, Manoscritti Cocchi, Effemeridi, 81: 25 dicembre 1748 - 31 maggio 1749; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 86).  +
6 février 1749 (Florence): "Ricevei dal signor Stefano Rosselli, Depositario Fiscale, numero tremila quattrocento settantanove monete antiche d'argento della classe delle medaglie dette di famiglie romane, parte denari e parte quinarii, molte delle quali sono macchiate di color di verderame o d'altro rugginoso o scuro e mal conservate. Le quali disse essere state ritrovate nel vicariato di San Miniato al Tedesco nel popolo di S. Lucia a Scrotolino" (Firenze, Biblioteca degli Uffizi, ms. 84; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. XLII, note 170).  +
6 février 1749 (Florence): "R. Ebbi in consegna da Stefano Rosselli, Depositario del fisco, n. 3479 monete antiche di famiglie romane trovate a S. Miniato. Sono denarii e quinarii. Ne feci a lui la ricevuta e le riposi in un bottaccio della cassa dell'oro" (Firenze, Biblioteca Biomedica, Manoscritti Cocchi, Effemeridi, 81: 25 dicembre 1748 - 31 maggio 1749; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 88).  +
7 février 1749 (Florence): "R. Presi dalla Galleria n. 400 delle dette monete di famiglie, e le portai a casa per disporle. [...]" (Firenze, Biblioteca Biomedica, Manoscritti Cocchi, Effemeridi, 81: 25 dicembre 1748 - 31 maggio 1749).  +
19 avril 1749 (Florence): "Alla Galleria presa la cera della medaglia d'oro di Traiano [...] era meco Raimondo. Dal proposto Gori, gli portai la detta impressione, si vide la sua raccolta" (Firenze, Biblioteca Biomedica, Manoscritti Cocchi, Effemeridi, 81: 25 dicembre 1748 - 31 maggio 1749; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 89).  +
17 septembre 1750 (Florence): "ENT. Antiquaria incerta l. 40, diede il compagno di milord Midleton che venne con milord Poltners a veder le medaglie" (Firenze, Biblioteca Biomedica, Manoscritti Cocchi, Effemeridi, 85: 8 luglio 1750 - 19 ottobre 1750; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 101-102).  +
17 septembre 1750 (Florence): "AUM. Un denario antico della famiglia Lutatia, diede il Collarini" (Firenze, Biblioteca Biomedica, Manoscritti Cocchi, Effemeridi, 85: 8 luglio 1750 - 19 ottobre 1750; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 102, note).  +
17 septembre 1750 (Florence): "AUM. Dono l. 13.6.8, valore supposto d'una medaglia piccola d'oro di Basilisco, diede Luca Corsi" (Firenze, Biblioteca Biomedica, Manoscritti Cocchi, Effemeridi, 85: 8 luglio 1750 - 19 ottobre 1750; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 102, note).  +
18 janvier 1753 (Florence): "R. Ricevei la consegna delle medaglie venute d'Affrica nelle stanze del conte di Richecourt, me la diede il Dr Boulanger a nome di Mr Vauthier secondo un catalogo che se ne era fatto grossolanamente che io soscrissi. Mandai l'oro e l'argento alla Galleria ed il rame lo portai a casa per scegliere. Si lasciò in dette stanze un sacchetto di rifiuti, cioè medaglie di bronzo consumate" (Firenze, Biblioteca Biomedica, Manoscritti Cocchi, Effemeridi, 91: 10 ottobre 1752 - 30 aprile 1753; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 115).  +
29 octobre 1754 (Florence): "USC. Cimelii l. -.13.4, tre medaglie antiche di bronzo da un muratore che disse averle trovate smurando vicino al ponte alla Carraia, d'Augusto col Sigillo NCAPR di Coramodo (Commodo?, ndr) e Numariano" (Firenze, Biblioteca Biomedica, Manoscritti Cocchi, Effemeridi, 94: 9 giugno 1753 - 31 dicembre 1754; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 121, note).  +
11 octobre 1755 (Florence): "AUM. Dono d'amico, n. 24 medaglie da Giovanni Marsili da Parigi - e Rousseau De l'inégalité des hommes - quelle portò l'abate Barthelemy, quello Mr Mutzel. Salutatio Mutzelii apud Stoschium ubi occursus Barthelemei Regis Francor. antiquarii qui epistolam dedit a Marsilii et nummorum antiquor. sacculum" (Firenze, Biblioteca Biomedica, Manoscritti Cocchi, Effemeridi, 96: 27 luglio 1755 - 16 febbraio 1756; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 130, note).  +
15 septembre 1756 (Florence): "R. Ricevei da Parigi un dono d'alcune medaglie dal signor Giovanni Marsili per mezzo del padre abate Sera, olivetano" (Firenze, Biblioteca Biomedica, Manoscritti Cocchi, Effemeridi, 98: 29 agosto 1756 - 6 marzo 1757; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 138).  +
Lettre du 12 juillet 1746 (de Florence): "Il libro di medaglie, del merito del quale V(ostra) E(ccellenza) mi onora domandarmi il mio parere, consiste in una raccolta di 216 tavole intagliate ad acquaforte e disegnate mediocremente, nelle quali si rappresentano le copie di quasi tutte le figure di medaglie antiche, greche e latine, che s'incontrano in moltissimi libri, e forse di altre poche inedite senza dichiarazioni. Inoltre ad alcune solamente dei re di Macedonia, mancò il giudizio degli autori e dei luoghi dei libri che trattano di ciascuna medaglia; opra disposta dal Gegnero che gode buona reputazione tra i dotti svizzeri viventi. Benchè tale opra non sia sufficiente a produrre una idonea cognizione del soggetto a cui ella appartiene, può però essere utilissima per lo studio antiquario, poichè per mezzo di essa si può facilmente riscontrare quasi qualunque medaglia antica graca o latina di cui si vegga o si sappia la figura. Bene è vero che tra questi fogli io non veggo le tavole che appartengono alle medaglie delle famiglie romane, delle quali l'autore di quest'opra dice, a pagina 6, che egli ne fa la seconda delle 4 parti in cui tutta è da lui divisa, cioè: 1. greche dei re e dei popoli 2. Famiglie romane 3. e 4. degli imperatori romani. E siccome ci dice che gli stampatori in quella edizione non avevano difficoltà a venderne anche le prime separatamente, così non è impossibile che da questo esemplare sia stato disgiunto la detta 2.a parte delle famiglie. Io credo che tal libro starebbe molto bene tra gli altri della preziosissima libreria di Vostra Eccellenza, ma intendo completo nelle dette sue 4 parti. Il prezzo di tutta l'opera, cioè delle 4 parti, è accennato alla medesima quattrini 6, essere stato per i soscritti fiorini 30. Suppongo in Zurigo alla bottega ove è stampato nel 1738. Io non so poi qual ne sia stato il valor mercantile in quella città, essendo questa la prima volta che io lo ho veduto, ed avendo solamente sentito dire alcuni anni sono, che qua lo aveva, e se lo teneva caro, il barone Stosch" (Archivio Baldasseroni, Epistolario Cocchi, 282/3, minuta non autografa; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 77).  
Lettre du 17 octobre 1744 (de Venise): “Ricordandomi io che una volta Vostra Eccellenza si compiacque domandarmi il mio sentimento intorno alla raccolta di medaglie del signor Apostolo Zeno, sopra una nota generale che le ne era stata presentata, ed avendo ultimamente avuta occasione di vedere e di considerare alcune parti della medesima raccolta, ho stimato dovere dell’impiego nel quale ho l’onore e la fortuna di servire Sua Altezza Reale, il rappresentare a Vostra Eccellenza come a suo principale ministro, che tra le dette medaglie ne sono molte che accrescerebbero in modo insigne il pregio della ricchissima raccolta di Sua Altezza Reale che già possiede nella sua Galleria, riempiendo quasi tutte le piccole mancanze che vi sono, onde ella diventerebbe forse la più considerabile dell’universo per la rarità ed eccellenza. Vero è che il signor Zeno non parrebbe volersi disfare se non di tutta la raccolta insieme, che compresi tutti i metalli e tutte le grandezze, ascende intorno al numero di diecimila, tutte sincere e ben conservate, medaglie delle quali molte sono simili a quelle che già possiede Sua Altezza Reale, ma è vero altresì che è di tanta importanza il valore di quelle che mancano, che le doppie verrebbero a costare un prezzo molto moderato delle quali insieme con altre, che pur sono doppie nella raccolta di Sua Altezza Reale, si potrebbe comporre una separata serie assai competente e stimabile da farne quell'uso che più piacesse alla medesima Altezza Reale [...]" (Private, Archivio Baldasseroni, Epistolario Cocchi, 93/2, minuta; Mazza - Tomasello 1996, p. 68; Tomassoni 2021a, p. 191-192; Tomassoni 2022b, p. 107).  +
Lettre du 18 février 1747 (de Florence): "Le annesse medaglie non solamente sembrano, ma sono moderne, e doppiamente spurie, poiché sono tutte copiate, cioè gettate, e non di conio, e il conio delle originali è moderno e dei due medaglioni nemmeno fatto con probabile imitazione dell'antico. Le due minori vengono dai conii del Padovanino, massime quella d'Ottone onde è falsissima. Il pregio loro è pochissimo sopra il valor del metallo, non essendo buone e nemmeno belle quanto basta per falsità. Al dottor Cocchi dispiace che l'illustrissimo signor commendator Buondelmonti consigliere non l'onori con qualche più difficile incomodo riputando egli sua fortuna il poterlo ubbidire" (Archivio Baldasseroni, Epistolario Cocchi, 317/3; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 78, note).  +
-Lettre du 14 septembre 1746 (de Florence) : He has a son to help him, but explains that the work will be slow because of his being obliged to earn his living and be an old man of many arts, viz., attending the sick, lecturing on anatomy, acting as Keeper and secretary of the Medicean treasury of coins in Florence, to which are added exhausting family cares. He adds a plea to O. to put in his library this copy of the pamphlet on certain seals («cerae») which he has lately brought. (Oxford, Bodleian Library, MS D’Orville 483 fols. 181-184).  +
Lettre du 25 janvier 1749 (de Florence): "Per meglio eseguire l'ordine di S(ua) E(ccellenza) il signor Presidente delle Finanze comunicatomi da V(ostra) S(ignoria) I(llustrissima) intorno alla scelta delle medaglie per accrescere e migliorare la raccolta di S.M.I., credo che sarebbe più sicuro metodo il trasportare tutta la massa di essa alla stanza della detta raccolta per farne il paragone, potendo essere che molte di quelle del fisco, benchè non abbiano nè diritto, nè rovescio diverso, siano però meglio conservate o abbiano qualche minuta e più stimabile varietà, onde meritino di essere o permutate, o aggiunte, per rendere la detta raccolta cesarea sempre più singolare. Di ciò ebbi l'onore di far menzione ieri a S(ua) E(ccellenza) medesimo, onde se V(ostra) S(ignoria) I(llustrissima) si compiacerà di prendere sopra di questo dall'E.S. l'ordine ulteriore, io mi conformerò pienamento ad esso, ricevendo la consegna delle dette medaglie, o a pezzo o a numero, o comunque piacerà a S(ua) E(ccellenza), e ne farò l'opportuna ricevuta, ed in sequela la scelta il più prontamente e diligentemente che sarà possibile" (Firenze, Archivio di Stato, Miscellanea di Finanze A, 320; Fileti Mazza - Tomasello 1996, p. 86).  +
-Lettre du 27 janvier 1722 (de Bucarest) : « On a trouvé ici une médaille d’or, qui représente Themistocles avec la barbe, et couronné des lauriers avec cette inscription d’un côté et de l’autre il y a une victoire ailée assise sur la proue d’un navire, laquelle tient dans la main droite une branche d’olivier et dans la gauche une couronne avec cette inscription . Cette figure paraît tout-à-fait différente de celle que Ursin dit avoir tirée de son cabinet, et des autres auteurs qui représentent le même Themistocles sans barbe, et sans cheveux avec le nez aquilin. Je vous prie donc Monsieur, vous dont le jugement est si juste, de nous développer notre doute, et Themistoclem a falso Themistocle secernere. Ce grand homme-là vous sera, pour ainsi dire, redevable de l’avoir tiré des ténèbres, et vengé des injures du temps » (Amsterdam, Ms. R.K., K 41 e ; Jean Le Clerc, Epistolario, IV [1719-1732], 1997, lettre n° 707, p. 146-7).  +
-Lettre du 11 février 1722 (de Bucarest) : « Nous voudrions avoir volontiers aussi les auteurs plus renommés, et plus choisis, qui traitent de re nummaria : de quelque belles éditions, avec des figures en taille-douce, mais qu’ils ne soient pas volumineux. Nous vous en laissons le choix comme à une personne des plus savantes de notre siècle. Nous avons sur ces deux matières (nb : épigraphie et numismatique) Gruterum, Sponium, Spanhemium, Wilde, Landium, Stradam, Carolum Patinum, Beyerum et Morelli Specimen » ; « Je crois que vous serez bien aise d’apprendre que nous avons ramassé ici une quantité de médailles fort rares, qu’on a trouvées dans ce pays, et alentour (ce qui les garantit de tout soupçon, qu’elles puissent être fausses) entre autre une médaille de Pescennius Niger, une autre de Pertinace ; et plusieurs autres très choisies. Nous avons aussi la médaille d’or , sur laquelle Charles patin a eu lieu de railler la pédanterie d’Erasme. Si nous n’avons pas beaucoup d’auteurs qui traitent sur cette matière, nous espérons du moins d’avoir en peu de temps un petit cabinet de médailles, qui pourra passer pour une petite rareté dans l’Orient » (Amsterdam, Ms. R.K., K 41 g ; Jean Le Clerc, Epistolario, IV [1719-1732], 1997, lettre n° 709, p. 150-1).  +
-Lettre du 26 février 1722 (de Bucarest) : « Comme nous admirons dans vos bibliothèques votre grande connaissance des médailles, je vous prie de me mander ce que vous jugez d’un grand médaillon en cuivre de Pompée le Grand, que nous venons d’acquérir ; d’un côté la figure de Pompée avec la barbe, et l’inscription Pompeus Magnus, de l’autre côté une victoire ailée avec un trophée, en bas Roma. C’est peut-être quelqu’un de sa famille, qui se faisait une gloire de ce grand nom, et qui a fait battre ce médaillon, qui d’ailleurs ne peut être nullement soupçonné comme fausse. Nous avons encore acquis une autre médaille de cuivre de Corinthe, laquelle a d’un côté , et de l’autre C CE C. Je vous prie de nous marquer si cela est quelque chose de rare, et si on en trouve en Occident » (Amsterdam, Ms. R.K., K 41 h ; Jean Le Clerc, Epistolario, IV [1719-1732], 1997, lettre n° 710, p. 153-4).  +
-Lettre du 9 avril 1722 (de Bucarest) : « Nous avons acquis dernièrement une médaille d’argent, laquelle nous croyons être rare, à cause que nous ne la trouvons en aucun des index des médailles parmi les auteurs que nous avons ici sur cette matière. Il y a d’un côté la tête, à ce qui nous semble, de Diane, et de l’autre côté une chèvre et du dictame, avec ce mot : ainiou écrit avec o et non avec . Peut-être que Diane, qu’on appelle aussi ς a été honorée par ceux de ce port là par cette médaille. Faites-moi la grâce de nous dire ce que vous en pensez. Si cette médaille aurait tombée dans les mains de quelqu’un de ces auteurs qui ont écrit de re nummaria, on n’aurait peut-être point fait de difficulté de nous la donner avec l’, croyant que c’a été la faute du monnayeur, que d’y avoir mis l’o à la palce de l’. Mais à notre avis il ne faut faire des pareilles corrections, qu’avec bien de (la) réflexion). Car ceux qui nous donnaient anciennement ces médailles, n’avaient pas égard à l’ortographe grecque, qu’on écrivait de leur temps, mais à celle qui était la plus ancienne. Car quoique selon divers temps on y ait fait quelque changement, on avait toutefois tant de vénération pour la première, et la plus ancienne, qu’on croyait qu’il était plus assuré de se servir de celle-ci, que de l’autre en la conservant dans les médailles, qu’on voulait faire passer à la postérité » (Amsterdam, Ms. R.K., K 41 i ; Jean Le Clerc, Epistolario, IV [1719-1732], 1997, lettre n° 713, p. 158).  +
-Lettre du 13 septembre 1725 (de Florence): He mentions contents of the bundle sent containing his collations of Pliny and commentary on Homer. He describes the programme for making an edition of the Museum Florentinum. He himself is engaged on the Donian Collectanea. He has acquired some of the «gemmae» and cameos which belonged to Anna, once the wife of the Elector Palatine. (Oxford, Bodleian Library, MS D’Orville 499, f° 5-7).  +
-Lettre du 24 janvier 1735 (de Florence) : Abstract : He wants more subscriptions for production of the Museum Etruscum in which the Duke is giving him every facility; also for Xenophon Ephes. which is harassed by delays; and he would be helped on if the bookseller would strike a bargain with him. Of books edited in your parts he picks out Antoninus’ journey, and I offer you books from Italy. I congratulate you on having provided for the inclusion of H. Grotius and J. Le Clerc to enrich the anthology, which has been awaited with prolonged expectancy. Among further works mentioned are the project to publish vol. 4 of the Museum Florentinum which is to include 300 of the largest coins called medals. Fontaninus is to bring out enlarged works on eloquence, and 4 volumes of Anastasius with a wealth full of ancient monuments and inscriptions. (Oxford, Bodleian Library, MS D’Orville 499, f° 44-45).  +
-Lettre du 21 octobre 1738 (de Florence): Concerning books he is sending along with catalogue and price list, and books he would like to have relating especially to philology and antiquities, and recent editions of Herodates and Thucydides; he is struck also with Burmann’s «de vectigalibus et Jove Fulgurantore»; also his collection of letters of famous men. I am engaged on coins, and Etruscan inscriptions, but deferring Cricellarius’ work on Victor’s «de regionibus urbis» which is to include bronze engravings of the traces of the ancient city. He has offended Maffeius by not mentioning him in the Museum Etruscum (Oxford, Bodleian Library, MS D’Orville 499, f° 63-65).  +
-Lettre du 27 octobre 1739 (de Florence): He relates the showy performance of Maffeius at Rome then at Volterra in Tuscany, where he cast mud at me, and then at Florence where he ransacked the Riccardi library. But he will have his work cut out for him in attempting to refute my answer to his remarks. You will receive this from Baron de Thoms. If only there could be a Latin translation of his remarks; you would recognise and ridicule a first class plagiarist. He (M.?) saw me at work in delineating the huge Etruscan urns, greeted me formally and then attacked me on paper. I appeal to your judgment. Maffeius’ work «de Gratia» sets out to show he alone is the first to have understood the mind of Augustus; but when questioned at Florence he was silent and denied that he had written the work. At Rome he and a French colleague had 4000 inscriptions on stone copied out. Among further items he refers to the recent edition of a first volume of a work on coins of large size now in the Vatican library, which Rodolphua Venutua described (illustravit). ... (Oxford, Bodleian Library, MS D’Orville 499, f° 71-72).  +
-Lettre du 3 mars 1741 (de Florence): He is very grateful for the receipt of the money; is going to send him various works, firstly 2 vols. of the Museum Florentinum including large Medici coins with his explanation. He quotes the prices; also a very ancient Greek commentary an Homer lately published at Venice from the codex in St. Mark’s library. He asks to be sent Queen Christina’s «nummo phylacium» with Havercamp’s commentary and other philological works. I have never had vol. 5 of the Misc. Obsns. He refers to the «examen controversiae» between himself and Maffeius included in a book brought out at Venice, on which he has further (illegible) things to say. I am now engrossed in examining the rest of the coins in the Medici collection comprising 3 volumes and when I have time adding notes to Cricellarius’ work. Canon Mazzochi is said to have much to add to the history and controversies of the Pandects. I long for the appearance of your Sicilian journey, and he speaks of Christian mediaeval inscriptions found at Catania. (Oxford, Bodleian Library, MS D’Orville 499, f° 83-84).  +
-Lettre du 30 janvier 1742 (de Florence): … My present work is to explain the rest of the coins in the Medici collection and then to send to the press vol. 3 of the Museum Etruscum. ... I shall write a paper to show the injustice of the observations Maffeius has concocted against me, but shall keep clear of calumny. (Oxford, Bodleian Library, MS D’Orville 499, f° 87).  +
-Lettre du 3 juillet 1742 (de Florence): He has had the sad news of Havercamp’s death; who had promised he would send me his collection of Queen Christina’s coins («nummo phylacium»). I am prepared to collaborate in working on Morellius collection (Thesaurus) for which I shall require the volumes printed hitherto and any notes left by Havercamp. (Oxford, Bodleian Library, MS D’Orville 499, f° 91-92).  +
-Lettre du 20 août 1742 (de Florence): Among books included in the list he specifies an inscription for Havercamp who has asked also for tables of the Medici coins; and vol. 1 of Eustathius; Muratorius’ vol. 4 of inscriptions is in the press which he will send as soon as it is out. He reminds d’O. of mainly philological and antiquarian books he wants him to send, of which he mentions several especially. I will send you the Medici print of Virgil: I am engaged on study of the remaining Medici, chiefly bronze coins; and after that I shall devote myself to continuation of the Museum Etruscum illustrated: and write a defence of my Etruscan alphabet. (Oxford, Bodleian Library, MS D’Orville 499, f° 88-90).  +
-Lettre du 7 octobre 1742 (de Florence): He thanks d’O. for facilitating arrangements with Wetstenius over payments, and making my course smooth. But he needs that consignment of books, especially the works in which Havercamp illustrated (described?) the coins; and Morellius’ work; and all the tables of Wetstenius’ delineations of coins, and other works he mentions. Count de Thoms has asked me for the tables containing the largest coins in the Medici Museum in return for Queen Christina’s collection of coins. I have asked for a delineation of Havercamp’s «diptychum profanum». (Oxford, Bodleian Library, MS D’Orville 499, f° 88-90).  +
-Lettre du 9 avril 1743 (de Florence): He refers to works received, e.g., Queen Christina’s nummophylacium; and to payment for the forthcoming vol. 6 of the Museum Florentinum. He congratulates d’O. especially on his Delian dissertations. He leaves it to d’O’s. discretion whether to have my observations printed. I have a very difficult task in expounding the Medici coins. If you think my work worthy of publication and not inferior to Havercamp’s work, please allow me to inscribe it to you following Spanheim’s example of dedicating his «de usu et praestantia numismatum» to Falconerius. I am delighted with your package of books which contains the authors I most coveted. ...That Count Thoms suffocates me with letters. (Oxford, Bodleian Library, MS D’Orville 499, f° 97-98).  +
-Lettre du 31 mai 1744 (de Florence): He writes in depression and declining health. He has deferred the work on Morellius owing to difficulties, viz., the nobiles socie in charge of the press at the Florence library have withdrawn the necessary books and coins, and I, being by nature one who always finds himself obliged to make alterations and additions in his drafts and proofs, have made Wetstenius impatient and unpleasant, so that he refuses interim payment and is very inconsiderate. He has not even granted Vaillant, the English bookseller’s, plea to him to commend my interests and to be permitted to sell copies of my Museum Etruscum. He has no cause to impugn my honesty. Now Europe is under threat of war, so I have decided to say goodbye to the Muses and consider my headaches and their remedy. (Oxford, Bodleian Library, MS D’Orville 499, f° 104).  +
-Lettre du 14 juillet 1744 (de Florence): Despite Wetstenius’ shabby stingy behaviour and my exhausted ageing state and laborious efforts on my Museum Etruscum, I will consent out of affection and esteem for you to yield to your plea that I should resume my work on Morellius’ coins, and will strive my hardest to explain the coins and to get some part at least of my lucubrations ready to be shipped off by Sept. 1st. Meanwhile please write and inform Wetstenius. There are many copies of vols. 1 and 2 of the Museum Etruscum stored in London; vol. 3 will soon appear. If these could be exposed for sale in London I think customers would buy at 120 Pauli, and Wetstenius might effect an exchange of books with London. You will realise the awkwardness and tedium of the work imposed on me when I tell you I have no book on coinage to consult except Vaillant’s, and I have had to return books I need to the library; but I will do what I can on behalf of this great work and my own reputation (Oxford, Bodleian Library, MS D’Orville 499, f° 105-106).  +
-Lettre du 15 mars 1745 (de Florence): He lists 12 books with prices. He also refers to works for which he is prospecting. He then comes to his dealings with Wetstenius, the printer, over the work on the Morellian Thesaurus describing his compliance with W’s. exacting requests for explanations of a coin of Vespasian, but meanness over compensation for his labours, and asking me for 40 pages commentary on Trajan’s column along with the whole substance of Fabrettus’ and Ciacconi’s observations for a mere 200 florins. He requests d’O. to see to it that he reaps a fair reward. Among further items he mocks at MS D’Orville 499, f° 110-111 «the clown» who at Maffeius’ instigation has derided my work on the Etruscan language (Oxford, Bodleian Library, MS D’Orville 499, f° 110-111).  +
-Lettre du 18 mai 1745 (de Florence): There is a whole list of books I require from him (Westenius) including Havercamp’s edition of the coins of Morellius. (Oxford, Bodleian Library, MS D’Orville 499, f° 112).  +
-Lettre du 15 juillet 1745 (de Florence): Consists mainly of names of books despatched and ones awaited, with some mention of prices. He mentions, inter alia, the splendid edition at Rome of Vaillant’s very large and important coins (Oxford, Bodleian Library, MS D’Orville 499, f° 113).  +
-Lettre du 31 juillet 1746 (de Florence): He promises d’O. to seek codices for sale, though Florence has lost interest in ancient monuments and countless codices have migrated to Holland, England and Germany after emergence from the squalor of old libraries; so that now that eyes have been opened and keen appetite reawakened for these treasures they have become hard to acquire. He refers to a money transaction with Desmeth. He has sent Wetstenius two consignments of his observations on Morellius’ collection of coins.(Oxford, Bodleian Library, MS D’Orville 499, f° 44-45).).  +
-Lettre du 13 décembre 1746 (de Florence): On the first of this month I received a message to say that the Emperor Francis 1st «motu proprio» has declared me head, of the Church and Baptistry of St. John’s at Florence; a great distinction for me enhanced by the Emperor’s laudatory words. Wetstenius will shortly receive folia of my new commentary on Trajan’s column, and I shall dedicate the work to the same Caesar Augustus in a brief inscription, and I hope Wetstenius will of his own accord print me at least 12 copies. I have written to Count de Thoms’ widow offering my assistance in describing the «monumenta» which her husband had had incised on bronze. Note that some of the «gemmae» and coins are not the originals. Among further items he mentions that he will send d’O. Maffeius’ Seals of the Greeks’. (Oxford, Bodleian Library, MS D’Orville 499, f° 133-134).  +
-Lettre du 2 août 1747 (de Florence): Please ask Wetstenius to send all the remaining descriptions of the coins and tell him to expect my commentary on Trajan’s column before the winter. I wish Thoms’ belongings could accrue to you, especially the ivory diptych which he brought from Havercamp. I have heard that Scipio Maffeius is now preparing a treatise on the electrical forces, and is displaying himself as a great philosopher and geometrician. (Oxford, Bodleian Library, MS D’Orville 499, f° 129-130).  +
-Lettre sans date (fin octobre-novembre 1755) (de Florence): “Illustrissimo Signore, l’amabile vostro soggiorno in questa città mi ha renduto nel tempo stesso molto fortunato, ed oltre modo ambizioso, poiché essendovi degnato più volte unitamente col nobilissimo e virtuosissimo Signor Presidente con visite, e avendo io con sommo piacere passato con voi non poche ore in dotti colloqui, mi avete fatto più che mai conoscere quanto è grande il vostro merito, il vostro sapere e la vostra penetrante sublime cognizione e perizia nelle cose più rare e singulari dell’erudita antichità. Non ho potuto in ricevere sì bella e propizia sorte contenermi in quella modestia, che mi si compete, ma pieno di fiducia nel vostro amore son passato tant’oltre, che ardisco ora pregarvi instantemente ad interporvi in mio favore, affinché io riceva la maggior gloria ch’io vantar possa finché Iddio mi dà vita, di essere aggregato, e fatto corrispondente della Reale Accademia delle Inscrizioni, [f. 479v] e Belle Arti, cotanto famosa ed applaudita pel mondo tutto, e da me in special modo, che bramo ardentemente questo grande onore e decorazione, per intitolarmi tale nella mia laboriosa, ed assai dispendiosa Opera del Tesoro de’ Dittici antichi, 3 che nella futura Primavera, a Dio piacendo, devo mandare in luce, ordinata in tre volumi in foglio, con tavole circa a cento incise in rame, sopra la quale sto lavorando per condurla al desiato fine. Col vostro benignissimo favore, Dottissimo Signore, che siete della medesima grande Accademia e Società insigne decoro ed ornamento, spero di ottenere tal grazia; e spero ancora, che voi ed essi nobilissimi e letteratissimi Soci si degnerannodi accettare e gradire una porzione molto ragguardevole de’Dittici Consolaride dicata da me ai medesimi, che più mi farete grazie diresentarla a essi; che sono e sarò sempre qual con profondo ossequio mi dichiaro” (Firenze, Biblioteca Marucelliana, BVII13, f° 479 ; C. Lazzarini 2013).  +
-Lettre du 29 mars 1773 (de Cadiz) : (Paris, BnF, Ms. Esp. 525, f° 26r-v).  +
-Lettre du 29 octobre 1773 (de Cadiz) : (Paris, BnF, Ms. Esp. 525, f° 30r-31v)  +
-Lettre du 26 novembre 1773 (de Cadiz) (Paris, BnF, Ms. Esp. 525, f° 24r-25v).  +
-Lettre du 16 décembre 1773 (de Cadiz) : (Paris, BnF, Ms. Esp. 525, f° 22r-23r).  +
-Lettre du 21 décembre 1773 (de Cadiz) : (Paris, BnF, Ms. Esp. 525, f° 20-r-21v)  +
-Lettre du 18 janvier 1774 (de Cadiz) : (Paris, BnF, Ms. Esp. 525, f° 18r-19v)  +
-Lettre du 22 février 1774 (de Cadiz) : (Paris, BnF, Ms. Esp. 525, f° 16r-v)  +
-Lettre du 4 mars 1774 (de Cadiz) : (Paris, BnF, Ms. Esp. 525, f° 14r-15v)  +
-Lettre du 26 avril 1774 (de Cadiz) : (Paris, BnF, Ms. Esp. 525, f° 28r-29v)  +
-Lettre du 29 juillet 1774 (de Cadiz) : (Paris, BnF, Ms. Esp. 525, f° 34r-v)  +
-Lettre du 11 août 1774 (de Cadiz) : (Paris, BnF, Ms. Esp. 525, f° 32r-33r)  +
-Lettre du 13 septembre 1774 (de Cadiz) : (Paris, BnF, Ms. Esp. 525, f° 36r)  +
-Lettre du 11 novembre 1774 (de Cadiz) : (Paris, BnF, Ms. Esp. 525, f° 44r-v)  +
-Lettre du 16 décembre 1774 (de Cadiz) : (Paris, BnF, Ms. Esp. 525, f° 38r-39r)  +
-Lettre du 7 mars 1775 (de Cadiz) : (Paris, BnF, Ms. Esp. 525, f° 49r-v)  +
-Lettre du 31 mars 1775 (de Cadiz) : (Paris, BnF, Ms. Esp. 525, f° 40r-v)  +
-Lettre du 28 avril 1775 (de Cadiz) : (Paris, BnF, Ms. Esp. 525, f° 12r-13r) https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b100385704/f16.image  +
-Lettre du 30 mai 1775 (de Cadiz) : (Paris, BnF, Ms. Esp. 525, f° 48r)  +
-Lettre du 14 septembre 1775 (de Cadiz) : (Paris, BnF, Ms. Esp. 525, f° 46r-47r)  +
-Lettre du 20 (sans mois) 1775 (de Cadiz) : (Paris, BnF, Ms. Esp. 525, f° 42r-43r)  +
-Lettre d’août 1767 (de Cadiz) : (Madrid, Biblioteca Nacional de Espana, MSS/12939/27, f° 21-21v).  +
-Lettre du 8 mai 1674 (de la maison = Florence) : Petit cadeau pour le départ. Patin n'a pas besoin de lettres de recommandation (Basel, UB Handschriften G2 I 23a, f° 46 – en italien).  +
-Lettre du 16 août 1702 (de Florence): "… l’Illmo Sigr Cavaliere Fontaine, che alla gran Nobiltà della Nascita, hà congiunta una somma erudizzione, ed una incomparabile cortesia. Nel partirsi di questa Città, mi creda, che porta seco il cuore di tutti coloro che anno quà avuto l’onore di conoscerlo, e di riverirlo, ed il mio particolarmente. Appresso ancora di questi Sermi Principi, è in una infinita stima, come merita, ed hà meritamente ricevuto da essi, onori singolarissimi." (Leibniz, Sämtliche Schriften Reihe I, Band 21, pp. 465–6, Letter 294; Burnett 2020b, p. 1599).  +
-Lettre du 3 mai 1703 (de Florence) : “Il Sigr Inglese che lo consegnerà a VS. Illma, alla nobiltà della nascita, hà congiunta una somma dottrina, ed erudizzione, ed una incomparabil cortesia. Hà onorato questa Città con la sua presenza, qualque tempo, e VS. Illma mi creda, che nel partirsi di Firenze, porta seco il cuore di tutti coloro che anno quà avuto l’onore di conoscerlo, e di riverirlo, ed il mio particolarmente.” (Leibniz, Sämtliche Schriften Reihe I, Band 22, p. 400, Letter 236; Burnett 2020b, p. 1603).  +
-Lettre du 12 août 1727 (de Palermo) : He writes in a vein of very high flown exclamatory admiration for G. and his city of Amsterdam, expressing profound regret at O’s. sudden departure from Palermo: and my abashment at O’s. deigning to praise his collection of ancient coins, O. whom he acclaims as citizen of Amsterdam that great world emporium and a scholar of surpassing erudition, whose horoscope is immeasurably superior to his own. He begs him to announce the location where he fixes his abode, to which he can send the facsimiles (extypa) of the {Sicilian} coins for him and for showing to your compatriot engravers (impressors) who desire additional material. (Oxford, Bodleian Library, MS D’Orville 486, f° 69).  +
Lettre du 16 avril 1734 (de Palerme): "Vi mando in uno scatolino alcune medaglie, delle quali eccovi la notizia. [...] 2. battuta in Palermo. Quel vecchio Re nel roverscio colla serpe sedente in una Conca ec. e il Genio della Città di Palermo, che quì ab immemorabili si esprime in figura di vecchio, che abbraccia un serpente. La Conca significa il sito, ove è collocata la Città; che è una Corona di Colline, che abbracciano una pianura, detta per la sua fertilità, Conca d'oro; argento bassissimo prima grandezza [...] 4. Medaglia Punica. Forse battuta in Siracusa. La testa è simile all'espressa in altre Medaglie, che dal Golzio si vedono rappresentare la Ninfa Ortigia, da cui pigliava il nome l'Isola, in cui era la più antica Siracusa. I delfini intorno favoriscono la congettura; ma i Palermitani pretendono sia medaglia loro. Nel rovescio vi è, caput acris Equi; insegna di Cartagine, con vicina ad esso una Palma, distintivo de Fenici, da quali i Cartaginesi traevano origine. Sotto del Cavallo vi sono alcuni caratteri Punici, che da Monsignor Agostini si credono significare [...], nome di Cartagine. Argento pretto, quarta grandezza. 5. Medaglia Siculo - Greca di Agatocle. La testa par di femmina. Mal conservata: vi sono questi caratteri visibili YPA, forse residui della voce ΣYRAKOΣIΩN Nel rovescio una Vittoria alata, che costituisce un Trofeo, colle lettere AΓAΘOKΛEOYΣ. Argento schietto. Quarta grandezza. 6. Medaglia, creduta Palermitana, di ottima conservazione. La testa di Cerere coronata di spighe, nel rovescio un Cavallo sciolto, segno di libertà. Senza lettere. Oro pretto di quinta grandezza. 7. Medaglia Siracusana con testa coronata, forse di mirto. E' credibile, che sia di Gerone Re, che vincitore nel corso di Cocchi, è celebrato da Pindaro, se io, non mi ricordo male. Nel rovescio è il Cocchio in corsa, coll' Auriga, che guida i due Cavalli; sopra di essi sono le lettere ΣYP; vicino alla testa de Cavalli, A; sotto il muso di quelli, K; sotto le gambe OΣIΣ; vicino a piè di dietro, N; le quali lettere unite fanno ΣYPAKOΣIΩN. Sotto il corpo de Cavalli, è il Simbolo della Sicilia; di tre gambe, che si uniscono in un centro comune. Significa il Dominio di Siracusa sull'Isola. Di oro: Sesta grandezza. 8. Medaglia Costantinopolitana con una testa di Imperatore per parte, rozzamente espressa: da una parte è scritto MIKAHΛ, dall'altra ΘEOPHIΛO. Il primo credo sia Michel Balbo, secondo di tal nome, Imperatore di Costantinopoli. Il secondo Teofilo Iconomaco suo Figlio, mali corvi, malum ovum. Questa Medaglia piccolissima di oro, di settima grandezza, è ignota al Du-Fresne, e al Banduri. [...]" (Lupi 1753, p. 23-24).  
Lettre du 15 octobre 1735 (de Palerme): "[...] Per lo studio delle medaglie longum iter per praecepta. Son più le cose che si suppongon per esso, che quelle le quali si posson prescrivere. Con un Antiquario pratico, che di già da d'Istoria, e possiede le lingue, farà voli: chi non ha guida, appena farà cammino: chi non sa Storia, e lingua Greca, e Latina, tornerà indietro: Per far qualche studio ordinato, convien prima avere alcune regole universali sulla materia metallica. Monsignor Agostini in questo è gran Maestro. Si trova in Ispagnuolo, in Latino, ed in Italiano: e migliore è, quando vi son le addizioni del P. Schott (Andrea) quel bravo Rettorico ec. Migliore anche dell'Agostini sarà lo Spanemio, de usu et praestantia numismatum: Ma un che non sia letterato, si spaventerà a leggervi tante cose. Chi non può far la spesa dello Spanemio, si potrà ajutare coll' Opusculo del P. Jobert, Science des Medailles, tradotti in Venezia per uso de' non Franzesi. Vedute queste regole, convien pigliare una classe per volta. Per farsi dalle più facili, mettiamoci alle Imperiali, e tra esse alle Latine. L' Erizo, e buono, ma oggidì molte di quelle spiegazioni non passerebbero. Il Pedrusi ed il Piovene sulle Medaglie Farnesi sono pappa scodellata; ma vi è della infrascatura. Chi tagliasse i rami inutili potrebbe ridurre a due tomi que' dieci che opprimono le Librerie. Poi il Mezzabarba: e per intendere le breviature, servirsi del libro de Notis Romanorum del Cav. Sertorio Orsato. I differenti tomi del Vaillant sono pe' più introdotti: pegli Imperatori del basso Impero non vi è meglio del P. Banduri: chi intende questi poi fa viaggio da se. Finito lo studio sugli Imperatori, si posson vedere altre serie di Medaglie Greche, di Colonie, di Principi Orientali, di Regni; il Jobert metterà in istrada il vostro Novizio: ma fin che studieren Medaglie sul libro, faremo come chi studia la Nautica in camera, che poi non sa regolar un battello, non che una nave. Le Medaglie in carta hanno il fondo bianco, e i contorni neri, le lettere bene espresse, le teste ed i rovesci ben effigiati ec. Quando si viene al metallo non vi è nulla di tutto questo. Perciò bisogna studiar quanto si può colle Medaglie in mano, confrontandole colle stampate." (Lupi 1753, p. 72-74).  
Lettre du 18 décembre 1585 (de Cerreto Guidi?): "Molto Magnifico Signor mio Osservandissimo Dice Sua Altezza che non ha comodità qua di vedere lo studio del Malvagia, perché non ci ha l'altre sue medaglie da vedere quelle che gli mancano altre, che qui non c'è alloggiamento né tempo per stare tutto il giorno in compagnia. Però facciali intendere che se lo vuole lasciare costì, Sua Altezza lo vedrà volentieri e gliene farà rimandare fino a Bologna, o veramente si trattenga costì, che si tornerà la vigilia di Pascqua se altro non sopravviene a Sua Altezza, la quale seguita di stare bene e io me ne rallegro con Vostra Signoria del miglioramento del suo figliuolo, quale piaccia a Dio di conservarglielo lungamente e le bacio le mani e prego Iddio che la prosperi. Di Vostra Signoria molto Magnifica servitore affezionatissimo Antonio Serguidi. Di Cerreto il dì 18 dicembre 1585" (Firenze, Archivio di Stato, MP 778, c. 704; Barocchi - Gaeta Bertelà 1993, p. 279, n° 312).  +
-Lettre du 21 mars 1778 (de ?) : «... Hoy ha venido un carpintero a extender la caja de mis medallas y hacer cuadritos de cedro en dos casillas o huecos cada uno, para poner juntas de modo que muestren la cabeza y el reverso todas las que son idénticas y apoyantes una de otras, para que ya que no agrade la escasez, haga alguna gracia la curiosidad...» ; «... D. Patricio Bravo... ha vendido en 500 pesos tres series de cabezas imperiales de 1ª, 2ª y 3ª forma, y otra en plata, con todo lo municipal y de familias un tal Mosti, comerciante de Cádiz, y sólo le han quedado reversos y retales, por la mayor parte comunes...» (Sevilla, Biblioteca Capitular y Colombina, BCC 59-3-44, f° 146-147v; Salas Alvarez 2003, p. 71 et 77 ; Salas Alvarez 2008, p. 155 et 161).  +
-Lettre du 28 décembre 1773 (d’Orihuela) : C'est une réponse à la lettre de Leyba du 20 décembre 1773. Monnaies et commentaire de l'inscription de Carthagène H. 3447 (Paris, Bibliothèque nationale de France, Ms. Espagnol 526, f° 137r-141r ; Morel-Fatio 1896, p. 68).  +
Lettre du 30 octobre 1685 (de Florence): "Il serenissimo padrone ha tenuto a Bologna tre mesi, sotto la protezione del signor marchese Cospi, un giovane figliolo del Guardaroba della Galleria della Serenissima Casa, che ha fatto assai bene lo studio delle lettere umane con qualche principio delle greche, perché sia istruito nella cognizione e studio delle medaglie dal signor dottore Magnavacca, antiquario bolognese di fama non ordinaria. Ora, detto antiquario, fa sapere d'aver finito di darli tutti gl'insegnamenti che poteva, e consigliava di mandarlo a Roma per due o tre mesi, acciò pratichi e discorra con gl'antiquari di costà, cercando d'imparar da loro e di veder quanto più li sia possibile, perché una tale intelligenzia deriva molto dall'ochio, quando sono gettati i fondamenti teorici. Risolve dunque Sua Altezza di far passar costà detto giovane, il qual si chiama Sebastiano Bianchi, et è soggetto costumato e civile [...] È mente di Sua Altezza che Vostra Signoria Illustrissima l'introduca dal signor Cammelli, il quale benché infermo e privo di lume, potrà dargli buone regole co' suoi discorsi e migliori indirizzi per insinuarsi con altri antiquari di maggior nome" (Firenze, Archivio di Stato, MP, 3951; Fileti Mazza 1996, p. 363).  +
Lettre du 14 février 1688 (de Florence): "Il serenissimo padrone ha trovato ragionevole quanto Vostra Signoria mi ha modestamente motivato della sua repugnanza a venirsene per mare, ed attesa la piena sodisfazione che ella gli ha dato di sé nel comportamento usato costà, si contenta Sua Altezza che Vostra Signoria faccia la strada di Torino e di Milano, e di là per la Lombardia si allarghi anche sino a Venezia per conoscere gli antiquari e vedere i gabbinetti più raguardevoli" (Firenze, Archivio di Stato, MP, 4826; Fileti Mazza 1996, p. 371, note 45).  +
Marco Forcellini writes about a conversation he had with Apostolo Zeno, 23 juillet 1745 (Venise): "Il domandai della medaglia d’argento falsa che mi disse ieri ; e traendone che era una Plotina, gli dissi «Io ho veduta la sua in gran bronzo bellissima». «Ma», disse, «mi costa da bella : mi costa 23 zecchini ; era del vescovo di Verona mons. Trivisano ; che a niun patto volea privarsene, dicendomi che era la sua sposa. La vostra sposa, dissi, è la chiesa di Verona, e gliela cavai»" (Forcellini 2012, p. 88; Tomassoni 2021a, p. 178-179; Tomassoni 2022b, p. 100).  +
Lettre du 30 décembre 1748 (de Venise): "Bisognerebbe essere straniero affatto nella Repubblica delle Lettere, per dover ignorare il nome ed il merito del Padre Alessandro Severo Pannel, insigne ornamento della Compagnia di Gesù. A me lo han fatto conoscere da gran tempo il pubblico grido, e molto più le sue erudite Dissertazioni Numismatiche, le quali nella mia libreria gelosamente conservo. Io desiderava pertanto di comprovar con gli effetti, la stima, che nudrisco verso la persona di Vostra Riverenza ; e la sua cortesissima lettera me ne ha aperta la strada, col comandarmi di servirla di un fedel disegno delle quattro medaglie d’oro dei Re del Bosforo, già esistenti nel mio Museo, e citate nell’ultima edizione fatta in Roma dell’opera del Vaillant, Numismata Præstantiora. Avrei subito data mano a cosa sì facile da ubbidirla, se il mio Museo fosse ancora in mio potere. Ma da qualche tempo esso è passato tutto in Germania, avendone fatto esito a un riguardevol soggetto. Per averne traccia e notizia ella può scrivere in Vienna al dottissimo P. Froelich della medesima Società, notissimo per le incomparabili opere, che principalmente in materia di medaglie ha date alla stampa. Egli in Vienna ha visitato tutto il mio Museo colà indirizzato, e con somma bontà lo ha qualificato ingentem thesaurum : con la qual espressione non ha esagerato, nè detto più del dovere, poichè in fatti e pel numero, e per la rarità delle medaglie esso può dirsi un grande e prezioso tesoro" (Zeno 1785, vol. 6, lettre n° 1289, p. 381-383; Tomassoni 2021a, p. 202-203; Tomassoni 2022b, p. 113).  +
Lettre du 14 sept. 1723 (de Prague): "Il bel Museo di Medaglie trovate in casa Soranzo sarà quello probabilmente, che già cento e più anni fu raccolto da un Giacomo Soranzo, Senatore studiosissimo di sì fatte cose. Il Sig. Giacomo Soranzo figliuolo del vivente Proccuratore è Gentiluomo amantissimo delle buone lettere, e raccoglitore di ottimi libri : onde non sarà così semplice a lasciarsi uscire di mano, e di casa per poco un sì fatto tesoro" ; "Riverite a mio nome l’Eccmo Sig. Gio. Domenico Tiepolo, e ditegli che non mi sento in disposizione di privarmi del mio medaglione di Valente in oro per meno di cento ungheri. Sessanta due volte ne ho rifiutati. Risolvendomi di darlo, anteporrei a ugual prezzo Sua Eccellenza ad ogni altro. Anzi per facilitargliene l’acquisto, mi offerisco di rilasciarglielo per 100. ungheri in questa maniera. Cinquanta sieno in contanti, e gli altri cinquanta in altre medaglie d’oro, o d’argento scelte dal numero delle tante duplicate che e’ tiene. I giorni passati comperai qui un altro bel medaglione d’oro di peso di quattro ungheri, con la testa di Gallieno da una parte, e dall’altra con un Ercole con clava, e pelle di lione, e la leggenda Virtus Gallieni Augusti" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 144, p. 283-284; Zeno 1785, vol. 3, lettre n° 601, p. 380-382; Tomassoni 2021a, p. 128-129; Tomassoni 2022b, p. 76).  +
Lettre du 11 décembre 1723 (de Vienne): "Vengo alle medaglie. Queste è necessario che ripiglin la strada, per cui son venute. La Didia Clara, e 'l Pertinace sono tutt’altro, che l’effigie loro ; il bulino vi ha lavorato all’intorno, e le ha volute far credere quello, che in fatti non sono. Se fossero legittime, per una sola vi avrei ritrovato il danaro, che mi si ricerca per tutte. Le due altre in metallo sono antiche, ma assai mal conservate, e non possono trovar luogo nei buoni musei. Delle quattro in argento tre sono Consolari, e ordinarie, e mal conservate; sicchè vagliono poco più di quello che pesano. La quarta che ha da una parte la testa di Augusto, e dall’altra quella di Agrippa, sarebbe di prezzo, e assai rara, se non fosse un bel getto moderno di eccellente artefice. Nè crediate ch’io parli di mia sola opinione. Ella è conforme al parere di due altri antiquarj, che sono qui, persone intendentissime di sì fatte anticaglie. Farò considerarle anche ad altri dilettanti, sinchè mi viene vostr’ordine del come rimandarle. Acciocchè non si facciano da voi infruttuosamente tali spedizioni, sarà bene che prima le facciate vedere al Sig. Lorenzo Patarol, mio Compare amatissimo, che sinceramente ve ne dirà il suo parere, e lo riverirete a mio nome. Cotesti altri antiquarj s’intendono fra di loro, e non cercano, che d’ingannare. Se la medaglia è cattiva e falsa, dicono che è legittima e vera: se buona, la sprezzano, acciocchè non esca del paese, e possa cader loro in mano. Il Sig. Patarol è un vero, ed onesto galantuomo" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 154, p. 305-306; Zeno 1785, vol. 3, lettre n° 613, p. 413-414; Tomassoni 2021a, p. 76; Tomassoni 2022a, p. 278; Tomassoni 2022b, p. 46).  +
Lettre du 25 mars 1724 (de Vienne): “Con la vostra lettera ho ricevuto il Tiberio in oro, che mi avete inviato. La medaglia mi è stata cara, se ben ne aveva altra simile in tutte le sue parti; poichè non mi è punto difficile di cambiarla in altra, ch’io ancora non abbia. Mi contento anche a riguardo del prezzo, e ne ringrazio sì voi, che me l’avete proccurata, sì il mio amatissimo Sig. Compare Patarol, che sì amorevolmente vi ha assistito per favorirmi. Fate voi le mie parti. Scrivo a nostro fratello, che vi rimborsi prontamente, com’è di dovere, di quanto avete dato della medaglia suddetta, a ragguaglio di due zecchini, e gr. 13 per il peso, e di un filippo per il soprappiù che ne ha voluto l’orefice". Affinché suo fratello possa meglio districarsi nella ricerca delle monete: "Medaglie Imperiali d’oro di egual peso del secolo alto si possono prender sempre a tal patto: non così tutte quelle del secolo basso, che pesano appena la metà; quando però non fussero di qualche rarità o per la testa, o per il rovescio, in particolare quando sono d’Imperatrici, che nei secoli bassi tutte sono stimevoli e ricercate. Nel secolo alto le teste di femmine sono quasi tutte rare, cioè fuori di quelle di Sabina, delle due Faustine, di Lucilla, le quali in oro sono le più ordinarie, quando non abbiano rarità nel rovescio. Dei XII Cesari in oro, le teste più comuni sono di Augusto, di Tiberio, di Nerone, di Vespasiano, di Tito, e di Domiziano. Ciò dicovi per vostra regola: ma la più sicura per più riguardi si è, che prendiate sempre il consiglio del Sig. Patarol, di cui solo e per la sincerità, e per l’intelligenza mi fido. Tutte le medaglie d’oro con più teste sono rare; così quelle che nel rovescio han molte figure, o qualche tempio, o altra fabbrica. Io spero ancora col mezzo del vostro amore, e della buona direzione dell’amico far qualche bell’acquisto. Ma non ho fretta, poichè le forze non resistono al molto aggravio, e i quartali vengono lentamente. Ne matura il terzo con questo mese, di cui siamo alla fine" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 159, p. 313-314; Zeno 1785, vol. 3, lettre n° 618, p. 423-424; Tomassoni 2021a, p. 129 and note 439; Tomassoni 2022b, p. 76, p. 136, n. 438).  
Lettre du 18 novembre 1724 (de Vienne): "Mi trovo contentissimo dell'acquisto fatto delle 28. medaglie d'oro che mi avete trasmesse. Venti di esse hanno trovato luogo nel mio studio, per qualche diversità che in ciascuna d'esse ho osservata, confrontandole con quelle ch'io già teneva. Tre in particolare mi sono state carissime per la loro bontà, e conservazione, cioè l'Antonino Pio col rogo, il Giuliano Apostata, e 'l Costantino Barbato. V'era un Vitellio col carro dei Lioni nel rovescio, che se fosse stato legittimo, avrebbe valuto più che tutte l'altre insieme. Con l'occlusa lettera rendo grazie all'amico Patarolo di sì bella compra; e con la presente a voi pure ne rendo grazie. Leggo dalla vostra dell'ordinario passato, e da quella d'oggi il divario nel peso delle medaglie di metallina poste fra quelle d'argento. Essa è troppo considerabile. Intendo ancora il dubbio di quelle ottanta in argento più scelte, le quali possano essere state superate dall'altre. Il che quando fosse, non intendo nemmeno di prendere le altre. Sicché sciogliete pure il trattato e lasciatele a chi le tiene. Non mi curo punto di spender tanto danaro per avere il rammarico di non trovare in sì gran numero di medaglie pur una che meriti considerazione. Di ordinarie anche qui abbonda il paese, e niuno se ne cura. Mi fa piacere una cosa, che sia rara e mi costi molto, più che cento le quali faccian numero, ne aggiungar pregio al mio studio. Ho veduto la lista dei libri di medaglie presso il sig. Minelli. A prezzo onesto mi risolverò a prenderli tutti. Sappiatemi dire, che cosa ne pretendono. [...]" (Florence, BmLFA, Ms. 1788, cc. 218rv; Tomassoni 2021a, p. 126, note 428; Tomassoni 2022b, p. 136, note 427).  +
Lettre du 18 août 1725 (de Vienne): "Ringrazio voi e ‘l Cav. Lioni del Catalogo delle medaglie d’argento del Museo Silvestri. Confesso che vi sono molte teste assai rare, e molti singolari rovescj : parlo delle Imperatorie : poichè nelle Consolari presentemente ancora non applico. Ma siccome io le tengo quasi tutte, così per sei, ovvero otto teste che mi mancano, e per 50. o 60. rovescj, che non tengo, non mi sento in disposizione di spendere presso a tre milia fiorini : sicchè ne lascerò il piacer dell’acquisto a chi ne sia più di me in desiderio, o in bisogno. Le teste, che per me occorrerebbe di avere, e che mi mancano in argento, sono le seguenti, Druso, Germanico, Agrippina minore, Domizia, Marciana, Matidia, Paulina, e Sabina Tranquillina. Oltre a queste del Catalogo, mi mancano Bruto, l’altro Druso, Antonia, Manlia Scantilla, e Didia Clara. Le altre tutte, e in particolare Domitilla, Pescennio, Cornelia Supera, le tengo, le quali mancano in detto Catalogo. Al Sig. Conte Silvestri non torna a conto di rompere la sua serie, che per altro non è compiuta : ma se farlo volesse, io ne sceglierei cento medaglie, e le pagherei puntualmente a prezzo onesto, secondo che ne convenissimo insieme. Tutto ciò vi sia detto, per poter dare qualche risposta sopra di questo al Sig. Cavalier Lioni. Quello che ora vi aggiungo, taceteglielo : ed è, che ho dubbio che molte delle migliori medaglie marcate nel Catalogo sieno false, o sospette. Per esempio, quando mai si è veduto un Gordiano Africano col solo titolo di Cesare, e coi vasi pontificali, senza che egli avesse il titolo di Imperadore ? Gordiano Cesare è il terzo Gordiano, il quale non ebbe mai su le medaglie il cognome di Africano. Ve ne darei qualche altro esempio ; ma mi trovo assai stanco, onde passo alla fine della lettera" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 191, p. 381-382; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 657, p. 50-51; Tomassoni 2021a, p. 80; Tomassoni 2022b, p. 48).  +
Lettre du 10 novembre 1725 (de Vienne): "I disegni, e cammei, ed intagli, novellamente acquistati dall’Eccmo Sagredo, portatigli da un Bolognese, facilmente saranno usciti dallo studio del q. Giuseppe Magnavacca, insigne antiquario, e morto l’anno passato. Io voleva comperare il suo studio di medaglie ; ma me ne è stata levata la mano da uno dei Consiglieri di questa Reggenza, che lo ha comperato, per quanto mi è stato detto, per due mila fiorini. Le medaglie passano il numero di 4. mila, ma intendo esservene moltissime di false, o fruste, o duplicate, e poche di rare e singolari, attesochè qualche mese prima un Inglese aveva fatto spoglio delle migliori. Uno di questi giorni andrò io stesso a vederle presso quel Signore, che se bene da me non conosciuto, me ne ha fatto fare cortesemente l’invito : e allora vi saprò dire, se abbia a dolermi di non averne effettuato l’acquisto : ma mi vien detto, che egli ne sia poco soddisfatto" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 199, p. 393-394; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 665, p. 66-67; Burnett 2020b, p. 1100, note 148; Tomassoni 2021a, p. 93, note 285; Tomassoni 2022b, p. 132-133, note 284).  +
Lettre du 18 janvier 1727 (de Vienne): “Ho ricevuto con la vostra lettera il bel medaglione di Papa Leone X regalatomi dal fratello, il quale mi è stato assai caro. Rimando le tre medaglie di bronzo, acciocchè possiate restituirle a chi ve le ha date. Quella di Ottacilia Latina è buona, ma ordinaria, e ne tengo io pure di duplicate. Le altre due Greche sono false, e se fossero state buone, le avrei prese assai volentieri, ancorchè mi fossero dovute costare due Luigi. Le altre d’argento da voi comprate per undici lire non erano undici, come mi scrivete ma nove. In esse avete impiegato il danaro assai bene, poichè ve n’erano cinque ch’io non aveva, quantunque non sieno rare. Vi ringrazio dell’attenzione che avete a favorirmi” (Florence, BmLFA, Ms. 1788, lettre n° 523, c. 242v; Tomassoni 2021a, p. 136; Tomassoni 2022b, p. 80).  +
Lettre du 19 avril 1727 (de Vienne): "Vi ringrazio delle due medagliette di argento. La consolare spettante alla famiglia Plancia è affatto ordinaria, e già l’aveva. Il Gallieno col rovescio di Victoria Aeterna è buona medaglia, ma non rara. Rare sono le medaglie o per la testa, e Gallieno è delle più ordinarie, ovvero per il rovescio, quando contiene istoria notabile, o fabbrica, o spettacolo, o cosa simile, su cui s’abbia campo a discorrere. Sicchè voi vedete, che una Vittoria in piedi tenente in mano una corona di alloro è un simbolo ordinario, e comune a tutti gli Augusti. Per esse due medaglie fatevi dunque dare dal fratello quattro lire, e l’Armeno può rimanerne contento, essendo assai ben pagate. In ogni caso potrete dargli fino a cinque lire di cotesta moneta. Cotesti Armeni eran soliti aver da Oriente medaglie Greche, e anche medaglioni rarissimi : ma presentemente la miniera è esausta, e i curiosi son troppi" (il a neigé en avril) (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 238, p. 473; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 710, p. 177; Tomassoni 2021a, p. 137; Tomassoni 2022b, p. 80).  +
Lettre du 24 mai 1727 (de Vienne): "Vi ringrazio della medaglia papale di Giulio II. la quale se fosse di conio, come è di getto, sarebbe rarissima. Così tuttavia l’ho molto cara, e la terrò nel mio studio, sinchè altra originale me ne pervenga : poichè nella raccolta delle medaglie moderne non sono sì scrupoloso, nè sì dilicato, come in quella delle antiche, dove per niun riguardo ne voglio alcuna, che non sia indubitata e sicura. Se il Pescennio in bronzo mezzano, di cui vi ha parlato il P. Colombo, è quello che qui fu portato, e mostratomi dal Sig. Angelo Pappadato, se pur non erro nel cognome, e che in qualità di Segretario venne col. Sig. Conte Leopoldo Tassis ; è sicuramente legittimo, anche a giudizio dell’Antiquario di S. M. ma per altro così sconservato, e guasto, che questo Signore mi assicurò che non lo apprezzava più di 4 doppie, benchè il possessore ne dimandasse più di un centinajo. Io ne presi nota, quando l’ebbi sotto l’occhio. Da una parte vi è la testa di Pescennio laureata ; e dall’altra una Vittoria in corso, tenente colla destra una corona di alloro, e colla sinistra un ramuscello di palma, e dalla leggenda si ha, che ella era battuta in Cesarea Germanica, o sia Cesarea di Palestina, giusta l’Arduino. KAICAPEIAC ΓERMANIKHC. Queste notizie serviranno ad assicurarvi, se quella del P. Colombo sia la da me già veduta. Se la Matidia in oro, che ha il Sig. Bernardini, è antica, sicura, e ben conservata, non avrei difficoltà di spendere fino a 15. ungheri per acquistar la medesima. Ella sarebbe singolare, non essendosene veduta alcuna con la testa di Matidia, e col sacrificio di Vesta ricco di otto figure nel rovescio : ed essendo tale, stupisco come il N. U. Tiepolo se la lasci scappar di mano. Ma il fatto si è, che senza vederla io la credo assolutamente falsa, e l’altrui relazione non assicurata dalla mia propria inspezione non basterebbe a persuadermi ch’ella sia vera : tanto lo stimo difficile per la sua singolarità. Eccovi sinceramente il mio sentimento. Egli è mio costume su le medaglie uniche dubitar molto, e creder poco : e ’l fatto si è, che rade volte m’inganno" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 240, p. 477-478; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 713, p. 185-186; Tomassoni 2021a, p. 52-53; Tomassoni 2022b, p. 34).  
Lettre du 20 septembre 1727 (de Vienne): "La medaglia Egizia di Elagabalo col tipo della Giustizia è per ogni verso ordinaria, nè vale qui più di una pezzetta, cioè più di 30. soldi di moneta Veneziana. Il medaglione di Severo battuto in Tarso servirebbe per me, se avessi quattrini da gittare, e se il possessore lo desse per 4. zecchini, purchè sia legittimo e bello. Ordinariamente le medaglie di Tarso sono di brutta fabbrica, e sconservate. Cotesto medaglione è riferito dal Vaillant fra le medaglie Imperiali Greche, come esistente nel Museo del Marchese Bulgarini di Mantova. Può essere che sia lo stesso. La medaglia in argento dei due Africani sarebbe singolare, se fosse buona : ma non si è ancor veduta, se non di conio moderno, o di getto, come è questa che mi avete inviata, e ch’io vi rimando. Una legittima che potesse aversene, varrebbe più di 12. luigi. Tutti i Gordiani Africani in qualunque grandezza e metallo sono rarissimi. In oro però non se n’è ancora veduto, che sia veramente antico : e quelli che si trovano in qualche Museo, son di conio recente. Vi serba l’avviso. Del padre e del figlio io ne tengo una per ciascheduno in argento, bellissime, e quattro in gran bronzo : ma ciò che è più, ne ho due del padre in bronzo mezzano, l’una Greca di Samo, e l’altra Egizia, di fede indubitata, e di buona conservazione" (Foy-Vaillant 1688; Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 249, p. 493-494; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 726, p. 213-214; Tomassoni 2021a, p. 149-150; Tomassoni 2022b, p. 86).  +
Lettre du 18 octobre 1727 (de Vienne): "Avrete già ricevute le 5. medaglie d’argento, le quali vi assicuro, che vagliono poco più del lor peso. Aspetto la risoluzione per l’altre due, cioè il Giulio Cesare, e la Giulia Domna. Se il padrone non sarà contento del prezzo esibitogli, farò pronto a rimandare anche queste. La Sabina Tranquillina è rarissima, massimamente con leggenda Latina. Di medaglie Greche con la testa di essa, ne tengo fino a 18. il che si ritroverà in pochi Studj, tutte di metallo : cioè 2. grandi, 7. mezzane, e il resto in terza grandezza. Se quella che mi proponete, è vera e legittima, la comprerò volentieri : ma conviene significarmi, se sia in bronzo, e di qual grandezza, se prima, o seconda ; ovvero se sia in argento, che mi sarebbe più cara. Vi avviso, che ne vanno costì e altrove d'intorno molte di false, massimamente col rovescio di due figure, e la leggenda Concordia : e un certo Alerame, che morì vecchio già due o tre anni costì, per quanto mi è stato detto, come quegli che è stato uno de’ più eccellenti in falsar medaglie, ne ha fatte parecchie anche di Sabina Tranquillina, una delle quali ho appunto sul tavolino, trovata a caso fra molte, che mi son venute dal Friuli. Il Floriano in oro non è fra le 42. di Mantova, ma fra le 7. dell’orefice. Se è antico e bello, mi sarebbe veramente caro l’averlo : ma è un grande incomodo e per voi e per me, il non aver persona costì d’intelligenza e di fede, col cui giudicio potessimo assicurarci" (Zeno 1752, lettre n° 252, p. 498-499; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 730, p. 221-222; Tomassoni 2021a, p. 97-98; Tomassoni 2022b, p. 58).  +
Lettre du 8 novembre 1727 (de Vienne): “Voi mi dite nella vostra lettera, che trattone l’Abate Bellotti, voi siete quasi il solo costì, che applichi a comprar medaglie. Fra pochi giorni non direte così, poiché capiterà in cotesta parte l’Abate Sterbini, quel Prete Romano ch’era in compagnia del Bertoli, quando fu qui di ritorno. Costui ha del danaro, compra alla gagliarda, e fa vender molto bene la sua mercatanzia. Dacché me ne diletto, posso dire che ho comprato da lui solo molto più, che da tutti gli altri uniti insieme. Egli vien con animo di spogliar Venezia di quanto potrà, per rivenderlo altrove. Ha in pensiero di fare acquisto del Museo del Conte Silvestri in Rovigo (che in seguito sarà invece acquistato dallo Zeno, ndr). Mi ha detto esservi in Padova un piccolo, ma bel Museo di medaglie in grande e mezzano bronzo presso un certo Sig. di Casa Agricola, il quale dimora presso il Santo, e ne dimanda per tutte pochissimo, cioè cento Doppie effettive, o sia cinquecento Ducati di Argento effettivi. Dissemi, che fra l’altre cose nel numero di più di cento medaglioni, ma per la maggior parte falsi, ve ne sono diciotto o venti bellissimi : il che se è così, questi soli vagliono la metà, e più anche della metà di quanto si domanda per tutto il Museo. Valetevi dell’avviso, ma non ne parlate con persona, perché io non voglio imbrogliarmi con lo Sterbini, di cui non ho motivo di dolermi” (Florence, BmLFA, Ms. 1788, c. 252r; Tomassoni 2021a, p. 144, note 481; Tomassoni 2022b, p. 137-138, note 483).  +
Lettre du 20 décembre 1727 (de Vienne): "Non vi prendete fastidio di non aver concluso il contratto delle medaglie con quel Paolo Benedetti. La sola pretensione di lui per quel medaglione di Diadumeniano, me lo fa conoscere per uomo anzi pazzo, che ragionevole. Quel pezzo è per verità singolare : ma chi ha mai inteso, che il prezzo di una medaglia ascender possa a 1000. zecchini ? Un medaglione in argento di Pescennio, unico, e di testa assai più rara, che Diadumeniano, è stato pagato 40. doppie ad un Consolo Inglese dal famoso Vaillant, che lo attesta, come cosa notabile, in più di una delle sue opere. Se fosse così facile il ritrovare lo sborso, come è facile dimandare il prezzo, cotesto Signore sarebbe assai più scusevole. A proposito di Pescennio, al P. Granelli n’è stato mandato ultimamente in dono uno in argento, ultimamente trovato in Transilvania, ch’è la Dacia antica. Esso è d’indubitata antichità ; e la fabbrica di questo essendo compagna e uniforme a quella del mio, ciò me lo ha fatto finalmente conoscere per legittimo e antico. Egli è ben vero, che il mio riguardato attentamente, si conosce che sotto l’argento ha l’anima di metallo, onde esso è una di quelle medaglie, che i Francesi chiamano foderate, e per questo appunto la sua antichità è più sicura, e fuor d’ogni dubbio. Tanto ho voluto scrivervi per giustificare da quanto già tempo vi scrissi sopra di essa, il P. Cornaro, che me l’aveva venduta, e da cui io credeva di essere stato ingannato. Io debbo rendergli giustizia, e ritrattare il già detto. Fu altrui artificio o ignoranza il condannare questa medaglia : ma buon per me, che mai non ne rimasi convinto, e che mai non mi son lasciato indurre a privarmene, nemmeno per l’esibizione che da altri me ne fu fatta, dei dieci ungheri : che tanto appunto io l’aveva pagata. Tale offerta servì anzi a mettermene in diffidenza ; poichè non v’è antiquario, che esibisca dieci ungheri per una medaglia, che a lui sia manifesto esser falsa" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 254, p. 502-503; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 732, p. 226-227).  
Lettre du 24 avril 1728 (de Vienne): "Lo Sterbini mi ha inviate 13. medaglie, cioè quattro in oro, sette in argento, e due in gran bronzo. Di tutte queste ne ho scelte due in oro, e tre in argento, perchè le ho ritrovate con prezzo assai ragionevole. Per l’altre gli ho offerto il giusto loro valore, il quale non soddisfacendolo, elleno da me gli saranno puntualmente rimesse. Tutte per altro son belle, antiche, e ben conservate. Le due in oro sono di Costantino il grande, comuni per la testa, ma non così per il rovescio. Le tre in argento sono di tre tiranni, che in questo metallo mancavano nella mia serie, cioè Macriano, Quieto, e Vetranione : e quest’ultimo è un bellissimo medaglioncino. Nelle altre, di cui non mi sono convenuto, non v’è altra testa che mi manchi, se non Giulia Paula in gran bronzo con la figura della Concordia sedente, medaglia che non vale più che 12. o 14. fiorini : ed egli, che a tal prezzo l’ha venduta qui ad altri, ne vuole da me 22. Ella è per altro di tutta conservazione, e perciò gli ho esibiti 16. fiorini. Di tutto ciò non fate parola con cotesti antiquarj, anzi nè pure col nostro Cav. Lioni. Se vi riuscirà la cosa intavolata, vedrò volentieri il catalogo delle medaglie che avrete prese, massimamente delle Greche Imperiali, e delle colonie. Quelle dei Re di Siria sono in prezzo, quando sono di prima grandezza, ovvero di seconda, e massimamente quando vi è nel diritto la testa del Re, sotto cui è battuta la medaglia, e vi sia notata l’epoca, o sia l’anno del regno. Io ne ho alquante, ma quasi tutte di minima forma, e mi costan pochissimo. Ciò tutto vi serva di avviso e di regola. Lo Sterbini e ‘l Bellotto son genti di tal natura, che non vorrebbono, che altri fuor di loro s’impacciasse a comprar medaglie, a fine di tenere in certo modo in tirannica soggezione i vogliosi di simili rarità. Se piacerà a Dio, ch’io venga costì, li farò tutti tremare e sbalordire, poichè vedranno che ho più di quello, che credono. La mia persona non verrà in tal caso senza il mio Studio, o almeno porterò meco in buon numero le più scelte, e le più pregevoli" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 259, p. 512-514; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 738, p. 241-242; Tomassoni 2021a, p. 152; Tomassoni 2022b, p. 87).  
Lettre du 26 juin 1728 (de Vienne): "Non vi feci nell’altra mia intorno alla medaglia Greca, che mi avete trasmessa, e che ho ricevuta, parola alcuna, perchè prima di scriverne ho voluto attentamente per ogni parte esaminarla e studiarla. La medaglia è indubitatamente antica, e di buon maestro, e direi anche di ottima conservazione, se non fosse che nella leggenda alcuni caratteri sono stati danneggiati dal tempo, non però in guisa, che a ben fissarvi l’occhio, dall’orme che vi sono rimaste, non se ne rilevi la vera e sincera inscrizione. Appena la presi in mano, che mi avvidi esser quella la testa, non già d’Ottone, come vi si è voluto far credere, ma quella bensì di Tito, figliuolo di Vespasiano. Le lettere, che chiaramente d’intorno vi si leggono, sono AY[TOTI] TOCKAI, cioè AYTO TITOC KAI, Imperator Titus Caesar. Così appunto l’hanno anche letta il P. Granelli, il Barone Scoti, e altri, ai quali l’ho fatta vedere. Nel rovescio poi v’è scolpito un bel Pegaso alato con l’epigrafe intorno, fuori della prima lettera, che vi si deve supplire, YΠEΠHNΩN, Hypaepenorum, che sono popoli della Lidia, presso i quali essendo in venerazione con altri numi anche il culto di Apollo, lo hanno nella vostra medaglia simboleggiato sotto la figura del Pegaso, che era ad Apolline consacrato : di che ne abbiamo nelle medaglie Imperatorie altri esempj, e in particolare in quelle di Gallieno. Eccovi la vera e genuina dichiarazione della vostra medaglia, la quale, se bene non è di Ottone, ma di Tito, è però degna di stima, poichè non si trova ancora, per quanto io sappia, registrata per entro i libri numismatici, e più accreditati. Non debbo lasciar di dirvi una osservazione gramaticale sul nome dei suddetti popoli, il quale in tutte le medaglie da me vedute o lette a loro spettanti, suole scriversi costantemente YΠAIΠHNΩN, cioè col dittongo AI nella seconda sillaba ; là dove nella vostra medaglia sta scritto YΠEΠHNΩN con la semplice E, effetto forse della pronuncia e del dialetto di quel popolo della Lidia. Ma di ciò abbastanza per ora. La serberò presso di me, sino a tanto che mi venga occasione sicura per rimandarvela. I giorni passati ho fatto acquisto con molte medaglie d’argento anche di un Pescennio di buona conservazione, e questo è il terzo ch’io tengo nel mio studio, tutti e tre con rovescj differenti. Tra esse vi era anche un Caracalla col Pacator Orbis, un Balbino con Victoria Augg. un Emiliano con Diana Victrix, un Salonino con Dii Nutritores, e parecchie altre bellissime, e tutte per pochissimi fiorini. Non credo che vi sia luogo, ove capitino alla giornata in più copia simili rarità, per la vicinanza della Transilvania, e della Vallachia, che erano l’antica Dacia, della Pannonia, ora Ungheria, della Macedonia, dell’Epiro, della Tracia, e di simili paesi tanto frequentati dalle Legioni Romane. Il male si è, che molti ne portano altrove, molti le tengono seppellite, e molti le fan passare in mano di persone, che ne fan traffico anche in questa città, pochi de' quali fanno capo con me, perchè sanno che le conosco meglio di loro" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 262, p. 518-520; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 741, p. 249-251; Tomassoni 2021a, p. 153; Tomassoni 2022b, p. 87).  
Lettre du 25 juin 1729 (de Vienne): "Può essere che a voi riesca di cavarla dalle mani del Sig. Fran. Capello, adesso che è morto quel buon vecchio di suo padre. Ma che cosa si farà delle medaglie di argento, che abbiamo vedute nel suo Museo ? e che cosa dei 70. medaglioncini di argento, ch’io ne voleva comprare ? Qui non vi è più occasione, da impiegar danaro in simili antichità. Buon per me, che costì ne ho fatta una sì doviziosa raccolta. Il Baron Marcelli me ne ha mostrate alcune questa mattina passabilmente buone, delle quali voleva comperarne 5. o 6. ma non ci siamo accordati. Egli ne dimanda troppo, ed io sono avvezzo a farne acquisto di assai più belle a miglior patto. Gli ho mostrate alcune di quelle che ho qui recate, e ne ha fatte maraviglie, come di cose insolite, e lo stesso mi avvenne col P. Granelli, che n’è partito sbalordito, e pure non ne ha vedute che 30. in circa" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 266, p. 526; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 745, p. 258-259).  +
Lettre du 9 juillet 1729 (de Vienne): "Il Severo in argento con Giove nel rovescio tra due figurine, è medaglia trita e ordinaria, e io ne tengo una arcibellissima. Ho scritto pertanto al Padre, che ve la restituisca. L’altra in metallo con la testa di Calpurnia, ultima moglie di Cesare, è sicuramente un’impostura moderna. Il suo nome era Calpurnia, non Calphurnia, come sta scritto nel disegno inviatomi. Niuna testa di donna fu battuta in moneta dal Senato sotto i tre primi Imperatori. Sotto Caligola si cominciò a vedere la testa di Agrippina sua madre. La testa di Calpurnia fu prodotta già 160. e più anni da Enea Vico insieme con altre teste di Augusto, per le quali ne fu deriso dagli antiquarj, che l’han riconosciute per imposture. Fidatevi di me, più che d’altri, che vi scrivo il vero senz’alcuna passione, o interesse. Circa le medaglie degli uomini illustri, intenderete dal fratello il mio bisogno per quelle che mi mancano, le quali sono vent'una. Del Lioni non vi fidate, come io non me ne fido. Salutate l’Abate Bellotti, e ditegli che delle cose prese da lui sempre più mi chiamo contento. Raccomandategli per me qualche bella medaglia di oro, e ditegli, che se può avere in gran metallo una Marciana, una Plautilla, una Giulia Aquilia, e un'Annia Faustina, le prenderò volentieri. Starò attendendo da voi quello, che vi scriverà la vostra Dama di Mantova. Se il Benedetti ha vendute al Ficoroni tutte le sue medaglie per 150. zecchini, ha fatta una solenne pazzia. Ma vedrete che se ne sarà riservate delle migliori, e in buon numero. Io non compro qui cosa alcuna. L’unica medaglia, che ho acquistata, è quella di Niceforo Foca in oro, la cui testa mancava alla mia serie, e tra quelle del secol basso è rarissima" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 267, p. 527-528; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 746, p. 260-261; Tomassoni 2021a, p. 96, 155; Tomassoni 2022b, p. 57, 88).  +
Lettre du 11 novembre 1730 (de Padoue): "Nel principio di questo mio soggiorno ho avuto la buona sorte di far l’acquisto di due medaglie d’oro, ch’io ancor non aveva, cioè di un Domiziano l’una, col tipo della Speranza applicata a lui come a Principe della gioventù, e l’altra di un Michele Comneno, che ha accresciuta di una nuova testa la mia serie in oro nel basso Imperio, onde mi è stata carissima. In esse non ho speso più che 15. lire oltre al valore dell’oro : e questo me le rende ancora più care. Ne ho acquistata alcun’altra in argento, ma fuori d’una di Marcantonio assai rara per l’epigrafe del rovescio, non v’è in esse cosa di rimarco" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 277, p. 541; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 758, p. 284-285; Tomassoni 2021a, p. 156; Tomassoni 2022b, p. 89).  +
Lettre du 30 mars 1726 (de Vienne): "Mi figuro poi, ch’ella in coteste parti trovandosi, non lascerà di stare in ricerca, e di fare acquisto di medaglie antiche, le quali presentemente fanno anche la mia estrema passione, avendone già una raccolta di più di 5000. fra le quali ne conto le Greche oltre a 600. e non poche di battute in Colonie Romane. Se a lei ne avanzasse alcuna per averla duplicata, la prego di ricordarsi di me, che potrò concambiargliela o con altra mia duplicata, o con libro di suo piacere. Di quelle di Cefalonia, che sono assai rare, sarei bramoso di averne alcuna. In Mitilene una ne fu battuta con la testa di Nausicaa figliuolo di Alcinoo, il disegno della quale ci diè lo Sponio (Spon) ne’ suoi viaggi, e ne fa menzione anche l’Arduino fra quelle di Mitilene. La zecca di Corinto continuò a batter monete fino ai tempi di Caracalla, e alcune di queste sono rarissime, massimamente quelle di Cesare, di M. Antonio, di Livia, di Agrippa, di Cajo, e Lucio Cesari, dei due Drusi Cesari, di Germanico, delle due Agrippine, di Ottavia moglie di Nerone, e di Sabina di Adriano : ma quando queste e altre, sì di Corinto, che di Corfù, sono di prima grandezza, sono di un’estrema rarità" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 213, p. 420-421; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 680, p. 102-103; Tomassoni 2021a, p. 45, 57; Tomassoni 2022b, p. 30-31, 36).  +
Lettre du 19 mars 1733 (de Venise): “[...] Per non finir così presto di ragionare con V.S. Illma, mi permetta ch’io le notifichi diversi acquisti di medaglie considerabili che ho fatti qui ultimamente. Le taccio una latina in mezzano bronzo con la testa di Balbino e la Liberalità : che sola mi mi mancava nella serie di tal grandezza, trattone quella di Pescennio, che non si trova latina, ma bensì greca : comeché io ne abbia una bellissima e indubitata nella prima grandezza con la Vittoria nel rovescio, battuta in Germanicia Caesarea di Siria, dove egli vestì la porpora, e fe imperatore acclamarsi. Non le tacerò tuttavolta un Annio Vero di quasi seconda forma, con la testa di Faustina sua madre dall’altra parte ; né un Domizio Domiziano mezzano col solito rovescio di Genio Populi Romani, di cui pure ne tengo altra Greca battuta in Egitto con l’anno secondo" ; "In argento poi ho accresciuta la mia raccolta dei Re dell’Asia con cinque bellissimi medaglioni, l’uno di Nicomede Re di Bitinia, l’altro di Tolommeo V. Re di Egitto, e tre altri di tre Re della Siria, cioè di Demetrio II. di Antioco V. e di Antioco VII” (Pesaro, BibOliFO, Ms. 344, vol. I, cc. 5r-v; Tomassoni 2021a, p. 165; Tomassoni 2022b, p. 94).  +
Lettre du 6 février 1733 M. V. (1734) (de Venise): “Se nel resto dell’anno presente non mi avvenisse di accrescere il mio Museo numismatico con nuovi acquisti, quello che ho fatto i giorni passati, mi è sufficiente : poichè ho avuto il buon incontro di comperare a onestissimo prezzo 21. medaglie d’oro bellissime, e la maggior parte di un’estrema rarità, e in particolare Druso il vecchio con gli scudi de Germanis ; due di L. Vero, l’una con la Vittoria Partica, e l’altra con Armenia piangente ; due di Commodo ; tre di Pertinace, cioè Opi divinae, Aequitas, e Laetitia Temporum ; una di Didio Giuliano col Rector Orbis ; una di Severo e di Giulia sua moglie, Capita Jugata, con la Vittoria Partica Massima ; una di Caracalla con le suddette due teste di Severo e Giulia ; e per fine una di Giulia di Severo con Mater Deum. Ma io le taceva il meglio, cioè un’altra di Caracalla, che ha nel rovescio la testa di Geta Cesare suo fratello, non riferita dal Vaillant, se non in argento. Conto oggidì nella mia serie più di 380. medaglie, al qual numero pochi sono i privati che abbiano sormontato : ma se mi riesce di fare un altro colpo, può essere che presto presto ascenda anche alle 400. Nel cominciamento dell'anno ho anche avuta la buona sorte di far l'acquisto di più di 200. medaglie quasi tutte Greche, o di Colonie, fra le quali ve ne ha di bellissime e di rarissime, e inedite : nè le voglio tacere due di Diadumeniano di prima grandezza, l'una Greca battuta in Tripoli con la sua epoca, e l'altra Latina battuta nella Colonia di Berito, oggi Baruti in Soria : la quale è pregevolissima, stante che il Vaillant asserisce, che medaglie di Colonia di prima grandezza in Diadumeniano non ne aveva ancor osservate (Vaillant 1695b, p. 69, ndr): e l'una e l'altra sono di una maravigliosa bellezza e conservazione” (Zeno 1752, vol. 3, lettre n° 25, p. 36-37; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 821, p. 415-416; Tomassoni 2021a, p. 169; Tomassoni 2022b, p. 96).  +
Lettre du 28 avril 1736 (de Venise): "Egli è sì gran tempo, che non mi capitano medaglie antiche, che quasi mi sono dimentico di questo studio. Da che si è perduta la Morea, donde ne capitavano spesso e bellissime e singolari, se n’è perduta la sorgente. Si è cominciata la stampa di quelle del Museo Tiepolo, che può veramente dirsi un tesoro. Le ha raccolte vivendo il fu Senatore Gio: Domenico Tiepolo, e le ha ereditate il Sig. Cav. e Procc. Tiepolo, che ne fa stampare a proprie spese il Catalogo. Lo ha assistito un buon vecchio nella descrizione, per nome Piero Fondi. Il libro si stampa nel Seminario di Padova assai nobilmente" (Zeno 1752, vol. 3, lettre n° 60, p. 99; Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 926, p. 211; Tomassoni 2021a, p. 61; Tomassoni 2022b, p.38).  +
Lettre du 20 octobre 1736 (de Ravenne): "Il dopo pranzo sono andato a visitare senz’altro compagno il Museo Gervasoni. L’ho osservato tutto, e con attenzione. I libri Numismatici sono di ottima stampa e conservazione. La serie Imperiale in argento, se non ha molte cose rare, ha però medaglie assai belle, e tutte sicure. Il Pescennio è bellissimo, e di fede indubitata. Il Sig. Ab. Arrigoni ha sollecitato il padrone per averlo con qualche altra medaglia, ma questi sta risoluto in non volerlo separare dal Museo, ed io l’ho consigliato a così fare : gli ha per altro vendute per pochissimo quelle altre medaglie Greche a voi similmente note, per le quali io sarei stato, e molto volentieri, più liberal compratore. Qui in Ravenna mi è riuscito di fare acquisto delle medaglie raccolte dal fu P. Ab. Canneti, e già esistenti appresso questi PP. di Classe. Ve ne ha alquante di bellissime, ma molte e ben molte falsificate col bulino, e di false assolutamente. Io sperava di averle a miglior mercato, ma mi è convenuto strignere i denti, e spendere oltre la mia credenza, non avendo voluto lasciarmele fuggir di mano. Tutte sono di bronzo di varia grandezza. Le migliori sono una Plotina col solito rovescio, un Pertinace con OPI DIVINAE, una Plautilla Greca battuta in Corfù con tre figure di prima grandezza, i due Gordiani Africani, uno de’ quali ricerca un attento esame, un M. Aurelio col VIRTVS AVG. e Iui nel rovescio sul ponte con sei soldati di seguito di bellezza incomparabile, un Tito col congiario simile a quello del Museo Gervasoni, e qualche altra di minor rarità. Quanto all’altra raccolta, di cui costì vi feci motto, penso di non applicarci, essendovi pochissime cose che manchino al mio Studio, e fra esse niuna testa di considerazione. Se potrò avere a parte quelle di argento, le prenderò per darvele, conforme mi ordinaste : ma anche questo Signore vorrebbe far esito di tutte a un tratto" (Zeno 1752, vol. 3, lettre n° 71, p. 112-113; Zeno 1785, lettre n° 944, p. 238-240; Ravara Montebelli 2011, p. 331, note 15; Gariboldi 2017; Tomassoni 2021a, p. 178-180; Tomassoni 2022b, p. 100-101).  
Lettre du 7 novembre 1736 (de Venise): "Riceverete con questa mia uno scatolino con entro 30. madagliette Imperiali d’argento, dalle quali potrete sciegliere quelle che mancheranno alla vostra serie ; ed oltre alle suddette piacciavi di gradire un bel Diadumeniano pure in argento, ed un Giulio Cesare con P. Sepullio Macro, le quali due ultime non dispregevoli medaglie penso che nel vostro Museo faranno una buona comparsa. Gradite il poco da chi tanto vi debbe" ; dans la bibliothèque des PP. di Classe, p. 242: "Dietro la suddetta raccolta v’ha una lunga lettera di esso Albizzi al Conte Francesco Mezzabarba Birago, celebre antiquario, nella quale spiega molte rarissime medaglie, dandone anche il disegno. Siegue la risposta del Mezzabarba, ma brieve ed asciutta, in data di Milano 16. Aprile 1696" (Zeno 1752, vol. 3, lettre n° 72, p. 114-116; Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 945, p. 241-242; Tomassoni 2021a, p. 180; Tomassoni 2022b, p. 101).  +
Lettre du 8 décembre 1736 (de Venise): "Vengo al vostro quesito dell’Heros, Divus, & Deus. Il primo non è mai stato dato nelle medaglie ad alcuno de’ Cesari, nè ad altri della famiglia Imperiale, ma solo a persone private, che per motivo della lor eccellenza, o per l’altrui adulazione han conseguito dopo morte l’onor dell’apoteosi. Così Antinoo nelle medaglie dell’Asia, dove era nato, per gratificare Adriano vien chiamato HPΩΣ ; Nausicaa e Giulia Procia nelle medaglie de’ popoli di Mitilene hanno il titolo di H'ραίδα" ; p. 252: "Ad imitazione de’ popoli di Tarracona Gallieno fe’ battere una medaglia di oro ad Augusto rapportata dal P. Banduri, ed è la seguente : GALLIENVS AVG. Testa dell’Imp. Gallieno. Nel rovescio v’è la testa d’Augusto con l’epigrafe DEO AVGVSTO. Nelle medaglie Imperiali non si trova che alcun Cesare si arrogasse vivendo il nome di DEVS. Aureliano fu il primo nelle cui medaglie si legge DEO ET DOMINO NATO AVRELIANO AVG. e nella mia serie d’oro una ne tengo dell’Imp. M. Aurelio Caro, nella quale sta DEO ET DOMINO CARO" ; p. 253: "Vi ringrazio per la diligenza usata intorno alle medaglie, che io supponeva essere appresso l’erede di Mons. Fontanini. Se la cosa si riduce a monete, poco me ne curo" (Zeno 1752, vol. 3, lettre n° 75, p. 121-123; Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 949, p. 251-253; Tomassoni 2021a, p. 69; Tomassoni 2022b, p. 42).  +
Lettre du 11 janvier 1736 M. V. (1737) (de Venise): “Se avete con tanta bontà e gentilezza gradite le medaglie di bronzo che vi ho trasmesso, e insieme le quattro altre d’argento, che a riguardo della testa io sapeva mancare alla vostra serie ; quale difficoltà avete per non ricevere anche le 29. altresì d’argento, che io tenea duplicate?” (Zeno 1752, vol. 3, lettre n° 83, p. 132; Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 961, p. 270-271; Tomassoni 2021a, p. 180; Tomassoni 2022b, p. 101).  +
Lettre du 25 janvier 1736 M. V. (1737) (de Venise): “Senz’altro riguardo attenderò dunque con la venuta del Patron Nicoli le 211. medaglie Consolari d’argento, che per lui avete risoluto di mandarmi. Farò la scelta di quelle che mancar possono alla mia serie, e cambierò con l’ajuto di esse, quelle che avrò men ben conservate” (Zeno 1752, vol. 3, lettre n° 85, p. 136; Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 963, p. 276; Tomassoni 2021a, p. 181; Tomassoni 2022b, p. 101).  +
Lettre du 9 février 1736 M. V. (1737) (de Venise): “I giorni passati mi è avvenuto di accrescere la mia serie di medaglie di bronzo nella 2° e 3° grandezza. Ne ho comprate cento per l’appunto quasi tutte greche di città, o imperatorie, fuori di alcune poche battute in qualche colonia con epigrafe latina. Ciò che mi rende caro un sì bell’acquisto, si è, che la maggior parte entra nella raccolta che prima era mancante” (Pesaro, BibOliFO, Ms. 344, vol. I, c. 103v; Tomassoni 2021a, p. 180; Tomassoni 2022b, p. 101).  +
Lettre du 18 mai 1737 (de Venise): “Quanto a' pesi antichi, de' quali mi fate richiesta, vi assicuro che ne tengo pochissimi, e fra questi niuno di duplicato : che ben ne sareste il padrone. Il Sig. Ab. Arrigoni ne possiede veramente un gran numero, e s'egli verrà a trovarmi, il che non ha mai fatto in tutto il tempo della mia malattia, gli esporrò il vostro desiderio : ma temo che sarà senza frutto, poichè egli di sì fatte monete non tanto considera il figurato, quanto anche, anzi principalmente, il peso, sulla cui varietà, benchè rispettivamente di ugual valore, egli pretende di fare particolari osservazioni : e ciò non senza ragione, mentre in diversi tempi si è andato diminuendo e alterando il peso della libbra antica, e così a proporzione quello de' trienti, de' quadranti, e delle altre sue parti : siccome facilmente avverrà anche a voi di osservare nel riscontro di quelle molte che avete, alle quali mi è assai caro d'intendere che siate in procinto di dare un notabile accrescimento" ; "I giorni passati mi è avvenuto di arricchire il mio Studio di due belle e rare medaglie di mezzana grandezza. L’una non riportata dal Vaillant, nè da altri, è un Pupieno col titolo di MAXIMUS, e con la CONCORDIA AVGG. sedente nella stessa forma per l’appunto, con cui ella si osserva in altra mezzana di Balbino. L’altra è un Emiliano co’ Voti decennali in una corona di alloro giusta il consueto. Sono egualmente di ottima conservazione, e ‘l prezzo n’è stato assai discreto” (Zeno 1752, vol. 3, lettre n° 90, p. 145-146; Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 968, p. 287-288; Tomassoni 2021a, p. 181; Tomassoni 2022b, p. 101).  +
Lettre du 19 septembre 1737 (de Venise): Apostolo Zeno comunica di possedere un interessante sesterzio di Caracalla: "La medaglia in argento che avete acquistata della famiglia Durmia col trionfo d’Augusto è di rarità così singolare, che io non l’ho mai veduta, e non ne tengo alcuna traccia. Stà bensì nella mia serie in gran bronzo quella di Caracalla col titolo di Antonino Magno, e col rogo nel rovescio, bellissima e conservatissima, ma che mi è costata 10 scudi” (BibOliFO, Ms. 344, vol. I, c. 146r e v; Tomassoni 2021a, p. 181; Tomassoni 2022b, p. 101-102).  +
Lettre du 25 avril 1739 (de Venise): "La medaglia Sannitica da me acquistata è di purissimo argento, di eccellente fabbrica, e di perfetta conservazione, talchè in essa nulla rimane a desiderare. Da una parte v’è una testa virile galeata con l’ali, come in quelle di Roma, dietro di essa vi è una corona di alloro, e la nota X. del danaro. Al di sotto vi si legge Mutil con le lettere scolpitevi dalla destra sinistra, come nelle vostre. La figura d’esse lettere è la stessissima, se non che la I vi è cosi impressa (simile ad L rovesciata). Il rovescio poi rappresenta due figure a cavallo in atto di congedarsi l’una dall’altra, l’una alla destra, l’altra alla sinistra col cavallo rivolte, ma che nell’andarsene si riguardano vicendevolmente. Hanno celata in capo, e asta trasversa nella sinistra, reggendo con l’altra la briglia. Sta a ciascuna al di sopra una stella, come si suol fare ai Dioscuri. Nel basso si legge L. PAAPI con le figure e la disposizione delle lettere somigliantissime affatto alle osservate e prodotte da voi. Se avete vaghezza di averla sotto l’occhio, comandate, e sarete servito" (Zeno 1752, vol. 3, lettre n° 134, p. 209-210; Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 1033, p. 410; Tomassoni 2021a, p. 183; Tomassoni 2022b, p. 102-103).  +
Lettre du 12 mars 1740 (de Venise): "Chi mai v'ha detto o scritto, che sia morto l’Abate Arrigoni ? Egli è pieno di vita, e sta bene benissimo, e continua ad accrescere di rare medaglie il suo sterminato Museo" [Zeno 1752, vol. 3, lettre n° 167, p. 260; Zeno 1785, vol. 6, lettre n° 1086, p. 36; Ravara Montebelli 2011, p. 332, note 17 (in Ravara Montebelli vol. 5, instead of vol. 6, of Zeno 1785 is indicated by mistake)].  +
Lettre du 9 octobre 1737 (de Venise): “Il Sig. Cavaliere e Proccuratore Tiepolo, ha fatto stampare il Catalogo dell’insigne Museo già raccolto dal fu Senatore Gio: Domenico Tiepolo, il quale glielo ha lasciato per testamento. L’opera è in due grossi tomi in 4. magnificamente stampata in Padova nella stamperia del Seminario. Non so, se il Sig. Proccuratore vorrà che sia esposta in vendita. Egli generosamente me ne ha mandato un esemplare in regalo, assai nobilmente legato. Il compilatore di esso Catalogo è un tal Pietro Fondi nostro Veneziano, persona che più ne sa per pratica, che per istudio. Finisco” (Tiepolo 1736; Zeno 1752, vol. 3, p. 154-155; Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 978, p. 304; Tomassoni 2021a, p. 62; Tomassoni 2022b, p. 38-39).  +
Lettre du 24 juin 1740 (de Venise): “Voi andate sempre più nobilitando il Vostro Museo Numismatico con begli acquisti, e me ne rallegro. Quella in gran bronzo di Filippo padre col Milliarium Saeculum è rara, ma molto più lo è quella in oro della gente Cassia. Io pur tengo l’una e l’altra" ; "I giorni addietro ebbi io pur la sorte di avere a buon patto tre medaglie d'oro : l'una, ma di non molta conservazione con la testa di Giulio Cesare, e col vitello della gente Voconia : le due altre stupende, benchè del secolo basso, l'una di Massimiano Erculeo, l'altra di Costanzo Cloro” (Zeno 1752, vol. 3, lettre n° 173, p. 267-268; Zeno 1785, vol. 6, lettre n° 1095, p. 49-50; Tomassoni 2021a, p. 185-186; Tomassoni 2022b, p. 104).  +
Lettre du 29 juillet 1740 (de Venise): “Abbiam quì il Sig. Dr. Bianchi di Rimino, il quale mi disse di aver comprato per cento doppie il Museo di medaglie, e di altre curiosità del fu Sig. Gervasoni unitamente coi libri appartenenti ad esse. Mi è riuscito di acquistar per cambio d’altre medaglie da esso alquante d’argento e rame spettanti ai Re della Siria e dell’Asia, che io veramente desiderava di avere, e tra esse ancora una di Todi conservatissima di picciola grandezza, e questa è la prima, che di tal genere mi sia capitata. Ne ha una bellissima di Capua in seconda grandezza, ma egli non intende di volersene privare” (Zeno 1752, vol. 3, lettre n° 177, p. 273-274; Zeno 1785, vol. 6, lettre n° 1102, p. 62; Tomassoni 2021a, p. 187; Tomassoni 2022b, p. 104-105).  +
Lettre du 25 février 1740 M. V. (1741) (de Venise): “Stimerei mia gran sorte, se mi riuscisse di far esito di quante ne tengo (di medaglie), che non son poche, e che molte migliaja di fiorini mi costano. Col privarmene a patto onesto accomoderei in qualche conto le cose mie, che ora sono in disordine, e che se Iddio non provvede, andranno di male in peggio, per le sinistre contingenze che corrono alla giornata” (Zeno 1752, vol. 3, lettre n° 196, p. 302; Zeno 1785, vol. 6, lettre n° 1127, p. 108; Tomassoni 2021a, p. 190-191; Tomassoni 2022b, p. 106).  +
Lettre sans date [février 1744 M. V. (1745)?] ni lieu (Venise?): “Se non bene, prontamente almeno ubbidisco a V. Emin. Rma. Dal corriero Chinetti ho ricevuta la medaglia d’oro di Galba, col rovescio di SALVS GEN. HUMANI. La prima occhiata me la rendette dubbia e sospetta, a cagione della pallidezza dell’oro, che dalla parte in particolar del rovescio tira alquanto al bianchiccio. L’ho voluta mettere a fianco di tre altre medaglie di Galba, che ho nel mio studio, diverse l’una dall’altra, e sono quella Restituita da Traiano, l’altra con Roma Renascens, e la terza S. P. Q. R. OB. C. S. e con questo riscontro ho accertato il mio dubbio. Cotesta inoltre mandatami da V. Emin. benchè alquanto più grossetta, non regge al peso dell’altre. L’ho posta sulla bilancia e l’ho trovata più scarsa di ognuna delle mie due caratti in circa : il colore e ‘l peso dan segno, che l’oro ne sia di lega inferiore. Dopo ciò mi son posto ad esaminare la medaglia : dalla parte della testa non mi parve di trovar che ridire. L’artefice l’ha molto ben imitata. Ma non così nel rovescio, dove quella figura donnesca sta senza grazia, e come senza moto ; e basta confrontarla, siccome io feci, con l’altra dello stesso tipo in argento, in cui ella vi sta graziosamente atteggiata…In una parola io la tengo per conio affatto moderno” (Zeno 1785, vol. 6, lettre n° 1222, p. 278-279; Tomassoni 2021a, p. 39; Tomassoni 2022b, p. 27).  +
Lettre du 17 mai 1715 (de Venise): "[...] Il nostro Senator Tiepolo ha fatto acquisto di 70. in 80. medaglie d'oro bellissime, e rarissime, scelte dal gran numero, che se n'è trovato nel territorio Modanese. Di questa scoperta può essere che con una Dissertazione se ne dia parte al pubblico in qualche Tomo del Giornale; ma ne attendo prima esatte notizie. [...]" (Zeno 1752, vol. 1, lettre n° 257, p. 379; Zeno 1785, vol. 2, lettre n° 350, p. 287).  +
Lettre du 24 juillet 1717 (de Venise): "Il Sig. Stoschio ha molto tempo che si ritrova in queste parti, occupatissimo in vedere e studiare il celebre Museo Tiepolo; [...] Il suddetto Museo ha veramente ricevuto un nobile accrescimento da quello del famoso Sebastiano Erizzo, che era nella casa Cappello, copioso di rare medaglie, e di rarissimi medaglioni" (Zeno 1785, vol. 2, lettre n° 398, p. 371-372; Tomassoni 2021a, p. 61, note 188; Tomassoni 2022b, p. 128-129, note 189).  +
Lettre du 28 mai 1701 (de Venise): "Era però già partito sino dal Lunedi il dottissimo Padre di Montfaucon, con cui spesso ho tenuto ragionamento del di lei gran merito e vastissimo intendimento, e sempre egli me ne ha accompagnata la rimembranza con istima e con lode. Onde per questa volta la notizia de’ due libri, cioè del Fiorentini, e del Vaillant, comechè questo ultimo sia qualche mese, che quì si è lasciato vedere, è stata da me goduta con molta soddisfazione" (Zeno 1752, vol. 1, lettre n° 32, p. 47; Zeno 1785, vol. 1, lettre n° 56, p. 110).  +
Lettre du 21 janvier 1701 M. V. (1702) (de Venise) : à propos des projets du vénitien Lorenzo Patarol: "Il Sig. Lorenzo Patarol nobilissimo Cittadino Veneziano, Signore ricchissimo, e nipote del Cancellier grande Businello, ha aggiunto a queste qualità quella ancora d’una eccellente letteratura. Sta in punto per pubblicare molto opere, come sono i Panegirici degli antichi con la sua versione, e sue dottissime note, l’Antilogia alle Declamazioni di Quintiliano, ed altro. La più prossima pero alla stampa è una Serie ordinata, diligente e copiosa più di quanti l’hanno sinor pubblicata, de’ Cesari, Imperatori d’Oriente e Occidente, Imperatrici, Tiranni, e della loro famiglia. A questi io l’ho consigliato di aggiugnere l’effigie loro al naturale tratte da un ricco Museo di medaglie, e di antichità che presso di lui si conserva, e delle quali egli ha non piccola intelligenza. Alcuni l’hanno sconfortato da questa mia insinuazione; ond’egli che fa tutta quella stima che si dee, della virtù e della sperienza di V. S. Illma in ogni genere di letteratura, per mio mezzo la prega di parteciparmi ciò che ne senta sopra di ciò; e di tanto anch’io la supplico, perché quel dignissimo Signore ne rimanga servito, assicurandola che il favore difficilmente può cadere in persona più meritevole" (Zeno 1752, vol. 1, lettre n° 39, p. 59; Zeno 1785, vol. 1, lettre n° 65, p. 130-131; Tomassoni 2021a, p. 26, Tomassoni 2022a, p. 275-276; Tomassoni 2022b, p. 20).  +
Lettre du 25 février 1701 M. V. (1702) (de Venise): "Ho significato al Sig. Patarol il sentimento di V. S. Illma intorno alla sua Opera, e l’assicuro ch'egli ne ha avuto tutta la contentezza, e se ne pregia altamente" (Zeno 1752, vol. 1, lettre n° 48, p. 68; Zeno 1785, vol. 1, lettre n° 77, p. 146; Tomassoni 2021a, p. 26; Tomassoni 2022a, p. 276; Tomassoni 2022b, p. 20-21).  +
Lettre du 22 avril 1702 (de Venise): "Il latore della presente è 'l Sig. Antonio Lioni, Signore di somma intelligenza nelle cose delle medaglie, nelle pitture, e ne’ disegni, a cui professo molto amore, e molta obbligazione"; "V’ è pure un frontespizio con alcuni disegni di ritratti Cesarei ed Augusti dell’opera del Sig. Patarol, che sta per uscire di giorno in giorno alle stampe, essendosene già fatta la impressione della metà" (Zeno 1752, vol. 1, lettre n° 40, p. 60; Zeno 1785, vol. 1, lettre n° 67, p. 133-134).  +
Lettre du 15 août 1736 (de Venise): "La medaglietta di Massimiano con le due figure che rappresentano la sua concordia con Diocleziano, è di pochissimo valore. Circa le note che sono nell’esergo, AT XX, niuno degli antiquarj è giunto a capirle. Son segni de' monetali, e delle zecche, nelle quali simili infinite medaglie in que’ tempi furono coniate. Il P. Arduino si è ingegnato di darne a suo capriccio la spiegazione, ma non ha trovato chi gli dia fede. Vengo alla lista di quelle che le sono state donate. Ella ne vorrebbe sapere il prezzo, ma questo non può stabilirsi senza aver sotto l’occhio le medaglie medesime. La grandezza, il rovescio, la conservazione possono renderle più o meno pregevoli. Se l’Augusto, il Tiberio, il Lucio Elio Cesare per esempio, sono in gran bronzo, vagliono molto ; se in mezzano, pochissimo. Tra esse in generale niuna osservo che per la testa sia rara, ma tutte delle più ordinarie, e non essendovi qualche grandezza, o rovescio che le distingua, vagliono al più l’una per l’altra 12. o 15. soldi per ciascheduna" (Zeno 1752, vol. 3, lettre n° 66, p. 107; Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 938, p. 230).  +
Lettre du 5 mars 1738 (de Venise): "Sono grandemente obbligato, e rendo divote grazie a V. P. M. Rda della cortese memoria che ha conservata e conserva di mia persona, e della supplica che le feci due anni sono, di ricordarsi di me in caso che le capitassero medaglie antiche, delle quali volesse privarsi. Dalla sua lettera intendo il nuovo e copioso acquisto che ne ha fatto; e può essere che in tanto numero ve n'abbia alcuna, che manchi alla mia raccolta. Per li rovescj ella ben vede che non v'ha maniera di significarle, quali esser possano quelle, che ci avrebbono luogo, per trovarmene senza: ma in riguardo alle teste, eccole il mio bisogno nella serie di quelle d'argento. Bruto, Agrippa con la testa turrita, Druso figliuolo di Tiberio, Druso fratello di Tiberio, Antonia, Agrippina maggiore moglie di Germanico, Germanico, Agrippina minore moglie di Claudio e madre di Nerone, Poppea, Domizia, Plotina, Marciana, Manlia Scantilla, Didia Clara, e Sabina Tranquillina. In gran bronzo, o sia di prima grandezza, mi mancano le seguenti: Agrippina minore, Plautilla, Annia Faustina la terza moglie di Elagabalo. In mezzano bronzo, o sia di seconda grandezza, Lucio Cesare nipote di Augusto, Ottone battuto in Antiochia, Valeriano Cesare. Quanto alle medaglie d'oro, moltissime sono le teste che bramerei di avere: ma siccome ella non ne ha in questo metallo, che tre, potrà ella notificarmi quai siano, e poi l'avviserò, se alcuna di esse può servire al mio bisogno. [...]" (Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 993, p. 337; Tomassoni 2021a, p. 104, note 335; Tomassoni 2022b, p. 134, note 335).  +
Lettre du 8 juillet 1730 (de Venise): "Non so, se il possessore di quella medaglia quadrata di Teodorico, e di quelle tre teste intagliate in quella conchiglia, si determinerà a privarsene per li due luigi, che gli ho fatto offerire per vostro mezzo. Ne starò da voi aspettando la risoluzione, con isperanza che egli sia per accettare un così onesto partito" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 274, p. 536; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 754, p. 274; Tomassoni 2021a, p. 156; Tomassoni 2022b, p. 89).  +
Lettre du 23 février 1747 M. V. (1748) (de Venise): "La lettera di V.R. mi ha confermato nell’opinione da me sempre tenuta, che quanto più gli uomini di sapere e di probità sono ornati, tanto più sono ancora di umanità e di gentilezza forniti. Con mio sommo piacere ho inteso dalla medesima, che la raccolta di tutte le mie medaglie era stata visitata da lei, e considerata, e che l’aveva trovata tale, che poté meritare la sua approvazione ; cosa da me sommamente desiderata, e dalla quale dipendeva tanto la soddisfazione del nobilissimo compratore per averne fatto l’acquisto, quanto la quiete dell’animo mio per non essermi ingannato nella stima ch’io ne faceva" ; about a coin of Queen Zenobia that Frölich thought to find in the Zeno collection : "Non mi fa meraviglia, che inutile ne sia stata costì la ricerca ; poiché non poteva trovarsi quella che mai non vi fu. Se qui l’avessi avuta anche costì si sarebbe trovata. Le attesto sull’onor mio, e sopra la mia coscienza, che mai non l’ebbi. Il n. u. Andrea Cornaro mio fratello uterino ha falsamente presupposto ch’io l’avessi, e senza mia saputa ne parlò col sig. Moscheni, e ne scrisse un biglietto" ; Zeno replies to some doubts showed by Frölich about the authenticity of a coin : "Del Gordiano Africano battuto in Samo, se ne vede l’impronta nella tavola stampata in fine dell’opera del Vaillant, ed è somigliante alla mia, la cui patina verde, e la faccia del vecchio Gordiano, e la buona fabbrica me l’ha sempre fatta creder sincera anche nelle lettere AΦP non bulinate" ; "Passo a renderle grazie della favorevole espressione, con cui ha qualificato la mia raccolta chiaramente insignem thesaurum. L’unione mi è costata più di vent’otto anni di attenzione e di studio, e venticinque mila fiorini non mi sono bastati all’acquisto. A me non tocca farne l’elogio e l’apologia. Le dirò solo, che mi darebbe l’animo di sceglierne fuori duemila pezzi, e di mostrar ad evidenza, che questi soli superano di molto il prezzo dei ventimila fiorini, per li quali l’ho ceduto, consigliatone dall’età mia ottuagenaria, e dal timore che dopo la mia morte questo insigne tesoro disperso andasse ed a male. Ed oh quanto riuscirebbe felice questa mia risoluzione, se sperasse ed ottenesse la buona sorte di essere illustrato dal dottissimo P. Froelich, la cui penna renderebbe celebratissimo esso Museo, e ‘l nuovo suo possessore" (BmLFA, Ms. 1788, lettre n° 1269, cc. 493-494r; Tomassoni 2021a, p. 200-202; Tomassoni 2022b, p. 112-113).  
Lettre du 4 juin 1708 (de Venise): “Il Sig. Conte Silvestri ha molto bene rappresentato a V. S. Illma e Rma le difficoltà, che incontro nel cominciamento della mia novella applicazione allo studio delle medaglie. Ne aveva unito fortunatamente in pochi mesi di buone, per non dir ottime; ma a viva forza mi è convenuto privarmene, per non dovere pregiudicarmi nella grazia di qualche Cavaliere mio protettore, della qual per altro tengo al presente bisogno. Mi servirà questo di avviso a tenermi per l’avvenire più cauto e segreto nell’acquisto, che son per farne di altre, affinchè non mi succeda un’egual disgrazia alla prima" (Zeno 1752, vol. 1, lettre n° 123, p. 194; Zeno 1785, vol. 2, lettre n° 188, p. 5; Tomassoni 2021a, p. 110; Tomassoni 2022b, p. 65-66).  +
Lettre du 14 juin 1746 (de Venise): "[...] Le rimando il catalogo delle medaglie Tedesche, non solo da me non inteso, ma nemmeno da nessuno di questa casa, essendovi tutta la servitù di S. E. nativa di Padova, o di altro luogo d'Italia. Per quanto mi disse il Sig. Principe, elleno son tutte in argento, e di più o minor peso. Il loro prezzo segnato in margine è a ragion di fiorini di Germania, e però mi pare eccedente. Sono per altro curiose et Istoriche, e riguardano la serie de' Principi di Sassonia, di Brandenburgo, di Svezia, e di altri di quelle parti. Nelle nostre non credo che sia così facile il ritrovarle ne' Gabinetti. Da Vienna non ho ancora risposta decisiva intorno all’affare del mio Museo, e probabilmente non l’avrò, se non alla fine della settimana ventura. [...]" (Zeno 1785, vol. 6, lettre n° 1244, p. 318-319; Tomassoni 2022b, p. 107).  +
Lettre sans date: "Ho esaminato l’impronto della medaglia che V. S. Illma mi ha trasmesso. Ella è per l’appunto una di quelle che ora comunemente si chiamano contornate, dal contorno incavato, che hanno nel loro giro, e che un tempo si dicevano Crotoniate perchè si credevano battute nella Città di Crotone : la qual opinione oggidi non ha chi la siegua. Di simili Medaglie contorniate abbondano i gabinetti ; e queste ancora sebbene per lo più rozze, e di cattivo metallo e disegno, hanno con tutto ciò il loro pregio. Nel mio studio ne conto più di quaranta, alcune delle quali non sono state vedute dall’Avercampo, letterato vivente in Olanda, che sopra sì fatte medaglie ha pubblicato non molti anni sono un mezzanamente buon libro. La rozzezza della loro fabbrica le dà a credere battute ne’ tempi del basso Imperio, cioè nel secolo Costantiniano, e nel susseguente, e alcuna se ne ritrova anche col nome di Belisario, che visse sotto Giustiniano I. e questa è la meno antica di quante io n’abbia vedute. Esse per lo più rappresentano cose appartenenti agli spettacoli, e ai giuochi anfiteatrali, o teatrali : onde vi si vedono circhi, obelischi, carrette, cavalli, abbattimenti di gladiatori, organi idraulici, ecc. Portano le immagini degli Imperadori, che più si sono dilettati di sì fatti spettacoli ; e inoltre vi si rappresentano l’effigie di uomini per lettere, o per armi eccellenti, come di Omero, di Orazio, di Apulejo, di Sallustio, di Aezio, di Belisario, ec. Quella di V. S. Illma è assai curiosa. L’Avercampo sopraccitato non l’ha riposta nel suo libro, e a me non sovviene di averla in alcun Museo, o in alcun Antiquario osservata. Si è apposto a vero il sentimento di lei, in credere che sia un auriga il giovane nel diritto di essa con un ramo di palma nella destra, e una sferza nella sinistra, stante in piedi fra due vasi di palme. L’epigrafe parmi che si abbia a legger così : TOBAX NIKA, cioè Tobac Vince, o Vincas : formola solita trovarsi nelle leggende delle Medaglie contorniate, come PANNONI NIKA, EUTIMI NIKA e in alcune VINCAS. Nè le dia fastidio quel nome barbaro di TOBAX dato dall’auriga, poichè se osserverà i nomi, che hanno i carrettieri in tali Medaglie riferite dall’Erizzo a. c. 103. 104. della Dichiarazione delle Medaglie antiche, edizione quarta, ve ne vedrà similmente di strani, come Minophanes, Folobacus, Olympiodoxilos ec. Quanto al rovescio tutto mi riesce assai strano, e nuovo : l’abito donnesco della figura, che vi si scorge, ricamato di palme, o sia allori, i due istromenti consimili, che tiene nelle mani, e la leggenda all’intorno, la quale par che dica MAKANII MUSA ; sicchè quella figura potrebbe essere, che rappresentasse la Musa di un poeta per nome Macanio, forse lodatore dell’auriga Tobac : nel qual caso potrebbe essere, che que’ due strumenti sieno due strumenti musicali. Ma queste sono da me uscite su la semplice conghiettura, e forse un giorno mi verrà per mente qualche cosa, che più di questa sia degna della sua approvazione. La Medaglia per altro non ha che fare con le superstizioni de’ Basilidiani" (Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 879, p. 124-126).  
Lettre du 7 décembre 1726 (de Vienne): "Se il Sig. suo Fratello le avrà rappresentata la mia estrema passione nel raccoglier medaglie antiche, Greche, o Latine, in qualunque metallo e grandezza, le avrà detto il vero, e forse anche meno : ma temo, che in quanto le avrà potuto dire e della mia intelligenza, e della ricchezza del mio studio, egli siasi lasciato trasportare a qualche esagerazione dalla sua bontà, e dal suo affetto. Io mi confesso ancora novizio in una materia, dove gli uomini più sperimentati non ne sanno mai abbastanza ; e la mia raccolta è qualche cosa riguardo al tempo, in cui mi sono applicato a farla ; ma picciola rispetto a quello, che dovrebbe essere per dirsi serie compiuta : parlo quanto alle teste, delle quali in ogni classe me ne mancano ancora molte, poichè quanto ai rovesci, ella sa che è cosa, per così dire, infinita. Il numero delle medaglie ch’io tengo, giugne, e forse avanza quello di cinque mila, fra le quali ve n’ha più di 700. di Greche, che sono quelle, ove ho più di diletto, e di studio. Quello in oro, per dargliene un generale ristretto, sono intorno a 170. quelle in argento, tra Consolari e Imperiali, 1400. incirca, in gran bronzo, fra le quali si contano 50. medaglioni, giungono a 1000. in mezzano a 1600. e in terza grandezza a 800. oltre a parecchie altre di Re, e di popoli dell’Asia, e dell’Imperio Romano. Rare qui sono le occasioni, che mi si presentano di far nuovi acquisti : ma gli amici d’Italia me ne proccurano, nè io lascio fuggirmene incontro, per quanto ricercano le mie forze, a ragionevole onesto prezzo. Quelle che V. S. Illma mi esibisce, saranno da me ben volentieri accettate, purchè ella si contenti che io le offerisca per esse a suo piacimento l’equivalente, o in altre medaglie, ovvero in libri di suo gusto, i quali sarà bene che ella mi significhi per tempo, acciocchè abbia modo di commetterli altrove, in caso che qui, ove de’ buoni ha somma penuria, non si ritrovino. Se poi tra quelle si compiacerà d’inviarmi, ve ne saranno di duplicate, cioè a dire, di quelle ch’io già posseggo, non mancherò di procacciarlene l’esito al suo maggiore vantaggio ; nè questo mi sarà difficile, purchè sieno ben conservate, e non affatto comuni, delle quali qui v’ha gran copia appresso questi Sigg. dilettanti, che non son pochi. Le Greche, e le battute nelle Colonie tutte si riterranno, non essendovene molta abbondanza. L’incontro della spedizione per mezzo del Sig. suo Fratello al suo ritorno d’Italia, sarà sicuro, sebbene non così presto ; poichè non credo che prima di quadragesima sarà sbrigato dalle sue commissioni, camminando qui tutte le cose con somma lentezza" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 230, p. 457-458; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 700, p. 154-155; Tomassoni 2021a, p. 70, 138-139, note 474; Tomassoni 2022b, p. 42, 137, note 476).  
Lettre du 2 août 1727 (de Vienne): “Lunedì mattina egli è qui giunto con ottima salute il Sig. Daniello Antonio, dignissimo fratello di V. S. Illma. […] Da esso Sig. suo fratello m’è stata consegnata con la cortese e dotta lettera di V. S. Illma e con la giunta di molte belle e curiose inscrizioni la scatola di medaglie, e di altre antichità che ella si è compiaciuta d’inviarmi. Le rendo grazie in primo luogo della bontà con cui si è compiaciuta di confidarmele, onde io sceglier quelle ne possa, che sieno in accrescimento della serie che ne ho raccolta, e l’esito di quelle poi ne proccuri, che per altri dilettanti servissero. In ciò V. S. Illma mi permetta, che io le sponga il mio sentimento con quella candidezza, e schiettezza d’animo da cui non è stato mai mio costume di allontanarmi. Le dirò dunque, che fra esse medaglie ve ne ha assai poche le quali io non abbia, e che dell’altre pochissime ve ne saranno, che quì trovino compratori, per esser quasi tutte delle più ordinarie, e anche assai maltrattate. Dopo questo le dirò, che quì annesso troverà il Catalogo di alcune che ho scelte per me, e per altro amico mio : le quali però non saranno separate dall’altre, nè passeranno nel mio studio, od in altro, se prima non mi significhi il prezzo, che ella, loro legittimo padrone, ne vuole. Senza questo patto l’assicuro che le rimetterò donde le ho levate. Le quattro medaglie d’oro son buone, ma non rare. Io le tengo tutte e quattro, onde per darle ad altri, mi prescriva il loro giusto valore. Il Domiziano fra esse merita il primo luogo : poiché delle tre altre, che sono del basso secolo, e delle quali il paese qui abbonda, ha da farsi poco più capitale di quello del loro peso. [...] Il terzo tomo numismatico del Banduri non so che mai sia uscito alle stampe, anzi non so che l’autore sia in disposizione di darlo fuori.” (Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 718, p. 194-196; Tomassoni 2021a, p. 140; Tomassoni 2022b, p. 81-82).  +
Lettre du 27 septembre 1727 (de Vienne): “Lo spediente suggeritomi da V.S. Illma per facilitare l’esito delle medaglie, idoletti, e altre antichità, le quali col mezzo del dignissimo Sig. suo fratello si è compiaciuta di indirizzarmi, non poteva esser migliore ; poichè qui ancora ritrovasi il Sig. Abate Sterbini pratichissimo del vero valore di simili cose. Mi varrò pertanto del consiglio di lei, e cercherò il modo di avvantaggiarla per quanto mi sia possibile, rimandandole a suo tempo tutto quello, di cui non mi sarà sortito di ritrovar compratori. Solamente la prego di notificarmi il suo sentimento sopra la stima in cui tiene due degl'idoletti, che a mio giudizio sono i migliori, e i più belli ; e sono l’uno il Cammillo stante con vaso e patera nelle mani ; e l’altro la figura sedente con riso in faccia, che sembra essere un giovanetto Sileno, o cosa simile. V’era chi per essi volea contarmi 6. ungheri e ‘l Sig. Ab. Sterbini era di opinione, che io potessi rilasciarglieli : ma io non trovandomene pago, gli ho fatto vedere al Sig. Conte di Lamberg, dilettante di statue, e idoli antichi, de’ quali il suo gabinetto ne abbonda, e da lui me ne sono stati esibiti 10. ungheri, rimanendo convenuto con questo nobilissimo Cavaliere, che restasse in sospeso la consegna e l’esborso, sino a tanto, che da V. S. Illma ne venisse la decisiva risposta [...]. Circa l’orologio, ch’ella desidera, non dubiti che io non la faccia servire di uno de’ migliori, e più belli, che quì si travaglino, i quali non cedono, a parer di molti a que’ d’Inghilterra, poichè son fatti da eccellente artefice, che colà ha studiato, e travagliato. Il soprappiù che mi avanzerà, farò che sia impiegato in libri di suo piacere, e secondo la nota che me ne ha trasmessa” (Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 727, p. 214-215; Tomassoni 2021a, p. 144; Tomassoni 2022b, p. 83).  +
Lettre du 27 octobre 1728 (de Vienne): “Nel mio passaggio per cotesta parte era mio desiderio, e mia risoluzione di venir a visitare, e abbracciare VS. Illma in sua casa ; ma con mio rincrescimento mi è convenuto mutar pensiero, costretto ad essere in Venezia prima di quello ch’io aveva deliberato. Quello che per mia disavventura non si è fatto questa volta, si farà un’altra, e forse avanti il mio ritorno in Germania, che, se altro non succede, non seguirà che nel Giugno dell’anno venturo. […] Non so per qual causa il sig. Daniello Antonio suo dignissimo fratello non le abbia recati con la sua venuta oltre all’orologio di argento, che ha ricevuto, anche i libri, e ‘l rimanente delle medaglie di sua ragione, delle quali non ho potuto far esito ; mentre già molti, e molti mesi il tutto avea consegnato al sig. Lodovico par suo fratello, al quale fermatogli gran tempo in Gratz, non era molto difficile il farle pervenire ogni cosa. Comunque si sia, egli è ormai tempo, che da me, poiché da esso non ne ha avuta la nota lasciatagli, le sia significato il mio debito, e ‘l mio puntual pagamento. Lo vedrà notato qui sotto. Le medaglie che ho scelte per me, ovvero per altri, sono state apprezzate, come qui sotto, sempre col parere e stima del Sig. Abate Sterbini, giusta la di lei commissione. Per gl’idoli dati al sig. Barone Scott, il quale ne ha voluto per soprappiù quella testa di Serapide in bronzo, e un altro picciolo, di cui ora non mi sovviene, già n’ebbi da lei il previo consenso per dieci ungheri. Eccole il tutto in ristretto Debito Per li quattro idoli ungheri dieci fanno fiorini 41. 30 Per le medaglie, delle quali già le ho trasmessa la nota f. 25. Per altre otto medaglie, prese dal Baron Scott f. 10. Per la medaglia di Domiziano in oro f. 16. Somma f. 92. 30 Credito Per un Orologio d’argento co’ suoi finimenti f. 61. Baudelot. Utilité des Voyages 2. voll. legati in uno f. 4. 70 Vaillant. de Coloniis. Paris fol. 2. voll. in un tomo legati f. 18 Bandurii. Biblioth. nummaria aucta a Fabritio. 4° f. 2. 30 Patinus in Svetonium. Basil. 4°. f. 8. Somma f. 94 Tutti i suddetti libri sono assai propriamente legati, e credo che di tutto ella ne rimarrà soddisfatta. Il sig. Lodovico è ora, a mio credere, in Vienna, dove non so quanto è sia per fermarsi. O glieli porterà al suo ritorno insieme con le medaglie rimaste, o ella potrà scrivergli, acciocché glieli indirizzi costì” (Florence, BmLFA, Ms. 1788, lettre n° 557, cc. 262r-v; Tomassoni 2021a, p. 145-147; Tomassoni 2022b, p. 84).  
Lettre du 3 juin 1731 (de Venise): Zeno a reçu le dessin d’une belle intaille avec une femme assise qui n’est ni Rome ni Athéna mais Vénus Victrix: "Mi perdoni, se mi sono steso anche troppo a titolo di ubbidirla, e intanto mi rallegro con lei, che ella vada continuamente accrescendo e arricchendo il suo bel Museo di simili rarità. Il mio, dacchè mi trovo in Italia, è cresciuto oltremodo in ogni genere di medaglie" (1752, vol. 2, lettre n° 281, p. 546-548; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 770, p. 309-312).  +
Lettre du 19 janvier 1731 M. V. (1732) (de Venise): “Da molto tempo sono in debito di risposta a V. S. Illma. (…) Dal Sig. D. Francesco Perissini mi fu fatta vedere la medaglietta Egizia di Massimiano Erculeo col rovescio e con l’epigrafe di Iside. La giudico antica e rara, ma con tutto ciò di mediocre valore, poichè altro non vi si rappresenta, che una Deità nelle medaglie assai comune, e non si dà nuovo lume o per l’istoria, o per la cronologia di que’ tempi, e non si reca qualche recondita erudizione ; e Massimiano ella sa, che è testa di niuna rarità. La medaglia non è veramente riportata dal Banduri, ma egli ne mette tali e tante nella sua opera, che ben si vede non aver lui visitati che i Musei di Parigi. Io ne tengo più di 200. che da lui non sono mentovate : oltre di che egli assegna un posto di rarità a certe medaglie, che sebben tali possono essere in Francia, son però assai dozzinali in Italia, e vagliono pochissimi bajocchi : onde in questa parte chi si regola col parer di lui, può prendere grossissimi abbagli. Il detto Sig. D. Francesco mi parlò jeri di una medaglia Greca di Domizia, che da V. S. Illma gli viene trasmessa. Non mi ha saputo dire di che grandezza ella siasi, e quando io non l’abbia, e sia di buona conservazione, e di onesto valore, la comprerò volentieri, avendomi lui asserito, che la medaglia non era di lei, ma di un suo amico, che voleva privarsene. Le auguro e desidero begli e felici acquisti per accrescimento del suo Museo. In questa Città ne va mancando sempre più il buon gusto, e le attesto, che da più mesi in qua non mi è stata mostrata cosa, che valga nè pure un'occhiata, non che una attenta considerazione: e pure ella già pochi anni n'era una miniera inesausta, essendovi più di dieci Senatori, che a gara ne andavano in traccia. Un sì utile studio va in Italia a poco a poco mancando, dove all'opposto oltre i monti, ed oltre i mari fiorisce più che mai vigoroso. Non posso abbastanza deplorare una sì ingiusta mancanza” (Zeno 1752, vol. 3, lettre n° 1, p. 1-2; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 777, p. 324-325; Tomassoni 2021a, p. 158; Tomassoni 2022b, p. 90).  
Lettre du 12 février 1731 M. V. (1732) (de Venise): “In risposta alla benignissima lettera di V. S. Illma le dirò in primo luogo sul proposito della medaglietta Egizia di Massimiano Erculeo, che ella sarebbe stimabilissima, quando fosse vero, che dopo i tempi di Claudio il Gotico, in cui appunto finisce la serie delle medaglie Greche riportate nella bell'opera del Vaillant, non si trovasse, che altre ne fossero state battute in Egitto : ma di queste se ne trovano infinite con le teste di Aureliano, di Probo, e degli altri susseguenti Imperadori fino a Diocleziano, e a Massimiano ; e di questi due ultimi ne tengo nel mio Studio oltre a venti, marcate degli anni del loro Imperio, tutte con differenti rovescj. Osservo nel P. Banduri, che dopo l'anno XII. di Diocleziano non si trovano veramente medaglie Greche battute in Egitto, benchè il P. Arduino una ne riporti fino con l'anno XX. La zecca di Alessandria, Metropoli di quella Provincia, continuò dipoi a batterne d'oro, d'argento, e di metallo, ma con epigrafe Latina, e nell'essergo, o sia nella parte inferiore di esse leggesi Al. ovvero ALE, che son le lettere iniziali del nome di quella città. Il Vaillant nel suo libro delle Medaglie Greche non diede luogo a queste Egizie, ma solo a quelle, dove essendo espresso il nome della città, dove erano impresse, venivano per conseguenza ad aver luogo fra l'altre degli altri popoli. Sto in attenzione della medaglia Greca di Domizia, della quale a prezzo onesto sarà facile ch’io arricchisca la mia serie, in cui ne ho tre altre di quella Imperatrice pur Greche, oltre ad una bellissima in gran bronzo. Vedrò anche volentieri le altre medaglie Greche, delle quali ha in animo di privarsi cotesto Sig. Canonico Alugara, o sia che egli mi dia il contento di lasciarsi riverire e servire in queste parti, o sia che egli si compiaccia di spedirle qui a qualche suo conoscente. Se per V. S. Illma è stato sin ora scarso quest'anno di simil messe, posso dire lo stesso anche a mio riguardo, che all'eccezione di tre medaglioncini di argento di tre Re della Siria, di un altro pure in argento, e Greco con la testa di Trajano, e di un altro similmente Greco di Ottone in metal bianco, battuto in Egitto, non mi sono abbattuto in cosa che vaglia. Quanto alle due medagliette d’oro, l’una di Leone I. con la Vittoria, l’altra di Teodosio con l’epigrafe VIRT. EXERC. ROM. esibitemi dalla sua gentilezza per l. 35. l’una, sono dispostissimo a farne acquisto, comechè la prima mi soprabbondi, per averne due altre nel mio piccolo Studio col medesimo impronto. Delle due altre medaglie con caratteri strani, nulla posso dirle di positivo, per essere privo affatto dell'intelligenza di essi, i quali però dalla forma conosco essere Arabici. Parecchie di così fatte anch'io ne possiedo, alcune delle quali in gran bronzo hanno la testa di varj Califi, o Principi Arabi, sotto i quali furono battute: e la curiosità di sapere a chi appartenessero, fu cagione che facessi capo con un dotto Arabo, che l'anno addietro era qui di passaggio, da cui mi furono interpretate ; e per verità le leggende ne sono curiose" (Zeno 1752, vol. 3, lettre n° 2, p. 2-4; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 778, p. 326-328; Tomassoni 2021a, p. 160; Tomassoni 2022b, p. 91).  
Lettre du 15 mars 1732 (de Venise): “L’altra sera nella bottega di Carlo Buonarrigo librajo ho avuto il contento di riverire il Sig. Canonico Fabbretti, e di ricever da lui la lettera di V.S. Illma, e insieme i due pacchettini, l’uno con le due medagliette d’oro, e l’altro con le 12. medaglie di bronzo, parte Latine, e parte Greche, tra le quali la Domizia, che è la migliore delle altre. Per le due d’oro ho sul fatto medesimo contate al detto Sig. Canonico le l. 70. giusta il prezzo convenuto fra noi, e secondo la sua commissione. Le ho trovate di buona conservazione, e quella di Teodosio II. è entrata nella mia serie, dove mancava a riguardo del rovescio, non notato nell’opera del Banduri, e solo con la stessa leggenda riportato da lui fra le medaglie in oro di Giuliano l’Apostata. Per le altre dodici, che sono del Sig. Canonico Alugara, al quale mi confesso obbligato per la confidenza, che ha avuta in me col farmele tenere, io ne farò volentieri l’acquisto, quando venga a sapere qual prezzo me ne domandi : che essendo onesto, mi troverà onestissimo compratore. Debbo solo avvisare V. S. Illma, che fuori della Domizia, non vi ha altra medaglia di molta considerazione meritevole ; e ‘l medaglione di Caracalla, che per altro sarebbe pregiabile, è così logoro, e sconservato, dall’una parte e dall’altra, che nulla dell’epigrafe vi si legge, onde non si sa nemmeno la città, dove esso è battuto : e però in uno Studio, che sia scelto, non fa molto bella comparsa. Attenderò pertanto la sua risposta, tenendo in questo mentre a parte le dette medaglie” (Zeno 1752, vol. 3, lettre n° 3, p. 4-5; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 780, pp. 329-330; Tomassoni 2021a, p. 161; Tomassoni 2022b, p. 91).  +
Lettre du 28 avril 1732 (de Padoue): “In questa città di studio e di quiete, ove è da più di un mese, che assai tranquillamente in compagnia di dotti amici soggiorno, ricevo lo stimatissimo foglio di V. S. Illma, al quale egli è oramai tempo ch’io dia la dovuta risposta. Mi è stato assai caro d’intendere che le sia capitata l’altra mia con l’avviso dell’esborso da me fatto delle L. 70. in pagamento delle due medagliette d’oro mandatemi da lei" ; "Quanto alle medaglie del Sig. Canonico Alugara, cui fo divotissima riverenza, elleno sono rimaste in Venezia, e io stava in attenzione di sapere in qual prezzo il padrone loro le avesse. Non è mio costume di offerir mai pagamento, senza prima intenderne la dimanda : ma poichè V. S. Illma con tanta bontà mi si esibisce per mediatore, le dirò sinceramente, che per esse non mi sento di spendere più di cinque zecchini : prezzo che in questi tempi, ove i compratori son sì radi e sì stittici, difficilmente sarà esibito da altri. Credo che il Sig. Canonico ne potrà e ne dovrà essere pienamente contento : il che quando pure non fosse, lascio a disposizione di lei l’offerirgli un zecchino di più, e stabilire il contratto. Il danaro sarà da me prontamente contato a norma dell’ordine, che me ne venga ; ovvero le medaglie saranno fedelmente restituite” (Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 782, p. 334-335; Tomassoni 2021a, p. 161-162; Tomassoni 2022b, p. 92).  +
Lettre de juin 1732 (de Venise): “Poiché V. S. Illma col suo umanissimo foglio mi dà speranza, che qui possa esser fra pochi giorni il Sig. Canonico Alugara, starò in attenzione della sua venuta ; e seco o concluderò il trattato intorno alle consapute Medaglie, o gliene farò una puntuale restituzione. Le rendo intanto grazie dell’incomodo, che per me si è presa in questo affare” (Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 784, p. 338; Tomassoni 2021a, p. 162; Tomassoni 2022b, p. 92).  +
Lettre du 13 août 1732 (de Venise): "[…] I giorni passati ho fatto acquisto di tre bellissime Medaglie d’oro, che sono un Crispo, una Matidia, e un Gerisade II. Re del Bosforo Cimmerio, non più veduto dagli antiquarj. Nelle memorie dell’Accademia Reale delle Inscrizioni n’è stata divulgata altra d’oro, ma di Gerisade I. che fu Avo, o Padre di quello ch’io tengo. L’una e l’altra hanno lo stesso rovescio, ma l’effigie è diversa […] (Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 788, p. 345-346; Tomassoni 2022b, p. 93).  +
Lettre du 8 janvier 1734 M. V. (1735) (de Venise): "Le medaglie del Sig. Canonico Alugara sono state sempre da me conservate religiosamente in disparte dall’altre mie. Quando egli non sia contento degli otto zecchini esibitogli, son pronto a fargliene la restituzione. È in suo arbitrio il disporre o delle medaglie, o del soldo, e ad ogni suo cenno sarà ubbidito ; bastando solo ch’egli mi comandi o a dirittura, ovvero per mezzo di lei, a chi io debba far la consegna o di quelle o di questo. Mi par mille anni di esser fuori di questo impiccio, per cui principalmente mi rincresce di aver dati a V. S. Illma tanti, e sì fatti disturbi. I giorni passati ho fatto acquisto di molto belle medaglie d’argento, la maggior parte Greche ; e fra esse quaranta in circa Medaglioni rarissimi, dei quali in capite le nomino Aminta il vecchio, e Archelao, Re entrambi antichissimi di Macedonia, e vivuti avanti Alessandro il grande. Ci ho trovato anche un Cistoforo con le teste giugate di M. Antonio, e Cleopatra. Ciò che più me ne accresce il piacere è stato il pochissimo loro costo. Qui pochi sono i dilettanti, e molto meno gl’intendenti. Questo studio, che quasi in questa Città ha cominciato, va a poco a poco mancando" (Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 860, p. 71-72; Tomassoni 2021a, p. 163, 172; Tomassoni 2022b, p. 92, 97).  +
Lettre du 9 février 1739* M. V. (1735) (de Venise): "Quest'anno mi promette una felice raccolta di singolari medaglie. In questi 40. giorni già scorsi gl’incontri ne sono stati frequenti, e per me vantaggiosi. Se con ugual passo andrà il rimanente dell’anno, temo di non poter resistere al troppo aggravio, e mi converrà applicare a me stesso quel comun detto, inopem me copia fecit. L’altr'jeri appunto in alquante medaglie venute da Costantinopoli, ho fatto l’acquisto d’un quasi medaglione conservatissimo di Giulia Pia, battuto in Colonia Antiochia di Pisidia col rovescio del Dio Luno, caratterizzato con tutti i suoi simboli ; di una bella Domizia con Domiziano dall’altra parte, battuta in Tessalonica ; e ciò che è molto più, di una indubitata in mezzano bronzo di Pescennio, battuta nell’Egitto, col tipo della Speranza nel rovescio. Con questa medaglia si assicura, che parte dell’Egitto, se non tutto, si era dichiarato a favor di Pescennio contra Severo : e di ciò se ne hanno prove sufficienti nella Vita di lui da Elio Sparziano descritta. Oh quanto piacere mi recherebbe V. S. Illma, se una volta si risolvesse a venire in queste parti, e ad onorare con la sua dotta visita i miei libri, e le mie medaglie ; poichè son certo, e credo di poterlo dire senza jattanza, che ella ne partirebbe contenta" (Zeno 1752, vol. 3, lettre n° 40, p. 62-63; Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 863, p. 79-80; Tomassoni 2021a, p. 37, 173; Tomassoni 2022b, p. 26-27, 98).  +
Lettre du 4 mai 1735 (de Venise): “La sua stimatissima degli 8. decorso non è giunta a me che li 2. corrente, né io saprei a che attribuire tanto ritardamento. Lo stesso giorno ho fatto subitamente contare a questo Sig.r Francesco Rosi speziale gli otto zecchini, per saldo delle medaglie di cotesto Sig.r Can.co Alugara. Credo bene, che V.S. Illma, e detto Sig.r Canonico mi faranno l’onore di esser persuasi, che assai prima avrei fatto tale esborso, se assai prima a me fosse arrivata la lettera sua. Rendo intanto distinte grazie a V.S. per la lunga pena presasi in questo imbarazzo, di cui godo che ella al par di me si trovi ormai libero” (Aquileia, BMANA, carteggio Bertoli, vol. XII, p. 2062; Tomassoni 2021a, p. 163-164; Tomassoni 2022b, p. 93).  +
Lettre du 20 mai 1735 (de Venise): “Ho cominciato per singolar grazia di Dio, a rimettermi da un grandissimo male, che nel cominciamento avea minacciate pessime conseguenze" ; "Appena però mi trovai in istato di mettermi al tavolino, benché interrottamente, […] il mio primo pensiero è stato di […] porle sotto l’occhio quelle poche cose, che per ubbidirla avea notate nella sua bella ed erudita opera, da me già letta con sommo mio piacere, intorno alle Antichità di Aquileja profane e sacre" ; (Zeno writes his opinion about a carved glass in which Bertoli recognises the imagine of Hygieia, daughter of Aesculapius): "Io non so riconoscerla nella figura giovanile, che sta a canto di esso Esculapio, non vedendole in mano nè la patera, nè ‘l serpente, senza il quale non so mai di averla veduta negli antichi monumenti effigiata. […] in quante medaglie mi è occorso di osservare unitamente Igiea con Esculapio, questi ha in mano il suo bastone con la serpe attorcigliatavi intorno, e quella ha sempre il suo solito serpente in diversa atteggiatura : e di queste io ne posseggo ben molte, e fra esse un bellissimo medaglione di mole straordinaria con la testa di Caracalla, battuto in Nicea, nel cui rovescio veggonsi Igiea ed Esculapio con in mezzo Telesforo incappucciato ; e tanto la prima, quanto il secondo ci stanno col loro serpente. Penso pertanto, che la figura di donna posta nel suo vetro sia quella di una giovanetta nobile, che abbia ricuperata la sanità, e che forse il suo nome fosse Valeria, nella quale applicar si debba la formola V. F. cioè Vive Felix (the reproduction of the carved glass is in Bertoli 1739, p. 53)” (Zeno 1752, vol. 3, lettre n° 47, p. 75-76, 80-81; Zeno 1785, vol. V, lettre n° 878, p. 113-114, 120; Tomassoni 2021a, p. 40-41; Tomassoni 2022b, p. 28).  +
Lettre du 20 juillet 1735 (de Venise): “Quanto alla medaglia di Tiberio Costantino (578-582 d.C., ndr) in oro, non mi occorre di aggiugnerla nella mia serie, tenendola fra l’altre mie” (Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 883, p. 133; Tomassoni 2021a, p. 175; Tomassoni 2022b, p. 98).  +
Lettre du 26 avril 1738 (de Venise): “Da S. E. il Sig. Senatore Antonio Savorgnano mio singolar padrone, mi è stato consegnato i passati giorni il bellissimo medaglione, di cui ultimamente a V. S. Illma è avvenuto di arricchire il suo bel Museo. L'ho attentamente considerato, e fatteci sopra le dovute considerazioni, l'ho puntualmente riconsegnato al medesimo Senatore. Il medaglione è indubitato ed antico, ed è gran disgrazia che nel rovescio non si legga il nome del Magistrato sotto cui fu battuto, essendone cancellate le parole quasi tutte dall’ingiuria del tempo. Ben è vero, che al di sotto vi apparisce chiaro il nome della città e del popolo che lo ha fatto coniare. La testa è sicuramente quella di Antonino Pio, e chiara ne ho rilevata tutta la leggenda, che è questa : AY KAI TI AIΛ AΔPIANOC ANTΩNEINOC Imperator Caesar Titus Aelius Hadrianus Antoninus. La testa di lui è coronata di alloro. Nel rovescio quello che vi si legge, è : EΠI……KOV. KE. …CAPΔIANΩN sub (Prætore) …CO…SARDIANORUM. Sardi, com’ella sa, era la città Capitale della Lidia. Il figurato è Cerere, che sta in un cocchio tirato da due serpenti, e nella destra tiene una fiaccola accesa. Il medaglione è tanto più stimabile, quanto è singolare, non avendolo io osservato in alcun libro, che ci dia notizia, e ci esponga gl’impronti di medaglioni. Fra le medaglie dello stesso Antonino una n’è riportata dal Vaillant di massima grandezza, battuta in Nicea di Bitinia con Cerere sopra il carro (Foy-Vaillant 1700, p. 44)” (Zeno 1752, vol. 3, lettre n° 112, p. 180-181; Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 998, p. 348-349; Tomassoni 2021a, p. 39-40; Tomassoni 2022b, p. 28).  +
Lettre du 3 novembre 1723 (de Vienne): sur la difficulté de conclure un achat de médailles: "Essendosi preso la P. V. M. Rda a mio riguardo un tanto e tale incomodo, col formare il catalogo della serie di medaglie imperiali in argento, da lei raccolta e posseduta, e col segnarmene ad una per una il valore; mi ha fatta una grazia così distinta, che già mi confesso impotente a potergliela retribuire ; onde per questa parte io le sarò sempre mai debitore, e resterà sempre accesa a suo credito mia partita. Per l’acquisto d’esse ritrovo bensì assai meno difficile il trovar modo di renderla soddisfatta; non volendo io dilungarmi dal conveniente, e sapendo di avere a trattar con persona così intendente ed onesta. Ho letta e considerata con attenzione tutta la serie; e se bene mancante di molte teste, che sono l’ornamento dei gabinetti, la trovo pregevole, e tale, che dà a conoscere il buon gusto di chi l’ha raccolta. Se mi riuscirà di unirla alla mia, che è numerosa di quasi altrettante, crederei che ella potesse comparire con qualche decoro, e far la sua buona figura tra molte altre. Basta che si conveniamo del prezzo. Ritrovo veramente il notato da lei a ciascuna medaglia assai ragionevole, quando a parte a parte voglia considerarsi, e per chi qual di questa, e qual di quella ne tenga bisogno. Ma ella dee riflettere, che io le compero tutte ad un tratto, e che della metà quasi d’esse, tra le quali ve ne ha parimente ben molte delle migliori, mi trovo già provveduto. Contuttociò quando ella se ne contenti, io le offerisco per tutte le descritte nel suo catalogo, comprese le Greche, e le tre di Gordiano il vecchio, di Giulia, e di Constantino, le offerisco dissi trecento effettivi scudi Romani : la metà avanti che me ne faccia la spedizione, e l’atra metà due mesi dopo arrivate. Il denaro le sarà costì rimesso a mio conto con polizze di cambio : e quando si conchiuda il contratto, penseremo al modo di far venire per via più sicura e spedita le stesse medaglie. Per la conservazione e legittimità di esse nulla le scrivo, non tanto perchè ella tutte me le mantiene ben conservate e legittime, quanto perchè conosco e la sua integrità, e la sua intelligenza. Attenderò a risposta la sua risoluzione, e con essa l’onore de’ suoi comandamenti" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 150, p. 294-295; Zeno 1785, vol. 3, lettre n° 608, p. 397; Tomassoni 2021a, p. 119-120; Tomassoni 2022b, p. 71).  
Lettre du 8 décembre 1723 (de Vienne): the letter is fully reproduced: “Sono così generose, e per me sì obbliganti le espressioni che leggo nella lettera di V. P. M. R., che mi conosco impotente a soddisfare giammai a questo carico impostomi dalla sua gentilezza. Nella cessione che ella mi fa delle sue medaglie per 400. scudi Romani, veggo il discapito, che a lei ne risulta, poichè di vantaggio le costano, e ’l dispiacere che ne risente in privandosene a solo oggetto di favorirmi. Ma io sarei troppo indiscreto, se volessi indurmi ad accettare una tale offerta con tanto suo pregiudicio. Le confesso sinceramente, che ne avrei un continuo rimorso, e questa sola considerazione mi obbliga a non accettare un partito che a tutt’altro prezzo mi sarebbe stato assai caro di proccurarmi. Io ho una raccolta di 300. incirca medaglie d’argento, tra le quali la Plotina, la Sallustia, la Didia Clara, il Didio Giuliano, il Pertinace, l’Eugenio e parecchie altre non ordinarie. Conosco che a compiere la mia serie, non è poco quello che manca, e che durerò gran fatica, massimamente in queste parti, a ridurla a qualche finimento: e pure tal quale siasi, non mi darebbe mai l’animo di privarmene, quando anche ne trovassi un prezzo il doppio maggiore di quello, che esse mi costano. Misuro dal mio stesso piacere l’altrui, e massimamente trattandosi di una persona, che tanto riverisco ed amo, come si è quella di V. P. M. Rda. Rimanga egli pertanto la sua bella serie presso di lei, cui non mancheranno incontri di più arricchirla, e resti persuasa, che il suo solo riguardo mi ha trattenuto dal non farne l’acquisto, e mi contempra il rincrescimento di non averle. Non ho dubbio alcuno, che ella rimarrà paga di questa mia discretezza, e che mi conserverà in avvenire quella bontà, con cui sempre mi ha riguardato, mentre dal canto mio le protesto di essere in ogni tempo e per genio e per debito ecc” (Florence, BmLFA, Ms. 1788, lettre n° 450; Tomassoni 2021a, p. 121-122; Tomassoni 2022b, p. 72).  
Lettre du 11 mars 1724 (de Vienne) : sur l’achat, modalités de paiement, Zeno a surtout mis son argent à acheter des livres, il en a plus de 10 000: "Non avendo da tanto tempo veduta risposta alcuna di V. P. M. Rda, io m' era per verità persuaso che ella non potesse risolversi nè a privarsi della sua serie, nè a volermela rilasciare per li 300. scudi Romani, ch'io gliene aveva offeriti. Ciò fece, che in questo tempo mi venne dato di acquistarne parecchie, nelle quali avrei risparmiato il danaro, se prima mi fosse giunta la cortese lettera, che ora ricevo. Ciò tuttavolta non voglio che mi serva di pretesto alcuno per avere a disciogliere la conclusione di questo affare. Ella mi esibisce dunque la detta serie con le dovute e stabilite condizioni per 350. scudi Romani. Io gliene aveva esibiti solo 300. ai quali presentemente altri 25. ne aggiungo; e per troncare le dilazioni con la moltiplicità delle risposte, le invio qui occluso un ordine mercantile de' Sigg. Wenzel e compagno a cotesto Sig. Gio. Angelo Belloni di contare a V. P. M. Rda immediatamente dugento scudi, riservandomi poscia il debito di soddisfarla per gli altri 125. due mesi dopo la ricevuta delle stesse medaglie. Non gliene ho fatto la rimessa con una cambiale, perchè essendo in dubbio, che ella si contentasse di tale offerta, non ho voluto in tal caso soggiacere al sicuro discapito del cambio mercantile: là dove non seguendone l'accordo, ella è pregata a rimandarmi il suddetto ordine, acciocchè restituendolo ai Sigg. Wenzell e compagno, io sia libero del debito e del contamento del soldo, e del pagamento del cambio. Se poi ella si risolve una volta a cedermi la detta serie per la somma suddetta di 325. scudi, ha una pronta e sicura occasione di farmele avere a dirittura qui in Vienna, cioè per via del Sig. Cavaliere Conte di Savallà, che in cotesto collegio è stato fra loro allevato, e ch'è figliuolo del più distinto padrone ch'io m'abbia, e del più degno Cavaliere ch'io m'abbia mai conosciuto, e al quale nè posso mai rendere grazie equivalenti al mio dovere, nè dar lodi proporzionate al suo merito. Ora il suddetto Sig. Conte figliuolo dovrà in breve prendere il cammino per questa parte, e lunedì partirà di qui il cameriere intimo del Sig. Conte suo padre, a ciò da lui espressamente spedito. Già sarà scritto di qui, che venendo da V. P. M. Rda consegnato per me un pacchetto di esse medaglie, sia ricevuto e portato. Acciocchè poi esse medaglie non soggiacciano in questa dogana, ed in altre, come ne corre l'abuso, all'aggravio dei dacj, mi farà favore di porre sopra il pacchetto, o cassettina che sia per fare, A S. E. il Sig. Francesco Donato Ambasciatore Veneto, a Vienna: che così mi verranno del tutto franche; e già di ciò mi sono inteso con S. E. Egli è poi superfluo ch'io le raccomandi l'accomodarle in maniera, che nulla patiscano per viaggio, e che mi vengano ben condizionate. In ciò all'amor suo ne lascio tutto il pensiero. Confido poi, che questo possa essere un principio di commercio tra noi letterario sopra di questo. A lei non mancheranno occasioni di acquistarne per me dell'altre, che accrescano la mia serie anche in quelle d'oro, le quali però non sono di presente in gran numero; poichè mi conviene procedervi lentamente, e a misura delle mie forze. Ho dolore e rossore di essermi posto così tardi a sì fatta impresa: ma prima non ho potuto. I libri mi hanno assorbito il più del denaro, che in mia vita ho guadagnato; ma già avendone una raccolta numerosa di più di dieci mila volumi, parte qui, parte in Venezia, comincio a trovarmene stanco ed imbarazzato: ond'è che da qualche tempo le commissioni sono più rare, e più leggieri. Se avanti la spedizione di dette medaglie qualche buona testa gliene fosse capitata in argento, o alcuna ne avesse in oro, di cui volesse privarsene, potrà unirla alle stesse; che al significarmene il prezzo io la soddisfarò puntualmente" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 156, p. 307-309; Zeno 1785, vol. 3, lettre n° 615, p. 416-418; Tomassoni 2021a, p. 122-125; Tomassoni 2022b, p. 73-74).  
Lettre du 13 mars 1728 (de Vienne): "A piè di questa (lettera, ndr) troverà la descrizione dei quattro medaglioni d’oro ch’io tengo : dei quali però non sarò mai per privarmi per meno di 160. ungheri. Non se ne faccia maraviglia del prezzo, poichè pel solo Valente ho potuto averne 70. e gli ho ricusati, non volendone meno di cento. La servirei del catalogo dei medaglioni di bronzo, se ora mi avanzasse tempo di farlo : ma non mancherò di ubbidirla, quando abbia comodo ed ozio. Le due Legioni di Marcantonio XVIII. e XXIII. mi saran care, e prontamente le rimetterò il loro prezzo ; lo stesso farò dei due medaglioncini di Severo e di Eraclio, quando mi avvisi il lor costo. La ringrazio per quella, di cui mi scrive volermi favorire, del Barone Stosch ; e per fine le bacio la mano. I. IMP GALLIENVS AVG COS. V. Gallieni caput galeatum. VIRT GALLIENI AVG. Hercules nudus, dextrorsum stans, destra oleae ramum, sinistra clavam erectam, leoninis spoliis in laevum brachium rejectis. Pesa quattro ungheri. II. FL VAL CONSTANTIVS NOB CAES. Caput Constantii Chlori radiatum. PRINCIPI IVVENTVTIS. Constantius laureatus, habituque militari ornatus, sinistrorsum stans, d. spiculum transversum gestat, s. globum. In imo PROM. Pesa quattro ungheri. III. D N VALENS MAX. AVGVSTVS. Caput Valentis cum diademate ex lapillis & margaritis, cum paludamento ad pectus gemmata fibula revincta, dextram expansam sustollens, s. victoriam tenet, quae s. ramum gerit, d. vero laureolam porrigit Imperatori. D N VALENS VICTOR SEMPER AVG. Imperator nimbo ornatus, cum paludamento ad pectus, a fronte stans super currum a sex equis tractum, dextra expansa & elata, s. globum tenet. Hinc & inde volitant duae victoriae lauream illi porrigentes. In ima parte plures, ut videntur, monetarum acervi, & litterae R M. Pesa dieci ungheri e mezzo in circa. Sopra questo medaglione il P. Paoli ha stampata un'erudita Dissertazione. IV. ΑΛΕΞΑΝΔΡΟΥ. Victoria dextrorsum stans, d. lauream, s. sceptrum : pro pedibus, vas utrinque ansatum. Pesa cinque ungheri. Tutti i suddetti medaglioni d’oro purissimo sono d’indubitata antichità, e d’intera conservazione. In quello di Gallieno v’è un buco sopra la testa ; e questo è il solo difetto che v’abbia" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 258, p. 511-512; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 736, p. 238-239; Tomassoni 2021a, p. 150; Tomassoni 2021b; Tomassoni 2022b, p. 86).  
Lettre du 3 février 1730 M. V. (1731) (de Venise): "In risposta adunque al cortese foglio di V. P. Rma le dirò, che quando la prima volta mi comunicò mio fratello ciò che ella avea pensato, e da lui faceva propormi intorno al gran disegno del raccogliere, e dar fuori in un Corpo gli Autori tutti, cioè i buoni e approvati, i quali abbiano scritto sopra le Medaglie antiche col titolo, Thesaurus Rei Nummariae ecc. me ne sono di primo tratto spaventato, e benchè sommamente mi piacesse il progetto, disperai quasi, che si potesse trovar qui uno stampatore, che volesse, e potesse caricarsi di un sì gran peso. Ma in progresso di tempo maturando meglio la cosa, e parlandone con uno di questi libraj, che da se veramente non ha modo di abbracciare e di effettuare una tanta impresa, ma ha qualche grosso mercatante che gli dà mano ; egli pochi giorni dopo venne a trovarmi, e mi assicurò esservi persona, che gli somministrerebbe denaro per la stampa dell’opera, e per gl’intagli de i rami : onde mi pregò, che dovessi scrivere francamente a chi primo me ne aveva suggerito il progetto. Veniamo senz’altri preludj alle strette. Prima di tutto vorrebbe lo stampatore dar fuori un manifesto, in cui si dasse conto dell’idea dell’Opera, nell’ordine da tenervisi, e degli Autori e Libri che vi saranno compresi. Tocca a lei di stenderlo, poichè io adesso non ho nè tempo nè testa da farlo. Le dico solo, che mi piacerebbe di cominciare dagli Autori, i quali hanno insegnato il modo di far questo studio Numismatico, e di distinguere le buone dalle false medaglie, come il Patin, il P. Joubert, e qualche altro. Negli autori poi, che hanno espressamente trattato di esse medaglie, comincierei dai primi, e procederei riguardo ad essi, ed agli altri con l’ordine cronologico : in che ci può fare strada la Biblioteca Nummaria del P. Banduri, tanto per le Opere, quanto per le Dissertazioni. Darei fuori i libri nella lingua in cui sono stati scritti da i proprj Autori, sia in Latino, sia in Italiano, o in Francese. Mi piace per risparmio di spesa non replicare le tavole, e non porvi che una testa sola incisa coll’avvertenza di non ommettere alcun de’ rovescj, nè delle inscrizioni. Ma bisogna intendersi più chiaramente. Posta per esempio la testa di un’Imperatore nel primo tomo, e diciamo anche nel primo Autore, come nel Vico, o nell’Erizzo ; non si dovrà ella più incidere nelle tavole delli tomi, e degli Autori che seguiranno ? Non so se questo sarebbe comodo e a piacer di tutti. Attendo dunque a suo dell’agio sopra ogni cosa il suo savio parere, al quale rassegnerò sempre il mio" (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 761, p. 290-291; Tomassoni 2021a, p. 28-29; Tomassoni 2022b, p. 21-22).  
Lettre du 24 février 1730 M. V. (1731) (de Venise): "Mi riserbo a rispondere a una gran parte della lettera di V. P. Rma nel venturo ordinario, dappoichè avrò avuto tempo di parlare col possessore del medaglioncino di Ottone, e col librajo che dovrà stampare il Tesoro Numismatico, a fine di comunicargli quanto ella mi scrive per l'ordine da tenersi nella impressione della grand'Opera; e allora con quel di lui le avanzerò con franchezza e sincerità il mio parere. Le rendo ora divote grazie del Catalogo de' Medaglioni che mi ha rimesso. Jeri poi mi sono abboccato con S. E. Proccur. Marcello, al quale ho rappresentato il desiderio che avrebbe l'Eminentissimo Sig. Cardinale Alessandro Albani, di vedere e considerare egli medesimo i medaglioni, per poi risolversi a fare acquisto di quelli che più gli piacessero. Eccole in poche parole la risposta del Sig. Proccuratore. Egli non avrà la minima difficoltà di spedirli tutti in una volta, a fine di affrettare la conclusione dell'affare. Li raccomanderà costì a persona di sua conoscenza, presso cui dal Sig. Cardinale si potranno visitare una o più volte a tutto suo piacimento : ma non vorrebbe che egli vi andasse con molte persone ad un tratto, ma solamente col P. Baldini, di cui si fida interamente, e al più al più con un'altro solo antiquario. Se Sua Eminenza non si vorrà risolvere a prenderli tutti, accondescenderà il padrone di essi a dargliene una porzione purchè gli scelti non sieno meno di 50. poichè per pochi non vorrebbe in verun modo privarsene, e pregiudicare alla serie che ne tiene" ; "Le raccomando di nuovo di proccurarmi per qualunque via una copia del libro del Sig. Ficoroni ultimamente stampato, di cui già le scrissi. Spero di accrescere la mia serie in oro di 12. assai belle medaglie e lo saprà quando mi riesca (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 762, p. 294-295).  +
Lettre du 3 mars 1731 (de Venise): “Con difficoltà mi è riuscito di trar di mano dal possessore il medaglioncino di Ottone in argento, e di fidarmelo con la permissione d'inviarlo costì a V. P. Rma per la via della Posta, dove oggi l'ho fatto consegnare chiuso in una scatolina ben condizionata e sigillata al di fuori, e segnata del riverito suo nome. Son certo, che non sarà trovato diverso da quello che gliel'ho rappresentato, e che il compratore ne rimarrà anche per li 30. zecchini pienamente contento. Chi me lo ha affidato, attendea risposta o 'l danaro, o 'l medesimo medaglioncino" ; "L’inventario dei libri è prima di tutto necessario, ben distribuito e disposto : al che ne potrà essere di ottima guida la Bibliotheca Nummaria del P. Banduri ristampata in Germania con le correzioni e giunte del diligente Giannalberto Fabricio, alle quali però v’è qualche cosa da poter aggiugnere” ; "Intorno ai medaglioni del Museo Marcello non ho che aggiugnerle, avendogliene scritto a sufficienza nell'ordinario passato (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 763, p. 297; Tomassoni 2021a, p. 56; Tomassoni 2022b, p. 36).  +
Lettre du 17 mars 1731 (de Venise): “Spiacemi di non tenere che una sola copia della dissertazione del P. Paoli, per poterne servire il Sig. Card. Alessandro, da me singolarmente riverito. Questa sta legata in un volume con altre Dissertazione Numismatiche ; delle quali ne ho raccolte moltissime, e fattone oltre a XVI. volumi, che per me vagliono un tesoro, essendo difficilissimo l'unirne tante sopra questa materia : e pur me ne mancano parecchie vanamente da me ricercate sin ora” (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 764, p. 299).  +
Lettre du 24 mars 1731 (de Venise): “Dal Sig. Proccurator Marcello, che ancora è in Villa, m'è venuta risposta, diversa in tutto da quello ch'io m'aspettava. Egli si è pentito della risoluzione che aveva presa. Non ha coraggio di spedire a Roma i suoi medaglioni, non tanto per diffidenza di alterazione, quanto per incertezza di vendita. Ritorna alla prima proposizione, che di costì venga persona perita a visitarli, e si contenterà, che se ne faccia la scelta a piacimento, quando non si vogliano tutti. Sicchè io veggo l'affare arenato, quando lo sperava, se non concluso, almeno ben avanzato. Tanto con mio dispiacere avanzo a V. P. Rma, la quale è da me pregata di parlarne per me al Sig. Cardinale Albani, facendogli a mio nome divotissima riverenza" ; "Un'amico mio mi ha comunicato il Catalogo delle XIV. medaglie d'oro, che qui annesso le invio. Sono conservatissime, e ruspe ; e credo che sien del numero di quelle, parecchi anni sono, trovate nel Modanese. Pesano più di 30. Zecchini. Egli desidererebbe di saperne il giusto valore, poichè vorrebbe esitarle. Mi sarà caro aver da lei una tale informazione. Il librajo è molto contento, che ci siamo convenuti intorno all’ordine da tenersi alla stampa del Thesaurus Numism. Mi fa premura, perchè si venga alle strette : cioè a dire, che si stenda la formula del Manifesto da comunicare ai letterati. (…) Col Manifesto credo che sarà bene il dar fuori il piano tutto dell’Opera, e la lista degli autori che dovranno avervi luogo. Si limiterà la grossezza d’ogni tomo a 160. o 180. fogli per ciascuno, computandovi le tavole in rame, ognuna delle quali suol valutarsi dagli stampatori a ragione di un foglio e mezzo. Il prezzo di ogni tomo sarà di ….. per gli associati, in carta grande, bianca, e della migliore consistenza : vantaggio che non si farà ai non associati, chiuso che sia il numero di 300. Il pagamento del primo tomo si farà anticipatamente, così quello del secondo, terzo, ec. giusta l’uso. Se allo stampatore saranno comunicate opere inedite, dissertazioni ec. sopra la materia numismatica, e queste sieno degne della pubblica luce, non si risparmierà spesa, acciocchè gli autori se ne trovino ben serviti. L’opere Latine, Italiane, e Francesi saranno impresse nella lingua in cui furono scritte : le Spagnuole, le Inglesi, o s’altra ve ne sia in lingua meno usata universalmente in Europa, saranno da persone abili traslatate nella latina. Finisco col dirle, che a mio giudicio a tutta l’opera sarà bene premettere la Bibliotheca Nummaria del P. Banduri, accresciuta dal Fabbricio, della quale la provvederò in occasione del mio ritorno a Vienna, e illustrata con nuove e sue, e mie osservazioni” (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 766, p. 302; Tomassoni 2021a, p. 29, 55; Tomassoni 2022b, p. 22, 35).  
Lettre du 7 avril 1731 (de Venise): “Il mio male continua, e i nuovi freddi e intempestivi l’hanno aggravato. Non mi porrò in viaggio per Germania, se non mi senta pienamente rimesso. Niuna cosa in questa vita mi dee essere più a cuore, che la propria conservazione per servir Dio, e vivere e morire per lui. Per altro la mia partenza non seguirà che a i primi di Giugno, stagione ottima per chi viaggia, e da cui spera beneficio la mia salute. Se intanto si potrà mettere in ordine il disegno intero della Grand'opera, e stabilire ogni cosa per la edizione, lascerò qui in maniera disposti gli ordini, che non vi sarà molto bisogno di mia assistenza. Il metodo, con cui pensa V. P. Rma che ella sia distribuita mi piace : ma è necessario fare il Catalogo degli Autori e dell'Opere. Si serva del Banduri, benchè non abbia le giunte del Fabricio, che sono poche, e di non molto momento. Io potrò poi aggiugnerne opportunamente a suo luogo. Col Catalogo mi faccia anche avere il Manifesto, che però non si darà fuori, se prima non è stabilita e ben ordinata ogni cosa anche col suo savio parere. La ringrazio della notizia del prezzo delle 14. medaglie d'oro. Il padrone ne dimanda quasi il doppio, ma non troverà compratori. Io gli esibii tempo fa 60. scudi per l'appunto, o sia 30. zecchini, ma egli ne ha ricusato il partito. I giorni passati ebbi la buona sorte di fare acquisto di 200. in circa medaglie greche, parte d’argento, e parte di bronzo, spettanti a i Re e Popoli della Grecia e dell’Asia ; e l’ebbi a prezzo da contentarmene. Vi è qui per altro somma carestia di tal merce, ma ve ne ha maggiore di chi la cerchi e la compri. Quanto alle tre medaglie propostele per me da codesto Antiquario, le prenderei volentieri, quando gli fosse contento di rilasciarmele per 14. scudi, o sia per 7. zecchini. In caso che accetti l'offerta, e facciane la spedizione, il danaro sarà pronto (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 767, p. 303-304; Tomassoni 2021a, p. 157; Tomassoni 2022b, p. 89).  
Lettre du 21 avril 1731 (de Venise): “Circa le tre medaglie di codesto antiquario, io già le scrissi, che non mi sentiva disposto a spendere per esse più di sette zecchini ; e poichè egli mi esibisce anche il medaglione di Etruscilla col rovescio Pudicitia, prenderò anche questo, purchè si contenti di dieci zecchini, che per esso e per le tre prime gli offerisco. In caso che tal prezzo lo soddisfaccia, me le faccia tener qui, ed io tostochè le abbia vedute, e le trovi antiche e ben conservate, sborserò il danaro in mano della persona alla quale ne avrò la commissione. Qui in questo genere non si vede cosa che vaglia. Il paese già sì dovizioso n'è affatto povero. Lo stesso mi scrivono da Vienna. Il Caro da lei acquistato è medaglia rara a riguardo del rovescio, non riportato nemmeno dal P. Banduri” (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 768, p. 305-306).  +
Lettre du 26 mai 1731 (de Venise): “Ho ricevuto il catalogo degli autori da mettersi nella raccolta ; ma presentemente non ho nè ozio, nè mente da esaminarlo. Nella lettura però, che ne ho fatto, mi è piaciuta la disposizione, e la scelta. Nessuno de’ principali e de’ più stimati vi è stato omesso. A questi si potrà aggiugnere il Liebe, che ultimamente ha stampato un bel volume in foglio del Museo del Duca di Saxen-Gotha, intitolato Gotha Nummaria, dove si producono molte singolari medaglie corredate di buone annotazioni. La nuova Bibliotheca Nummaria uscita dopo quella del Banduri accresciuta dal Fabricio non so cosa sia. In Vienna mi sarà facile di averne più precisa notizia. Il Manifesto che V. P. Rma ha disteso latino-italiano per l’associazione, mi piace estremamente. Non ho che aggiugnervi, nè che levarne” ; "Mi rincresce, che sia andato in Francia il bel Museo Sabbatini. A poco a poco l'Italia va perdendo il meglio che in questo genere aveva : ma non è da stupirsene, poichè vi va mancando il danaro, il gusto, e lo studio. Buon pro a chi ha comprate le tre consapute medaglie. Per le altre due che rimangono, non impiegherei un bolognino, essendo le più ordinarie, e gli altrui avanzi. Nel tempo che starò in Germania, la prego di andarmi provvedendo di tutte le medaglie in rame o in argento, che si andranno coniando costì dal regnante Pontefice : alle quali, come per loro rovescio, la prego di aggiugnere quelle che per l'addietro sono state battute al Card. Coscia, delle quali ne ho veduta alcuna appresso di S. E. il Sig. Conte di Collalto. Al mio ritorno la soddisferò d'ogni spesa. Riverisca divotamente a mio nome il Sig. Marchese Capponi, che in oggi ha pochi pari in Italia : di che fanno fede il suo Museo, e la sua Biblioteca" (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 769, p. 307-308; Tomassoni 2021a, p. 29-30; Tomassoni 2022b, p. 22).  +
Lettre du 14 juillet 1731 (de Vienne): “Tre settimane avanti la mia partenza dalla patria diedi risposta alla lettera di V. P. Rma, con la quale mi aveva trasmesso il manifesto, e ‘l catalogo per l’impressione del Tesoro Numismatico. Non so come quella siasi smarrita, essendo stata da me consegnata alla posta. In essa io le scriveva fra l’altre cose quanto mi fosse piaciuto il manifesto da lei disteso sì saviamente, e quanto giudicioso avessi trovato il catalogo, al quale però credeva che vi fosse da levare e da aggiugnere qualche cosa : il che andrò meglio maturando col beneficio della intera salute, e del pieno riposo in cui qui mi ritrovo” ; "Dacchè mi ritrovo qui, non ho acquistata pure una medaglia. Vi sono molti dilettanti : ognuno d'essi tiene i suoi emissarj : e in questo conto io sono come straniero. L’ultima medaglia che comperassi a Venezia pochi giorni avanti la mia partenza, fu una bellissima Matidia in argento con Virtus Aug. figura di Donna stante e sacrificante dinanzi un’ara. Per cammino ritrovai presso un oste una medaglia d’oro con la testa, non ancora pubblicata, di Costanzo terzo, cioè del marito di Placidia, e Padre di Placidio Valentiniano” (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 772, p. 314-316; Tomassoni 2021a, p. 30, 157; Tomassoni 2022b, p. 22-23, 89).  +
Lettre du 12 janvier 1731 M. V. (1732) (de Venise): “Quì si è perduto quasi affatto il gusto delle medaglie, che prima tanto vi era in credito e in fiore : pare anzi, che col gusto, se ne siano andate anch'elle, poichè da molto tempo non ne veggio pur una, la quale meriti che se le dia con attenzione un'occhiata. Il Sig. Marcantonio Diedo, che ultimamente è tornato dall'armata, dove era Provveditore, ne ha portata da quelle parti un'incredibile quantità, particolarmente di Greche, in maniera che in due giorni, ne' quali m'ha dato il piacere di mostrarmele, ne sono partito stordito ; e pure non ne ho veduta la decima parte. Spero che mi favorirà di lasciarmi vedere anche l'altre, e principalmente quelle di argento, delle quali mi disse di averne molte migliaja. Oltre alle medaglie tiene ancora quel Cavaliere molte statue greche, inscrizioni, bassirilievi, urne, e cent'altre rarità, le quali disposte in buon ordine formar possono un ricco museo. Mi sarà caro di avere sotto l'occhio con tutta sua comodità il catalogo del Museo Mancini. Nella mia serie tengo i Consolati di Probo, de’ quali fa tanto conto il Banduri : ma questo buon Monaco per aver veduto poco, e non essere uscito di Francia, stima rarissime molte medaglie, che sono dozzinali e comuni" (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 776, p. 323; Tomassoni 2021a, p. 56; Tomassoni 2022b, p. 36).  +
Lettre du 26 février 1731 M. V. (1732) (de Venise): "Non ho ancora vedute le medaglie d'argento del Museo Diedo, ma solo le greche di bronzo. I divertimenti della stagione tengono occupato quel Cavaliere in tutto altro che in cose antiche. In Quaresima proccurerò di vedere il rimanente. Delle cose duplicate starò in osservazione anche per V. P. Rma : ma con sì fatti signori egli è assai difficile venire a conclusione o di compera, o di cambio" ; "Mi sono state esibite cento medaglie incirca Pontificie in argento a buonissimo patto, e può essere che ne faccia acquisto, nel qual caso la pregherò di quanto mi occorre per quelle del regnante Pontefice. Il Ficoroni ha vendute a questo Abate Arrigoni alcune medaglie di argento spettanti ai Re della Siria, e ad altri dell’Asia ; e credo che gliele spedirà quanto prima. Di alcune di queste avrei molto volentieri accresciuta la mia piccola serie. Farò ogni sforzo per averle dal nuovo compratore, che in altro tempo me ne ha vendute parecchie a prezzo assai ragionevole" (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 779, p. 328-329; Ravara Montebelli 2011, p. 331, note 13).  +
Lettre du 27 décembre 1732 (de Venise): “Mi rallegro con lei del bell’acquisto che ha fatto di medaglie d’argento a prezzo non indiscreto. In queste parti se n’è perduta la vena, che prima era così copiosa. Niente di buono mi capita, o mi capita a sì caro prezzo, che mi spaventa. Pure ultimamente ho acquistate per 5. zecchini due belle medaglie d’argento : l’una è colla testa di Augusto, e col rovescio Appollini Actio C. Antistius Varus ec. l’altra ha da una parte le due teste di Agrippina, e di Nerone che si riguardano, e dall’altra la corona Ex S. C. A queste due, ma per molto più, ho aggiunto un bellissimo e rarissimo medaglione di argento con la testa di Jotape Regina di Commagene, e moglie e sorella di Antioco III. Re di quella provincia, e col rovescio dello scorpione in una corona di alloro. Io la stimo pregiabilissima sì per non essere stata riportata ancora in argento dagli antiquarj, ma solo in metallo ; sì perché vi sta impresso ΦΙΛΑΔΕΛΦΟΥ, non ΦΙΛΑΔΕΛΦΟΣ, come altri hanno letto : il che fa per la storia una buona scoperta, provandone essere stata quella regina non solo sorella, ma moglie ancora del suddetto Antioco. Da lei ho la prima notizia dell'Opera di Mr. di Sorbek. Se in questa egli ne darà la serie delle medaglie Imperatorie da Giulio Cesare fino a Trajano Decio, da cui il Banduri incomincia la sua, farà un gran piacere al pubblico, e massimamente a i curiosi. Quando esca, a me bisognerà provvedermene, e metterla appresso gli altri libri Numismatici, de' quali ho una copiosa raccolta, talchè niuno de' principali, almeno per quanto so, me ne manca” (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 794, p. 353-354; Tomassoni 2021a, p. 164; Tomassoni 2022b, p. 93).  +
Lettre du 11 juillet 1733 (de Venise): “Veramente ella si è lasciata fuggir di mano un tesoretto. La medaglietta con la testa di Alessandro, e l'Asina coll'Asinello lattante ec. è di una rarità stupenda, e degna della grande stima che ne facea il celebre Sabbatini : ma 30. scudi oggi non è sì facile ritrovar chi gli spenda ; ed io pure non so quel che avrei fatto in simile incontro. L’altr’jeri per assai meno ho fatto acquisto di due belle e ben conservate medaglie in argento : l’una è quella di Bruto col rovescio del pileo e di due pugnali : e l’altra, quasi medaglioncino, ha la testa del Re Totila con corona radiata, e lunga e folta barba, e ‘l rovescio di una corona di alloro con entro queste lettere TOTILE--Non so che questa sia stata mai divulgata” ; “Mi rallegro col Sig. Palazzi del posto che ha ottenuto, e insieme col Sig. Marchese Capponi, che ha in lui protetta una persona di merito” (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 4, Lett. 800, p. 362-363; Tomassoni 2021a, p. 85, note 269 and p.167; Tomassoni 2022b, p. 132, note 268 and p. 95).  +
Lettre du 1er août 1733 (de Venise): “Per quanto abbia considerate, ed esaminate più volte le due medaglie di Bruto, e di Totila, non ho saputo ritrovare in essa cosa veruna che me le metta in sospetto di conj moderni ; e se queste mi fallano, temo di quante altre ne tengo” (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 802, p. 367; Tomassoni 2021a, p. 168; Tomassoni 2022b, p. 95).  +
Lettre du 5 décembre 1733 (de Venise): “[...] Al mio ritorno in Venezia (lo Zeno era stato in villeggiatura a Padova, ndr) ho avuta la buona sorte di far l’acquisto di cento e più medaglie di bronzo, la maggior parte greche, e battute nelle colonie della Siria: fra le quali ve n’ha alcuna rarissima e quasi dirò singolare, come due di Tripoli con la testa di Diadumeniano, una di Massimo, una di Giulia Mesa, e così altre di Tiro, di Sidone, di Samaria, ec. Io ne sono contentissimo, molto più per riguardo del prezzo, ch’è stato assai discreto ed onesto [...] (Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 812, p. 388; Tomassoni 2021a, p. 168; Tomassoni 2022b, p. 95).  +
Lettre du 13 février 1733 M. V. (1734) (de Vienne): “Sono impaziente di ritenere e di godere le belle medaglie Pontifizie che mi ha proccurate" ; "Tenga pure appresso di se il residuo del danaro che tiene di mia ragione, e se le capita in questo mentre qualche medaglia d'oro, me ne faccia l'acquisto. A proposito di medaglie d'oro, pochi giorni sono ho accresciuta la serie che ne tengo, di 25. bellissime per la maggior parte, e assai rare, fra le quali un Pertinace con Opi Divinae, e un'altro con Aequitas ; un Didio Giuliano con Rector Orbis ; un Caracalla con Severo e Giulia ; un Geta con Caracalla ; un Commodo con Felicitas Augusti ; un Druso fratel di Germanico con li due scudi ; e così altre : anzi può essere che ne faccia un nuovo accrescimento con la compra di parecchie, che pur mi mancano. Le donne son quelle che più mi fan sospirare : parlo di donne in medaglia : poichè per quelle in carne ed ossa, è passato il tempo. Mi era stato scritto da Napoli per tre medaglie d'oro singolari, Bruto, Pompeo, e Lepido. Ne aveva accordato il prezzo richiestomene : ma poscia non ne intesi altro, e la mia speranza di averle è svanita" ; "Ma come è andata la cosa per quelle medaglie greche e de’ Siromacedoni, e per que’ Sicli Ebraici, ch’ella doveva andare a vedere? Nel leggere quanto ella me ne accenna, mi son sentito salir la scialiva alla bocca. Di sì fatte cose io son ghiotto ed ingordo. Il passato mese ho fatto un nuovo acquisto di più di 150. medaglie di bronzo, parte greche, e parte in Colonie ; e fra esse sono mirabili due di Diadumeniano di prima grandezza ; l'una battuta in Tripoli con l'epoca di quel luogo ; e l'altra in Colonia Berito, non ancora pubblicate ; e sono d'una singolare conservazione. Tutte sono venute d'Alessandria, e dalla Siria, donde pure ne attendo dell'altre. Di quelle d'argento v'è quì una somma carestia. Son più di quattro mesi che non me ne capita pur una. Ho cercate appresso i nostri libraj le Famiglie del Vaillant, ma non c'è chi le abbia. L'Hertz ne ha venduto un esemplare per 45. ducati, i quali montano a quasi 24. scudi di cotesta moneta. Son più di 20. anni ch'io le ho prese per assai meno, non essendomi costate più che 14. ducati” (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 822, p. 417-419; Tomassoni 2021a, p. 45, 171; Tomassoni 2022b, p. 30, 97).  
Lettre du 5 mars 1734 (de Venise): “[...] Jeri ho acquistato un Elagabalo per accrescimento della medesima serie (Zeno is writing about gold coins), col rovescio di Roma sedente [...] (Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 827, p. 444; Tomassoni 2022b, p. 97).  +
Lettre du 24 avril 1734 (de Venise): “Circa il quinario d’oro di Romolo Augustolo, che ha ‘l Sig. Palazzi, ella non me ne ha fatto motto che ora, e lo prenderò volentieri, quando lo abbia a prezzo ragionevole e onesto, non essendo io solito pagar molto simili medaglie del basso Impero, massimamente quando sono sì picciole” (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 836, p. 473; Tomassoni 2021a, p. 85-86, note 269; Tomassoni 2022b, p. 132, note 268).  +
Lettre du 24 août 1734 (de Venise): "Ho avuto occasione di spedire alcuni libricciuoli a Mons. Fontanini. Mi sono servito della medesima per far tenere a V. P. Rma quello che porta il titolo Utilitas rei nummariae veteris, stampato in Vienna col nome del P. Lodovico Debiel, ma che può dirsi opera del P. Carlo Granelli, Milanese, della Compagnia di Gesù, Confessore della vedova Imperatrice Amalia ; nel ricco Museo della quale si conservano le LI. medaglie battute nelle colonie Romane, e non mentovate dal Vaillant, che fanno il soggetto principale dell’Opera. Ella è distesa con molta saviezza, e fa conoscere quanto vaglia l’autore in simile materie. Si compiacerà V. P. Rma di gradire sì poca cosa in testimonianza de' miei molti doveri. Il medesimo P. Granelli ha pubblicato senza apporvi il suo nome, ma quello del P. Erasmo Froelich, un altro libro di alquanto maggior mole, col seguente titolo : Appendicula ad numos Augustorum & Caesarum, ab urbibus graece loquentibus cusos, quos Cl. Vaillantius collegerat, concinnata, e cimelio Vindobonensi cujusdam e S. J. Vienna 1734. 8. Vi si dà l’intaglio, e la spiegazione di più di CCLX. medaglie greche non riportate dal Vaillant. Anche per due esemplari di questo ho già scritto a Vienna, e capitandomi, uno di essi sarà per lei, che saprà rendermi buon testimonio se giustamente queste Operette io commendi. L’autore è mio buon amico, e pochi galantuomini a lui simili ho praticati in Germania. Se tutti i posseditori di musei seguissero il di lui esempio, potrebbesi comodamente ampliar di molto la conoscenza delle cose numismatiche. Rispondendo ora alla sua lettera dei 31. del passato, le rendo nuove grazie delle diligenze da lei praticate per proccurarmi da cotesto Sig. Marchese Capponi le desiderate notizie intorno Muzio di Capodistria. Quanto a Monsig. Fontanini, egli non meno di gentilezza, che di erudizione fornito, me ne ha somministrate di bellissime, ed in gran copia. A lei non mancano frequenti incontri di far costì nuovi acquisti di rare e pregevolissime medaglie : ma ciò dir io non posso che in queste parti a me avvenga, dove se n’è secca la semente, e perduta la miniera, che n’era pochi anni sono abbondante, il che me ne ha fatto quasi perder il gusto, talchè in un mese apro appena i miei armadj una volta per visitarle. Il Caligola d’argento, greco con la statua d’Augusto fra 7. stelle è bellissima medaglia, e sta anche nella mia stanza ; siccome pure io ci tengo i due libri dell’Lastanosa, e del Cameli, da me ritrovati con non poca difficoltà, e il primo massimamente" (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 848, p. 43-45; Tomassoni 2021a, p. 64-65, 172; Tomassoni 2022b, p. 39-40, 97; Callataÿ 2022, p. 484, note 21).  
Lettre du 28 aoùt 1734 (de Venise): "Non so capire per qual cagione certi libri sciocchi e da nulla, come sono i due de' quali V. P. Rma mi fa menzione, sieno tanto ricevuti e sì caramente comprati, o se ne faccia mostra e pompa nelle librerie anche più scelte, quasi che essi ne fossero il principale ornamento e 'l più pregevole tesoro. Di questo numero in particolare egli è 'l libro del Lastanosa, da cui niun diletto, nè utile, a giudicio mio può ricavarsi : e pure mi è forza il dirle, che nel tempo ch’io n’era senza, moltissimi forestieri intendenti, tanto quì, quanto in Vienna, venendo a vedere la bella e piena raccolta che ho fatta di Medaglieti, e Antiquarj, ove certamente nessun de’ migliori se ne desidera, mi chiedevano con ansietà se avessi quello dell’inetto spagnuolo ; e sentendo che no, mi facevano certi atteggiamenti di maraviglia, o disprezzo, che pareva che mi mancasse il più necessario, e 'l migliore, e che tutti gli altri fossero una paglia a paragone di quello" (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 849, p. 47; Tomassoni 2021a, p. 64; Tomassoni 2022b, p. 39).  +
Lettre du 31 décembre 1734 (de Venise): "Mi è stato prestato i giorni passati un libro ultimamente stampato in Lione in 4. col titolo : Alexandri Xaverii Panelii e S. J. Presbyteri de Cistophoris. L’ho letto con molto piacere, essendo ripieno di molta e non volgare erudizione : ma vuol tirar gran parte delle medaglie antiche al suo particolare sistema, cioè che tutte de Deità de’ gentili sieno una sola, e questa sia Bacco ; e di più che tutte le medaglie serpentifere alludano alle feste di Bacco, e a i guochi Sabazj. Promette in fine del libro un’Opera numismatica di maggiore impegno, nella quale, dic’egli numismata quaecumque vetera Graeca, Aegyptiaca, Latina cujuslibet moduli, ac metalli, Regum, Virorum illustrium, Populorum ac Urbium, Gentium seu Familiarum Romanorum, & Imperatorum, Caesarum, &c. accurate & singularim descripta, noctis ad historiam, chronologiam, geographiam, &c. spectantibus illustrata, sub proprio possessoris nomine appellata, reperire erit. Invita tutti gli amatori dell’antichità, e possessori di musei a comunicargliene gl'indici, e i disegni in particolare delle medaglie inedite, o almeno la descrizione esattamente circostanziata. Conviemmi far la restituzione del libro : ma se ne potrò aver due esemplari, ne prenderò uno anche per lei ; e se a lei sortisse di averne avanti di me, abbia la bontà di provvedermene. I giorni passati ho fatto acquisto di 30. medaglioni greci d’argento, quasi tutti di popoli, e fra questi c’erano quello de Aminta il vecchio, e di Archelao, l’uno e l’altro Re di Macedonia, benissimo conservati. C’era altresì un cistoforo con Marcantonio e Cleopatra, ovvero secondo altri Ottavia, con Bacco su la testa nel rovescio. Ci ho pur ritrovato in medaglia dello stesso metallo un Caligola con gli strumenti pontificali, non riferita dal Vaillant nè dall’Arduino : non so se da altri, perchè non ho avuto tempo di farne il confronto ; e parecchie ancora di Giulio Cesare, e di Augusto, assai belle, che mancavano nella mia serie" (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 857, p. 66-68; Tomassoni 2021a, p. 172; Tomassoni 2022b, p. 97).  
Lettre du 12 février 1734 M. V. (1735) (de Venise): "Per la dissertazione de Cistophoris ho fatto scrivere a Lione ; e se me ne verranno due copie, una sarà per lei" (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 866, p. 84).  +
Lettre du 12 mars 1735 (de Venise): "Mi è stato caro l’intendere il suo giudicio sopra la suddetta Dissertazione (nb : de Cistophoribus de Panel), intorno la quale sì vantaggiosamente io le scrissi. Rarissima è certamente la medaglietta d’argento di Vespasiano greco, da lei acquistata, col rovescio del monte Argeo e di Apollo stante su la cima di esso, e con la leggenda ETOYC IEPOY, la quale non mi sovviene di avere in alcun libro osservata. Bellissimo altresì stimo il Vitellio al rovescio L. VITELLIUS CENSOR II. Io pure ne tengo altro simile, ch’io qui le farò vedere, acciocchè me ne dica il suo sentimento. Il pezzo è antico, ma a rimetterlo parmi che siavisi adoperato più del conveniente il bulino" (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 870, p. 94-95).  +
Lettre du 17 juin 1735 (de Padoue): "Il nostro P. Santinelli mi ha detto aver lei comperate molte belle medaglie in Milano : ma nella sua lettera ella non me fa parola. Intenderò volentieri i suoi belli e preziosi acquisti. Quanto a me, non ho accresciuta la mia serie d’argento, che dei due medaglioncini da lei veduti in casa Cappello, cioè di quello di Poppea, e del Cistoforo sotto il proconsolo Lentulo. Il N. U. Cappello m‘ha dimandato più volte di lei ; ma da esso non ho potuto mai avere la nota delle medaglie consapute ; nè quella del loro prezzo. A quanto mi disse, temo che abbia dei catarri salsi" (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 881, p. 129; Tomassoni 2021a, p. 174; Tomassoni 2022b, p. 98).  +
Lettre du 23 juillet 1735 (de Venise): "Ho parlato i giorni passati con S. E. Cappello intorno alle consapute medaglie, e l’ho esortato a rimettersi alla convenienza e all’onesto, da cui ella non sarebbe mai per ritirarsi. Ella conosce il carattere di quel Signore, il quale in oltre è stato maggiormente intestato da un Francese, che i dì passati fu a visitare il suo studio, e gli diede ad intendere, che quelle medaglie erano rarissime, e che valevano in Francia molto più di quello che ne aveva dimandato a lei. A chi non vuol comperare, costa poco l’alzare a dismisura il prezzo delle cose, pensando con ciò di farsene merito appresso il possessore. Con tutto ciò io son di parere, che egli finalmente si renderà al di lei volere, essendo desideroso di far danaro, e forse anche avendone bisogno" (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 885, p. 136).  +
Lettre du 5 août 1735 (de Venise): "Egli è qualche tempo che non ho l’incontro di riverire l’Eccmo Cappello, il quale all’onesta esibizione fattagli da lei per le consapute medaglie, doverebbe piegar l’animo, ed accettarla. Trentacinque Zecchini non sono sì picciola summa da dover rifiutare. Le medaglie oggidì, e più in Venezia che in Roma, sono una mercantazia quasi del tutto fallita, non essendoci chi ne faccia gran caso, perchè non vi è chi ne abbia la vera intelligenza e 'l buon gusto. Mi rallegro dei preziosi acquisti, che ha fatti per accrescimento della sua bella serie in argento, sì del Gordiano Africano il figliuolo, sì del Tiberio Claudio, e molto più ancora dell’altra veramente singolare da lei descrittami col tempio di Diana Efesia, di cui molto caro mi sarà aver sotto l’occhio il disegno, quando ella risolvasi a pubblicarlo. Quel monogramma AR, oltre alle due savie spiegazioni che ella ne dà, potrebbe essere iniziale o della Città in cui la medaglia fu battuta, o anche del nome greco di Diana, quando non paresse strano il vederlo dinotato con lettere puramente latine. Al N. U. Riva sono stati donati alquanti medaglioni greci d’argento venuti da Costantinopoli, fra’ quali otto bellissimi con la testa di diversi Re della Siria, alcuno de’ quali non si è per anche veduto. Ma nel mentre ch’io parlo con piacere degli acquisti fatti da lei, e da altri, mi permetta, ch’io la chiami a parte a compiagnermi per la perdita non così leggiera, che in questo genere ho fatta. Nel tempo della mia lontananza da Venezia, o poco prima mi sono state involate undici medaglie d’oro, tolte fuori dalla serie che qui ne ha veduta. Tra queste quattro Consolari, cioè la Hirtia, la Livineja, la Servilia, e la Vibia : le altre tutte Imperatorie. Quella che più mi rincresce, si è quella di Treboniano Gallo, e sopra essa porrei quella d’Irene, se per buona sorte non l’avessi avuta duplicata. Questa disgrazia mi ha messo in mal umore con le medaglie, massimamente d’oro, e molto volentieri me ne priverei di tutte ad un tratto, se fosse possibile : quando no, anche partitamente. Ho fatte mutar le chiavi, sì della stanza, che dello scrigno : ma se esco di Venezia, temo d’una seconda e più grave perdita ; e questo dubbio, che non è senza il suo fondamento, m’ha fatto prendere la suddetta risoluzione. Se le capita opportuna occasione per favorirmi ed assistermi, mi liberi da questo sospetto e travaglio" (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 886, p. 138-139; Tomassoni 2021a, p. 175; Tomassoni 2022b, p. 99).  
Lettre du 27 août 1735 (de Venise): p. 144: "Un'incomoda e tormentosa flussione non mi ha permesso di stendere il catalogo delle mie medaglie d'oro richiestomi da V. P. Rma, per proccurarmene l'esito. Sto fermo per altro nella risoluzione presa di privarmene, a motivo di quanto le scrissi nella mia precedente. In altro tempo mi avrebbono desto l'appetito le due belle medaglie d'oro, che ella mi accenna esser costì poste in vendita ; cioè la Sabina, testa da aggiugnersi alla mia serie, e 'l Trajano col Regna Adsignata, che è medaglia assai rara, ma molto più che in oro, in argento; non essendomi mai abbattuto a vederne altra che una in Vienna nel Museo del P. Granelli, di assai buona conservazione. Desidererei con tutto ciò di sapere quanto il padrone di dette due medaglie ne dimandi per esse, se pure a quest'ora non ha trovato il curioso compratore. Dentro la ventura settimana vedrò di compilare il catalogo, e di spedirglielo" ; p. 145: "Questa mattina è stato a trovarmi il P. Santinelli, e mi ha letto il paragrafo di una lettera di lei intorno alle medaglie dell'Eccellentissimo Cappello. Io gli dissi, che null'altro sapeva dirgli sopra di questo, se non che questo Cavaliere non ne voleva assolutamente meno di 40. zecchini, e che non voleva fidarle al corriero, senza averne prima il denaro. [...] I giorni passati da un forestiere di Levante, ma poco intendente, io gli feci esibire per 14. medaglie d'argento tirate fuori dalla sua serie cento zecchini; ma egli stette fermo nella sua prima dimanda, che è stata di cento doppie. Il forestiere è partito per Germania, e 'l trattato è sfumato del tutto. Le medaglie per altro erano delle più rare, gran parte delle quali mi mancano, e in altro tempo non avrei avuta difficoltà di spendervi sì grossa somma; ma ora i tempi son troppo calamitosi, talchè bisogna misurarsi con la necessità, e non con l'appetito" (Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 889, p. 144-145).  +
Lettre du 19 novembre 1735 (de Venise): "[...] Non le trasmetto il catalogo delle mie medaglie d'oro, perché da Vienna oggi ricevo lettera, la quale mi dà speranza di vendere tutto il mio studio ad un tratto. Desidero che la cosa riesca, perché dopo il furto fattomi, ne ho quasi perduto il gusto [...] (Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 896, p. 157; Tomassoni 2021a, p. 175, note 619; Tomassoni 2022b, p. 141, note 624).  +
Lettre du 7 janvier 1735 M. V. (1736) (de Venise): “Ho incontro di esitare tutte le mie medaglie in oro ad un Signore Inglese : ma ancora non mi posso determinare ; prima perchè vorrei non separarle dall’altre di argento e di bronzo ; e poi perchè l’esibizione non è a proporzione del valore delle medesime. Il trattato è ancora sul tappeto, e non so dove andrà a terminare” (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 913, p. 190; Tomassoni 2021a, p. 175, note 619; Tomassoni 2022b, p. 141, note 624).  +
Lettre du 4 février 1735 M. V. (1736) (de Venise): "(...) è stato jersera a farmi cortese visita il Sig. Abate Arrigoni, da cui mi furono mostrate diverse medaglie greche mandategli dal Sig. Ficoroni, e con esse una bellissima Sabina d’oro col rovescio della Concordia sedente, per cui gli domandano quindeci scudi : prezzo che a me non meno che a lui pare assai rigoroso, onde non credo che si risolverà a farne acquisto. E per verità io pure per essa non darei più di 10. scudi, e la stimerei ben pagata. Non so se questa medaglia sia la medesima che tempo fa mi fu proposta da lei’’ [BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, n° 916, p. 195; Ravara Montebelli 2011, p. 331, note 13].  +
Lettre du 3 mars 1736 (de Venise): "Non so ancora, che ‘l Sig. Abate Arrigoni abbia concluso il maneggio col Sig. Ficoroni per la bellissima Sabina d’oro mandatagli, per cui so bene che esso gli fece l’esibizione di 9. scudi. Se quella ch’è in mano del Sig. Borioni, è ben conservata, io gliene darei fino a dieci. I giorni passati ho fatto acquisto d’una bellissima medaglia d’oro, che ha da una parte la testa di Marc’Antonio e dall’altra quella d’Augusto. Adesso che ho presa la risoluzione di stendere e di stampare il catalogo delle medaglie che tengo in oro, mi è saltato anche adosso il prurito di accrescerne il numero per quanto mi sia possibile, a fine di arricchire, e rendere più pregiato il catalogo. Può essere che mi succeda di acquistare anche un bellissimo e forse singolare medaglione di bronzo, battuto in Siscia dove fu ritrovato, che da una parte ha la testa di Galerio Valerio Massimiano Cesare, e dall'altra i due Imperadori Diocleziano e Massimiano Erculeo sedenti, avanti l'uno de' quali sta Ercole con la clava, e dietro e vicino all'altro stà un'altra Deità, che non ho avuto tempo di attentamente considerare, con la leggenda Conservatores Augg. e di sotto Sisc." (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 918, p. 197-198; Tomassoni 2021a, p. 176-177; Tomassoni 2022b, p. 99).  +
Lettre du 17 mars 1736 (de Venise): "Mi rincresce ch’ella abbia trovate e giudicate false, non che sospette le tre medaglie delle quali mi scrive. Egli è rarissimo : in simili compre non si è mai abbastanza nè sicuro, nè cauto ; e non sempre di prima occhiata ne riesce scoprire la verità o la falsità indubitata delle rare medaglie, sopra le quali in particolare si è raffinata la industria e la malizia dei più esperti falsarj. Io per me credo che pochissimi sieno i gabinetti, nei quali non sia entrata sì fatta peste : parlo anche dei Regj e dei più accreditati" (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 921, p. 203).  +
Lettre du 30 mars 1736 (de Venise): "Jersera poi mi è stata fatta tenere dal P. D. Domenico Nelapac la Sabina in oro, che mi è stata gratissima, avendola trovata ottima e di tutta conservazione. Ne professo perciò obbligazione sì a lei che me l’ha proccurata, sì al Sig. Borioni che a suo e mio riguardo si è contentato di cedermela per nove scudi. Io voleva la sera medesima far contar questo soldo al suddetto P. Nelapac, ma egli se n’è scusato col farmi sapere, che da lei non ne aveva alcuna commissione. Sono pertanto in mio mano di sua ragione i detti 9. scudi, come pure le L. 27. soldi 16. che ella ha spesi di soprappiù ne’ libri che ha comprati per conto mio. Tutta la summa ascende a L. 126. soldi 16. di questa moneta, le quali sborserò prontamente in mano del P. Santinelli, o del Nelapac, o d’altri secondo l’ordine che me ne sarà dato da lei" (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 922, p. 205; Tomassoni 2021a, p. 177; Tomassoni 2022b, p. 100).  +
Lettre du 21 avril 1736 (de Venise): "Altro acquisto di medaglie non ho fatto i giorni passati, che di una bella medaglia d’argento con la testa di Geta da una parte, e con quelle di Severo, e di Caracalla dall’altra – Aeternitas Imperii ; e un’altra greca di Caracalla, ma allora solamente Cesare, altresì d’argento, battuta in Cesarea di Cappadocia, e 'l monte Argeo sormontato da una stella, con sotto l’anno V. ch’era quello dell’Imperio di Severo suo padre" (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 925, p. 210; Tomassoni 2021a, p. 177-178; Tomassoni 2022b, p. 100).  +
Lettre du 5 mai 1736 (de Venise): "Mi è stato di molto piacere l’intendere dalla lettera di V. P. Reverendissima, che le medaglie d’oro del Museo Gualtieri sieno passate in mano del nostro Signor Cardinal Quirini, e però sieno rimaste in Italia, nè abbiano corsa la sorte di tante altre simili rarità, di andare di là dai monti, e dai mari ad arricchire le straniere nazioni, che pur troppo delle nostre spoglie sen vanno belle e superbe. Me ne rallegro con Sua Eminenza mio singolar protettore e padrone, ed ho ferma speranza, che se mai egli sarà per ritornare in queste parti, e le porti con seco, mi darà il contento di godere con l’occhio una così preziosa raccolta, da lui veramente ad assai buon patto acquistata. I giorni passati mi è avvenuto di acquistare una rarissima medaglia d’oro, di peso di due zecchini e più, non riferita dal Vaillant, nè dal Mezzabarba, nè da altri, per quanto io sappia. Ella è di Caracalla, segnata l’anno X. della sua Trib. Pod. ed ha nel rovescio una bellissima testa di Marte galeata, con le somiglianze del medesimo Caracalla. Non mi è costata più di 7. scudi. Sento poi un vivo dolore della perdita che abbiam fatta del nostro Monsig. Fontanini, amico mio da 40. e più anni" (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 929, p. 215-216; Tomassoni 2021a, p. 177; Tomassoni 2022b, p. 100).  +
Lettre du 29 novembre 1738 (de Venise): “Ricorro alla nota virtù e amorevolezza di V. P. Rma, per avere il suo sincero e sicuro giudizio sopra 18. medaglie d’argento, ch’in una scatoletta ben chiusa, e sigillata ella riceverà dal Sig. Canonico Abate Giuseppe Bocchi (fratello di Ottavio Bocchi), Segretario del nostro Eccmo Sig. Ambasciador Foscarini. In una grossa compra da me fatta delle medaglie d’argento, sì di Famiglie che Imperatorie, del Sig. Conte Carlo Silvestri da Rovigo, ho ritrovate anche le Suddette 18. medaglie, che per la maggior parte a me pajono false, e alcune mi sono sospette. Mi è necessario d’intender da lei, se m’inganno in tutto, od in parte. Basta che a fianco di ciascuna ella noti Buona, o Falsa. Alcune son di bellissimo conio, ma lo giudico moderno. Meno dell’altre mi spiace la Tranquillina ; e però la prego di esaminarla attentamente. Quella segnata al n. 18. è antica e sincera, ma rovinata dal tempo. Chi me l’ha data, vuole, che dietro la testa di Caligola ci sia quella di Germanico, ed io la credo fermamente quella d’Augusto, avendo la corona radiata, e le stelle all’intorno : niuna delle quali cose conviene a quella di Germanico, che suol essere nuda, nè mai ebbe que’ segni di consacrazione" ; "Sappia ella per altro, che con tutto il pregiudizio, che può venirmi dalle suddette 18. Medaglie riconosciute per false, sono contentissimo dell’acquisto che ho fatto, essendone moltissime altre rare, legittime, e ben conservate, che mi risarciscono della spesa” (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 1015, p. 382-384; Tomassoni 2021a, p. 84; Tomassoni 2022b, p. 50-51).  +
Lettre du 13 décembre 1738 (de Venise): “Io non so, se più abbia a rimanermi contento del giusto giudicio da me fatto sopra le XVIII. medaglie da V. P. Rdma rimandatemi per essersi trovate false niuna eccettuata, o se più abbia a dolermene, a riguardo del pregiudizio, che me ne deriva nella compra che ho fatta del Museo Silvestri di Rovigo. Giovami sperare, che questo Cavaliere, da me sempre conosciuto e discreto ed onesto, non ricuserà di darmene un qualche risarcimento, se non proporzionato al vero valore di esse, equivalente almeno allo sborso che gliene ho fatto per esse. L’attestazione di lei, unita a quella del Sig. Palazzi, lo leverà dalla ferma credenza che fosser buone e legittime, e l’obbligherà a rientrare in sentimenti ragionevoli e di tutta equità. Questa sera gliene sarà scritto da chi in questo affare fu ‘l mediatore tra lui e me (Ottavio Bocchi), accompagnando la sua con la lettera di lui, e con la lista delle medaglie giustificata dalla sua attestazione, che più non soffre contraddizione e pretesto” ; “Siccome io non mi sono ingannato nel creder false le false, così mi giova credere di non prendere sbaglio nel giudicar buone quelle che ho già aggiunte alla mia serie d’argento, e in particolare le due Agrippine, il Neron Druso, l’Antonia, la Marciana, la Domizia, e qualche altra di conto […]” (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 1017, p. 386-387; Tomassoni 2021a, p. 87, 104; Tomassoni 2022b, p. 52, 62).  +
Sans date (de Venise): recommandation du sénateur vénitien, le comte Antonio Savorgnan: "A V. P. Rma verrà ad esibir la presente l'Illmo ed Eccmo Signor Conte Antonio Savorgnano, Patrizio e Senatore della Serenissima nostra Repubblica. Il nome solo è sufficientissimo per ogni raccomandazione appresso di tutti, e distintamente appresso di lei, che conosce il merito della famiglia e del grado ch'egli sostiene, e che al primo incontro conoscerà parimente il personale di lui. Troverà in esso un Cavaliere ornato di tutte quelle dotti, che rendono stimabile e singolare un suo pari, ornato inoltre di molto studio nell’erudita antichità, e di molta intelligenza nelle medaglie greche e romane, delle quali in ogni genere possiede un’ assai bella raccolta" ; "Egli è desideroso di conoscer lei di presenza, come la riverisce per fama, e insieme di goder con l’occhio la bella serie da lei raccolta di medaglie Imperiali d’argento, ch’io preventivamente gli ho fatto gustar con la mente" (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 1031, p. 407-408).  +
Lettre du 31 janvier 1738 M. V. (1739) (de Venise): “Avendo rimandate al primo lor proprietario le 18. Medaglie, da lei, e dal Sig. Palazzi, e prima da me conosciute per false, ne ho avuto un piccolo risarcimento, poco equivalente al giusto prezzo delle medaglie, quando si fossero in parte, non che in tutto, trovate buone e legittime. Mi è convenuto pertanto contentarmi di ricevere in cambio delle medesime diciotto zecchini ; con che l’altre che mi son rimaste vengono a costarmi più care di quello che avrei voluto. Non ho avuto ancor tempo di fare il catalogo delle duplicate, e delle migliori, per averlo poi a metter sotto l’occhio di V. P. Rma ; ma lo farò in quadragesima (la prima domenica di quaresima, che precede di 40 giorni la Pasqua), ed ella ne sarà servita. Se poi il Sig. Conte Silvestri vuol far nuovo ricorso ad altri per meglio accertarsi della falsità di quelle medaglie, lo faccia pure a suo piacimento, e a qualunque altro tribunale : ch’io di ciò non mi prenderò alcun fastidio” (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 1022, p. 393-394; Tomassoni 2021a, p. 87-88; Tomassoni 2022b, p. 52).  +
Lettre du 9 mai 1739 (de Venise): "Dimando perdono e compatimento a V. P. Rma, se ho tardato di rispondere alla sua umanissima lettera, e di ringraziarla, come fo ora col cuore, più che con parole, dell’affettuosa accoglienza da lei fatta al Signor Senator Savorgnano, e dei favori che gli ha impartiti col fargli godere la vista del suo scelto Museo di medaglie, e del famoso gabinetto del Signor Marchese Capponi. Attendo con impazienza il ritorno di quel dignissimo Cavaliere, dalla cui viva voce raccoglierò più distintamente la relazione della rarità da lui mediante la di lei assistenza osservate, non meno nell’uno e nell’altro Museo, come anche nel Campidoglio, e in tanti altri e pubblici e privati luoghi, per li quali sopra d’ogni altra cotesta gran Città va chiara e famosa. Anche qui son molti forestieri, dilettanti di cose antiche, ma pochi quelli che allarghino la mano alla compra di quelle che vaglion molto. Si contentano di picciole cose e volgari, purchè costin poco, e non molto bene si guardano dalle false, lusingandosi che possano essere, o sieno veramente legittime. Il più intelligente fra essi è il Signor General Visconti de les Terres, il quale viene spesso a visitare il mio studio, e pare che sempre più ne rimanga soddisfatto. Ha qualche gusto del greco, di cui altri che son venuti a vedermi, si mostrano affatto digiuni. L’Eccmo Cappello ha fatte molte grosse vendite di marmi, e d’idoli ; ma la sua serie d’argento è ancora intatta, stando fermo nella risoluzione di farne esito, ma di tutto ad un tratto ; e quando pur permettesse, che un centinajo ne fosse tratto fuori, ne pretenderebbe più del dovere. Dacchè V. P. Rma è stata quì l’anno addietro, io non presi da lui cosa alcuna. Ho accresciuta i giorni passati la mia serie d’uomini illustri di più di 50. medaglie. Non potendo più trovarne di antiche, vo in traccia delle moderne ; e a quest’ora ne ho raccolte oltre a mille. Son desideroso di sapere, se 'l libro de' medaglioni del Sig. Cardinale Albani sia pubblicato" (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 1036, p. 414-416).  
Lettre du 1 juillet 1741 (de Venise): “Piacemi grandemente la risoluzione da lei presa di fare una novella edizione dei due Tomi del Vaillant, Numismata præstantiora, con giunta di medaglie inedite. L’opera non potea riporsi in migliori mani delle sue. Si assicuri, che dal canto mio non si mancherà di renderla servita di quelle, che stimerò più degne di aver luogo in sì pregevol lavoro : ma dal suo Museo, e da quello dell’Abate Rothelin, e da altri che sono in Francia, gliene verranno somministrate in gran copia. Quanto alle giunte, le distribuirei per via di alfabeto, seguendo l’ordine del primo autore, e segnandole con un asterisco. Non tacerei nemmen il nome del possessore, per maggior credito dell’Opera, e per obbligare a maggiore attenzione i posseditori delle medaglie in esaminarle, e in descriverle. Una nota a parte di tutti i Quinarj sarà sicuramente ricevuta con applauso. Per grazia non la perda di vista” [BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 6, lettre n° 1140, p. 127-128; Tomassoni 2021a, p. 31; Tomassoni 2022b, p. 23].  +
Lettre du 5 août 1741 (de Venise): "In tutta questa settimana mi è convenuto di spacciarmi di cento zacchere, che mi stavano intorno, per dover poi attendere meno distratto e più libero a quel tanto, che da V. P. Rma mi vien commesso in proposito delle medaglie, che sono nel mio studio, non ricordate dal Vaillant. Vedrò pertanto di servirla dentro la ventura settimana, ma ora preventivamente le dico, che queste si ridurranno a picciolo numero, essendo stato quell’autore assai più attento nel darci il catalogo delle medaglie latine sì in bronzo, come in oro e in argento, di quello che sia stato in darci quello delle medaglie battute nelle Colonie e nelle Città Greche, onde come di quelle non mi è avvenuto di trovarne se non pochissime, così di queste ne ho raccolte molte centinaja, che forse a un migliajo e più ascenderanno" ; "Il Sig. Abate Arrigoni ha finalmente lasciato uscire il primo tomo delle medaglie scelte del suo gabinetto. La raccolta, che in primo luogo ci dà nell'occhio in quel libro, è quella dei Pesi antichi, a cui sinora, a mio credere, non si è veduta l'uguale. Credo che ella avrà a quest’ora ricevuto e veduto il libro, ove l’amico non è stato molto bene servito negl’intagli, e nelle leggende. Non so se si risolverà a dar fuori il secondo tomo. Bisogna fargli coraggio, poichè qualunque ei siasi, pure qualche vantaggio può trarsene" (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 6, lettre n° 1143, p. 133-134; Ravara Montebelli 2011, p. 329, note 8, p. 334, note 22; Tomassoni 2021a, p. 31-32; Tomassoni 2022b, p. 23-24).  +
Lettre du 24 novembre 1741 (de Venise): “Presentemente io non sono in istato di mantenermi il titolo di comprator generoso : piuttosto pende il mio genio ad acquistarmi quello di venditor ragionevole e onesto. A tal fine ho steso meglio che ho saputo, un indice di 180. medaglie d’oro, le più scelte ch’io m’abbia nella mia serie d’oro, ricca di 400. e più. Sto risoluto di farglielo capitare, franco di posta, insieme con questa mia ; e ciò per due motivi : l’uno acciocchè in esso ella osservi quelle, che giudicherà essere più a proposito per l’opera, ch’ora tien per mano, sicuro che più di una di esse meriterà di avervi luogo : l’altro motivo si è, perchè avendo io pensiero di pubblicarlo, desidero, ch’ella attentamente il rivegga, e lo emendi, ovunque le sembrerà, che sia degno di correzione. Io pochissimo mi fido di me medesimo, essendo gran tempo, che non mi esercito nella lingua latina : oltre di che egli è anco assai facile, che nella scrittura, ch’è la prima anzi la sola copia, e da me non riveduta, sieno corsi per inavvertenza più sbagli” (BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 6, lettre n° 1149, p. 146; Tomassoni 2021a, p. 32-33; Tomassoni 2022b, p. 24).  +
Lettre du 3 décembre 1741 (de Venise): “Per non ingrassare la posta, che assai tiene dell’ingordo, e dell’indiscreto, in luogo d’inviare a V. P. Rma tutto il catalogo delle 180. medaglie d’oro da me disteso, gliene invio un altro assai più ristretto, cioè di quelle poche pur d’oro, le quali credo opportune al suo disegno, e in qualche conto non immeritevoli affatto di aver luogo ne’ suoi supplementi all’Opera del Vaillant. Nell’ordinario venturo le spedirò quello ancora delle medaglie d’argento, scelte da me con lo stesso oggetto ; ma di quelle e di queste sarà in suo pieno arbitrio di far menzione e registro a misura che le giudicherà più o meno degne di esservi mentovate. Per quelle di grande, e mezzano bronzo proccurerò similmente di renderla ben servita, in attestato della mia divozione. L’assicuro di una cosa, ed è dell’autenticità e sincerità di ciascuna medaglia, per quanto giudicar ne posso” [BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 6, lettre n° 1150, p. 148; Tomassoni 2021a, p. 33; Tomassoni 2022b, p. 24].  +
Lettre du 9 décembre 1741 (de Venise): “Giusta la promessa fattale, le invio insieme con questa la notizia di alcune medaglie Imperiali antiche di argento, che, secondo il mio credere, han qualche merito per essere rammemorate nell’Opera che tien per mano, lasciandone però a lei, giudice assai migliore, la piena autorità di ammetterle, o di tacerle. Quando mi avanzi qualche giornata, proccurerò di servirla anche dell’altre Imperiali in grande e mezzano bronzo, ristringendomi alle sole Romane ; poichè se avessi ad avanzar le notizie a quelle battute nelle Colonie, o nelle Città Greche, avrei più copiosa messe, e potrei comunicarle assai più abbondante raccolta, essendo stato questo il mio maggiore studio e diletto. Giacché nella sua mi fa menzione della singolar medaglia di Pertinace in gran bronzo, prendo occasione di rammemorarle l’altra non meno pregevole di Pertinace in argento, da me veduta e ammirata nel Museo Imperiale di Vienna. Intorno alla testa laureata di Pertinace sta la solita leggenda: IMP CAES P HELV PERTIN AVG- R/ MENTI LAVDANDAE- Fig. mul. tunicata & stolata, destrorsum stans, d. sertum tenet, s. bacillum. Sopra la Dea Mente adorata dai Romani possono farsi molte belle osservazioni. Di lei parlano Ovidio ne’ Fasti lib. VI., Ciceron. de Nat. Deor., S. Agostino de Civit. Dei, e altri riferiti dal Pitisco nel suo lessico. Nello stesso Museo Cesareo conservasi un’altra insigne medaglia d’argento, che ha la testa di Pescennio laureata: IMP CAES C PESC NIGER AVG R/ MARTI AVG Mars tropheophorus sinistrorsum gradiens. Tra le mie medaglie d’argento, registrate nell’indice che le invio, osserverà quella di Ostiliano col rovescio di PVDICITIA AVG- che propriamente conviene a Etruscilla sua madre. Eccogliene due altre pur d’argento, con la testa di Etruscilla e con rovesci presi da quella di Trajano Decio: tanto erano inavveduti i monetarj di quel tempo, se pur non erano i falsarj, che in verun tempo non sono giammai mancati. Io le ho vedute in Vienna appresso il Conte Giuseppe Ariosti, Capitano allora nei Reggimenti di S. M. Cesarea. HER ETRVSCILLA AVG. Caput Etruscilla in Luna crescente- R/ ADVENTVS AVG- Imperator eques. Idem caput cum eadem epigraphe- ABVNDANTIA AVG- Typus Abundantia. Dentro la ventura settimana le spedirò la nota delle medaglie in gran bronzo” [BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 6, lettre n° 1151, p. 150-151; Tomassoni 2021a, p. 33-34; Tomassoni 2022b, p. 24].  
Lettre du 15 décembre 1741 (de Venise): “Ecco servita V. P. Rma delle poche medaglie Imperiali in grande e mezzano bronzo, fatte battere dal Senato Romano, non riferite dal Vaillant, e che a mio giudicio meritavano di esservi nominate ; le quali però non so se tali parranno a lei, e ai più versati di me in questa materia” [BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 6, lettre n° 1152, p. 152; Tomassoni 2021a, p. 34; Tomassoni 2022b, p. 25].  +
Lettre du 14 avril 1742 (de Venise): “I giorni addietro m'è occorso di vedere una bellissima medaglia d’oro, di peso di due zecchini […]. Io non manco di comunicargliene la notizia, perchè la giudico degna di aver luogo nelle sue giunte. Ella da una parte ha la testa di Domiziano laureata, senz’altra epigrafe, che quella di queste due note numerali sotto il collo, ΠT, cioè Anno CCCLXXX. Nel rovescio vi si scorge un’altra testa virile, ornata e cinta di fascia reale, con questa leggenda all’intorno BACIΛEωC PHCKOYΠOPIΔOC" [BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 6, lettre n° 1156, p. 158-159; Tomassoni 2021a, p. 34; Tomassoni 2022b, p. 25].  +
Lettre du 28 juillet 1742 (de Venise): "[...] Una buona nuova è quella che mi dà V. P. Rma, che vada felicemente avanzando la stampa del Vaillant. Fa molto bene con accrescerlo delle medaglie di bronzo da Postumo sino a Costantino. Se farà lo stesso anche per quelle d'oro, e d'argento, avrò modo di suggerirgliene alcune del mio studio, non mentovate dal Banduri. La medaglia d'oro di Domiziano col rovescio di Rescuporide Re del Bosforo è divenuta mio acquisto, e però potrà aggiugnerne la notizia a quella delle altre tre Bosforane, delle quali le scrissi. In pochi musei si troveranno cinque medaglie d'oro segnate di quell'Epoca, e battute in quel Regno, come nel mio, compresavi quella del Re Perisade, battuta avanti il cominciamento dell'Imperio Romano. La mia serie di medaglie Imperiali d'argento da Cesare sino ai tiranni in tempo di Gallieno, arriva a 1700. incirca. Con l'esempio del Banduri l'ho tirata innanzi con 500. altre di metal bianco da Postumo sino a Costantino, alle quali 100. altre in circa ne vengon dietro in argento sino al più basso impero. Le teste che mi mancano da Cesare sino a Gallieno son queste: Druso figliuolo di Tiberio, Germanico, Scantilla, Didia Clara, e Sabinia Tranquillina. Circa il prezzo, ne farò lei arbitro e giudice, che più volte ha veduta la mia raccolta, e sa di quanto preziosi rovescj sia copiosa e ricca, e quanto ben conservata. Quanto a me crederei, che considerata la difficoltà dell'unione, e la ricchezza della serie, non possa valer meno di 3. mila scudi. E quì col farle umilissima riverenza, mi raffermo" [BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 6, lettre n° 1170, p. 182-183; Tomassoni 2021a, p. 34, note 74; Tomassoni 2022b, p. 125, note 76].  +
Lettre du 25 août 1742 (de Venise): "[...] M'incresce di non aver duplicato il Didio Giuliano in argento, onde poterne servire il Soggetto, che gliel'ha richiesto. Due ne tengo nella mia serie, ma con differente rovescio. Tempo fa n'esitai per 6. zecchini una, che pur non era conservatissima. Io la stimo più rara in argento di quella di Pertinace. Non è poco, ch'io ne abbia una anche in oro, la quale ben sa in qual pregio si tenga. E quì di cuore mi protesto" [BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 6, lettre n° 1172, p. 186-187; Tomassoni 2021a, p. 121-122, note 416; Tomassoni 2022b, p. 135-136, note 415].  +
Lettre du 31 mai 1743 (de Venise): “Essendomi capitata ultimamente una medaglia d’oro, di bellissima conservazione, e rarissima quanto alla testa, ma dir posso singolare quanto al rovescio, ho stimato bene di darne parte a V. P. Rma, quantunque io sia persuaso, che tal notizia le giugnerà assai tarda per poterle dar luogo nel tomo II. del suo Vaillant, dove per altro meritato avrebbe di averla. La medaglia adunque è di Macrino con lunga barba, e con la testa laureata : l’epigrafe è la solita sua : IMP. C. M. OPEL SEV MACRINUS AVG- Quella del rovescio in altre di lui pur si legge : VICT PART P M TR P II COS II P P- Il figurato ne mostra la Vittoria seminuda, in atto di andarsene verso la parte destra, tenente con ambe le mani per traverso una fascia gemmata, di cui in luogo di diadema ornavansi i Re de’ Parti : nella parte inferiore ai piè della Vittoria stanno dall’uno e dall’altro lato due scudi di figura semirotonda : segni tutti della Vittoria Partica di Macrino” [BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 6, lettre n° 1185, p. 209-210; Tomassoni 2021a, p. 35; Tomassoni 2022b, p. 25].  +
Lettre du 7 décembre 1743 (de Venise): “Mi è di sommo piacere la nuova datami da lei della vicina pubblicazione dell’opera del Vaillant. La ringrazio di tale avviso, e mi è caro, che in essa abbia mentovato il mio bel Macrino in oro, dopo il cui acquisto altra medaglia in oro non mi è avvenuto di accrescere al mio studio, se non una del vecchio Massimiano col rovescio della Dea Concordia, e di Ercole, e con l’Epigrafe Concord. Milit. Felicit. Romanor. giudicata dal Banduri per rarissima, anzi singolare” [BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 6, lettre n° 1195, p. 226; Tomassoni 2021a, p. 35; Tomassoni 2022b, p. 25].  +
Lettre du 27 juin 1744 (de Venise): “Ho ricevuto dal Rmo P. Provincial Santinelli il prezioso dono fattomi da V. P. Rma dei tre nobilissimi tomi dell’opera del Vaillant, costì ultimamente stampata. […] Intanto a V. P. Rma ne rendo divote e cordiali grazie per tanta sua bontà e cortesia, e particolarmente dell’essersi da lei fatta memoria in tanti luoghi del mio picciol Museo ; il quale riceve assai maggior lustro dal venir mentovato in opera di tanto pregio […] M’incresce, che assai tardi, e solo da poco in qua, mi sia capitata una bellissima medaglia d’argento, riportata bensì dal Vaillant, ma non ben letta da lui nel rovescio, per essere stata forse la veduta da lui di poco buona conservazione. Ella è di Pescennio, ed è quella che nel rovescio ha la Vittoria ec. con l’epigrafe, VICTOR IVSTAE. Le confesso il vero, che sempre mi diede fastidio quell’aggiunto di justa dato alla Vittoria, che Vaillant pensa essere allusivo al cognome di Giusto dato a Pescennio. […] Nella mia, ch’è bellissima, si legge chiaramente, VICTOR IVST AVG- ad esempio di quelle VICTORIA GALBAE AVG, VICTORIA OTHONIS & c." [BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 6, lettre n° 1208, p. 252-253; Tomassoni 2021a, p. 35-36; Tomassoni 2022b, p. 25-26].  +
Lettre du 12 septembre 1744 (de Venise): “Al solo giudizio di lei assoggetterei tutto il mio studio, e per me questo sarebbe sicuro e incontrastabile. Oh quanto volentieri abbraccierei l’occasione, per farne vendita! Questa guerra di Boemia mi leva que’ soccorsi, che la Regina (Maria Teresa, ndr) mi aveva su quelle rendite assicurati. Ciò mi riduce alla necessità di privarmene, e non potendolo tutto ad un tratto esitare, lo darei anche diviso, ma in serie ; così tutte quelle medaglie che ho in oro, o quelle in argento, o quelle in metallo, prima, seconda, o terza grandezza” [BnM, Ms. It. X, 3 (=6949); Zeno 1785, vol. 6, lettre n° 1212, p. 264; Tomassoni 2021a, p. 191; Tomassoni 2022b, p. 106].  +
Lettre du 2 janvier 1739 M. V. (1740) (de Venise): “Nella mia serie di medaglie d’oro, che a più di 420. già ascende, sta similmente quella d'Augusto col Capricorno, e con la leggenda Signis Receptis. Avendola osservata nella Gotha nummaria del Lieben, mi astenni dal notificarla al P. Baldini, cui solo alquante ne ho ricordate, delle quali stimava, che altronde non potesse averne notizia, o almeno non mi sovveniva di averle presso altri osservate. La Giulia di Tito in mezzano bronzo, restituita da Domiziano, non abbia il minimo dubbio del suo essere antica, e sincera. Se tale non l’avessi giudicata, l’avrei esclusa dal mio museo, e non ne avrei fatta parola al P. Baldini, acciocchè fosse stampata" ; "Le medaglie d’oro di Caracalla, e di Severo Alessandro quì non sono comuni. Del primo ne tengo sei, o sette con rovesci bellissimi differenti. Del secondo ne posseggo una sola. La serie in questo metallo mi sta più a cuore, che l’altre” (Zeno 1785, vol. 6, lettre n° 1073, p. 10-11; Tomassoni 2021a, p. 184-185; Tomassoni 2022b, p. 103).  +
Lettre du 6 septembre 1740 (de Venise): “Dal patron Antonio Battagliarini ho ricevuto la lettera di V. S. Illma, e insieme la scatoletta ben sigillata con entro le dodici medaglie, sette in argento, e cinque in rame, le quali sono in parte secondo la nota da me già fatta, e secondo l’accordo fra noi stabilito. Al compimento di questo ce ne mancano quattro, l’una in argento, ed è quella di Filippo Epifane Filadelfo con Giove sedente nel rovescio, e le tre altre in rame, cioè di Arsace Re de’ Parti, e due di Agrippa Re de’ Giudei ; per le quali la prego di usar nuove diligenze, premendomi assai di avere anche queste, e principalmente quella di Filippo che entra nella serie dei Re della Siria, da me notabilmente avanzata, fra l’altre che ne ho in argento e di prima grandezza, come la suddetta dovrebbe essere. Sappia per altro, che quella attribuita nel catalogo a Satiro Tiranno di Eraclea, non è veramente di lui, ma una medaglia ordinaria di Rodi con la testa del Sole, e col solito fiore, la quale nulla ha che fare con l'altro : ma di ciò non fo gran caso, e nemmeno ella se ne dee prender fastidio. Sarà facile, che tra le mie medaglie che ho duplicate delle famiglie Romane, ce ne sien parecchie di quelle che mancano alla sua raccolta ; e tostochè abbia tempo da esaminarle e da sceglierle, lo impiegherò per servirla, e gliene avanzerò notizia. In cambio di queste ella potrà rimandarmene di Greche, sia in argento, o sia in rame : delle quali io prenderò solamente quelle di cui fosse privo il mio Studio. Sovviemmi d'aver osservato nel suo catalogo, esservi alcune cassettine con entro medagliette o incognite, o non registrate. Quando ella si compiacesse di spedirmi anche queste, ne farei una scelta per me, col rimandarne poi l'altre, accompagnate da una fedele e puntual nota di quelle che ne avessi tirate fuora, e per queste ancora le spedirei altre medaglie d'argento a suo gusto” (Zeno 1752, vol. 3, lettre n° 180, p. 277-278; Zeno 1785, vol. 6, lettre n° 1107, p. 71-72; Tomassoni 2021a, p. 187-188; Tomassoni 2022b, p. 105).  
Lettre du 2 août 1727 (de Vienne): “Dal gentilissimo Sig. Bertoli (nuovamente il riferimento sarà a Daniele Antonio, ndr) ho ricevuto i giorni passati le Medaglie Greche delle quali è piaciuto a V. S. Illma farmi dono. Io gliene rendo divote grazie, e gliene resto distintamente tenuto, non tanto per la qualità di esse, quanto per la gentilezza, con cui ha voluto favorirmene : e perchè mi comanda di scriverle sinceramente quali io abbiale ritrovate, le dirò con tutta ingenuità, che parte son vere, parte son false : e del numero di queste ultime son quelle appunto, che altrimenti sarebbono le migliori : ma ella ben sa che i falsarj impiegano la lor attenzione anzi su le medaglie di prezzo, che fra le comuni, e di poco valore. False pertanto sono le seguenti : Omero con la figura del fiume giacente battuta dagli Amasniati ; Filippo il giovane col tipo della fortuna, battuta in Samo ; Antonio (verosimilmente Antonino, ndr) Pio, medaglia Egizia con Giove sedente su l’Aquila ; Filippo di Macedonia con testa di Giove, e figura equestre. Gallieno con Giunone pronuba in Samo, dove è pure battuto il Gordiano Pio col tempio……di essa Giunone ; Berenice Regina d’Egitto col cornucopia ; Alessandro Magno con Giove sedente ; e così tre o quattro altre di minor conto. Le legittime sono cinque d’Imperadori Greci de i più bassi secoli, cioè Costantino VI. Porfirogenito, Romano II., Foca, Giustiniano, e Giustino II. due di un Tolomeo Re di Egitto, ma quale ei siasi, nol fa conoscere la loro poco buona conservazione : una di Corfù con la trireme. Alessandro Severo con le sue insegne militari, coniato in Nicea di Bitinia : una di Palermo senza leggenda, e una per fine che è la migliore di tutte ma assai sconservata dei Popoli di Larissa in Tessaglia ; con la testa d’un uomo vecchio, e barbato dall’una parte, e con una porta ornata, per quello che pare, di due vittorie al di sopra. Non vi si legge che ΛΑΡΙΣΣΕ…il rimanente essendo cancellato, e tolto, di sotto vedendosi l’orme di alcune lettere, che forse ci avrebbono indicato il nome del Magistrato, sotto il quale fu improntata la medaglia” (Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 719, p. 197-198; Tomassoni 2021a, p. 147-148; Tomassoni 2022b, p. 85).  
Lettre du 24 juillet 1739 (de Venise): "Dopo aver ricevuto il Cemeterio Nolano, e la Raccolta del Monti, ebbi anche dal Sig. Ottavio fratello di V. S. Illma il Nummus aureus veterum Christianorum" ; "Se frattanto uscirà il tomo I. de’ Medaglioni del Sig. Cardinale Albani, lo prenda pure per conto mio, e lo tenga presso di se fino a tanto, che sia levata la sospensione del commercio senza l’obbligo della contumacia" (Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 1048, p. 435-437).  +
Lettre du 18 janvier 1730 M. V. (1731) (de Venise): "Da patron Pietro Stradi ho ricevuta la scatoletta con entro due medaglie supposte antiche, e una testa intagliata in agata, sopra le quali le avanzerò più sotto il mio parere : poichè mi convien prima renderle divote grazie del benigno compatimento, con cui riguarda le cose mie, delle quali però non so, se così favorevolmente giudicheranno i suoi dotti amici, a’ quali si compiace di farne parte" ; "Vengo ora alle medaglie. L’una e l’altra sono di getto affatto moderno, e per conseguenza false e di niun valore. Quella che ha caratteri Ebraici nel rovescio, ha dall’altra parte l’immagine adorabile del Salvatore. Di consimili ne ho vedute parecchie, anche di conio, sì d’oro e d’argento, che di bronzo, tutte però battute in questi due ultimi secoli. Di tale struttura non ve n’ha alcuna di antica. Giovanni Zimisce, Imperadore d’Oriente dall’anno 969. fino al 975. fu il primo, che in luogo della sua effigie facesse scolpire nelle monete l’immagine di Gesù Cristo. Altri Imperadori l’accoppiarono con la loro, ovvero nell’altra parte la fecero rappresentare. L’altra medaglia, la quale se fosse anche antica, sarebbe delle più comuni, ha da una parte la testa radiata d’Augusto con l’epigrafe mezzo cancellata, e mal impressa, DIVVS AVGVStus Pater, e dall’altra un'aquila con le ali aperte, simbolo della consecrazione di Augusto, al quale la medaglia fu battuta dopo la morte e l’apoteosi di lui. Come si facessero sì fatte consecrazioni agl’Imperadori, leggesi appresso molti, ma meglio di tutti in Erodiano, che descrive assai minutamente le cerimonie praticate nel consacrare il defunto Augusto Severo, padre di Antonino Caracalla, e di Geta. È degna di più attenzione la testa intagliata in agata, benchè di cattivo disegno, e di non eccellente maestro" (description et commentaire de cette intaille) (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 279, p. 543-544; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 760, p. 287-289).  +
Lettre du 18 avril 1735 (de Venise): "La medaglietta d’argento che mi ha trasmessa, acciocchè gliene dia la intera spiegazione, è antica e legittima ; ma è una delle più trite e comuni, tanto per la testa, quanto pel rovescio. La leggenda della testa si è : IMP CAESAR TRAIAN HADRIANVS AVG ; e vi si vede la testa dell’Imperadore Adriano rivolta alla sinistra, e coronata di alloro. In essa egli prende il nome di Trajano, e lo premette al proprio in memoria di Trajano suo precessore, da cui fu adottato. L’epigrafe del rovescio è la seguente : P M TR P COS III cioè Pontifex Maximus Tribunitia Potestate Consul Tertium. Se in detta epigrafe fosse espresso l’anno della Tribunizia Podestà di Adriano, si avrebbe la nota cronologica sicura dell’anno preciso, in cui fu coniata la medaglia : poichè la nota del Consolato terzo non può fissarne il tempo, mentre nello spazio ben lungo, in cui tenne il governo supremo dell’Imperio, non volle mai assumere il Consolato quarto, onde nelle posteriori medaglie di lui leggesi sempre COS III. Egli per altro è probabile che la medaglia fosse coniata l’anno IV. o V. dell’Imperio di lui, sì perchè la faccia non mostra lineamenti d’uom molto vecchio, qual gli si scorge in quelle degli anni susseguenti, sì perchè dopo que’ primi anni del suo governo di rado si legge nell’epigrafe il nome di Trajano aggiunto a quel d’Adriano, perchè la cosa andò pian piano in disuso e in dimenticanza. Nel rovescio poi si vede una figura di donna in piedi, stolata e tunicata, rivolta al lato destro, che nella destra tiene la bilancia, e nella sinistra il corno dell’abbondanza : simboli tutti che rappresentano la giustizia, da cui deriva ai popoli felicità e copia d’ogni cosa. In qualche altra medaglia scorgesi lo stesso tipo con la leggenda AEQVITAS AVG. E questo è quanto mi occorre di dirle in risposta sopra di questo. Le rimando la stessa medaglia entro la scatoletta medesima, con cui l’ebbi" (Zeno 1752, vol. 3, lettre n° 45, p. 70-71; Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 876, p. 106-107).  
Lettre du 20 novembre 1733 (de Venise): "[...] mi ruba molte ore di tempo la compilazione di due Cataloghi, nella quale mi assiste il Sig. Abate Verdani, che divotamente la riverisce: l'uno è quello de' miei Libri, concepito e disteso su la norma di quello fatto da lei della Biblioteca del Sig. Card. Imperiali: l'altro è quello delle mie Medaglie antiche e moderne, nelle quali ho speso più e più migliaja di fiorini: talchè ormai posso dire di avere uno studio più che da privato, e che dà segno manifesto della munificenza Cesarea verso di un suo servidore. [...]" (Fontanini 1762, p. 107-108).  +
Lettre du 5 décembre 1733 (de Venise): "[...] Del Card. Aleandro, non ho mai veduta medaglia. Non ha però molto, che mi fu mostrato un suo bellissimo Sigillo di ottone di eccellente mano, di più che mediocre grandezza. Mi sarebbe stato assai caro l'aggiugnerlo alla mia Raccolta, ma l'esorbitanza del prezzo ha mortificato il mio desiderio, poichè il padrone non ne volea meno di due Zecchini. Intorno ad esso si legge: HIER.ALEANDER.ARCHIEPS.BRUNDVSII. ET. ORIAE. IN. TOTA. VENETORVM. DITIONE. LEGATVS APOSTOL. Rappresenta la facciata di un magnifico Tempio di quattro colonne. Nel mezzo stà la B. V. col Bambino Gesù nelle braccia, e sopra essa l'Eterno Padre in atto di benedir con la destra, e col globo crucigero nella sinistra. Al lato destro San Teodoro, patrone di Brindisi, con asta nella sinistra, e un drago a' piedi, e al sinistro San Girolamo con Tempietto in mano, ed a piedi il lione. Al basso del Sigillo v'è l'arma dell'Aleandro ec. La bella Medaglia di Galeotto Marzio da Narni sta fra l'altre mie d'uomini illustri. [...]" (Fontanini 1762, p. 111-112; Zeno 1785, lettre n° 814, p. 393).  +
Lettre du 2 janvier 1734 (de Venise): "[...] Nel Senator Buonarroti si è perduto il più dotto antiquario, principalmente in materia di Medaglie, che avesse Firenze, e forse forse l'Europa. L'Elogio di lui si dovrà fare, e penso di scriverne a Firenze: ma quello che mi verrà per mano di lei, sarà sempre il migliore. [...]" (Fontanini 1762, p. 77-78).  +
Lettre du 5 juin 1734 (de Venise): "Il Sig. Milles fra le altre cose, delle quali mi ha parlato, dissemi di essere assai dilettante de Medaglie antiche : onde io l’ho invitato a venire a vedere le mie, che non sono poche, nè dispregevoli, e spero che ne partirà soddisfatto" (Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 840, p. 18).  +
Lettre du 26 juin 1734 (de Venise): "Eglino (deux Anglais) hanno voluto vedere le mie Medaglie d’oro, e di gran bronzo, e ne sono rimasti assai soddisfatti" (Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 841, p. 21).  +
Lettre du 28 janvier 1734 M. V. (1735) (de Venise): "[...] ho scritto di nuovo a un mio amico in Vienna, perchè usi diligenza nel proccurarmi un’altra copia del libro del P. Biel, e me la faccia tenere, accompagnata da un secondo libro pur di Medaglie, composto dal medesimo Autore ; il quale pero non è veramente altri, che il P. Carlo Granelli Milanese Sacerdote della Compagnia di Gesù, e Confessore della Vedova Imperatrice Amalia, soggetto per verità degno della stima di lei, e di tutti i Letterati. Egli ha fatto stampare pochissimi esemplari sì dell’uno, che dell’altro suo libro, e non gli ha voluti esporre in vendita, per quanto mi è stato scritto, ma solamente gli ha distribuiti ai suoi amici: onde ho durata molta fatica ad averne un secondo esemplare, e non so ora se mi riuscirà ad averne il terzo, acciocchè di entrambi rimangano servite, sì la Libreria di lei, come quella del P. Baldini. [...]" (Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 862, p. 76-77).  +
Lettre du 12 février 1734 M. V. (1735) (de Venise): "Ne abbiamo un altro esempio consimile a quello di Ege della Cilicia in Ege di Macedonia, chiamata per l’innanzi Edissa, riferito da Giustino nel libro VIII. Anche il Vaillant si accorda col parere del Noris, e del Morello nei luoghi, che da lei mi sono cortesemente allegati. Il Monaco Raguseo (nb : Banduri), poichè non le ha data alcuna risposta, bisogna credere che o si trovi molto imbarazzato, o si conosca molto malamente imbrogliato. Parmi che abbia preso il miglior partito col metter la cosa in silenzio, e col non replicar di vantaggio" (Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 865, p. 83).  +
Lettre du 5 mars 1735 (de Venise): "Una di queste (città, ndr) fu anche la Città di Ega di Cilicia ; che ha per simbolo e per impresa parlante nella Medaglia allegata dal Cardinale Noris, dal Vaillant, e da altri, e che io pure possiedo nel mio picciol Museo, la Capra selvatica : sopra la quale dice il Vaillant (de num. gr. loq.) : Capra, unde nomen Urbis ob Caprarum eventum, quibus ducibus, & Oraculi jussu, condita est" (Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 869, p. 89).  +
-Lettre du 29 mai 1733 (de Venise): He is grateful for the Emperor’s kindness for excusing him on account of his age from journeying to his court at Vienna, and enjoying peace and the company of his friends. O. knows well of the great mutual affection between him and his brother Peter Cathaninus, and his brother’s affection and admiration for O. Now he is left bewailing his brother’s death and out of piety and as an inheritance from his brother it is his pleasure to cultivate the same friendships. Not being at Vienna he must leave it to O. to ask others to examine the MS. codices of the Imperial library, and has written to Garellius, prefect of the library. Failing Vienna O. might inspect my own smaller but diligently cared for and reviewed collection of ancient coins, the series of which he is intending to publish. ...There are a few books he would like, i.e., Havercamp’s last edition of R. Calaber Morell’s Collection with Havercamp’s commentary; Hesychius’ Lexicon with Junius’ translation. (Oxford, Bodleian Library, MS D’Orville 486 fols. 246-247).  +
Lettre du 20 juin 1720 (de Vienne): "Dice adunque Plutarco, che Teseo fe battere una moneta in Atene, scolpitovi sopra un bue, per simbolo del toro Maratonio, oppure del Capitano di Minosse, ovvero per eccitare i suoi cittadini all’amore dell’agricoltura : dalla qual moneta dicono essersi appellato l’Ecatombeo e ‘l Decabeo. Le parole di lui sono queste (passage en grec). Le quali secondo la versione di Gugliemo Silandro, significano : Signavit (Theseus) etiam nummum incisum bove, vel ob taurum Marathonium, vel ob Minois Ducem, vel ad agriculturam cives incitans. Hinc ferum Hecatomboeon & Decaboeon dictum. Non diversamente dal Silandro sono spiegate da Ermanno Cruserio : e assai prima dell’uno e dell’altro le traslato Lapo Birago, il giovane, da Castiglionchio, aggiugnendovi però qualche cosa per maggior chiarezza del testo : Nummum praeterea statuit, bovemque in eo incidit, vel ob Marathonium taurum, vel ob Minois ducem, vel quia ad agri cultionem cives provocare vellet, Ab eo nummo dicitur Hecatomboeon, quod est centum boum, & Decaboeon, quod est decem, nomen traxisse. Il Consigliere Jacopo Amiot, la cui versione di Plutarco dopo un secolo e mezzo in circa, è ancora in grande stima appresso i suoi Francesi, benchè in essa sieno stati notati gravi e frequenti errori, trasportò in questa guisa le suddette parole : D’avantage il fit forger de la monnoye, qui avoit pour marque un bœuf, en mémoire du taureau de Marathon, ou du capitaine de Minos, ou pour inciter ses citoyens à s’adonner au labourage : & dit-on, que de cette monnoye ont depuis été appellés Hecatomboeon & Decaboeon, qui signifie valant cent bœufs, & valant dix bœufs. Su queste ultime parole cade il primo dubbio di V. E. poichè interpretandosi letteralmente la versione dell’Amiot, corrispondente a quella altresì del Birago, se l’ecatombeo valeva cento bovi animali, e’l decabeo ne valeva dieci, dovevano queste due monete, e la prima in particolare, essere d’una smisurata grandezza. Per la qual cosa sembrar potrebbe più verisimile il credere, che la moneta del bue battuta da Teseo, essendo di poco peso, e di poco prezzo, l’ecatombeo non fosse che una moneta corrispondente al peso e valore di cento di queste picciole monete bovi, e ‘l decabeo una corrispondente a quello di dieci. Di queste monete non essendo dallo storico specificato il metallo, ne nasce un secondo dubbio ; cioè se fossero d’oro, di argento, di rame, di ferro, o d’altra materia ; sapendosi che fino di stagno e di cuojo n’ebbero gli antichi nella prima loro instituzione. Per proceder con ordine, senza di cui s’imbrogliano, più di quello che si sciolgano le difficoltà, dividerò la materia, di cui debbo trattare per ubbidirla, in alcuni punti, i quali tutti a meglio spianar la quistione contribuiscono. I. Se la moneta appellata bue fosse battuta, o no, con l’impronto di questo animale. II. di qual metallo ella fosse. III. di qual valore. IV. sino a qual tempo si usasse in Atene. V. Se l’ecatombeo e ‘l decabeo, che da essa presero il nome, fossero monete vere e reali, o fittizie e ideali. VI. Se il valore di essi debbasi intendere corrispondente a quello di cento bovi animali, o a quello di cento bovi monete. I. Non sembri punto strano a V. E. ch’io ponga di primo tratto in controversia una cosa, che da Plutarco viene si espressamente asserita : cioè se Teseo in Atene facesse veramente battere una moneta marcata con l’impronto di un bue. Ottone Sperlingio, letterato insigne Danese, pubblicò venti anni sono una erudita Dissertazione sopra le monete non battute sì degli antichi, sì de’ moderni (Amstelaed. 1700. 4. ap. Franciscum Halmam). In essa egli impiega parte del capitolo I. e tutto il XXII. per sostenere che questa moneta bue, e le altre cognominate da essa, fossero di quelle che mai non uscirono dai monetarj : e perchè le parole di Plutarco son troppo contrarie a questo suo sentimento, non si fa il menomo scrupolo di dire, che fallit & fallitur bonus ille philosophus (pag. 143). Egli vuole pertanto, che Teseo altro non abbia fatto, se non insegnare agli Ateniesi il modo d’incidere e tagliare in tante lamine tanto d’oro, d’argento, o d’altro metallo, quanto loro bastasse a comprare un bue : le quali lamine si appellassero bovi, non per esser coniate della figura di questo animale, ma per essere di peso equivalente al valore di un bue : e che quindi ancora fossero dette Ecatombei e decabei le lamine, che a proporzione di peso valessero cento, o dieci bovi effettivi. Tali lamine pertanto e' conclude (p. 146) non esser nummi, o monete di conio, e battute, ma pesi, masse, kommata, kermata, …, tagliate e segate in tal guisa, perchè più agevolmente nei vicendevoli contratti si mettessero in uso : le quali essendo rozze e imperfette, furono un primo abbozzo e modello delle monete, che in progresso" très importante lettre sur les débuts du monnayage en Grèce : Thésée, Phidon d’Argos, Pollux, Homère, Athènes, etc. (Zeno 1752, lettre n° 71, p. 124-139; Zeno 1785, vol. 3, lettre n° 510, p. 138-158).  
Lettre du 25 mars 1724 (de Vienne): "Mi corre debito di ringraziarvi degl’incomodi che vi siete presi a mio riguardo per favorire il Sig. Andrea mio fratello della vostra amorosa assistenza, onde nè egli, nè io restiamo ingannati nella ricerca di medaglie Imperiali d’oro e d’argento; delle quali desidero di andare accrescendo la piccola serie, che già mi trovo di avere. Io vi prego di andarmi continuando i vostri favori, poichè costì non ho, nè conosco persona di cui possa meglio fidarmi, che di voi, tanto per l’intelligenza, quanto per la rettitudine dell’animo vostro. Il Tiberio in oro da voi veduto mi è stato caro; non tanto perchè io non l’avessi perchè di fatto ne aveva altro simile; quanto perchè di esso posso valermi ad avere qualche altra medaglia, che mi manca. Spero di poter avere da Roma una serie di più di 350. medaglie d’argento, fra le quali ve ne ha di rarissime, e anche di singolari ; e colà ho già rimessi dugento scudi Romani a conto di quasi altrettanti, che dovrò sborsarne dopo ricevute le stesse. Tostochè esse mi sieno giunte, vi trasmetterò il catalogo delle teste, che mi mancheranno in argento, acciocchè mi ajutiate a dare a questa serie qualche compimento. Io ne tengo qui nello stesso metallo intorno a 300. talchè postevi le Romane appresso, cominceranno a fare qualche comparsa. Di quelle in oro sono ancora assai indietro : ma in queste per deficienza di forze mi conviene andare più lentamente : pure se me ne capita alcuna, non me la lascio facilmente fuggir di mano. Se costì ve ne capitasse alcuna ben conservata, e non servisse per voi, prendetela senz’altro per me ; che del prezzo e di tutto ne lascio all’amor vostro l’arbitrio. Mi dimanderete ora, perchè io non vi parli delle medaglie in bronzo, che sono le più stimate ? Vi risponderò, che con poche non vo’ incominciare, e con molte mi manca per ora o ’l modo, o l’incontro. Il tempo potrà forse offerirmi qualche buona occasione, e intanto metterò a parte qualche picciola somma da farlo poi senza incomodo. Ed eccomi, Compare amatissimo, entrato in un campo, ove non mi sono mai arrischiato di farmi vedere ; non perchè me ne mancasse il desiderio, ma perché non poteva fare altrimenti. La munificenza Cesarea mi dà ora qualche coraggio : al che si aggiugne, che la mia libreria, la quale sinora mi ha assorbito quel poco soldo che mi avanzava, è giunta a tal segno, che me ne chiamo quasi contento" (il possède 10 000 livres) (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 160, p. 314-315; Zeno 1785, vol. 3, lettre n° 619, p. 425-426; Tomassoni 2021a, p. 123, 130; Tomassoni 2022a, p. 279; Tomassoni 2022b, p. 73, 77).  
Lettre du 22 avril 1724 (de Vienne) : remerciements pour ses services: "Venendo al punto delle medaglie, ora posso dirvi con sicurezza, che quelle d’argento, delle quali già vi scrissi ch’io era in contratto con un mio amico in Roma, persona di fede e d’intelligenza, passeranno fra poco nel mio picciolo studio; essendosi egli determinato a darmele per l’onesto prezzo che gli ho esibito. Le teste, che presentemente mi mancano per dare qualche compimento alla serie, che ne sto formando, saranno per vostra instruzione notate nell’occluso foglio. Elleno, a dir vero, son molte, e la maggior parte assai rare ; ma da esse conoscerete, che molte sono, e fra queste parecchie altresì di rarissime quelle, che tengo. Penso di portarla, per quanto mi sia possibile, fino ai più bassi tempi, supplendo ove non si possa in argento, con quelle di terza grandezza in metallo; delle quali ne ho parecchie non poco pregevoli, secondo il giudicio, che il P. Banduri ne rende. Le segnate in margine con un asterisco significano quelle appunto che ho di metallo, e che vorrei avere d’argento puro, o almeno impuro. Già sapete, che le medaglie di puro argento dopo i tempi di Gallieno sono rarissime, fuorchè in alcuni pochi Imperadori, come in Diocleziano, in Massimiano, in Costante, e in qualche altro : e di sì fatte non me ne lascio all’occasione sfuggire alcuna di mano. Tutto questo siavi detto, acciocchè sappiate il mio desiderio e 'l mio bisogno, riconfermandovi nuovamente, che in tutto e per tutto sarò per sottoscrivermi di buona voglia a quanto sarà approvato e stabilito da voi, sì nella qualità, sì nel prezzo. Intorno poi alle medaglie d’oro non vi fo alcuna prescrizione, poichè ne tengo sì poche, che quasi mi convien dire di avere appena incominciato; non tenendone che quaranta incirca, la maggior parte dei bassi tempi. Procedo in queste più lentamente, sì perchè raro mi se ne presenta l’incontro; sì perchè, se bene il desiderio è grande, limito però l'animo con le forze. Se alcuna però ve ne dia per mano, che sia ben conservata, e a buon patto, massimamente se sia dei secoli avanti Costantino, mi farete favore di fermarla a mio conto. Del resto sappiate, che lo stesso riflesso, pur troppo vero, della tenuità del mio potere, si è la vera e principal cagione, per cui ancora non mi sono posto a fare acquisti di medaglie in bronzo. Non per altro ho cominciato da quelle in argento, se non perchè di queste mi è stato più facile casualmente l’incontro, e qui ve ne ha altresì maggior copia. Conosco bene il pregio dell’altre, superiore a queste di molto ; e come quest’ anno penso di andar continuando in vie più accrescere la serie, che ho di molto avanzata; così l’anno venturo ho in animo di fare uno sforzo, e d’impiegare ad un colpo qualche centinajo di fiorini nell’acquisto di un qualche studio ; e già ne ho in mira più d’uno. Se qui volessi applicare a metterne insieme una serie, or l’una, or l’altra medaglia comperando, a misura che vengono, nulla di buono mi riuscirebbe di mettere insieme, e verrebbe anche a costarmi troppo; mentre sì fatta mercatanzia costa più qui, che in Italia. Ma di ciò un’altra volta. V’ho già infastidito abbastanza, e tenuto di soverchio a disagio. Aggiungo solo, che se in questo tempo vi capita qualche medaglia Greca, sia in bronzo, o sia in altro metallo, e di qualunque grandezza, avrò a sommo favore, che la prendiate per me, quand’ella non serva per voi : mentre a dirvi vero le medaglie Greche mi fanno un particolare solletico, e a riguardo d’esse in questi ultimi mesi ho fatto qualche studio nella lingua Greca, ove impiego quel poco di tempo, che mi avanza dalle mie più necessarie, ma non già più gustose, incombenze. Ho inteso con piacere che abbiate veduta la mia libreria, se pur m’ è lecito con tal nome chiamare la raccolta de’ libri che costì tengo, e che ella vi sia piaciuta. Occorrendovi di valervi di qualche libro, fatelo con tutta libertà. Ne ho scritto al Sig. Andrea mio fratello, che vi serva di tutto a vostro piacimento. Costì avete veduto il maggior numero d’essa : ma a mio parere qui ne tengo il più scelto, che alla giornata cresce notabilmente : mentre non vo’ che il nuovo genio per le medaglie pregiudichi al vecchio affetto" (Banduri 1711; Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 162, p. 317-319; Zeno 1785, vol. 3, lettre n° 622, p. 431-433; Tomassoni 2021a, p. 44-45; Tomassoni 2022b, p. 30).  
Lettre du 19 août 1724 (de Vienne): "Vengo al punto della Domizia Greca, che mi avete rimandata. Non ho mai impiegato meglio il mio danaro, come nella suddetta; poiché da lei mi è provenuto il piacere e ‘l vantaggio di ricevere una sì dotta e sì savia lettera, come la vostra. Ella per me vale un tesoro, avendomi fatto aprir gli occhi sopra molte cose, con la scorta delle quali saprò in avvenir regolarmi. Sono tanto persuaso della falsità della medaglia, che avrei scrupolo di darla per buona a chi tale credendola, me la ricerca, e me ne esibisce un prezzo maggior del costo. Lo disingannerò del suo parere col fondamento del vostro; e se ciò nonostante la vorrà dappoi, non avrò riguardo di dargliela: poiché dovete sapere, che qui (a Vienna, ndr) si pagano assai bene da alcuni le medaglie anche false, in mancanza delle buone; purchè sieno testa rara, pensando eglino in tal modo di riempire i vacui, e di perfezionare la serie. All'amico poi, da cui con buona fede l'ho avuta, non abbiate dubbio, ch'io mai ne scriva: ma starommi nella solita indifferenza. Dacchè gli ho rimandate l'altre medaglie, con le quali pensava di potermi gabbare la seconda volta, si è vergognato di più scrivermi: ed io poco ne curo. Giacchè non v’è modo di avere le medaglie Zane duplicate, lasciamo di più ragionarne. Se col Marchese Maffei; cui ora solo è venuto in pensiero di raccoglier simili antichità, non riesce di accordarsi per le medaglie del fu Ambrogio Franco; e a voi paresse, che l’acquisto ne fosse onesto per chi vende, e per chi compra; io vi applicherei volentieri anche a tutte. Mi rimetterò sempre al vostro giudicio. Di metallo io non ne ho: onde darei un qualche principio con le migliori; che in tanto numero converrà pure che ve ne sieno parecchie. Quando poi non lo stimaste a proposito, separate da quelle di bronzo l’altre d’oro e d’argento, e di queste fermate il prezzo per me col Sig. Buonaventura Minelli, il quale è anche mio amico, e si sovverrà facilmente ciò che feci per lui, per fargli avere il governo della Dogana di Mare, quando ne feci rinunzia, e lui ebbi per successore" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 169, p. 337-338; Zeno 1785, vol. 3, lettre n° 631, p. 459-461; Tomassoni 2021a, p. 27, 77, 127-128; Tomassoni 2022a, p. 278; Tomassoni 2022b, p. 21, 47, 75).  
Lettre du 18 novembre 1724 (de Vienne): "Ho ricevute le 28 medaglie d’oro inviatemi dal Sig. Andrea mio fratello; e mi chiamo contentissimo dell’acquisto fattone per 58 ungheri, cioè a dire per sei ungheri e mezzo di più del loro valore. Di acquisto sì vantaggioso e sì caro ne ho ‘l debito tutto a voi, che mi avete con tanto amore assistito. Venti di queste hanno accresciuta la mia serie, che va avanzando a gran passi. Tra le altre mi sono state carissime l’Antonino col rogo, il Giuliano Apostata, e ‘l Costantino Barbato, detto dai Greci Pogonato. Avrei messo in primo luogo il Vitellio, se non fosse di conio moderno, ma assai eccellente. Per altro chi vide mai un rovescio in Vitellio col carro tirato da due lioni, e con intorno la leggenda AETERNITAS, simbolo di consacrazione? Con le prime lettere di Venezia attendo la nuova che siasi stabilito il trattato anche per le medaglie d’argento, per le quali ho già rimesso il danaro. In sì gran numero egli è molto difficile, che non ve n’entri qualche dozzina da farne conto, e qualche centinajo di quelle che mi mancano, le quali benchè non abbiano rarità, trovano però luogo ne’ gabinetti per la erudizione che in se contengono, massimamente quando sieno ben conservate. Oltre di che comperandole come a peso d’argento, non posso mai farvi considerabil discapito. I giorni passati ebbi la sorte di acquistarne parecchie assai buone in metallo, come la Giulia di Tiberio col carpento, quella dell’Anfiteatro di Tito, un Adriano Greco quasi medaglione col Tempio, battuto in Bitinia, un Gordiano Affricano il giovane, un Balbino, un medaglione di Trajano Decio, un’ Etruscilla Greca battuta in Samo, un Diadumeniano Greco, una Giulia Greca con Severo, ecc. Ed ecco che altresì questa terza serie va a poco a poco avanzando: ma sto in traccia di qualche buona occasione per comperarne una piena raccolta, e ne tengo in vista due o tre, con animo di abbracciar quella che siami per essere di maggior vantaggio" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 174, p. 348-349; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 638, p. 3-4; Tomassoni 2021a, p. 126, 130-131; Tomassoni 2022b, p. 75, 77).  
Lettre du 10 février 1725 (de Vienne): "Sempre più mi conosco al vostro amore obbligato, e sempre più mi crescono le speranze di poter un giorno col vostro mezzo dare avazamento, se non perfezione, alla mia serie di medaglie in argento. Con quelle del Signor Bernardini osservate e messe a parte da voi non aggiugnerei veramente alcuna delle teste che mi mancano, ma facilmente accrescerei la raccolta che ne ho, di qualche rovescio, ed essendo ben conservate, come mi scrivete, potrei migliorarne alcuna delle mie, che non fosse d’intera conservazione. Circa il prezzo, io non so quello che ne possa pretendere il possessore ; ma se la dimanda fosse esorbitante, non mi spiacerà punto il lasciargliele. Essendo esse ordinarie e per la testa e pel rovescio, crederei che l’una per l’altra non avessero a pagarsi più di due lire e mezza : a voi però ne lascio tutto l’arbitrio. Se la Sabina Tranquillina fosse in argento, e legittima, non avrei difficoltà di dare per questa sola dieci e anche dodici ducati, e più ancora : ma vedendola segnata da voi con una linea, come dubbiosa e sospetta, preveggo che non sarà ella del numero, e ch’io ne resterò ancora senza. Appena ricevuto e veduto il Pescennio, l’ho riconosciuto evidentemente per falso, e l’ho rimandato. Mi fu poi di piacere l’intendere, che il vostro sentimento erasi accordato col mio. I giorni passati ho avuta la sorte di far acquisto d’una G. Cornelia Supera in metallina, o en billon, come dicono i Francesi, di buona, se non ottima conservazione, e per un prezzo assai vantaggioso. Ho acquistati altresì cinque medaglioncini Egizj, tra i quali uno di Claudio con Antonia, e un altro pure di Claudio con Messalina. La mia raccolta in oro si è notabilmente accresciuta, talchè dei dodici Cesari non mi manca, che Galba, e Caligola : ma spero che quello mi verrà da Roma con altre nove, fra le quali Matidia, e Filippo il giovane, o sia il figliuolo. Avea cominciato il Catalogo delle medaglie più scelte che posseggo in argento ed in oro, ad oggetto di comunicarvelo : ma non ho avuto mai tempo di terminarlo. Un dì lo farò certamente. Continuatemi il vostro amore, ch’io stimo assai più di tutte le mie medaglie" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 179, p. 359-360; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 643, p. 17-19; Tomassoni 2021a, p. 133; Tomassoni 2022a, p. 280; Tomassoni 2022b, p. 78).  
Lettre du 30 mars 1726 (de Vienne): "Si va a gran passi avanzando nella revisione del Museo Imperiale con mio sommo gusto e profitto, di quando in quando capitandomi sotto l’occhio medaglie non solo rare, ma singolari, e non più vedute. Jer mattina per l’appunto nella serie d’argento trovammo intorno a quattordici Pertinaci, tutti con differente rovescio, e d’ottima conservazione, fra i quali uno che mi par degno d’esservi comunicato distintamente. L’epigrafe della testa laureata di questo Imperadore si è : IMP C P HELV PERTIN AVG. Nel rovescio v’ha la figura d’una donna con tonaca e stola, stante alla destra, che nella diritta tiene una corona di alloro, e nella sinistra una bacchetta sottile ; o sia verga, con la leggenda all’intorno MENTI LAVDANDAE. La medaglia è d’indubitata antichità, di eccellente artefice, e di intera conservazione. Ecco una nuova Deità sopra le medaglie, ma non già in Roma. Aveva il suo Tempio la MENTE nel Campidoglio, dedicatole in tempo della seconda guerra Cartaginese, e la sua festa si solenizzava a dì 8. di Giugno. Se ne parla in Livio, in Ovidio VI. Fast. in Lattanzio, in Varrone, ed in altri. Rare volte s’incontra gerundj nelle inscrizioni delle medaglie ; ma pur se ne incontrato, come ben voi sapete. Questa può dar luogo ad una dotta ed erudita dissertazione. Dal catalogo che vi ho trasmesso, cancellate il Germanico in argento, essendomene capitato uno assai bello con la testa di Caligola. Se però altro potessi averne con quella di Augusto, me ne sarebbe caro l’acquisto. Vi rendo grazie delle cortesi esibizioni, che mi fate a proccurarmene l’altre mancanti, e so la difficoltà che v’ha a poterne aver costì, che sieno belle e legittime ; poichè cotesti birbanti, ai quali non bisogna credere nemmeno la verità, assorbiscono e impreziosiscono ogni cosa, cercando d’ingannare o nella roba, o nel prezzo. Me certamente non astraperanno, che non tengo commerzio alcuno con esso loro" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 214, p. 422-423; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 681, p. 104-106; Tomassoni 2021a, p. 42-43, 96; Tomassoni 2022a, p. 280; Tomassoni 2022b, p. 29, 57).  
Lettre du 14 décembre 1726 (de Vienne): "L’Antonino Pio in gran bronzo col rovescio Rex Quadis Datus, è ottima veramente medaglia, e di rarità singolare. Io però ne tengo una bellissima nella serie, che non mi lascia desiderare cotesta. Il P. Granelli, Gesuita, e Confessore dell’Imperatrice vedova Amalia, che ha un bellissimo studio di medaglie, applicherebbe volentieri ad averla, quando gliela potesse proccurare ad onesto prezzo. Mi ha incaricato di pregarvene, e questo Religioso è ben degno del vostro favore. Se quella medaglia avesse nel rovescio Rex Armeniis Datus, la quale, benché meno rara, mi manca, vi avrei supplicato per me a dirittura. Con questa occasione non lascierò di dirvi, che di Antonino Pio non mi trovo avere, che tre sole Provincie in gran bronzo, cioè Dacia, Parthia, e Italia : e una sola in mezzano, cioè Britannia, quella che in terzo luogo ne vien descritta dal Vaillant. Mi raccomando al vostro amore, qualunque volta delle mancanti a prezzo onesto vi capitasse. Perdonatemi, se tali e tanti incomodi continuamente vi reco. In cosa che fa ora la mia estrema passione, non mi arrossisco neppure di parere importuno" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 231, p. 460-461; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 701, p. 158; Tomassoni 2021a, p. 135; Tomassoni 2022b, p. 79).  +
Lettre du 7 janvier 1727 (de Vienne): "Vi ringrazio della sincera notizia avanzatami da voi intorno al prezzo della consaputa medaglia di Antonino Pio, il cui possessore ne dimanda, unita ad un'altra di Vitellio in gran bronzo, l'eccedente somma di sessanta ducati. Come io non tengo bisogno nè di quella, nè di questa, avendone oltre alla prima tre bellissime di Vitellio di prima grandezza, tutte indubitate ; così ne ho letto il paragrafo al dignissimo Padre Granelli, il quale vi rende grazie dell'operato, e delle vostre generose espressioni. A lui mancano veramente sì l'una, che l'altra, ma la dimanda di chi le ha, non gli gradisce nè poco, nè molto ; e tanto più è lontano da applicarne all'acquisto, quanto che intende che quella di Vitellio non solo è sospetta, ma quasi a vostro credere, di che egli fa molta stima, evidentemente falsa. Sopra ciò pertanto non occorre far più parole, se non in quanto mi corre debito di ringraziarvi nuovamente dell'incomodo, che vi siete preso per favorirmi. Se altro vi capita che arricchir possa la mia raccolta, mi raccomando al vostro amore. Da mio fratello avrete già intesa la elezione di Antiquario di S. M. nella persona dignissima del Sig. Abate Panagia con annuo assegnamento di 1500. fiorini. Fra pochi giorni porrà mano al Museo, per cui si sono fatti gli scrigni, incominciando dalla serie in oro, che escluse le duplicate, arriverà a 1200. medaglie. Di cotesto vantaggio ed onore ottenuto da lui ho provato e provo un estremo piacere, perchè senza jattanza dir posso essere stata opera da me principalmente promossa, e sostenuta" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 234, p. 465; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 705, p. 165-166).  +
Lettre du 19 septembre 1705 (de Venise): "Oggi mi viene con due Epigrammi impressi in Milano comunicata la morte del P. Mezzabarba, nostro commune amico ; e ne ho sentito tutto quel dispiacere, che debbo ad una tal perdita. Io era uno degli ammiratori del suo ingegno, il quale se avesse potuto alquanto fissarsi, avrebbe fatto de’ miracoli" (Zeno 1752, vol. 1, lettre n° 87, p. 125; Zeno 1785, vol. 1, lettre n° 141, p. 341).  +
-Lettre du 19 décembre 1705 (de Venise) : à propos de Mezzabarba: "Io era uno degli ammiratori del suo ingegno il quale, se avesse potito alquanto fissarsi, avrebbe fatto miracoli" (Muratori, Carteggio, vol. 46 (1975), lettre n° 107, p. 291-292; Missere Fontana 2000, p. 197, note 144 – sept. ou déc. ?).  +
Lettre du 11 mars 1730 (de Vienne): "Non ho qui ancora tutte le mie medaglie e monete. Pochissime di queste ne tengo, massimamente delle battute in Italia, e niuna certamente avanti l’anno 1280. trattone alcune dei Dogi di Venezia, come di Piero Ziani, di Rinier Zeno, di Lorenzo Tiepolo, e di Gio. Dandolo, che fu eletto per l’appunto nel 1280. Una dissertazione sopra questo argomento sarà al pubblico di piacere e di frutto" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 271, p. 533; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 751, p. 270; Tomassoni 2021a, p. 48-49; Tomassoni 2022b, p. 32).  +
Lettre du 7 janvier 1728 (de Vienne): "Poco pertanto vi dirò circa l’affare delle medaglie. So esser piacere del nostro Augustissimo, che si dia fine a tante dicerie, e se gli altri faranno lo stesso che io, la cosa non anderà più oltre : di che però temo molto. Quel solo che posso dirvi, si è non esser vero quello che costì si vocifera, che la più parte delle medaglie venute da Roma siensi trovate false. Il numero intero delle medaglie del Museo Certosino passato nel Tesoro Cesareo, arriva a quello di 2350. in circa. Tutta la passione di chi tali le ha giudicate, non ha saputo ridurle al numero di 175. delle quali io so per certo esser pochissime quelle, che non sieno d’indubitata antichità e sincerità, levandone 25. in circa da questo numero, che nello stesso Catalogo de’ Certosini erano notate per false assolutamente, ovvero per bulinate e rifatte. Fortissimi motivi, i quali ho esposti umilmente al Clementissimo mio Padrone, e che sono stati da lui benignamente approvati, come pure da tutti i miei protettori ed amici, mi hanno persuaso a non intervenire, benchè più volte richiesto e sollecitato, a vedere il Museo medesimo, e a darne il mio giudicio, qualunque e’ fosse per essere. Questa mia ritirata è spiaciuta solamente a taluno, che poi ha cercato, e tuttavia cerca di farmene una colpa : ma io non me rido, sapendo di aver pesatamente e onestamente operato. Un'altra cosa debbo soggiugnervi, e siatene persuaso, che ‘l Sig. Bertoli e ‘l P. Paoli hanno rettamente operato, senza dar luogo a dubbiezza alcuna, che possano esser stati ingannati da chi che sia, avendo eglino praticate le possibili diligenze, perchè il Padrone restasse ben servito. Per maggior lume della verità, si son fatte replicate instanze dall’onoratissimo Sig. Bertoli, che le medaglie riprovate fossero rimandate in Roma, acciocchè fossero primieramente riconosciute per quelle, che ha ricevute in consegna, e poi per quelle che sono, cioè se spurie o legittime, sincere o falsificate. Il passo è stato impedito dal timore ben giusto di quegli, che diversamente hanno parlato e scritto in più luoghi. Dopo ciò formatene voi con la solita vostra saviezza il maturo giudicio" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 256, p. 505-506; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 734, p. 230-232; Tomassoni 2021a, p. 92; Tomassoni 2022b, p. 55).  
Lettre du 30 juin 1723 (de Vienne): “Sto accrescendo il mio picciolo studio di medaglie Imperiali d’argento: se in coteste parti gliene capitassero di buone, me lo significhi, con la qualità e loro prezzo: di che le sarò con molta obbligazione” (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 142, p. 281; Zeno 1785, vol. 3, lettre n° 599, p. 377; Tomassoni 2021a, p. 118, note 403; Tomassoni 2022b, p. 135, note 402).  +
Lettre du 14 mai 1708 (de Venise): "Se conosce persona, che abbia medaglie antiche Imperiali d’argento, e voglia privarsene, mi avvisi, che io volentieri ne farò acquisto" (Zeno 1785, vol. 1, lettre n° 185, p. 452; Tomassoni 2021a, p. 110; Tomassoni 2022b, p. 65).  +
Lettre du 25 juin 1708 (de Venise): “[…] le rendo affettuose grazie della buona nuova, che mi avanza del ritrovamento delle Medaglie Imperatorie, che costì ha fatto. Voglia il Cielo che ve ne siano di rare e di buone; e però starò con impazienza attendendo il catalogo delle stesse a tutto suo comodo, come pure quello de’ libri” (Zeno 1785, vol. 2, lettre n° 189, p. 6; Tomassoni 2021a, p. 110; Tomassoni 2022b, p. 66).  +
Lettre du 9 septembre 1738 (de Padoue): “Apostolo Zeno fa umilissima riverenza al Sig. Dottor Ottavio Bocchi, suo singolar padrone ed amico, e lo ringrazia della bontà, con cui gli ha comunicata la lettera del nostro riveritissimo Sig. Conte Carlo Silvestri intorno alle consapute medaglie, da me giudicate gran parte false, e alcune sospette. Non risponderò a tutti i capi della medesima, ma solo per giustificare la mia asserzione, poichè esso Sig. Conte nomina fra quelli, che han veduto e approvato le suddette medaglie, il dignissimo P. D. Gianfrancesco Baldini C. R. Somasco, comune amico, io sarò contento di rimettermi al sicuro giudizio di questo intendentissimo Religioso. A lui pertanto con la prima posta spedirò a Roma in uno scatolino ben sigillato le già notate medaglie, alle quali anzi ne aggiugnerò alcune altre, che più attentamente ho poi esaminate, e riconosciute per false. 1. Julius Caesar Ægypto capta 2. Augustus Ejusdem caput velatum. Cæsar parens patriæ 3. C. Caligula Caput ejusdem ex utraque parte 4. Trajanus Forum Trajani 5. Plotina Figura sedens 6. Matidia Pietas 7. Marcus Aurelius Ipse eques 8. Pertinax Lætitia temporum 9. Didius Julianus Mulier stans cum timone et cornucopia 10. Idem 11. Julia Pia Æternitas imperii. Capita Carac. et Geta 12. Geta Caput Septimii patris 13. Diva Paulina Consecratio 14. Maximus Cæsar Principi Juventutis 15. Idem Cum eodem typo 16. Gordianus Africanus Junior Pietas Aug. Vasa Pontificalia 17. Sabina Tranquillina Concordia Augustorum Inoltre alle suddette unirò la medaglia creduta di Germanico con Caligola, ch’è pessimamente conservata, poichè avendola attentamente esaminata, ho conosciuto non esser quella la testa di Germanico, ma quella bensì d’Augusto con corona radiata da una parte, e con le stelle nel campo, e dall’altra v’è la testa di Caligola laureata. La testa di Germanico è una di quelle poche medaglie, ch’io più desiderava di avere, per esser fra quelle, che a riguardo della testa mancano alla mia serie. Quanto poi a quello, che ‘l nostro Sig. Conte le scrive, che le sue medaglie erano state visitate da uomini periti e intelligenti, alcuni de’ quali e’ ne nomina, e che da loro erano state approvate per buone e legittime ; mi permetta di dirle, esser questa una civiltà che comunemente si pratica dalle persone oneste e discrete nelle visite de’ Musei. Tacciono quello che ne sentono internamente, quando non sieno sollecitate e richieste a dir la loro opinione, non volendo esse retribuire un disgusto a chi fa loro un favore, e usa una cortesia. Io pure sono stato uno di quegli, che molti anni sono fui con somma gentilezza ammesso da lui alla visita del suo Museo ; e benchè allora fossi meno sperimentato di quello che sono al presente nel discerner le false dalle buone e sincere medaglie ; ne riconobbi però alcune tra esse, che non parvero degne di piena fede ; e se allora non ne feci motto, che così voleva la convenienza, si sovverrà benissimo il Sig. Conte, che quando di là a qualche anno si venne tra noi a trattato, per mezzo di comune amico, per la compra di tutte le sue medaglie, l’unica difficoltà, che si frappose alla conclusione di tale affare, fu la giusta condizione da me proposta, che per quelle, che fossero trovate e conosciute per non legittime, mi si dovesse dare il compenso a misura del prezzo medesimo […]. Ciò poi non fa il minimo torto alla riputazione e intelligenza del fu Sig. Conte Cammillo, primo lor possessore e padrone, il quale poteva ben sapere, e sapeva quai fossero delle sue medaglie le false, e sospette, e quai le sincere e sicure ; e se ne teneva alcune di quelle mescolate con queste, si sa che tal cosa si pratica da altri valent’uomini, i quali riempiono il vacuo della serie anche con ispurie o moderne, aspettando l’incontro di rimetter in que’ luoghi altre che sieno legittime o antiche. Circa il dire, che fa il Sig. Conte di avermi valutate le 1200. medaglie (per l’esattezza 1195) vendutemi, a ragione di due lire per ciascheduna di esse, non vorrei che tal cosa fosse uscita dalla sua penna, poichè egli sa benissimo, che una medaglia ne val cento, e cento non ne vagliono una” (Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 1010, p. 372-377; Tomassoni 2021a, p. 81-83; Tomassoni 2022b, p. 49-50 and p. 131-132, note 260).  
Lettre du 12 décembre 1738 (de Venise): “Son costretto con mio rossore a recarvi nuovi disturbi per l’affare delle medaglie di Rovigo. Già dalla lettera a testimonianza autentica del P. Baldini, avvalorata e assicurata da quella del famoso antiquario Palazzi di Roma, avrete inteso, che tutte le XVIII. medaglie, niuna eccettuata, da me già condannate per false, son veramente false : cosa che mi è di sommo dolore, e di molto discapito. In via pertanto di onore e di coscienza il Sig. Conte Carlo Silvestri ha obbligo di risarcirmi, se non in tutto, che ciò troppo importarebbe, almeno in parte : […] a lui ne propongo per mezzo vostro tre maniere, lasciandogli la libertà di eleggere quel più gli aggrada. I. Io gli rimanderò le consapute XVIII. medaglie, ed egli in cambio di esse mi rimetterà XVIII. zecchini ; prezzo tenuissimo, e che non equivale al terzo del giusto valore di esse, quando fosser legittime, come esser dovrebbono per l’attestazione e impegno di esso Sig. Conte. II. Io terrò per me le stesse medaglie, a fine di aggiugnerle alla serie che di altre false ne tengo ; ed egli mi conterà le 15. Lire per ciascheduna di esse, prezzo già da lui esibito : il che monta a L. 270. III. Le suddette XVIII. medaglie saranno allo stesso Sig. Conte rimandate, e in lor cambio egli mi rimetterà le L. 270. esibite, e con esse mi farà tenere una delle sue medaglie in gran bronzo, che sono presso di lui, di Didia Clara, purchè sia quella migliore e meglio conservata, e se non m’inganno, con patina verde ; e a fine di levare ogni equivoco, avrà egli la bontà di spedirmi l’una e l’altra, acciocchè io possa soddisfarmi nella scelta di esse. Io spero, ch’egli in ciascuna di queste mie dimande conoscerà qual sia la mia discretezza, poichè egli sa benissimo qual sarebbe il giusto valore delle suddette XVIII. medaglie, quando fossero vere ed antiche. Sta attualmente presso di me il catalogo del suo Museo, dove ad una per una è marcato il prezzo delle sue medaglie, e tra queste si è anche quello delle suddette XVIII. ascendente a più di 1800. lire, ma come io non le ho pagate, che a ragione della quarta parte, così è di ragione ch’io non ne ripeta il rimborso che a tal sua porzione ; e lo fo anche con mio discapito” (Zeno 1785, vol. 5, lettre n° 1016, p. 384-385; Tomassoni 2021a, p. 86-87; Tomassoni 2022b, p. 51-52).  
Lettre du 14 mai 1724 (de Vienne): "Da questo studio (il riferimento è alla lingua greca, al cui apprendimento lo Zeno si stava dedicando da qualche tempo, ndr) mi sono avanzato a quello ancora delle medaglie. Ho cominciato da quelle di argento, delle quali mi è riuscito con l’acquisto di una grossa partita, fattone in Roma per ottocento fiorini, di avanzarne notabilmente una non dispregevole serie, arrivando già queste al numero di ottocento; e da Giulio Cesare fino a Gallieno, non mancandomi che intorno a dodici teste, alcune delle quali non sono delle più rare. Ne ho cominciata una anche in oro, ma in queste vo assai più lentamente, perchè le forze al desiderio non corrispondono. So che la più stimabile si è la serie di quelle di bronzo; ma per questa aspetto che mi si presenti qualche buona occasione ad un tratto, non volendo incominciare con poche. Se costì (a Brescia, ndr) conosceste chi ne abbia, e a prezzo onesto voglia disfarsene, troverà in me un facile compratore" (Zeno 1785, vol. 3, lettre n° 624, p. 445; Tomassoni 2021a, p. 125; Tomassoni 2022b, p. 74).  +
Lettre du 11 mars 1747 (de Venise): “La mia puntualità mi obbliga a scrivere a VS. Illma la presente. Tempo fa l’avvisai, che per la vendita del mio Museo io ne avria ricercato da altra parte, e ch’io ne avrei conchiuso il trattato con chi primo non solo ne stabilisse il prezzo, ma che prima avesse mandato a visitare il Museo, e a prenderlo col farne alla mano il contamento giusta l’accordo. Ora ella sappia, che l’altro soggetto me ne fa fare nuova istanza, e di più ha destinata persona abile, e da me conosciuta, che venga subito a visitarlo, e a farmene la compra. Cotesto nobilissimo compratore Viennese da lei propostomi non dovrà pertanto dolersi di me in caso, che si vedesse prevenuto. L’accordo tra lui e me non basta : bisogna che venga la persona scelta da lui a visitar le medaglie, e poi contarmi, o farmi contare, il prezzo accordato. Io sto, e starò sempre costante nella risoluzione di darlo al primo che darà le dette condizioni. Dopo l’ultima sua pareva che di giorno in giorno dovesse capitar qui la persona che ne adempiesse le condizioni suddette. Veggo tirarsi in lungo l’effetto. Per altrui colpa non vorrei parer impontuale. È bene ch’egli ed ella sappiano i miei sentimenti […] (Florence, BmLFA, Ms. 1788, lettre n° 1221, cc. 473v-474r; Tomassoni 2021a, p. 193; Tomassoni 2022b, p. 107-108).  +
Lettre du 26 mars 1747 (de venise): “Io credo che VS. Illma sia, e con ragione infastidito e stracco per non vedere dopo tanto tempo ultimato e conchiuso questo benedetto contratto del mio Museo. Io pure, lo confesso, ne sono annoiatissimo, e tanto più quanto che ogni volta veggo sopraggiungere nuovi disturbi ed intoppi, per le nuove domande e pretese di chi vuole farne l’acquisto. Veniamo, se è possibile, alle strette, e in risposta della sua dei 18. del corrente mese accompagnata dalle novelle condizioni, che prescrive il compratore, le replicherò in succinto quello che siegue. I. Tutte le medaglie in numero di 10500 e più saranno ad una ad una incartate, e distribuite classe per classe nei loro rispettivi mazzi, e numerate, come vuole il compratore e questa incartatura e numerazione sarà fatta con l’assistenza, e sotto i miei occhi, o di persona fidata, acciocché non vi sia commessa fraude, o errore. II. Questa incartatura e imballatura, che è di molto impiccio, non sarà incominciata, né fatta da me, se prima non venga qui la persona destinata a ricevere tutto il Museo, e che nel medesimo tempo o mi conti il danaro stabilito di fiorini ventimille, ovvero la cambiale equivalente, e che sia accettata dal mercante, ché dovrà pagarla ; e questa condizione indispensabile è stata da me dichiarata in più mie lettere antecedenti. III. Consegnate che avrò le medaglie tutte alla persona, che avrà l’ordine di riceverle, lascio alla stessa il carico della sicura spedizione, sicché questa dovrà soggiacere a tutte le spese sì del dazio d’uscita di Venezia, sì di ogni altro occorrente per viaggio, o di Vienna, come anco quella della condotta da Venezia a Vienna, senza voler io esser punto garante di quello che potesse succedere fino alla consegna da farsene al compratore. IV. Circa la specificazione del peso delle medaglie questa non si può sapere, se non dopo incartate e pesate nei loro mazzi rispettivamente ; e questo si potrà fare al tempo della consegna. V. Le medaglie che ho acquistato, o che potessi acquistare dopo cominciato il trattato, e sino al tempo della consegna, saranno da me aggiunte al Museo, e disposte a siti convenienti : ma quanto alle duplicate che potessi aggiungere all’altre e cederle al compratore, attesto che non ne tengo. E questo è quanto mi occorre di dirle in risposta alla sua [194…]” (Florence, BmLFA, Ms. 1788, lettre n° 1222, cc. 474 r. e v; Tomassoni 2021a, p. 194; Tomassoni 2022b, p. 108).  
Lettre du 22 avril 1747 (de Venise): “[…] Intanto ho cominciato a fare incartare ad una ad una tutte le medaglie lasciandole nel loro buon ordine disposte classe per classe, e secondo la grandezza e qualità del metallo. Ogni classe sarà collocata senza la minima confusione in tanti ruotoli, e sopra ogni ruotolo sarà espresso il suo numero, e quello insieme delle medaglie in esso contenute. […] Dalla nota delle medaglie, che costituiscono ciascuna classe, si vedrà l’accrescimento che ho dato al Museo sopra il numero di 10520. medaglie, tutto a vantaggio del compratore, il quale può riposare su la mia fede e coscienza, che niun pregiudizio sarà per recargli l’essersi lui fidato di me interamente ; anzi avrà motivo di lodarsene, e di ringraziarmene. Sono contentissimo, che il sig. Moscheni nell’atto della consegna non mi sborsi subito se non dieciottomila fiorini, e che i due mille altri, che rimangono al saldo intiero del Museo, non mi vengano rimessi e spediti dal compratore, se non dopo giunto in Vienna il Museo, e dopo visitato dal M. R. P. Froelich, di cui non saprei desiderare più competente e intelligente giudice, fra quanti so essere esattissimi nella conoscenza delle antiche medaglie. […] Quanto al ritratto, mi conviene prima dar ordine che sia fatto ; e come in questa fattura bisogna dipendere dalla buona o cattiva fede del pittore, così non posso dar ferma parola del quando sarà fornito, ma ben posso darla, che anche in questa parte soddisfarò a tempo proprio a questa mia obbligazione, e non mancherò di unire al ritratto più copie della mia effigie intagliata in rame” (Florence, BmLFA, Ms. 1788, lettre n° 1230, cc. 477v-478v; Tomassoni 2021a, p. 195; Tomassoni 2022b, p. 108-109).  +
Lettre du 20 mai 1747 (de Venise): "La lettera di VS. Illma in data dei 13. del corrente mi ha riempito di stupore, e di confusione. Veggo dal tenor di essa sempre più difficoltarsi e tirarsi in lungo l’esecuzione del già convenuto. Il sig. Moscheni non ha lettere, e non ha il soldo necessario, né poco né molto, al pagamento del Museo, e mi si cambian le carte in mano. Mi era stato assicurato lo sborso attuale nel punto della consegna di esso, di 18 mila fiorini, con la riserva dei rimanenti due mila in ottobre. Adesso mi si vuole allungare fino all’ottobre il pagamento non tanto dei due mila fiorini, quanto anche quello dei dieciotto mila. Orsù usciamo una volta da questo impiccio e fastidio. Parlo chiaro e sincero. Non sono in istato di aspettar ottobre. L’età mia avanzata di settantanove anni, i continui mali ed incomodi, l’estrema debolezza in cui mi ritrovo e che di giorno in giorno mi rende sensibile, non mi danno speranza di lunga vita. Le dico pertanto chiaramente, che se dentro il mese di Giugno non ricevo il pattuito danaro dei dieciotto mila fiorini con la riserva degli altri due mila intendo che sia sciolto e nullo onninamente il contratto. Dal canto mio ogni cosa è in ordine. Tutte le medaglie del Museo, cresciute al numero non più di 10520. come era l’obbligo mio, ma di 10770. sono ad una incartate, e messe in ordine a classe per classe in quindici mazzi ognuno de’ quali contiene più o meno ruotoli, sigillati col mio sigillo, e strettissimamente legati" (Florence, BmLFA, Ms. 1788, lettre n° 1235, c. 480r; Tomassoni 2021a, p. 195-196; Tomassoni 2022b, p. 109).  +
Lettre du 4 janvier 1721 (de Vienne): "Anch’io tengo la medaglia del Magliabechi. Ha nel rovescio il motto : Scire nostrum reminisci. Ve n’ha però un’altra con altro motto. Avvisatemi, qual sia l’acquistata novellamente da voi. Se si potesse avere quella del celebre Card. Noris, mi sarebbe carissima. A proposito di medaglie, ho fatto ultimamente acquisto di un bellissimo e singolar medaglione in oro, del peso di 10. ungheri, d’ottima conservazione, e non ancora veduto, nè registrato dagli antiquari. Da una parte ha la testa dell’Imperatore Valente, che tiene in mano un globo, su cui sta una vittoria in atto di porgere a lui una corona di alloro. La leggenda è D.N. VALENS. MAX. AVGVSTVS. Dall’altra vi è la figura dell’Imperatore col diadema, stante sopra un carro fatto a foggia di pulpito tirato da sei cavalli, e all’uno e all’altro lato due vittorie in aria con in mano per ciascheduna una corona di alloro, e all’intorno : D. N. VALENS. VICTOR. SEMPER. AVGVSTVS. Nel basso della medaglia v’ha il modio, ed altre coserelle con due lettere iniziali del nome forse e cognome del monetario. Questo medaglione vien qui valutato più di 100. ungheri dalle persone intendenti ; e può essere che alla stima ne succeda un giorno la vendita. Se avete occasione di parlarne con S. E. Tiepolo, e col Cav. Lioni, comunicategliene la notizia" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 88, p. 179-180; Zeno 1785, vol. 3, lettre n° 535, p. 226-227; Tomassoni 2021a, p. 113-114; Tomassoni 2022b, p. 68).  +
Lettre du 14 juin 1721 (de Vienne): le poste de secrétaire pontifical vient d’être accordé à Mons. Passionei que Zeno estime beaucoup: "Di questa nuova ho sentito molto piacere, amando e stimando da molti anni singolarmente il suddetto Prelato; e con egual piacere ho inteso similmente i nuovi titoli e onori ottenuti da Mons. Bianchini, al quale sono obbligatissimo per la medaglia del Cardinal Noris da lui data per me al P. Baldini, che mi sarà molto cara" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 109, p. 218; Zeno 1785, vol. 3, lettre n° 558, p. 281).  +
Lettre du 29 novembre 1721 (de Vienne): "La medaglia d’argento, che mi scrivete essere presso l’Abate Belloti, fu battuta dalla città di Luceria nella Puglia, Colonia Romana, presso la quale Ercole era in venerazione. Voi molto bene vi siete apposto a spiegarla nelle figure, che vi sono espresse, avendo da un lato una testa con le spoglie lionine, e dall’altra il turcasso, la clava, e l’arco. Ma la leggenda dee essere LOVCERI. Louceria leggesi per Luceria, come in altre Fourius per Furius, ecc. Ella è riferita anche dall’Olstenio nelle note all’epitomatore di Stefano, e dal Begero nel tomo I. del suo Thesaurus Brandeburgicus" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 116, p. 232; Zeno 1785, vol. 3, lettre n° 567, p. 303).  +
Lettre du 25 juillet 1722 (de Vienne): "Il Sig. Albrizzi nostro gentilissimo è in uno de’ borghi di Vienna, e non si è più lasciato da me vedere, senzachè io possa indovinarne la cagione. A dirvi la verità, è degno figliuolo di suo padre, e forse anche in qualche conto gli sta al di sopra. Non è da fidarsi di quanto dice e promette. Crede di essere un grand’uomo, pieno di dottrina e sapere, ed è un arcisolenne petulante. Fa il Teologo e l’Antiquario. Mi è stato detto, che presentemente studj di Greco per saper leggere le medaglie Greche, quando ancora non intende punto le Latine" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 130, p. 257-258; Zeno 1785, vol. 3, lettre n° 585, p. 344).  +
Lettre du 10 août 1723 (de Prague): "Sono contentissimo dell’acquisto fatto della medaglia di T. Quarcino anche per le 100. lire. Se bene in essa non si legge, che DIVO TITO, ella è pero del Tiranno vivuto verso i tempi di Severo, e prima dei XXX. Tiranni, (se pur non m’inganna la memoria) e non mai dell’Imperador Tito, come si vede dalle fattezze di lui. Ella è delle più rare, che si veggano ne’ gabinetti ; e pochissime se ne trovano. Il primo a produrla credo che sia stato il Tristano" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 143, p. 282; Zeno 1785, vol. 3, lettre n° 600, p. 379-380).  +
Lettre du 16 octobre 1723 (de Prague): "La lettera Latina del Bacchini al Magliabechi sta inserita a c. 37. del Tomo XV. delle Nouvelles de la République des Lettres (mese di Gennajo 1689.) di Pietro Bayle, Lat. Petrus Balaeus. Ella è sopra una medaglia pretesa di Scipione Affricano : in cui dall’una parte si vede la testa nuda di lui con intorno P. C. SCIPIO AFRICAN. e dall’altra lo stesso Scipione sopra un carro trionfale tirato da quattro cavalli con un ramo di palma nella destra. Il Bacchini la attribuisce a Scipione Affricano il minore. Ma sappiamo che detta medaglia è un’impostura evidente. Il Vaillant si è guardato di riportarla, come pure il Patino, e l’Orsini, tra le altre della famiglia Cornelia nei loro libri delle Medaglie delle Famiglie Romane. Quando s’intese, che ai tempi di Scipione si lasciassero scolpire su le medaglie l’effigie de’ cittadini ? Cominciò questo ai tempi di Cesare dopo la Dittatura perpetua assunta da lui : e gli esempli che se ne adducono anteriori, come di Silla, o di qualche altro, sono o dubbiosi e contrastati, o falsi manifestamente. Trovansi bene nelle medaglie Romane le teste di Romolo, di Tazio, di Numa, di Tullo Ostilio, e di Anco Marzio ; ma queste furono fatte battere nei tempi di Cesare e di Augusto da chi pretendeva di trarre la discendenza da alcuni di loro. Così la famosa medaglia di Orazio Coclite fu fatta battere assai dopo di lui, e se ne trova anche con la leggenda, da cui apparisce, che fu restituita da Trajano. Torniamo al P. Bacchini, e alla detta sua lettera, nella quale egli si fa incontro a questa opposizione ; ma non dice cosa che persuada in contrario. Riconosce bensì per falsa un’altra medaglia esistente nel suo Museo, ove intorno alla testa leggesi PRO. SCIPIO. AFRIC. e nel rovescio oltre al detto di sopra v’ha la leggenda CARTHAG. SVBAC. L’una è finta a imitazione dell’altra ; il Bacchini riconosce questa per falsa, e sostien l’altra per vera, la quale era nel Museo del Commendatore Carlantonio dal Pozzo in Roma" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 148, p. 291-292; Zeno 1785, vol. 3, lettre n° 606, p. 393-394; F. Missere Fontana 2003, p. 428).  
Lettre du 30 octobre 1723 (de Vienne): "Jeri ne ho vedute (medaglie, ndr) di assai belle in buon numero, e in ogni metallo presso il Sig. Conte Ariosti, Capitano di un reggimento Cesareo, che d’ordinario sta in Transilvania ; donde per mia insinuazione fa condur qui in tre barche sopra il Danubio, in ubbidienza ai comandamenti di S. M. più di sessanta lapide antiche, colà ultimamente per la maggior parte trovatesi, a fine di abbelire con esse al di fuori il gran vaso della Biblioteca Imperiale, che ora si sta fabbricando. Ma sgraziatamente una di esse barche, deboli per se stesse, si è aperta nel Tibisco, e andata a fondo con la perdita di XIX. Inscrizioni, le quali esso Sig. Conte mi attesto essere le più notabili" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 149, p. 293-294; Zeno 1785, vol. 3, lettre n° 607, p. 396).  +
Lettre du 15 avril 1724 (de Vienne): "Della medaglietta d’argento mostratavi dal sig. Abate Bellotti, ve n’ha una bella serie del P. Baldini, notata di prezzo dieci bajocchi, e in tutto simile anche nel rovescio a quella, per cui ve ne fur richiesti dieci ungheri ; se non che la leggenda della testa è DN ZENO PERP AVG. cioè Dominus Noster Zeno Perpetuus Augustus : che così appunto dee stare" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 161, p. 316; Zeno 1785, vol. 3, lettre n° 621, p. 429).  +
Lettre du 8 juillet 1724 (de Vienne): "Il buon Padre Cornaro più non mi scrive. Egli si vergogna di avermi mandate delle medaglie ch’io abbia riconosciate per false ; ma meno mi rincresce la sua confusione, di quello che mi saria rincresciuto il suo inganno. Da quello che veggo, e da quello che mi scrive l’onorato Sig. Patarol, poco di buono e di sincero in sì fatto genere di cose si può sperar da costì, e generalmente da qualunque luogo : onde sempre più sono contento della compra che ne ho fatta dal nostro P. Baldini. Questi Antiquarii le stimano più di 2000. fiorini ; e pure non mi costato 740. I giorni passati mi è fortunatamente capitato un terzo medaglione in oro di peso di cinque ungheri e un quarto, ed è benissimo conservato, e di oro purissimo, battuto in Aquileja, come si ricava dalle lettere AQ. S. cioè Aquilejae Signata, poste in fondo del rovescio. La testa è di Diocleziano con la legenda IMP. DIOCLETIANVS P F AVG, e nel rovescio v’è un figura di donna in piedi stolata, e rivolta verso la destra, nella quale tiene una bilancia, e nella sinistra il cornucopia. Nel campo sotto la bilancia v’ha una stella, e nell’altro VI. e sotto, come dissi, AQ. S. La leggenda all’intorno si è SACR MONETA AVGG ET CAESS NOSTR. Questa medaglia trovasi comunemente in rame di mezzana grandezza. Il Banduri sulla fede del Mezzabarba ne riporta una sola in oro consimile, ma nè il Mezzabarba, nè il Banduri dice che sia medaglione : sicchè la mia viene ad essere singolare, e la stimo di molto, e tanto più quanto che anche questa non mi viene a costare, che un unghero di più dell’oro, siccome feci dell’altro bel medaglione di Gallieno acquistato in Praga. V’ha qui un bellissimo Costanzo Cloro in oro di peso di cinque ungheri : ma chi lo ha, non ha voluto lasciarmelo, benchè io gli abbia offeriti 15. ungheri ; nè io mi sento volontà di dargli di più" (Mezzabarba Birago 1683; Banduri 1711; Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 167, p. 332; Zeno 1785, vol. 3, lettre n° 628, p. 450-451; Tomassoni 2021a, p. 78-79; Tomassoni 2022b, p. 47-48).  
Lettre du 2 décembre 1724 (de Vienne): "Prima che me ne scordi, vi dirò che i giorni passati leggendo la prefazione del libro intitolato Gemmae antiquae caelatae, Sculptorum (in realtà Scalptorum, ndr) nominibus insignitae, intagliate dal famoso Bernardo Picart, e pubblicate e spiegate da Filippo di Stosch latinamente, con la traduzione Francese a fianco del Sig. di Limiers, e impresse in Amsterdam presso il detto Picart 1724. in foglio, notai le seguenti parole (passage en latin, ndr). Ora questa testa di Nerone scolpita in diamante si è probabilmente la stessa, che già mi fu data costì a recare in questi parti, donde l’ho poi rimandata a chi me la diede, e che ne voleva molte centinaja di ungheri" passage sur les gemmes (Stosch 1724; Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 175, p. 351; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 639, p. 8).  +
Lettre du 23 décembre 1724 (de Vienne): “Le lettere di quella statua antica ritrovata su l’alpi di Coreglio, se sono tutte iniziali, faran rompere il capo ai curiosi d’indovinarle. Il P. Harduino ha una particolar virtù, per non dire arditezza, di trarne in simili incontri il significato a suo gusto. I suoi libri intorno alle medaglie Greche e Latine ne sono pieni" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 177, p. 355-356; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 641, p. 13; Tomassoni 2021a, p. 57; Tomassoni 2022b, p. 36).  +
Lettre du 14 avril 1725 (de Vienne): "L’Albrizzi in uno de' suoi più recenti foglietti, intitolati da lui Atti eruditi, Parte antiquaria, ha impresse due dissertazioni dell’Abate Bellotti sopra due medaglie antiche, le quali egli dice essere di Ottavia Minore, sorella di Augusto, e moglie di Marcantonio. La prima di queste ha da una parte la testa velata di una donna con la leggenda L. FVRIO LABEONE IIVIR : dall’altra poi la facciata di un tempio di sei colonne, sopra le quali nella cornice si legge OCTAVIAE, e all’intorno L. ARRIO PEREGRINO IIVIR, e di sotto COR, cioè CORynthi, dove la medaglia fu battuta sotto il Duumvirato di L. Furio Labeone, e di L. Arrio Peregrino. Ora s’egli è vero, che nel rovescio di essa si legga OCTAVIAE, egli è anche vero, che la testa velata si è quella di Ottavia sorella di Augusto, e che il tempio scolpito si è quello, che alla medesima innalzarono i Corintj, rammemorato da Pausania : onde la medesima viene ad essere singolare, ed accresce la serie delle medaglie in bronzo di una testa di donna, che prima non era stata veduta. Ma il fatto sta che il nome di Ottavia si legga veramente nel luogo contrassegnato, e non vi sia stato recentemente e con arte dal bulino di qualche falsario scolpito : di che ho ragione di dubitare. Se avesse mai modo di vederla, o di farla osservare al Sig. Patarol, avrei caro di esserne assicurato : ma bisogna in quella parte attentamente esaminarla. Non ho sospetto sulla legittimità della medaglia : ma cade solo il mio dubbio su quella del nome di Ottavia ; e ciò che me la fa cader nella mente si è, che nel mio picciolo studio di bronzo ne tengo una di terza grandezza, battuta altresì in Corinto, nel cui diritto v’ha la testa di una femmina velata, simigliantissima in tutto a quella dell’Abate Bellotti, con la leggenda, L. ARRIO PER, cioè PERegrino, e nel rovescio v’ha similmente la facciata d’un tempio Esastilo, ma con una figurina nel mezzo, e la leggenda all’intorno, L. FVRIO LABE (?), e di sotto COR. Voi vedete che sinora non v’è altra differenza dalla mia all’altra medaglia, se non che nella mia il nome di L. Arrio Peregrino sta espresso alla parte della testa, e quello di L. Furio Labeone a quella del tempio, là dove in quella di cotesto Signore (l'abate Bellotti, ndr) sta vice versa. Nella mia inoltre non è specificato il loro Duumvirato, e di più v’è la figurina nel mezzo delle 6. colonne, che sarà forse anche nell'altra, ma non vi si sarà fatta riflessione per la sua minutezza. Ma nella mia non si legge sicuramente nel luogo accennato il nome di Ottavia, che mi si suppone che si legga nell’altra. Vi si scorgono bene alcune vestigie di lettere, dalle quali non solo non posso raccogliere che vi sia espresso il nome di Ottavia, ma più tosto tutt’altro, e par che dica GEN. P. ... cioè GENIO Populi Romani. Oltre a ciò debbo dirvi, che tengo un’altra medaglia in bronzo della stessa grandezza, che l’altra, battuta pure in Corinto sotto i suddetti Duumviri, con la testa radiata di Augusto dall’una parte, e con L. ARRIO PEREGRINO ; e con la facciata del tempio Esastilo dall’altra, e sua figurina nel mezzo, e con L. FVRIO LABEONE IIVIR COR. Nella cornice sopra le Colonne v’ha similmente segni di lettere, ma par che dicano Divo Ivlio, le quali non si possono discernere. Il Vaillant nel I. Vol. delle Colonie Romane Latine a c. 32. ne riporta una poco differente dalla mia, variando solamente il sito del nome de’ Duumviri, come sopra avvertii nell’altra, e non accennando la piccola immagine che v’ha nel mezzo, nè indicando, che sopra le colonne del tempio vi sia scolpita altra leggenda. Eccovi le ragioni del mio dubitare sulla sincerità del nome d’Ottavia espresso nella medaglia del sig. Abate Bellotti, e i motivi del desiderio che ho, che in questa parte ella sia bene esaminata da voi, e dal Sig. Patarol. Questa dissertazione peraltro (cioè quella espressa dal Bellotti sulla moneta in oggetto, ndr) è sì piena di sciocchezze, per non dir di peggio, che mi fa compassione. A torto vi si censura un passo di Dione, non ben letto, e non ben inteso ; si vuol far credere battuta la medesima in tempo d’Augusto, quando ella fu veramente battuta dopo la morte di lui in tempo di Tiberio, e finalmente intorno ad Ottavia si dicono molte cose non vere : il che tutto posso dimostrare ad evidenza, e però, occorrendo, indurmi a stendere un’altra Dissertazione sopra essa medaglia, e l’altra mia ; ma solo vi applicherò, quando voi me lo consigliate, e quando abbia sicuro riscontro, che il nome di Ottavia non sia opera di recente artefice, anzichè dell’antico scultore. A questo foglio stimo bene di non aggiugnere altro particolare, acciocchè possiate comunicarlo al mio amatissimo Sig. Compare Patarol, che caramente saluto ed abbraccio" (Foy-Vaillant 1688; Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 184, p. 366-368; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 649, p. 28-32; Tomassoni 2021a, p. 93-94; Tomassoni 2022b, p. 55-56).  
Lettre du 19 mai 1725 (de Vienne): “Io sono dell’opinione del Sig. Patarol intorno a quella medaglia di Ottavia esistente presso l’Abate Bellotti. Ne intenderò volentieri il vostro parere, poichè l’avrete veduta. La medaglia può esser vera, fuorchè nella leggenda del nome Octavia. Il sapere che il bulino sta così bene in mano di esso Sig. Abate, me la rende ancora più sospetta. Io mi guarderei bene da fare verun contratto di medaglie da chi sa tanto l’arte di alterarle, e falsificarle. Riverite il Sig. Patarolo a mio nome” (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 186, p. 372; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 652, p. 38-39; Tomassoni 2021a, p. 95; Tomassoni 2022b, p. 56).  +
Lettre du 4 août 1725 (de Vienne): “Al P. Cornaro potrete dire, che non ho presa alcuna delle medaglie inviatemi, perchè quelle che servir potevano al mio bisogno, io già le teneva, e dell’altre non era a mio gusto l’acquisto, poco curandomi di medaglioni. A voi dirò poi confidentemente, che di nove medaglie di bronzo, io tenute ne avrei due, cioè l’Adriano Egizio, e ‘l Caligola con le sorelle: le altre sette erano tutte false: il che non volli a lui scrivere, per non entrare in contrasti. Il buon Padre ha o poca intelligenza, o molta malizia: ed io son persuaso anzi del primo, che del secondo. A medaglie che vengano da Venezia, o da Roma, bisogna aprire molto bene gli occhi, essendovi troppi falsarj, e troppi impostori: ed io ho preso questa massima, e la sieguo come indubitata, che una medaglia tenuta solo per sospetta, benchè possa esser buona, sia ributtata come falsa. Così rimango libero dal dubbio egualmente, che dal litigio. Le medaglie sincere sono per tali riconosciute da tutti, o sia che le ripigli per mano, o sia che ad altri le mostri, mi danno sempre piacere” (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 190, p. 378; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 656, p. 46-47; Tomassoni 2021a, p. 77-78; Tomassoni 2022b, p. 47).  +
Lettre du 2 février 1726 (de Vienne): "Lunedì mattina è stata risoluta e cominciata la risoluzione di visitare e inventariare il Museo Cesareo per comandamento dell’Augusto Padrone. Il Presidente della commissione si è S. E. il Sig. Conte di Cobenzel, Cameriere Maggiore. Un pubblico Segretario registra le Medaglie, che gli si hanno ordinatamente dettando, con la specificazione della testa e del rovescio, e con la distinzione delle legittime dalle false, o sospette. Quegli che formano il restante del corpo di essa commissione, sono il Prete Gio. Battista Panagia, il Cavaliere Garelli, il Baron Albret, il Tesoriere Ubens, ed io. Si è dato cominciamento dalle medaglie d’oro, e si va a casa di S. E. ogni mattina dei giorni di lavoro. In questa settimana se ne sono registrate 561. per l’appunto ; e non siamo per anche alla metà di quelle, che compongono la serie in oro. Tra esse ve ne sono di rarissime, e anche di singolari: nè vi potere figurare ch’esser possa altrimenti, trattandosi di un Museo Imperiale, alla cui raccolta si cominciò a dar mano dall’Augustissima Casa fino dal tempo di Federigo III. Imperadore, continuando in ciò ad imitarne il nobile genio altri sì Cesari, che Arciduchi in Ispruch, in Fiandra, ed altrove. Mi si dice, che il numero delle medaglie ascenderà a 50. e 60. mila ; laonde vi sarà molto a fare, e per più anni, avanti di terminarne il registro, finito il quale la M. S. dichiarerà quello che avrà in animo di scegliere per suo Antiquario. Io fui l’altr’jeri a render grazie di tanto onore e favore alla M. S. la quale non per questo intende di scaricarmi del peso del teatro : onde mi si accresce la fatica, donde ne sperava il sollievo. Giovami tuttavia per quest’anno fare un ultimo sforzo a fine di meritarmi la grazia, assicurandovi per altro che l’incomodo e la fatica mi è risarcita di molto dal piacere che provo in avendo sotto l’occhio un tanto tesoro, e giovandomi ciò molto ad avanzar nella pratica di uno studio, a cui per altro conosco di aver troppo tardi applicato, non perchè non ne avessi il genio, ma perchè mi mancava il modo di farlo. Voi mi farete piacere in comunicando questa notizia agli amici, e in particolare al Sig. Patarol, e agli altri dilettanti, come pure al fratello. Ciò che in tal fatto mi è stato di consolazione e di onore, si è, che gli altri per esservi ammessi, han posta, per dir così, sossopra tutta la Corte, e impiegati i più forti e autorevoli mezzi : là dove io fui solo a supplicarne il Padrone, tanto per me, quanto per il Panagia, al quale senza passione dee darsi la preminenza sovra ciascuno di noi nella conoscenza delle buone medaglie dalle false, e nella intelligenza dei simboli e figurati. Quanto a me, giudico che in ciò egli abbia pochi pari in oggi, comechè altri esser vi possa che nella erudizione lo superi, non che il pareggi. Ma di ciò per ora abbastanza" sur le cabinet impérial de Vienne (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 207, p. 407-409; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 674, p. 86-88; Tomassoni 2021a, p. 41-42; Tomassoni 2022b, p. 29).  
Lettre du 9 février 1726 (de Vienne): "Al P. Baldini scriverò quanto prima per le medaglie d’oro notate nel suo catalogo. In altro tempo ne avrei presa gran parte, trovandole marcate a prezzo discreto : ma al presente mi trovo scarso : pure non lascerò scapparmi di mano la congiuntura a riguardo di alcune teste, delle quali è mancante la mia serie in oro. Per non lasciarvi così asciutta questa mia, unisco ad essa il catalogo di alcune medaglie in bronzo, tutte bellissime, d’uomini illustri, da me ultimamente acquistate per 20. fiorini. Ve n’ha tra esse da cinque, o sei, ch’io prima aveva o in piombo, o sconservate : ma qualunque siensi, le conservo per voi, e ve le spedirò con prima congiuntura" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 208, p. 412-413; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 675, p. 92-93).  +
Lettre du 27 avril 1726 (de Vienne): "Non ostante che jeri sia partito con la Padronanza il Sig. Conte di Cobenzel, Camerier Maggiore, e Presidente alla Commissione del Museo Cesareo, non si lascierà non pertanto di continuare nella revisione e nel registro di esso Museo : anzi si avrà campo d’impiegarvi ogni mattina qualche ora di più, mentre bene spesso ere obbligata sua Ecc. dalla sua carica a rimettere ad altro mattino il lavoro. E giacchè siamo su questo proposito, e voi mostrate piacere di udirne di quando in quando qualche nuova scoperta, eccovene una degna della vostra attenzione. Sono parecchi anni che in Francia si sono trovate due medaglie di argento col nome di Pacatiano Imperadore, di cui presso gli autori antichi non si trova fatta menzione. In una, che è del Museo Regio, leggesi … FVL MAR PACATIANVS P F AVG, cioè … FULvius MARius o MARinus PACATIANVS Pius Felix AVGustus : e nel rovescio ha una figura di donna stolata sedente dalla sinistra alla destra, con patera nella destra, e un doppio cornucopia nella sinistra, con l’epigrafe CONCORDIA MILITVM. L’altra, che è nel gabinetto del P. Chamillard, celebre Gesuita in Parigi, ha intorno la testa radiata (il che pure è nell’altra suddetta) di Pacaziano la seguente leggenda : IMP T IVL MAR PACATIANVS P F AVG, cioè IMPerator Titus IVLius MARius, o MARinus PACATIANVS Pius Felix AVGustus : e nel rovescio sta una figura di donna stolata in piedi, verso la parte destra, alzando con la destra un picciol ramo, forse di olivo, e nella sinistra tenente un’asta transversa, col moto PAX AETERNA. In queste due medaglie trovate in Francia, forse non ben conservate, e però non ben lette, voi vedete diversamente riportato il prenome e ’l nome gentilizio di Pacaziano, mentre una lo dice Fulvio, e l’altra T. Giulio : ma in quella che già pochi giorni ho avuta per mano, esistente nel Museo Cesareo, similmente di argento, di tutta conservazione, e alquanto più grandicella delle ordinarie, leggesi chiaramente così : IMP T I CL MAR PACATIANVS AVG, cioè Imperator Titus Julius Claudius Marius o Marinus Pacatianus Augustus. L’effigie di questo Imperadore, o piuttosto Tiranno, che mostra d’essere di 30. in 40. anni, ha il diadema radiato, ed è somigliantissima a quella che si vede nell’intaglio dell’altre due : ma il rovescio della Cesarea n’è tutto diverso, mentre raffigura una donna stolata, dalla sinistra alla destra sedente, che tiene nella man diritta un timone rivolto all’ingiù, e nella sinistra un cornucopia, con la ruota sotto la sua seggia : simboli tutti alla Fortuna corrispondenti, come anche significa la sua leggenda, che è : FORTUNA REDVX. Ora a quale di queste tre medaglie si dovrà dar fede intorno il nome gentilizio di Pacaziano ? Sarà egli Fulvio, Giulio, o Claudio ? Per me la darò più ferma a quello che veggo, che a quello che da altri ne viene scritto. Mi vien detto che qui nello studio del Sig. Conte Carlo di Lamberg siavi una medaglia in argento di Pacaziano, e proccurerò di vederla per vie più assicurarmi : anzi l’Antiquario di questo Cavaliere mi ha promesso di oggi portarmela a casa : e ciò succedendo, ve ne scriverò a piè di questa. In qual tempo fiorisse questo Pacaziano, non si può stabilire di fermo. La fabbrica della medaglia lo fa credere vivente fra i tempi dei due Filippi e di Trajan Decio. Nelle inscrizioni del Grutero della ultima ristampa…" (commentaires sur des inscriptions) (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 215, p. 423-425; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 682, p. 106-108; Tomassoni 2021a, p. 43; Tomassoni 2022b, p. 29-30).  
Lettre du 4 mai 1726 (de Vienne): "Nella medaglia di Pacaziano in argento, esistente nel Museo del Conte di Lamberg, la quale è difettosa in quella parte, ove star dovrebbe PACATIANVS AVG. ma nel restante benissimo conservata, leggesi TI CL MAR, ed ha nel rovescio la figura della Pace stante, col ramo di olivo, e l’epigrafe PAX AETERNA, come in quella del P. Chamillard già pubblicata. Ora osservando in questa, che la seconda lettera della leggenda della testa non è molto staccata dalla prima, e avendo dipoi più attentamente risguardato anche l’altra del Museo Cesareo, stimo ora che si debba leggere, non già Titus Iulius CLaudius, ma più tosto TIberius Claudius : e questa spiegazione tanto più mi soddisfa, quanto più è naturale, e quantochè era alquanto duretto, e forse senza esempio, che la vocale I stia da per se sola, e significhi Iulius. Credo che a voi similmente parrà così ; e ne intenderò volentieri il vostro sentimento. Questa settimana si è fatta la revisione di quasi due mila medaglie in argento, ma come queste sono in sacchetti, e fuor di serie, così non se ne è trovata alcuna di singolare, comechè ve ne sien parecchie dell’ultima rarità. Nella ventura si prenderanno per mano le Greche delle città, e di Re sì in argento, che in bronzo, e può essere che se ne incontri alcuna degna di esservi comunicata. Finita la revisione di queste, e di altre in argento Imperiali poste in confuso, passeremo quelle in gran bronzo, fra le quali si spera di trovar cosa, che più ne dia gusto, e ne tenga in applicazione" (Chamillart 1701; Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 216, p. 427-428; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 683, p. 111-112; Tomassoni 2021a, p. 43-44; Tomassoni 2022b, p. 30).  +
Lettre du 11 mai 1726 (de Vienne): "In questa settimana non si son vedute, che medaglie Greche di popoli all’Imperio Romano soggetti. Eccovi la notizia di due rarissime, e forse singolari. I. Caput barbatum & pileatum, fort. Vulcani, cum quarumdam litterarum vestigiis pone illud. ΟΜΟΛΙΕΩΝ. Homolieorum, vel potius Homoliensium. Serpens barbatus, erecto capite, & in plures gyros circumvolutus, pone quem racemus. Questa medaglia è in gran bronzo, e di buon lavoro e maestro. Homolion è monte e città nei confini della Tessaglia e della Macedonia, dal che gli antichi scrittori, quale ad una, quale ad altra l’ascrivono. Ne fa menzione Strabone, Stefano, Pausania, Licofrone, Plinio, e altri. Niuna medaglia di questo popolo era stata per anche osservata, e prodotta, per quanto io sappia dagli antiquarj. II. Caput Achillis galeatum, facie pulcherrima, & juvenili ΜΗΤΡΟΣ ΠΗΛΕΙΔΟΝ. Matris Pelidis. Thetis tunicata sinistrorsum stans, dextra loricae super humum positae innixa, sinistra galeam tenet. In questo bellissimo medaglione in bronzo voi vedete espressa la nota favola dell’arme d’Achille fabbricate da Vulcano in grazia di Tetide. Non v’è il nome della città, ove fu battuto il medaglione, ma la fabbrica lo fa credere in qualche luogo della Macedonia, o della Tessaglia. Può essere che qualche antiquario abbia pubblicato questo bel monumento dell’antichità : ma sinora non mi è avvenuto di osservarlo in alcuno. Vero è, che non ho per anche usata ogni diligenza. Mi convien però credere, che in qualche gabinetto se ne conservi altro simile, poichè da Roma tempo fa ne fu recato uno, e mi fu mostrato : ma io non lo presi, perchè era un getto moderno. Mi ha dato molto piacere la gentil beffa fatta dal Facciolati al Riccardi con la medaglia di Nerone. Sappiate, che il Riccardi solo in questi ultimi anni si era dato allo studio delle medaglie, e che tutta la sua vasta erudizione non lo ajutava punto a discernere le buone dalle false, o le rare dalle comuni: onde era facile l’ingannarlo. In più occasioni io gli ho sentito dire grossi spropositi, non distinguendo il giovane Gordiano Pio dai due vecchi Africani. Mi sovviene, che un’altra volta ei volea sostenermi, che le acclamazioni date agl’Imperatori nelle medaglie per le loro vittorie, come Imp. III. IV. ecc. dinotavano gli anni del loro imperio, e non altro : quando a tutti è noto, che gli anni dell’imperio vi stanno specificati dai numeri della podestà Tribunizia. Qual siasi poi l’antiquario, che aveva seco, non lo so : ma mi viene scritto, che fuor di una mediocre conoscenza per discernere la sincerità delle medaglie, non abbia altro studio. Credo che egli pensi di portarsi quì, ma sarà difficile, che vi trovi il suo conto. Ho inteso che le medaglie comperate dal Riccardi nel suo viaggio d’Italia saranno spedite quì al Sig. Garelli, al quale pian piano vien saltando indosso il prurito di averne. Iddio ne lo guardi : che per Dio non ne guarisce più" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 217, p. 429-431; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 684, p. 114-116).  
Lettre du 25 mai 1726 (de Vienne): "Ho scelto questo tempo, valendomi del beneficio del respiro, che mi concede dentro la ventura settimana la sospensione della revisione del Museo. I giorni passati si è presa per mano la serie in gran metallo, che ad evidenza si riconosce pregiudicata sì ne’ rovescj più stimati, che nelle teste più rare. Non si lascia però d’incontrarne molte delle più stimate, fra le quali ne ho scelta una, che giudico singolare, per intenderne il vostro parere, essendo ella appunto per me una sfinge. La medaglia è in gran bronzo, e che si accosta ad essere quasi medaglione, di tutta conservazione, e di eccellente maestro. Dalla fabbrica, e dalla qualità del metallo la giudico battuta nella Spagna. Ella ha nel diritto la testa laureata di Augusto col titolo DIVVS AVG. e nel rovescio una sfinge galeata, rivolta alla sinistra in atto di camminare, tenendo alzato il sinistro piede dinanzi. Sin qui non trovo difficoltà per l’intelligenza della medaglia. La sfinge può essere allusiva a quella, di cui Augusto ne’ primi anni del suo Impero servivasi per sigillo : e a lui altre pur con la sfinge ne furono battute e in Roma e in Egitto. La sfinge che mi dà imbarazzo, sta nella Leggenda del rovescio, che è questa. Nel piano superiore v’ha CAST, e nell’inferiore SOCE, senz’alcun punto fra queste lettere, o segno ch’altra ne succeda. Quanto alle quattro prime, io le interpetro comodamente per CASTulo, città principale della regione Ovetana all’estremità della Betica, e già Colonia de’ Salariensi, ma fabbricata dai Focensi. M’era venuto in capo, che quelle lettere SOCE, prendendosi separatamente, potessero significar Salariensis Ovetana Colonia Emerita CASTulo. Ma temo di Arduinizzare (nb: « Hardouiniser »), e di dare anch’io nel visionario : oltre di che non mi quadra molto quell’Emerita, e tanto meno se dicessi Emporium, benchè Castulone sia detta da Stefano urbs maxima dell’Ovetania, da Strabone primaria ; e da Livio valida & nobilis. Per altro di questa Colonia, che fu anche Municipio, non si trova riferita alcuna medaglia nè dal Vaillant, nè dal’Arduino, e probabilmente da nessun altro antiquario. Mi sarà caro, che me ne scriviate il vostro sentimento : siccome ancora mi è stato caro, che il vostro siasi convenuto col mio secondo parere intorno alla leggenda di Tiberio Claudio Mario Pacaziano : il quale non mi venne in capo, che dopo il primo, con cui allora voleva in parte accordare la lettura della medaglia Imperiale con quella dell’altre di Francia, in caso che chiaramente e veramente vi si legga TIVL, cioè Titus Julius : il che se così fosse, non parrebbe affatto irragionevole, che le due prime lettere di questa di Vienna potessero spiegarsi come iniziali dello stesso prenome, e nome di Claudio Mario Pacaziano, dicendolo Tito Giulio Claudio Mario Pacaziano. Dalle due medaglie però che sono qui, e che ho vedute, e rivedute, son persuaso tuttavia che si abbia a leggere Tiberius Claudius & c. Ma di ciò abbastanza" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 218, p. 432-433; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 685, p. 117-119).  
Lettre du 20 juillet 1726 (de Vienne): "Ho cominciato a vedere alcune delle belle medaglie raccolte dal fu Riccardi, e ricevute in dono da esso Garelli. Tra queste ne ho ammirata una in particolare in bronzo mezzano Greca, e di intera conservazione, con la testa di Britannico, e battuta dagl’Iliensi, non riferita da alcuno ch’io sappia, comechè con altri rovescj se ne osservino alquante, tutte di ultima rarità, nel Vaillant, ed in altri. Si è cominciata la revisione della serie delle medaglie mezzane di bronzo del Museo Cesareo. Anche questa finora è molto pregiudicata, e per conseguenza imperfetta. Vi ho però ne’ primi Cesari osservato molte medaglie battute nelle Colonie di Spagna : niuna però singolare. La più rara è una di Tiberio, con le due teste di Nerone e Druso Cesari, figliuoli di Germanico, battuta in Cartagine nuova, ora Cartagena" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 219, p. 434-435; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 687, p. 122).  +
Lettre du 14 septembre 1726 (de Vienne): “Fui bravo indovino, quando vi scrissi, che in quella medaglia pubblicata dall’Abate Bellotti avea motivo di credere, che il nome di Ottavia vi fosse stato aggiunto da qualche bulino moderno, e forse di lui, che sa maneggiarlo assai bene, per quanto ne tengo avviso. Mi ha dato un estremo piacere il paragrafo della vostra lettera su questo proposito. Le imposture o tardi o per tempo si scoprono, e fan poco credito all’autor loro” (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 224, p. 446; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 694, p. 140; Tomassoni 2021a, p. 95; Tomassoni 2022b, p. 56).  +
Lettre du 21 décembre 1726 (de Vienne): “Il prete Volpi aveami scritto che quegli il quale aveami vendute le otto già ricevute e pagate medaglie, serbavane altre vent’una ma di metallo, le quali mi avrebbe a onesto prezzo trasmesse. Ora voi mi scrivete, che quelle siensi convertite in vent’una di metallina e di argento : ma qualunque elle siensi le prenderò quali sono, e le pagherò a norma del lor valore. Delle due che mi avete mandato, cioè del Crispo e della giovane Faustina vi rendo nuovamente grazie” (Florence, BmLFA, Ms. 1788, lettre n° 521, cc. 241r-v; Tomassoni 2021a, p. 136; Tomassoni 2022b, p. 79).  +
Lettre du 28 décembre 1726 (de Vienne): “Il giorno del Santo Natale è stato quello della pubblicazione di Antiquario Cesareo di D. Gio. Batista Panagia con assegnamento annuo di 1500. fiorini. (…) Egli in questa materia è stato mio direttore e maestro, e senza lui non mi sarei mai arrischiato di entrare in sì difficile studio (delle monete antiche, ndr), dove non si è mai abbastanza nè sicuro, nè dotto. Godo di avergli potuto dare questo contrassegno di riconoscenza, confessato apertamente da lui" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 233, p. 463; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 703, p. 161; Tomassoni 2021a, p. 42, note 102; Tomassoni 2022b, p. 126, note 104).  +
Lettre du 1 février 1727 (de Vienne): "Il Sig. Vignola mi ha inviata la medaglia d’argento da voi veduta. Appena l’ebbi sotto l’occhio, che immediatamente la riconobbi. La testa è di Stefano Schlic, Cavalier Boemmo, uomo d’armi, e Camerier d’onore di Lodovico II. Re d’Ungheria, in compagnia del quale e' morì nella funesta battaglia di Mohaz l’anno 1526. ma la medaglia non gli fu battuta che 6. anni dopo la sua morte. Ora intenderete da per voi facilmente i due versi che sono nella medaglia, l’uno dalla parte della testa, e l’altro da quella del rovescio, dove son l’arme sue gentilizie : Hunc Pietas Regisque Favor Atque Inclita Virtus Orbarunt Vita Coniuge Et Imperio 1532. Se il padrone di essa, al quale ne scrivo questa sera, sarà contento di cambiar la medesima con la spiegazione, io farò un buon baratto : quando no, egli avrà l’una e l’altra. Prima di passar ad altro non vo lasciar di dirvi, che presso un Gentiluomo di detta casa vidi già qualche anno un’altra medaglia d’argento, in cui da una parte v’ha la testa del Re Lodovico, e dall’altra quella del Conte Stefano Schlic, che si scrive anche Schlick e Schlich. Questi Signori discendono per via di donne da una di casa Collalto, la quale fu madre di Gasparo Schlic, Gran Cancelliere dell’Imperador Sigismondo, e grande amico di Enea Silvio Piccolomini, il quale gli scrisse varie lettere, e di lui scrive quel bell’opuscolo degli amori di Lucrezia e di Eurialo, sotto il qual nome esso Gaspero ha da intendersi mascherato. Ma pazzo ch’io sono, scrivendovi cose rancide e note! Il medaglione di Leon X. di cui mi avete fatto un generoso regalo, benchè sia di getto, è però bellissimo, e la sua rarità me lo rende caro, non lo vedendo mentovato nè dal Bonanni, nè dal Molinet, nè dal Begero, che hanno scritto delle medaglie Pontificie : onde ve ne rendo nuovamente grazie. Desidero però ancora di avere una medaglia di terza grandezza del medesimo Papa, poichè la vostra è riservata alla classe dei medaglioni, nè può capire nell’altra" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 235, p. 466-467; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 706, p. 166-168).  
Lettre du 19 juillet 1727 (de Vienne): "In niun luogo veramente son più medaglie che in Venezia : ma Venezia ancora abbonda più d’ogn’altra città di medaglie false, e convien ben guardarsene. Impostori anche in oggi non ce ne mancano, e cotesti rivenditori san molto bene metter in uso il bulino, ed il getto. Più volte han cercato d’ingannarmi : ma loro, fuorchè una volta con due medaglie nei primi mesi che ho dati a sì fatto studio, è andato sempre mai fallito il disegno. La medaglia di Gordiano Pio (Gordiano III, ndr) con l’epigrafe VIRTVTI AVGVSTI, e con l’Ercole appoggiato alla clava, è delle più comuni, e la tengo. Quando vi viene proposto di scrivermi sopra qualche medaglia, dai due tomi del Vaillant in 4. intitolati Numismata Impp. etc. il primo de’ quali espone le medaglie in grande e in mezzano bronzo oltre a medaglioni, e l’altro quelle in argento e in oro, potrete in qualche modo assicurarvi, se sono del numero delle rare, e delle insigni. Primieramente egli vi dirà in generale, se per la testa sono rare o comuni quelle del tale Augusto, Augusta, Cesare, etc. e poi con ordine alfabetico preso dalle leggende dei rovesci, vi accennerà, se la tale o tal medaglia sia rara in argento, se in oro, o se in ambo i metalli. L’ordine della rarità specificata da lui è ne’ seguenti termini. 1. Non obvius. 2. Rarus. 3. Inter rariores. 4. Rarissimus. 5. Praestantissimus, Eximus, Singularis proestantiae. Io vi vorrei fare antiquario per mio vantaggio : ma non so se mi riuscirà, perché ne avreste disgusto. Se per altro poteste vedere il mio studio, so che ve ne stupireste. Eccovi in ristretto la qualità e il numero, che ne ho raccolto finora. Consolari in argento e in metallo in circa: n. 300; Imperiali in oro: n. 184; in argento in circa: n. 1500; in bronzo di prima grandezza, fra le quali intorno a 50. Medaglioni c.: n. 1000; Tra Greche e latine in bronzo di seconda grandezza tra Greche e Latine: n. 1700; in bronzo di terza grandezza tra Greche e latine circa: n. 800; Di popoli Greci, di Colonie, di Re barbari in vario metallo: n. 300; sicché ne tengo intorno a 6000. Fra le Imperiali ne sono parecchie battute nelle Colonie Latine e Greche, del Romano Imperio : ma elleno essendo comunemente assai rare, non è sì facile il poterne avere. Le Greche non sono di egual rarità, ma pure ve ne ha minor numero, che delle Latine, anche ne’ più fioriti musei. Le mie Greche Imperiali arrivano a 700. il che non è poco ; e fra queste ve ne saranno più di quattrocento inedite" (Florence, BmLFA, Ms. 1788, lettre n° 532, cc. 247 r-v; Tomassoni 2021a, p. 138-139; Tomassoni 2022b, p. 80-81).  
Lettre du 19 juillet 1727 (de Vienne): “Dell’Opere principali numismatiche non me ne manca più alcuna : molte bensì Dissertazioni ed alquanti Opuscoli, fra i quali mi stanno a core i seguenti: Gorlaei Thesaurus numismatum aureorum etc. Antwerp. 1605 vel 1608 vel 1609 Le Pois, Antoine, Discours sur les medailles ec. A Paris, 1579. 4. Le Menestrier, Jean, Medailles Illustrées des anciennes Empereurs. a Dion, 1642. 4. (le edizioni antecedenti sono imperfette) De la Stanosa, Vincent, Museo de las Medallas desconocidas Espanolas. Huesca, 1645. 4. Noris, Henrici, Paraenesis ad Jo. Harderinum. Amst. 1709. 12. Cuperi, Gisberti, Observationum libri IV. Darentr. 1678. 8. (l’edizione, che ne contiene soli tre libri, non mi serve.) Chevalier, Nicol., Recherches curieuses d’Antiquites. a Utrecht. 1709. fol. Chamillard, Etienne, Jesuite; Dissertations sur plusieurs Medailles. a Paris. 1711. 4. Bouteroue, Claude, Recherches curieuses des Monnoyes de France. A Paris, 1666. fol. Perizonii, Jacobi, de aere gravi Dissertatio. Lugd. Batav. 1713. 12. Spon Jacques, Recherches des antiquites, et curiosites de la Ville de Lyon. A Lyon, 1675. 4. Il tesoro di S. A. il Duca Odescalchi. Roma, 1702. fogl. Capitandovene alcuno, prendetelo per mio conto : e qui salutando la signora Madre, e tutti di casa, fo fine, cordialmente abbracciandovi. Addio” (Florence, BmLFA, 1788, lettre n° 532, cc. 247v.-248r; Tomassoni 2021a, p. 62-64; Tomassoni 2022b, p. 39).  +
Lettre du 2 août 1727 (de Vienne): "Dal Sig. Bernardo Niedler mi è stata consegnata con la vostra lettera l’edizione G. L. del Senofonte Efesio, la quale è molto bella, e l’ho carissima. A quel Signore mi sono esibito di servire ove possa ; ma non ha da sperare ch’io gli faccia strada alla Biblioteca, nè al Museo Cesareo. E’ un gran dilettante di medaglie, e me ne ha mostrate alcune in argento di prima grandezza, assai rare, e assai belle. E’ venuto in tempo che non ho quattrini, per indurlo a darmene alcuna. Mi ha detto di averne più di 400. Greche, con promessa di farmele vedere. Credo che egli sia uno di quegli antiquarj, che vanno intorno per farne traffico : ma da sì fatta gente egli è bene il guardarsi, perchè, se possono, ce ne appiccan di false, e vendono le cose assai più di quello che vagliono. Il P. Pauli mi ha mandato fra le altre medaglie a donare un Vitellio in argento, che ha nel rovescio la testa di L. Vitellio tre volte consolo, e poi censore, padre dell’Imperatore di questo nome, cui alcuni danno malamente la qualità di fratello di esso. La medaglia è rara, quanto esser possa, e la mia è conservatissima. Se non avessi il piacere di sì fatto studio, che da tre anni in qua mi si è attaccato ; passerei molte giornate assai peggio di quello che fo. Questo fa ora il mio unico divertimento, e parmi di averne tratto anche non poco profitto" à compléter (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 244, p. 484-485; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 720, p. 200-201; Tomassoni 2021a, p. 37; Tomassoni 2022b, p. 26).  +
Lettre du 9 août 1727 (de Vienne): "Dall’amico Bertoli ho ricevute due copie del libro dei Medaglioni già del Museo Certosino : l’una è per voi, al quale egli ne fa un cortese dono. Martedì dal Panagia, dal Garelli, e da altri dell’anno passato, sotto la presidenza dell’Eccmo Sig. Camerier Maggiore Conte di Cobentzel, si è cominciata la revisione del Museo Certosino, alla presenza del Sig. Bertoli ; ma io non ho voluto intervenirvi ; benchè ne avessi per mezzo di S. E. il comando sovrano ; e me ne sono destramente scusato appresso di S. M. col debito del lavoro dell’Opera, e della ristrettezza del tempo, che ho per finirla. La ragione addotta è stata approvata : ma molto più la taciuta ; e vi assicuro, che questa mia risoluzione, presa non tanto da me, quanto col parere de’ miei padroni e buoni amici, ha partorito un ottimo effetto. Se io ci fossi intervenuto, mille contrasti ne sarebbon seguiti : perchè i due primi nominati di sopra giudicano la verità delle medaglie con la loro passione, non col loro sentimento. Ne rigettano le più belle, come false e sospette, quando si sa che in Roma vedute ed esaminate dai più accreditati antiquarj, non solo di quella città, ma di tutta Europa, per il corso di 40. e più anni, non hanno incontrate dubbiezze e difficoltà. Il Panagia però, che maneggia la cabbala, non ha voluto che elleno sien segnate nel Catalogo, oppure riposte a parte dall’altre, asserendo di volerle prima meglio osservare e considerare. Il fatto è, che il Bertoli col mio consiglio, di che pure non ho mancato di prevenire tanto S. M. quanto il Camerier Maggiore, non le lascerà a disposizione del Panagia, se prima o l’una o l’altra di queste due sia stabilita : l’una, che l’Antiquario attesti che tutte son buone e legittime, aggiugnendo di aver ritrovati tutti i pezzi espressi nel Catalogo : l’altra, che quelle che saranno trovate false o sospette, sieno messe in una scattola ben sigillata, e inviate a Roma al Sig. Cardinale Cienfuegos : acciocchè primieramente faccia riverderle dal P. Proccurator Generale de' PP. Certosini, e riconoscerle, se sono veramente le stesse, che erano in quel Museo, e al Bertoli consegnate ; e poi acciocchè riconosciute per esse, S. Em. le faccia visitar di nuovo da’ Monsigg. Bianchini, Vignoli, ed altri dotti e periti uomini, i quali abbiano a darci sopra il lor positivo giudicio, che approvi o confuti i dubbj del Panagia, il quale con ciò verrebbe a rendersi ridicolo più di quello che è, a tutta Roma. Queste due diligenze sono assolutamente necessarie : la prima per la riputazione dell’amico, e l’altra per il decoro del Museo Cesareo, dal quale si dee escludere qualunque cosa sia falsa o sospetta. So che avete piacere d’intendere ogni cosa, che riguarda questo affare, e però mi son voluto stendervi sopra, siccome farò per tutto quello che andrà succedendo. Io me ne sto in pace ; ascolto, e me ne sto dissimulando, non però in guisa che trascuri cosa alcuna, ove possa giovare all’amico, e alla verità. Non so se il P. Alfani mi manderà una copia del suo Guidiccione : ma in ogni caso ne proccurerò altronde per mezzo vostro" ; "La spiegazione vostra della inscrizione DEO GAVTE PAT è a mio credere più ingegnosa che vera. Seguitando di questo passo, si dirà che siete della scuola dell’Arduino" (Zeno 1752, vol.2, lettre n° 245, p. 485-487; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 721, p. 202-204; Tomassoni 2021a, p. 89-90; Tomassoni 2022b, p. 53).  
Lettre du 23 août 1727 (de Vienne): "Si continua la revisione del Museo Certosino, alla quale non son mai intervenuto, per le ragioni già addottevi. Questa è la seconda volta che si ripiglia per mano ; e acciocchè possiate in parte conoscere la malignità, e l’ignoranza di chi ne fa esame e giudicio, vi dirò, che molte di quelle che la prima volta eran passate per buone, adesso vengon rigettate per false ; e moltissime poi, e principalmente delle più stimate e famose, che prima eran tenute per false, ora son qualificate per ottime. Fra queste il medaglione di Adriano col tempio Divae Matidiae Socrui ; la Plotina, e la Marciana in gran bronzo, il Pertinace Greco della stessa grandezza, il medaglione di Elio cesare, e parecchie altre uniche e insigni, presentemente sono principale ornamento del Museo, miracoli dell’arte ; e già pochi giorni erano sporchissimi getti, lavoro di moderni falsarj. Or che ne dite ? Non si lascia di metterne a parte ben molte, le quali si manderanno a Roma, come vi scrissi. In fine, vedremo chi rimarrà con la testa rotta, e con infamia e vergogna" ; "Se il vostro Religioso, che desidera impiegare i 500. ducati in qualche bella e grand’opera da donare alla Libreria, può avere il Thesaurus Antiquitatum Rom. & Graec. del Grevio, e del Gronovio in 25. vol. con la giunta dei tre del Sallengre, e coi due vol. del Lessico del Pitisco, impiegherà molto bene la detta somma. Quest’opera si va facendo di giorno in giorno assai rara, nè andrà molto, che il prezzo ne crescerà a dismisura. Nell’ultime auzioni fatte in Ollanda è stata venduta fino a 800. e più fiorini di quella moneta. Non potendosi avere la stessa, anteponga l’Acta Sanctorum al Thesaurus Historiarum Italiae dal Vander Aa ; perchè di questo vi sarà modo di provvedersi più facilmente, che dell’altro, di cui pure scarseggiano gli esemplari, massimamente per cagione dei primi mesi" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 246, p. 487-489; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 722, p. 204-206; Tomassoni 2021a, p. 90; Tomassoni 2022b, p. 54).  
Lettre du 6 septembre 1727 (de Vienne): "Tutta questa settimana mi son bravamente difeso dal non voler vedere, e dare il mio giudicio sopra le medaglie consapute, e già messe a parte come false o sospette. Spero che in avvenire non me ne sarà fatta altra instanza, nè il Padrone vorrà farmene avanzare un risoluto comando. Il Garelli, sotto altra finta, è stato a trovarmi ; nè io mi son potuto scusare dal riceverlo : cosa che alcuno de’ miei padroni ha approvata, e qualche altro condannata. Si è voluto giustificare, ma è partito confuso. Jeri il Panagia e lo stesso Garelli han fatto sì, che il P. Granelli vada al Museo, e prenda per mano le dette medaglie. Si è principiato dai 35. medaglioni. Volete sentirne una bella ? Tra le molte cose dette da me al Garelli, una fu che era cosa vergognosa e indecente per un Antiquario il dire una medaglia sospetta, dopo averla tre e quattro volte esaminata, poichè finalmente dovea risolversi a sentenziarla assolutamente buona, o assolutamente falsa. Gustò l’amico del Panagia la mia ragione, e glielo disse in detta occasione, presenti gli altri della commissione, e ‘l P. Granelli. E bene, rispose il Calabrese, diamone la formal decisione. Si ripiglian per mano i medaglioni, e qual giudicio se ne forma ? Eccovelo. Tredici sono falsi col parere del nuovo giudice ; e ventidue si lasciano a parte, e con nuovo titolo di indecisi si rimettono. Al saperlo dal Bertoli, me ne son fatta una solenne risata, e l’avrà fatta anche l’Augustissimo Padrone, se la cosa gli sarà giunta all’orecchio, come è probabile. Io insisto, che tutti i giudizj che se ne fan qui, a nulla servono, e che le medaglie riprovate debbono mandarsi a Roma ; il che non vorrebbono il Panagia, e ‘l Garelli, sicuri che da que’ letterati verranno pienamente riconosciuti per maligni e ignoranti. La cosa non si risolverà così presto, ed è un’ arte loro il tirare in lungo. L’Augusto con Agrippa, e ‘l Vespasiano con Tito, medaglie in oro, il P. Granelli le ha trovate buone e indubitate, quali appunto son elleno ; ma ciò non ostante, restano per indecise" à compléter (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 247, p. 489-490; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 724, p. 207-209; Tomassoni 2021a, p. 90-91; Tomassoni 2022b, p. 54).  
Lettre du 20 septembre 1727 (de Vienne): "Per ora finirò di parlarvi del Museo Certosino. Si è terminata jeri per appunto l’ultima revisione col giudicio del P. Granelli, al quale ho dato opportunamente l’amichevol consiglio di non lasciarsi tirare nella rete a dare il suo giudicio in questo affare sopra le medaglie rigettate. Ha voluto il buon Padre anzi seguire gl’impulsi della sua curiosità, o il solletico della sua ambizione, credendo che a se toccherebbe l’onore di dare la positiva decisione, alla quale tutti avessero a sottoporsi : ma si è ingannato, tanto per la parte dell’Antiquario, che non vorrebbe che le medaglie fossero giudicate diversamente da quello, che egli vorrebbe che fossero, quanto per ragione del Bertoli, il quale ha sempre unitamente con me insistito, che il giudicio di qui sia appassionato, e che le medaglie si mandino a Roma, dove sieno, per quelle del Museo, e poi per buone e sincere, riconosciute. Ora sappiate che le medaglie, sopra le quali si uniformava il giudicio del Granelli con quello del Panagia, in dirle false, non pativano altro contrasto : l’altre che al primo parevan buone e non sospette, ciò non ostante il Panagia sostenendo che fossero false, levandosi in piè da fanatico, diceva con voce imperiosa, no, sono false, ed io così voglio e decido con l’autorità del mio Antiquariato : e ’l buon Padre taceva, e tirava innanzi. In una parola le medaglie riprovate interamente arrivano a 175. fra le quali sono 25. o 26. medaglioni. Domenica io feci instanza a S. M. che dovendosi le medaglie mandare a Roma, com’egli è giusto per la riputazione di chi le ha vendute, stimate, maneggiate, e portate, sopra le quali tutte cadono indifferentemente le calunnie del Panagia sostenute dal Garelli, e per tutti gli angoli della Corte sparse e divulgate, avesse la bontà di dare gli ordini opportuni. La stessa instanza fu fatta anche dal Bertoli, il quale inoltre per mio consiglio mostrò premura, che le medaglie condannate fussero levate dal Museo Cesareo, benchè sotto chiave e sotto sigilli, e per maggior sicurezza sua, trattandosi della propria riputazione, e temendo della iniquità Calabrese, che potesse destramente dissigillare e aprire lo scrigno, dove stan chiuse, e sostituirne alle buone delle false con lo stesso impronto ; fossero riposte nella stanza di S. E. il Sig. Camerier Maggiore fino a nuovo ordine di S. M. Questa mattina uscì appunto un tal ordine, e di più S. M. ha comandato che dal Museo e dalle mani del Panagia fossero levati anche gli scrigni, dove stan riposti gli altri medaglioni e medaglie del Museo Certosino, e riposte nella stanza di S. E. cosa certamente che stordirà que’ due avversarj del Bertoli e miei. Staremo ora a vedere, ove a finir vada questa faccenda : e intanto io sto sempre più contento della risoluzione da me eseguita di non voler intervenire alla revisione già terminata" ; "In questo punto viene a dirmi il Bertoli, che le medaglie rigettate son già nella stanza del Camerier Maggiore : ma che è stato un equivoco quello di esservi ordine, che vi fossero trasportate anche l’altre già approvate per buone. Può essere che in ciò il Garelli siasi maneggiato, per farlo rivocare : ma di questo al fine nulla m’importa, là dove per l’altro avea tutta la premura" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 248, p. 490-493; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 725, p. 209-213; Tomassoni 2021a, p. 91-92; Tomassoni 2022b, p. 54).  
Lettre du 18 octobre 1727 (de Vienne): "Tenetevi caro il libro de’ Medaglioni del Museo Certosino : poichè sarà sempre rarissimo, e sarà difficile, che qui se ne tirino altri esemplari" ; "Son bene impiegate le lodi, che avete date nel Giornale all’opera dei Medaglioni Pisani. S’io fossi stato per altro in Venezia avanti la pubblicazione di essa, vi avrei fatti ammendare molti gravi errori corsi nelle leggende, massimamente Greche, dei Medaglioni. Di più non avrei lasciato che si attribuisse nella Tavola XIX. un medaglione che è di Faustina juniore, moglie di Marco Aurelio, a Faustina seniore, moglie di Antonino Pio, battuto in Tiana. Di più avrei avvertito, che tutti i medaglioni che si assegnano a Costanzo Cloro, padre di Costantino, sono fuor d’ogni dubbio di Costanzo juniore, figliuolo di Costantino. Ma al fatto non v’è rimedio, e ‘l parlarne adesso sarebbe un far dispiacere a quel dignissimo senatore" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 251, p. 497; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 729, p. 219-220; Tomassoni 2021a, p. 60-61; Tomassoni 2022b, p. 38).  +
Lettre du 29 novembre 1727 (de Vienne): "Non vi specifico, quai sieno veramente i medaglioni falsi del Museo, perchè non avendoli mai veduti, non voglio rimettermi a quello che altri diversamente mi dicono. So di certo, che quello di Magna Urbica (non già quello ove si legge Magnia) è falso ; e così pure quello di Divo Constantio, nella cui compra furono ingannati i buoni Padri da chi loro lo vendette per buono, e per più di un centinajo di scudi" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 253, p. 501; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 731, p. 225).  +
Lettre du 6 mars 1728 (de Vienne): "Egli e molto tempo, ch’io non v’ho detto cosa alcuna intorno alle controverse medaglie del Museo Certosino. Ora vi dirò, che gli avversarj del Bertoli si sono adoperati in maniera, che S. M. ha presa la risoluzione, e ciò ha più di due mesi, che chiuse e sigillate, e quali n’erano state levate dal suo Museo, vi sieno rimesse, facendo intendere al Bertoli tal sua risoluzione, e dando ordine alle parti, che si dovesse in avvenire tacere su questo punto. La parte onesta ha ubbidito : ma non così l’altra, che più rabbiosa che mai, è andata declamando asprissimamente per tutte le conversazioni contra il Bertoli, il P. Pauli, i PP. Certosini, e me ancora, che non ho poco sofferto a tacermi. Il Garelli ha scritte lettere acerbissime al Pauli, che gli ha risposto per le rime ; e queste lettere sono state lette anche a chi non le ha volute ascoltare. Il povero Bertoli intanto stava al di sotto, col carico indosso di sentirsi dire e accusare, che le medaglie riprovate non solo erano false, ma non erano quelle. Il mandarle a Roma avrebbe bastato a giustificarlo : ma questo gli venia tolto dalla risoluzione di chi comanda. Spinto per altro da una estrema necessità, e consigliato da’ suoi protettori ed amici, ha più d’un mese, che si portò a piedi del Padrone, e dimandò generosamente e arditamente il suo congedo, asserendo non esser conveniente, che un servidore di S. M. intaccato nella riputazione, e cui mancava il modo di potersi giustificare, avesse più fronte di presentarsi a’ suoi piedi. Il Padrone ridotto a ciò, benignamente si espresse, che la sua dimanda non si poteva da lui esaudire, poichè si chiama soddisfatto di quanto avea operato per suo servigio, e che ne assicurasse prima se stesso, e poi chiunque diversamente ne sospettasse, o parlasse ; con altre espressioni accompagnando le sopraddette, le quali racconsolarono in parte il Bertoli, ma non lo quetarono affatto, richiedendosi ad accusa pubblica una pubblica giustificazione. Ieri finalmente egli ne ottenne un biglietto datogli dal Sig. Principe Pio, che è stato l’eroe di cotesta giustissima causa : eccovelo da me fedelmente ricopiato dall’originale : ‘Il Principe Pio riverisce divotamente il Sig. Daniele Bertoli suo stimatissimo Signore, e gli fa sapere, che ha esposto all’Augustissimo nostro comune Padrone le di lei istanze, per ottener il permesso d’un suo doveroso ritiro, appoggiate sopra il fondamento delle sinistre disseminazioni sparse per l’affare del Museo Certosino ; al che la Maestà sua m’impone participargli l’istesso che egli si degnò dirgli di Viva voce ; cioè ch’ella non pensi più per l’avvenire a tale risoluzione, approvando sua Maestà in tutto e per tutto la di lei condotta in detta commissione, tanto per la di lei puntuale onorevolezza, che per quello riguarda l’avvantaggioso suo Cesareo servigio, chiamandosi la M. S. interamente soddisfatto di quanto ella su tal particolare ha posto in esecuzione, servendo ciò per quiete del di lei animo, e per appagare chiunque ne potesse essere stato diversamente informato. Casa primo Marzo 1728. l. b. d. l. m.’ nella soprascritta : A Monsieur Monsieur Daniel Bertoli. Ed eccovi un glorioso attestato per l’onor dell’amico, e per il decoro del Museo. La cosa non è ancora divulgata : ma certamente farà dello strepito a confusione degli avversarj, che sono odiatissimi. Di quello che andrà succedendo, sarete avvisato, quando lo trovi degno di essere a vostra notizia" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 257, p. 508-510; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 735, p. 234-236; Tomassoni 2021a, p. 92-93; Tomassoni 2022b, p. 55).  
Lettre du 1 mai 1728 (de Vienne): "Accetterò le sette medaglie d’uomini illustri che mi esibite, poichè a voi nulla costano, e a me tutte mancano. Quelle però di Bonifacio V. e di Conone Ateniese sono assolutamente due moderne imposture, le quali saran da me collocate presso ad altre che tengo di simil conio. Per le altre quattro che sono I. di Paolo V. II. di Gregorio XIII. III. di Tommaso Filologo, e IV. di Paolo II. non v’incomodate a spedirmele, poichè tutte le ho nella mia raccolta, della quale mi spiace che perduto abbiate il catalogo, perchè in simili incontri vi serviva di regola. In caso che nol trovaste, vedrò di ricopiarvelo" ; "Chi può intendere e spiegare l’inscrizione della medaglia Greca di Domiziano, che tien l’Abate Bellotti ? Egli certamente non l’ha saputa leggere, e l’ha stranamente guasta e viziata nella copia a voi datane. Altro da essa non comprendo, se non che la medaglia è stata battuta in Nicea di Bitinia, la qual città si arrogava il primato della provincia, come si raccoglie da un’altra medaglia di Domiziano, nel cui rovescio si legge : ΝΕΙΚΑIΕΙΣ ΠΡΩΤΟΙ ΤΗΣ ΕΠΑΡEΧΙΑΣ, cioè i Niceensi Primi della Provincia : titolo però contrastatole con giustizia da quella di Nicomedia, che n’era la vera Metropoli. Il titolo di ΟΠΛΟΦΥΛΑΞ, da voi molto bene spiegato, dato ad Ercole in altra medaglia, è del tutto nuovo, o almeno non mi sovviene di averlo mai osservato nei libri degli antiquarj" ; "In un medaglione di Gordiano si trova dato a Marte l'aggiunto di ΟΠΛΟΦOPOY, cioè Armigero. Nell'indice del Comentario dello Spanemio sopra Callimaco, leggo alla V. Hercules: ΟΠΛΟΦΥΛΑΞ in antiquis nummis dictus p. 369. Cerco a tal facciata ; e nulla ci trovo, per esser fallata la citazione del numero nella tavola. Ora non ho tempo di rivoltar detto libro : ma intanto ho voluto avanzarvene l'avviso (la pagina corretta era la 232, ndr)" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 260, p. 514-516; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 739, p. 243-245).  +
Lettre du 22 mai 1728 (de Vienne): "Ho preso nell'altra mia per troppa fretta e per poca avvertenza un grossissimo granchio intorno il tempo, in cui vi fuissi battuto il ducato di Ruggieri, che fu Re di Napoli e di Sicilia, e Duca di Puglia. Allora vi dissi, che tal moneta fu fatta stampar da lui nel 1240. e dovea dirvi nel 1140. [...]" (Fondo Ashburnham, Ms. 1788, lettre n° 550, c. 257v; Tomassoni 2021a, p. 48; Tomassoni 2022b, p. 32).  +
Lettre du 7 août 1728 (de Vienne): "Mi è stata recata a casa da un amico mio la scatoletta delle medaglie che mi avete inviate, accompagnate dall’involtino, dove era il Pescennio Vendicato, libricciuolo inettissimo, e che fa comparire maggiormente falso il medaglione di Parma. Non merita d’esser confutato, perchè da se si discredita. Ma che debbo dirvi delle medaglie, e come ringraziarvene ? L’ho trovate tutte assai ben conservate. Il Postumo piaciuto mi è sovra tutte, e l’ho posto vicino ad un altro, che solo aveva nella terza grandezza. Le sue medaglie in Italia e altrove son rare. In Francia solamente son comuni : io però nel mio Studio ne ho in tutte le grandezze di metallo ; undici in argento, ma in oro nessuno : può essere che me ne venga in progresso di tempo. Quest’ultima serie si va lentamente avanzando, sì perchè son rari gl’incontri, sì perchè è assai dispendiosa. Il Sig. Dorville (nb : d’Orville) è partito jeri di qui, e ha prese le sue mosse verso Lipsia e Dresda. Fra due mesi pensa di finire il suo viaggio, e di ripassarsene per qualche anno in Amsterdam, sua patria, ricco di belle cognizioni, e di rari acquisti, sì di libri, che di medaglie. Dimani partirà di qui per Gratz il Sig. Conte Guicciardi, Cavalier Modanese, mio buon amico ; e dopo essersi colà trattenuto otto o dieci giorni, verrà a Venezia, per poi di là ritornasene in patria. A lui ho consegnata una lettera diretta a voi insieme con una scatoletta, ove sono due medaglioncini che rimando al Ficoroni, cioè quello di Sabina Tranquillina di fabbrica Egizia, e l’altro di Tito con le due figure nel rovescio. Non gli ho presi, perchè non mi piacciono, che in mia frase è lo stesso che dire, perchè li giudico falsi. Quando gli avrete ricevuti, scrivetene in Roma allo stesso, aspettando da lui l’ordine per trasmetterglieli : ma capitandovi sicuro incontro, potrete valervene, e inviarli a dirittura o a lui, o al nostro P. Baldini, che con ogni affetto distintamente riverisco. Se in caso il Sig. Conte suddetto, con cui vi prego di esercitare tutta la vostra gentilezza, che sarà molto bene impiegata, partisse di costì senz’aver tempo di vedervi, mi ha detto che avria lasciata la lettera e la scatola al Sig. Giulio Tabacco, agente del Sig. Duca di Modana, a voi forse noto, ma certamente al Sig. Andrea ; onde con esso potrete far capo, e ripeterla da lui. Torno alle vostre medaglie. Quella piccolina Greca, che ha nel rovescio una lira con le lettere ΚΥΖΙ all’intorno, è battuta nella città di Cizico, dove Apollo avea culto. L’altra alquanta maggiore, che ha dall’una parte un tridente, e dall’altra un polpo, potrebbe essere di Siracusa ; ma non essendovi leggenda, non può dirsi questo accertatamente, e tanto più quanto al rovescio apparisce una Λ, se pure non è una A, la quale non entra nelle prime lettere della parola di Siracusa. La medaglia appartiene certamente a qualche città Greca marittima. Delle due medaglie Arabiche, ch’io non intendo, non ho nemmeno che dirvi : quella però che ha il lione radiato, è assai curiosa. Alcuni popoli orientali hanno un ciclo di XII. anni, ognuno de’ quali è denominato da un qualche animale : come per esempio l’anno del lione, l’anno del porco, del toro, ecc. Mi è venuto in pensiero, che questa esser possa una di sì fatte monete. La medaglia del Bembo con la figura nel rovescio del fiume giacente, esser dovrebbe negli scrigni, dove si conserva il Museo Morosini lasciato al Pubblico, e descritto dal Patini. Siccome io non l’ho mai visitato, così saper non posso il luogo preciso, dove e’ si conserva" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 263, p. 520-522; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 742, p. 251-254; Tomassoni 2021a, p. 154; Tomassoni 2022b, p. 88).  
Lettre du 3 septembre 1729 (de Vienne): "In essa, se pur giunge a tempo, ponete anche il libro Numismatico, che mi manda il P. Baldini, cui riverirete per mia parte" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 268, p. 529-530; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 747, p. 263).  +
Lettre du 19 novembre 1729 (de Vienne): “Poche cose ho da scrivervi, perchè molte ben presto avrò a dirvene. Io partirò a Dio piacendo, verso la fine della settimana ventura. […] Non posso significarvi le benigne espressioni, con cui le MM. LL. (Maestà Loro, ndr) mi hanno permesso di ripatriare, riservatami la facoltà del ritorno ad ogni loro comando. Il Metastasio è stato stabilito al servigio con l’annuo stipendio di tre milla fiorini ; e non credeste già in luogo mio, ma bensì in mio ajuto e solievo” (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 270, p. 531; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 749, p. 266; Tomassoni 2021a, p. 155; Tomassoni 2022b, p. 89).  +
Lettre du 21 juin 1730 (de Modène): "Ho fatti sin ora in questo mio viaggio (Reggio, Parma, Bologna) alcuni acquisti di medaglie e di libri : ma questi si riducono a pochi, quelle sono in più numero, e anche più considerabili. Non vi potete figurare la scarsezza di buoni libri. In Parma non mi è riuscito di ritrovarne pur uno, e così ancora in Reggio" (Zeno 1752, vol. 2, lettre n° 273, p. 535; Zeno 1785, vol. 4, lettre n° 753, p. 272).  +
Lettre du 9 janvier 1574 (de Montepulciano): "Serenissimo Gran Principe, La presente medaglia, sebbene è molto consumata e guasta dalla voracità del tempo e alla prima paia una medaglia roza di Iano, et indegna della sublime e giudiziosa vista di Vostra Altezza Serenissima, non di meno perché dal luogo dove è stata trovata e dall'autorità e fede di gravissimi autori antichi e moderni, io credo non sia di Iano e che il significato di essa faccia fede e convenga alle più utili cose della parte superiore della Vostra Toscana, ho pensato convenire al debito di buon servo presentarglene e insieme dirle quel significato che di essa credo [...]. Questa medaglia, adunque, è stata trovata nelle Chiani di Riguttino, contado d'Arezzo, in certo argine rilevato, che vi è per il mezzo. E perché Strabone, autore grave delli tempi d'Augusto, in nel Libbro V dice il fiume Chiane essere il terzo fiume navigabile, per quale si navigava infino nel Tevere con robbe della Toscana, et in nel Libro IIII dice che nella Toscana mediterranea e montana sono Arezzo, Chiusi e Perugia, alla beatitudine e felicità del paese de' quali se agiungono li laghi che producano ottimi pesci, ucelli palustri et assai cose per il vivere umano, quale si portono per li fiumi al Tevere per a Roma e Augusto Steuco nel suo Libro De restituenda navigatione Tiberis, dice che navigavono per il fiume Chiani in fino nel Tevere, Arezzo, Cortona, Chiuci [sic], Vetulonia e tutte l'altre città vicine e che il fiume delle Chiane per sostenere le barche non è manco atto, né mena manco acqua che la Nera. Io però mosso da tali autorità credo che detta medaglia, dove sono le dua figure che stanno appoggiate e tengono come un giglio sopra et in mezzo, una sia il simulacro del Tevere e l'altra del fiume Chiane e significhino con quel giglio in mezzo, ché per la navigazione e congiunzione di essi Hetruria floret, cioè che sia florida, felice e beata la Toscana, il che così anco espressamente espongono li sopradetti autori nelli sopradetti luoghi parlando di detto fiume. E non pare che si possa negar che le dette figure non significhino fiumi, si per il luogo dove è stata trovata la medaglia, si per essere dette dua figure in forma di uomini, appoggiati con lunga barba e capelli, in quale stato, tutti gli scrittori figurano li fiumi. L'altro lato di detta medaglia, dove è scritto Roma, per esser consumato non si può comprender bene quello sia e può parere una nave, in qual caso il significato saria che Roma avesse fatto detti dua fiumi così navigabili et anco può parere quello che li Romani chiamavano Fasces, che è il fasce delle verghe con la scure flagello e scettro regale e significa imperio et autorità di Roma e che mediante detto imperio et autorità siano congiunti e ridotti navigabili insieme detti fiumi e fatta florida e felice Toscana, imperò che li detti fasci li antichi del tempo di Iano, dal quale furno introdotti, li chiamavono Alba in lingua armena e poi li Romani li chiamavono Fasces imperii, siccome attesta Beroso Cald[eano] nel Libro V dell'Antich[ità]. Ora, Serenissimo Principe, perché per consenso di tutte le genti quelli principi hanno meritato divini onori, siccome Ercole e altri infiniti, quali hanno con sommo studio seccate paludi, drizzati fiumi, fatti ponti, umiliati e penetrati monti, fatti abitabili luoghi deserti e edificate città, per commodi publici e utilità delle provincie, e perché per somma providenzia e bontà di Dio dalla dedinazione dell'Imperio Romano in qua non mai è stato unito in altro Principe che in Vostra Altezza Serenissima, l'imperio di questa sua Toscana mediterranea e montana, dove sono XXXV miglia di Chiane, palude, da Chiusi a Arezzo e perché non manca altro alla perpetua gloria et eternità del nome del Serenissimo Gran Duca e di Vostra Altezza Serenissima, che con somma felicità di detta sua provincia e populi, ritornar fiume navigabile detto Chiane e tor via la perpetua inondazione e malignità della larghezza della palude e acquistar e render sano e fruttifero tanto paese, che sempre sarà atto nutrire abundantemente tutta la Toscana et ancora altra provincia. Oggi, essendo noto a Vostra Altezza Serenissima per autorità di così gravi autori e della detta medaglia, che la Chiane sia stato fiume navigabile e di presente anco mostrandolo il fatto stesso delle barche, che portano per la Chiane otto o dieci cavalli da una ripa all'altra, per li canali che sono fatti atraverso dalle comunità vicine, per le melme tagliate chiamandoli porti, quali melme sono sopra l'acqua una coperta di terra piena di giunchi, canne e arbori palustri, che come isole mobili stanno e si alzano e abbassano sopra detta acqua e sono grosse al più un braccio, con teste et intricate di radiche e sostengano chi vi va sopra e sono facilissime a tagliare e con pochissima spesa vi si fanno canali anco dalli pescatori; et essendo che, siccome detti canali o porti, sono fatti attraverso, tagliando le melme in larghezza di 15 o 20 braccia con pochissima spesa e fatica di povere communità e di pescatori e si navigono d'ogni tempo, quando Vostra Altezza Serenissima ne facesse lei fare uno per utile e commodità universale per la lunghezza delle Chiane, dalli ponti d' Arezzo per fino a Chiuci, che sono miglia 35 di paludi, oltre che detta Chiane e paese si ridurria tutto navigabile come prima e tutta la Valdichiana con molta felicità aria commercio insieme e per barche potria portar grani e altre biade e vini per fino al Bastardo, vicino a Fiorenza 36 miglia, facendo abundanza infinita alla città. Ancora detto canale terria aperto e libero il passo all'acqua, che non si potria alzare più che come nel tempo di state, perché quella che piovessi l'inverno così non saria più attraversata né intricata, né tenuta in collo dalle melme, quali coprono e sempre s'alzano sopra l'acqua a tutta la Chiana e le molte materie che hanno sotto attaccate e attraversate dalle radiche, non lassono che l'acqua possa calare a rivo overo letto del fiume, dove è l'esito di detta Chiane. Ho preso ardire oltra la dichiarazione di detta medaglia, poiché è anco secondo la professione de' legisti tractar di fiumi, inondazioni, acquisti e navigazioni, de' quali sono pieni li libbri di legge e Beroso ne fa trattati. Ho preso ardire, dico con ogni reverenzia, anco dirli con questa mia quel tanto che ho pensato poter essere in tal materia benefizio imortale di questa sua Toscana, utile et abundanzia della sua città di Fiorenza e gloria perpetua e eterna al gran nome di Vostra Altezza Serenissima, alla quale prego Dio dia ogni felice contento." (Firenze, Archivio di Stato, MP 596, c. 357; Barocchi - Gaeta Bertelà 1993, p. 61-63, num. 58).  
Imperatorum romanorum numismata etc. ab A. Occone olim congesta, jam illustrata a Fr. Mediobarbo Birago, curante P. Argelato. Mediolani, ex aedibus societatis Palatinae, 1730. Exemplaire enrichi de quelques notes autographes de A. Gronovius (Van Damme 1807, p. 108, n° 671).  +
Lettre du 10 septembre 1753 ( ?) : « J’apprends dans le moment que M. de Boze est mort ce matin à onze heures. Cette perte ne peut être mieux remplacée par rapport à la place de commis à la garde des médailles du Cabinet du roi que par M. l’abbé Barthélemy qui depuis près de huit ans a travaillé à ce département sous les ordres de M. de Boze ; je réponds de sa probité, et je me joins au public pour vous répondre de ses talents dont vous avez eu des preuves en plusieurs occasions ; il serait inutile de vous répéter ce que j’ai eu l’honneur de vous en dire, puisque vous ne perdez jamais de vue ce qui peut faire honneur aux lettres » (Paris, BnF, Man., AR 43, III, f° 67 ; Sarmant 1994, p. 191, note 68).  +
-Lettre du 31 février 1776 (du Caire) : « 1773. Pat. Med. April 28. History of the revolutions of Egypt under the Bashas, from A. H. 1099 to 1168, 1 45 May 5. Two volumes in fol. history of the conquest of Egypt by the Arabs, 18 0 Third volume of ditto copied, papers, &c. ... 10 23 June 5. One vol. 4to, History of Antar Ibn Shedad, . . 4 17 22. Two ditto. History of the conquest of Egypt and Syria by Wakedi, 10 45 One, in folio, history of Noureddin and Saladin, 13 0 20. One gold medal of Ptolemy XII, brother of Cleopatra, 17 0 One ditto of Ptolemy Philopator, 19 22 Aug. 11. One vol. 4to. History of Yemen, 2 45 10. One vol. 4to. Treatise ou Pilgrimage to Mecca, . 1 45 One vol. 4to. Explanation of dreams by Artemidorus, 3 45 31. One gold medal of Ptolemy XI 18 0 Aug. 13. One ditto, Arsinoe of Philopator, 18 8 Sept. 6. Two vols. fol. History of Mahomet, 24 0 17. The Koran, 1 vol. fol 15 0 Oct. 8. One vol. fol. Persian Poems of Navesi, .... 4 0 One vol. 4to. Commentary on the duties of a writer, 2 70 Macrizi's topographical history of Egypt, 3 vols. 4to. 17 0 (Murray 1808, p. 363-364).  +
14 Nov. 1575 (from Liège): “S. P. Orteli amice itegerrime. Quod hactenus litteris tuis non responderim negoti que tam intra quam extra civitatem Capituli nostri ac privato nomine occurrerunt in causa fuerunt. Maximus interim gratias pro nummo Metelliburgico. Mitto Maximillianum cum Frederico, eum qualis est aequo animo accipies. Expectabamus accurationem Itinerarii vestri descriptionem. Et an preter nummos aliquid aliud adnotassetis. Casu nuper nactus sum nummum Antoniae Augustae matris Claudiae aug. cum postica inscriptiones SACERDOS DIVI AVGVSTI ? Cuius sacerdotij in Romanis inscriptionibus mentio. Quae Antonia cupidinem mihi iniecit Augustarum colligendarum quas hactenus neglexi quod desperarem maxime concupitas nancisci posse. Postquam spes facta est statui et harum seriem quantum licebit conquirere. Si itaque in eo mihi operam tuam citra tuum incommodum prestare poteris facies mihi rem longe gratissimam; praetium liberaliter restituturus. Sabinas Crispinas Plautillas sprevi hactenus, uti et nuper Salustiam a te mihi oblatam, eas cum offerentur coempturus. Heraclium nostrum scribis ad amico tuo posse premi ut cusus videri possit, non tamen e plumbo an ex argento. Vellem si permitterent et aura et tempor semel ad vos excurrere, quod proximo ere Deo volente futurum spero. Theatra tua hic non prostant aut valde raro eaque fere picturis adumbrata, que minus mihi placent. Cuperem itaque eorum exemplar unum per te mihi mitti praetiumque adscribi primo nuntio per me mittendum” (Den Haag, Koninklijke Bibliotheek, MS 79 C 4 (042), f° 233; Hessels 1887, no. 61, p. 137-138).  +
Says that Clark has acquired a collection of coins and medals in Paris.  +
'Our new Industrious and Ingenious Librarian [Francis Wise] ... He has also repaired Frekes Cabinet of Coines, and digested them into a better.' (BL, Harley MS 3778, f.61; Burnett 2020b, p. 422 n. 354)  +
'Your account from Dr. Sherard about our coyns was very afflicting to me; ... I have here inclosed a new list of coyns, given us, not here before, lately found about Exeter; so that, sometime or other, we shall be ready to publish a Museum.' (Turner 1835, pp. 141-4 Letter 59; Burnett 2020b, pp. 433 n. 426, 1224 n. 390)  +
-Lettre du 31 oct. 1589 (de Prague) : il Duca aveva in passato cercato di comprare le monete di Strada, evidentemente senza riuscirvi, per cui il corrispondente si offre di combinare l’affare con gli eredi ed invia assieme alla lettera « la nota della qualità et grandezza, tanto delle medaglie, quanto de’medglioni » ; nelle minte e nel carteggio restituito del Duca e del suo segretario Laderchi non si trova traccia di questa proposta, su cui Gerladini aveva chiesto risposta in tempi brevi « per non tener a bada costoro senza speranza di conclusione » (Modena, ASMo, ASE, Cancellaria Ducale, Ambasciatori, Germania, b. 48 ; Missere Fontana 1995, p. 226, note 71).  +
Ashmole’s original working copy of his catalogue of Roman coins in Oxford, 1666. It is today in the Bodleian Library (MS Ashmole 808) and is in one volume. It was, however, formerly in the Ashmolean, presumably having been acquired with Ashmole’s other papers, and it was transferred in 1860 to the Bodleian (presumably because the Ashmolean coins had just been transferred there).  +
The formal presentation copy [of Ashmole's catalogue of Roman coins in Oxford], which was presented to the Bodleian in 1668, but transferred to the Ashmolean in 1920 (Arch. Bodl. Fols.1–3)when many other numismatic papers were transferred to the museum. It is in three volumes. As it was originally in the Bodleian with the coins, it had become the working copy of the librarians, and was annotated with later additions, down to c. 1710. ... two sorts of additional information were added. One was the location of the coins, with a reference in the margin in the form ‘Loc. 14. (XI)’; ‘Loc’ stands for loculus, and the reference is to the place of the coin in each coin tray or drawer in the relevant cabinet. The coins were also individually numbered, and, over time, additional acquisitions were added, leading consequently to the renumbering of the coins.<br> The changes made to Arch. Bodl. Fols. 1–3 show that they continued in use for new acquisitions until the early 18th century. We can date their last use fairly accurately, from three pointers. They include a coin donated by Andrew Fountaine (Vol. 1, f.84v). A coin was also added with only a red ink number (the third and last renumbering) with a reference to ‘Vaillant Famil. p. 272 Vol. 2’ (Vol. 1, f.78v), referring to the copy of Jean Vaillant’s ''Nummi antiqui familiarum Romanarum ... illustrati'', published in 1703. The third and last attempt to renumber the coins in red ink extended through all of volume 1 and reached f.80 of volume 2: and at exactly that point was placed, as a marker, a page from the ''Female Tatler'' (!), dated 28 November 1709. Thus, c. 1709 is the date until which it was used, and the annotations were made largely by Thomas Hearne, who had been appointed to the Bodleian in 1701.' (Burnett 2020b, pp. 424-5)  +
'MS Ashmole 1138 (= MS Cons. Res. C 27) is a very fragile volume containing 144 leaves. Red wax sealings are affixed to a number of the pages, usually leaving 3–4 blank pages in between, as a sort of buffer between them.209 Although f.1 is entitled ‘The Impressions of severall Pieces of gold belonging to his Maties Cabinet King Charles the 2nd’, the volume also includes sealings of many of the gems in the royal collection. In addition much of the later part of the volume is, in fact, devoted to sealings of contemporary personal seals, whose annotations indicate that they had been gathered by Ashmole on his travels around the country, and they are mostly arranged by county. These personal seals are often accompanied by dates, and the dates recorded indicate that they were mostly made in 1663–5, but two other items are dated 1670 and 1673. This suggests that the volume began as a record of those royal coins of which, for some reason, Ashmole wished to make an exact copy, but that he went on to use the same volume as the container for the sealings he later made elsewhere. He sensibly kept the same sort of medium in the same place.' (Burnett 2020b, pp. 342-3)  +
The bulk of MS 1140 is essentially a list of Roman silver coins, both imperial and Republican (in that order: ff.2r–199v; 200r–299v), written clearly on sheets of paper which have been ruled with top and side margins. (Some further material is appended on different-sized paper at the end of the volume: this is discussed below.) A total of 2087 coins are listed. The listing can be regarded as reasonably accurate for the high empire, but the problems of distinguishing between ‘silver’ and ‘bronze’ for the coins of the late Empire means that we cannot be sure exactly what has been included and what has been omitted. The Latin descriptions of the Republican coins are, unsurprisingly, modelled on Gorlaeus’s Thesaurus, and Ashmole was to use the same model for his catalogue of the Bodleian coins a few years later. In addition, the main list is sometimes annotated in the margin with ‘AV’ or ‘AVR’, the abbreviation for ‘gold’, followed by a weight given in pennyweights and grains, and these weights generally correspond to the norm for relevant gold coins. Presumably, when Ashmole found a gold coin with the same description as a silver coin (inscription and design), he just made an annotation in the margin, to save the time of rewriting the description. However, as we shall see, other gold coins were also listed elsewhere. The catalogue of imperial silver coins is divided into 25 sections, numbered thus in the lower left corner of the relevant page. It looks as if these numbers may refer to the different drawers or trays in a cabinet, which would presumably be the cabinet containing imperial silver. If so, each tray contained very different numbers of coins: 100–150 for most of the first 17 trays but then only 20–80 for the last eight. The biggest numbers of coins in a single tray are 149 and 150, suggesting large trays. It must have been a substantial cabinet, physically. For the earlier emperors (Augustus to Trajan) we are normally given two figures at the bottom of the last page describing coins of that emperor. In the lower left, we have ‘Tot.’ followed by a numeral, obviously the total of coins listed in the preceding pages for that emperor. Such ‘total’ figures continue after Trajan until the reign of Clodius Albinus, when they stop. The totals are very helpful, as it is not always easy to isolate every single coin in Ashmole’s lists. Clearly Ashmole eventually tired of adding up the totals. The second set of figures, which appear at the end of the reigns only from Augustus to Trajan, are in the lower right hand corner: a numeral follows a ligature that looks a bit like a joined up 7 and 3, and which must, I think, represent ‘br’, for bronze or brass. Thus, for the earlier reigns, it seems that we are given the totals of bronze, as well as a listing of the silver. We do not, however, get any such quantities of bronze after Trajan, and, once again, it seems that Ashmole must have stopped making the effort. We can see in this way how the character of his cataloguing changed over time.<br> (Burnett 2020b, pp. 340-1) The listing of gold coins in the royal collection was made by Elias Ashmole in 1660, as part of his ‘discription’ of the royal collection. ...The relevant manuscript pages are included at the end of the volume, the bulk of which consists of a catalogue of his Roman silver coins, and they seem to have been added on another occasion. The pages list Greek, Roman, Modern and miscellaneous coins: *ff.301–12 include 72 various gold coins and medals, ranging from large gold pieces of the Roman emperor Antoninus Pius and a gold copy of a Pisanello medal to modern English and continental pieces, including pieces of Cromwell and Francis Bacon. It includes seven ‘Arabick’ coins. The modern pieces make up the bulk of these pieces, and include coins of Charles II, and coins dated 1608, 1628, 1629, 1633, 1643, 1648, 1656, 1660 and 1662.<br> *f.301 is entitled ‘First Drawer’, and f.305 ‘2. Drawer’. The first drawer (ff.301–3) contained 19 mostly very large pieces. F.301 is also numbered ‘1)’ in the top l. hand corner, and f.302 is also numbered ‘2)’, but f.303 is not numbered. F.304 is blank. The second drawer (ff.305–12) had 53 smaller coins. As with the first drawer, f.305 is also numbered ‘1)’; f.306 is not numbered; ff. 307–8 are numbered ‘2)’ and ‘3)’; ff.309–10 are not numbered, and f.311 is ‘3)’.<br> *f.313r: Eight ‘Consular Brass Coynes’ (various Republican bronzes with moneyers’ names; 1 C Clovi Praef.).<br> *f.313v: Seven ‘Incerta’, all ‘AE’ (5 anonymous Republican bronze coins; 2 Invicta Roma XL bronzes).<br> *f.314: blank.<br> *f.315–18: 41 various Greek gold coins, several of Alexander (ff.315–16 labelled ‘1)’ and ‘2)’).<br> *f.319–20: 14 Byzantine coins; 1 ‘tres figurae that in the middle laying his hands upon the heads of the other two’; and 1 Frederick II Augustalis.<br> *f.321–2: blank.<br> *f.323-6v: 54 Roman gold coins, from Augustus to the Byzantine period.<br> *f.327: Latin descriptions of 20 of the same Greek gold coins listed on ff.315–18, plus 1 John Palaeologus.<br> *f.328: blank.<br> *f.329–34v: 127 Roman gold coins, from Julius Caesar to the Byzantine period; plus (f.334v) 1 gold coin of Elagabalus inscribed 'ΙΔΡCCVΛΛCΔ....’ (ff.329–31 are additionally labelled ‘1)’ to ‘3)’).<br> *f.335: a summary list, by ‘Drawer’. This is a list of the totals of the gold coins.<br> *f.336: blank.<br> *f.337: ‘Incerta’. Includes a coin of Cunobelin.<br> *f.338: Nine Republican gold coins. These are all false, and are not included as annotations to the main silver list.<br> *f.339r–v: ‘Antique medalls in Goulde’, etc.<br> (Burnett 2020b, p. 1430)  
'The surviving material for the chapter [in Aubrey's planned ''Monumenta Britannica''] on ‘Coynes’ consists of a series of notes and pieces of information given to him by others. ... The papers are not very extensive in quantity, and comprise a mixture of many notes in his own hand about the Heddington hoard, and various other finds from Wiltshire, Kent, Suffolk, Surrey, Gloucestershire, Somerset and Ireland; a series of letters from Sir James Long, giving a full account of Roman coins from Wanborough and a mention of others from near Bristol; another series of letters from Andrew Paschal, Rector of Chedzoy, covering 1670 to 1689, concerning Roman coin moulds from Somersetshire, with some of Aubrey’s own notes; and a copy of the article by Philip Skippon from the ''Philosophical Transactions'' about an Anglo-Saxon coin found in Suffolk.' (Burnett 2020b, pp. 712-13)  +
-Brescia, Archivio Averoldi, b. 33, fasc. 3 : Indice delle medaglie che esistono presso li nobili fratelli Averoldi quondam Faustino (voir Callegari 2020).  +
Brescia, Archivio Averoldi, b. 33, fasc. 3 : Indice delle medaglie che esistono presso li nobili fratelli Averoldi quondam Giulio Antonio (voir Callegari 2020).  +
'I received this letter from Mr Walker yesterday, and your letter and coins for him this day, which shall be delivered him tomorrow; interim, send the above forward.' (Hunter 1832, vol. 1, p. 140; Burnett 2020b, p. 864 n. 122 (corr.))  +
'I received your’s of the 17th past, with the Saxon coin, which have communicated to Mr. Walker, who gives you his humble service; he will take care of it, and your others, received before; and hope suddenly to give you an account that I have them in my hands, to deliver to your order' (Hunter 1832, vol. 1, pp. 151-2; Burnett 2020b, p. 864 n. 123)  +
B
-Paris, BnF, Ms. Fonds Français 9531, f° 58-75: "Curiosités pour la confirmation et l’ornement de l’histoire, tant grecque et romaine, que des Barbares et Goths : consistant en anciennes monnoyes, médailles et pierres précieuses, tant gravées en creux, que taillées en bas-relief. Cabinet de M. de Rascas, sieur de Bgarris, conseiller au Parlement de Provence" (Tamizey de Larroque 1887 vol. 12, p. 78-118).  +
The manuscript contains Bainbrigg's notes about inscriptions and coins. The following extracts are those about coins transcribed by Haverfield 1911: [f.318, ''olim'' 301] Bulnes. DIVA AVGVSTA FAVSTINA. Under the lower stone he found certaine peaces of monie to the number of xv or more, as brode as an old Queene Maryes grote, but thicker then six grotes. On the one side a woman in Roabes, with a garland on hir head, written about as is above said, viz. diva Augusta faustina. Upon the other side was a mounting eagle with this inscription, CONSECRATIO.<br> A faire paiment.<br> He found a faire payment, as might be, plowing in a little close besides the parsonage. the like was found in ther towne feildes. [f.319, ''olim'' 302] In this Hadryan's tyme Anno domini 120 were these thre Legions in the north, Legio Secunda Augusta, at netherbie, Legio sexta. victrix at Burdoswald, and Legio vicessima victrix at Crawdun- dale, as may more plainlie appeare by ther severall inscriptions in thes places. Nummus Hadriani habet in aversa parte exercitus Britannicus per tres milites representatus, denotare in- dicas tres legiones tunc in Britannia egisse, scilicet, Secundam Augustam, Sextam victricem, et vicessimam victricem. Hec Secunda Augusta, ut hos optimos imperatores in his barbaris locis immortales redderet, hanc fecit. [f.331, ''olim'' 313] Whitley Castle ... numismata hic saepius effodiuntur. hoc puellarum templum indigenae mihi ostenderunt sed una cum tempore, ut tu loqueris, Ruinae etiam periere [ff.348-9, ''olim'' 329-30] Post datas ad to Rom. inscriptiones, statim Candaliam profectus, ut aliquid de vetustate illius castri de kendale e densissimis tenebris, si potuissem, in lucem eruerem. omnia abrasit vetustas. ad Levens in vetustissima scripta et numismata de improviso incidi. (British Library, Cotton MS Julius F VI, ff.318-19, 331, 348-9; Haverfield 1911; Burnett 2020b, p. 140)  +
27 Nov. 1630 (Antwerp): “Ick onderscreven kenne schldigh te syn aen myn heer Petro Paullo Rubbens de somme van vier duysent neghenhondert en twintich guldens voor dryhondert acht en twintich exemplaria Goltzij tot vyfthien guldens het stuck: de welcke somme hem belove te voldoen in drye gelycke payen: te weten deerste paye contant, de tweede naer een jaer, ende de derde naer twee jaeren naer datum van desen. Item kenne schuldigh te wesen duysent guldens in boecken voor de platen van Goltzius; de welcke hem belove te leveren near syn beliefte, achtervolgens ordinatie prys; en by soo verre die ongebonden nemt, sal hem geven rabat van twee stuycers op elcken gulden. Des oorkonden hebbe dit met myn eyghen handt gescreven en onderteeckent, binnen Antwerpen den 27° November XVI° en dertich” (Antwerp, Plantin-Moretus Museum; Rooses & Ruelens 1907, V, p. 359).  +
3 Febr. 1631 (from Antwerp): “Item also gecocht hebbe alle de resterende exemplaria van de Opera Huberti Goltzij, midtsgaeders vierhondert en vier copere platen daer toe dienende, de welcke Jacobus de Bie saliger heeft doen drucken met privilegie aen hem eertydts verleent, soo ist dat ick desgelyckx van de voors. Opera Huberti Goltzij Octroij versoecke …” (Antwerp, Plantin-Moretus Museum, Copie de lettres 1625-1635, p. 171; Rooses & Ruelens 1907, V, no. 696, p. 356).  +
Bibliothèque des auteurs qui ont travaillé sur les médailles, par D. Anselme Banduri, 84 pages, 290 × 200 mm. - Reliure veau fauve, Estampille aux armes d'Orléans. Département des manuscrits. Français 9727  +
-Lettre du 30 mai 1786 (de Bruxelles) : « Tout ce qui concerne notre bon roi Henri IV étant, messieurs, d'un grand intérêt pour la nation, je crois faire plaisir à vos lecteurs en leur donnant connaissance d'un beau médaillon de ce prince frappé en 1598, h l'occasion de la paix de Vervins, et que j'ai vu ici chez M. l'abbé Ghesquière, rédacteur des Analectes Belgiques. Ce médaillon d'or, de la grandeur d'un écu de six livres, qui pèse une once et demie et 25 grains poids de marc, représente d'un côté Henri IV en buste avec cette légende : HENRICUS III. FRANCOR . ET - NAV . REX. La figure du prince ressemble parfaitement aux bons portraits que nous avons de lui. Sur le revers du médaillon, on voit une femme vêtue à la romaine, tenant de la main gauche un caducée et une branche d'olivier, et de la droite une patère au-dessus d'un autel ; la légende du revers est ainsi coque : PACE TERRA MARIQVE PARTA, et dans I'exergue on lit : OPTI. PRIN. 1598. La noble et majestueuse simplicité de ce revers, qui retrace le goût des anciens monétaires romains, le beau relief du médaillon, tout en un mot contribue à rendre cette pièce digne du prince en l'honneur de qui elle fut frappée. Elle est certainement d'une très grande rareté, au moins ne me rappelai-je pas de l'avoir vue dans aucun cabinet, pas même dans celui du roi, où elle manquait encore il y a douze ans. M. l'abbé Ghesquière, qui possède ce médaillon; en a aussi plusieurs autres grecs et romains, ainsi qu'une belle suite de consulaires et d'impériales de différents modules et de monnaies belgiques, dont il doit donner une description en plusieurs mémoires, qui recevront un accueil très distingué, s'ils sont aussi instructifs que le premier, qui paraît ici depuis quelques mois chez Lemaire, libraire. En voici le titre : Mémoire sur trois points intéressants de l'histoire monétaire des Pays-Bas avec les figures de plusieurs monnaies belgiques, tant d'or que d'argent, frappées avant l’année 1430, in-80, grand format de 214 pages, avec 6 planches fidèlement gravées. Ce premier mémoire sera suivi de cinq autres, qui paraîtront successivement. Mr l'abbé Ghesquière communique toutes ses richesses numismatiques et littéraires avec cette urbanité et empressement qui caractérisent un véritable amateur » (Journal de Paris, 3 juin 1786, n° 154, p. 638 ; Bordeaux 1905, p. 457-459).  
-Lettre du 9 avril 1789 (de Paris) : « Paris, 9 avril 1789, Aux auteurs du Journal. Un avis imprimé, que l'on vient, messieurs, de m'envoyer de Bruxelles, m'apprend que M. l'abbé Ghesquière, membre de l'Académie de cette ville, est déterminé à vendre sa belle collection de livres rares et de médailles grecques, romaines et gauloises des trois métaux et de tous les modules. Le prix de cette collection, que le propriétaire s'est occupé à former depuis quatorze ans, a été évalué par des connaisseurs à 1.000 louis d'or. En attendant que l'abbé Ghesquière ait fait imprimer la liste des pièces les plus rares, il offre de céder aux amateurs trois beaux médaillons d'or; le premier est celui de notre bon roi Henri IV, frappé en 1598 à l'occasion de la paix de Vervins, dont je vous adressai il y a trois ans de Bruxelles la description que vous publiâtes dans votre journal du 3 juin 1786, no r 54. Le second médaillon fut frappé le 25 juin 1630 pour l'année séculaire de la confession d'Augsbourg Le troisième est celui que fit faire en 1663 Michel Apasi, prince de Transylvanie. Les trois pièces sont d'une grande rareté en or. Le prix de la première, qui pèse une once et demie 25 grains au poids de marc, est de 30 louis d'or. Celui des deux autres est fixé à 10 louis chacune ; j'ai pensé que cette annonce pouvait être agréable aux amateurs de médailles et de livres anciens; ils doivent s'adresser d'ici à la fin du mois prochain à l'abbé Ghesquière, au Refuge d’Affligein [Afflighem ?] à Bruxelles. L'Abbé de St-L… » (Journal de Paris, mercredi 15 avril 1789, no 105, p. 477 ; Bordeaux 1905, p. 460).  +
-Lettre du 20 février 1725 (de Rovigno) : sur un Othon de bronze (Paris, BnF, Mss. Clairembault 300, f° 77 ; Sarmant 2003, p. 277, note 46).  +
-Lettre du 5 janvier 1678 (de Milan) : évoque le désir de Mezzabarba d’acquérir une centaine de monnaies républicaines (Florence, Biblioteca Nazionale Centrale, Epistolario Magnavacchiano, Ms. Cl. VIII, 778 ; F. Missere Fontana 2000, p. 168, note 30).  +
-Lettre du 12 décembre 1674 (de Venise à Padoue): “Prevale tanto in me il desiderio di cose giudicate belle e virtuose l'assenza ch'io sia di tutto, deltanto ignorante che a quello pospongo il soddisfacimento di molte cose necessarie. Hora che dalla mia buona sorte vengo in parte contentato per il mezzo d' V. S. Ill.ma la cui gran bontà mi dà fede d'esser favorito volentieri, dalla cui alta nobiltà, che ha per scopo principale la generosità di V. S., mi fa certo di non rimaner deluso, quanto alla mia aspettazione, e quanto alla cui virtù ne resterà creditato il favore, onde mi basterà dire a me stesso la gratia viene da cotesto loco. Queste qualità mi danno un'ansia così veemente di godere la grazia delle medaglie che maggior non può essere, e per godere questo contento è necessario valermi della bontà del Sig. Bernardo Vedova, perché in Padova non ho niuna gratia se non è agitata o stabilita da esso S. Onde supplico V. S. Ill.ma contentarsi dare al medesimo medaglie che mi vuol graziare, che lui poi me le farà havere e bench'io aspetti d'un cavagliere come V. S. Ill.ma cosa gratiosa, che potrà per se stessa ad ogni modo (se meglio), lo supplico anco contentarsi aggiungerne una o due medaglie, come sarebbe di Vitellio e simile, che quando V. S. Ill.ma vorà far fare il deposito per la statua di marmo, quelle saranno a conto di quella fattura, che piacendo al cielo ch’io voglia servirla, m'adoperò in modo tale che mi conoscerà ch'io sono, c. 17 » (Lendinara, Archivio Storico e Biblioteca Comunale, Archivio di Lazara, A 2-3-12 ; Casarotto 2014, p. 128, note 699).  +
-Paris, BnF, Fr 22880, Président Jean Bouhier de Savigny (1673-1746), Recueil de mémoires archéologiques formé par le président Bouhier : in « Miscellanea variorum eruditorum », « XXI. Nummi decem Erythraeorum in Ionia illustrati T.S.B. [ajout de Bouhier sous les initiales]. Hoc est, Theophilo Sigefredo Bayero, auctore [et dans la marge] Ex Commentariis Academiæ Scientiarum Petropolitanæ. Tom. 2 [1727]. pag. 434 [434-458 et pl.28, reproduite partiellement f° 116 r-v.] [autre ajout dans la marge mais identique à la disposition dans l'article] M. Maio 1727. f° 106 v-112 v.  +
-Paris, BnF, Fr 22880, Président Jean Bouhier de Savigny (1673-1746), Recueil de mémoires archéologiques formé par le président Bouhier : in « Miscellanea variorum eruditorum », « XXII. Numus Gyrtones urbis Thessalicae illustratus. Auctore eodem T. S. Bayero [en dessous] Ex iisdem Commentariis, Tom. 2. Pag. 459 [459-469, même planche que supra], f. 113 r- 116 v. M. oct. 1727.  +
'Dear Sir,<br> I send you a description of such coins in my collection as were found in the parish of Elme, (Insul. Eliens.) I cannot exactly recollect the year, nor is it very material. I have now before me about thirty of the Denarii found the last year near March, an account of which (if it will be of any service) you may command from your affectionate humble servant,<br> Beaupre Bell.<br> [There follows a list, in Latin, of 26 coins from Gallienus to Gratian found at Elme: 8 Gallienus, 1 Salonina, 2 Victorinus, 6 Claudius II, 3 Tetricus I, 5 Tetricus II, 1 Diocletian, 1 Constantine, 1 Valentinian I, 1 Gratian]' (Nichols 1781-1790, pp. 465-9; Burnett 2020b, p. 391 n. 85)  +
'I have been told your neighbour Mr Martyn has a good collection of Roman coins; if he has, pray examine if the reverse of any of them have not yet been published, and particularly whether he has any of Carausius with uncommon types, or indeed of any other tyrant whose history is little known. I have lately engraved two very singular coins from Mr. Gale's cabinet' (Nichols 1781-1790, pp. 471-2; Burnett 2020b, p. 1286 n. 1092)  +
'I am extremely obliged to you for your kind assistance in procuring me leave to engrave some medals from Dr. Mead’s collections; but Mr. Vertue, having more business than he can dispatch already upon his hands, and being unacquainted with the abbreviations, &c. found on coins, does not care to engage in a work where he may probably err, though I purposed a greater price than other engravers demand. I must therefore renew my request, and humbly beg the favour of you to indulge the same liberty to Mr. Kirkall, an honest plain man that I have been long acquainted with, and whom I have directed to wait on you. Dr. Mead, I think, has not a Didia Clara; so that if you can procure him liberty to draw one from any other cabinet, it will increase the obligation. ... P. S. The heads I defire to have engraved are of Helvius Pertinax, Didius Julian, Manila Scantilla, and Didia Clara. I have got a Titiana done at Oxford.' (Nichols 1781-1790, p. 490; Burnett 2020b, p. 1133 n. 158)  +
'I have not Tast to admire such rude performances as most of our English coins, especially the most Ancient, are; which give Light to no History, & are only standing proofs of the Ignorance and Inartifice of our Ancestors.' (Honeybone - Honeybone 2010, p. 78, no. 187; Burnett 2020b, p. 392)  +
'Upon the unexpeded receipt of your letter, I run over what few books my own study affords upon the subject; and must confess that I do not find any reason to retract what I have offered as probable, viz. ''That the Britons had Impress'd Money''. I would not be thought to assert, as you seem to think I do, that all the coins exhibited in Camden are British: I own I am apt to believe, that many of them are assigned to the Britons with more zeal for the honour of our country than truth. I shall instance in the three very coins you mention of princes contemporary with Caesar; which, if really so, will destroy my supposition, ''that Cunobeline was the first Briton who struck a coin in this island.''<br> The tenth of the first plate is ascribed to Comius king of Arras, a man of much interest and authority in Britain, and therefore sent thither by Caesar to persuade the inhabitants to come into an alliance with the Romans. This is supposed to be of ''Comius'', from the inscription COM. but without good reason, since, as Mr. Walker observes, it is on some coins wrote COMM. Besides, should we allow this to be his, no argument can be brought against what I have proposed, unless it can be made appear that he was king of some part of Britain, which neither Caesar, nor any other else that I know of, says.<br> The same answer may be given to the fifteenth. The nineteenth is supposed to be of Cassivellaunus ; with how little shew of reason I need not add, since the very ''letters'' of the inscription, and the ''position'' of them is allowed to be uncertain.<br> These are the only three coins supposed to be of British princes ''before Cunobeline''. Two of them are manifestly not British and it does not appear that the third is of Cassivellaun.<br> ...<br> The novelty of striking a coin ''at Rome'' with the emperor's head upon it, might, as I observed, be one reason among others for Cunobeline's imitation. When you call it a ''fashion young in the world'' your pen flipp'd: it is certain that the Greeks placed the heads of their princes on coins, even before the foundation of Rome.' (Nichols 1781-1790, pp. 150-4; Burnett 2020b, p. 394)  
'What little collection of Antiquities I have lye in my chambers at Cambridge, and I will write to a friend there to search out a medal of Carausius, which is extremely at your service, and with you had pleased to mention some more, that the request might have been of some bulk, as there will be danger of losing so small a piece in the carriage. ... There is no doubt, as you observe, that the Romans inhabited the fenny parts of Cambridgeshire very early; the stupendous banks still remaining shew them to have first undertaken the draining, and their coins frequently found in the Great Level tell us, they remained here at least till Gratian's time; for, besides these found at March, multitudes have been dug up in other places not far distant, as at Elme, part of which fell into my hands, of which I enclose a catalogue; and at Welney, whence I had most of my Carausius's, particularly that which you are so kind as to accept. Many other monuments also of them have been discovered, as an altar at Elme 21 inches high, but no ways remarkable, and the pipes of aquaducts at Wisbich and Walpole. The urns which contained the coins at Welney lay within reach of the plow-share, and demonstrate that the surface of the country in those parts, which have not been subject to overflowing, remains in the same state it was 1500 years ago, and consequently that the turf or moor does not vegetate.' (Nichols 1781-1790, pp. 169-70; Burnett 2020b, p. 390 n. 83)  +
'I shall in a little time convey to you...... From Dr Stukeley’s Paduan of Vespasian ROMA RESVRGES ... A silver coin of Rhescyporis, and several copies from antique gems, which I hope will be acceptable.' (Nichols 1781-1790, p. 302; Burnett 2020b, p. 1675)  +
Letter from Beaupré Bell to Roger Gale, 11 December, 1736: B. sends Gale his dissertation upon Gale's coin that combined an obverse of Faustina with a reverse of Trajan. (Nichols 1781-1790, pp. 303-5; Lukis 1882-1887, vol. 3, p. 327; Burnett 2020b, p. 397)  +
Lettre du 25 septembre 1732 (sans lieu): He asks P. to see to a foreign letter enclosed in his last frank which he had not put into the G.P.O. for fear of its being made away with for the sake of the money paid along with it. He reminds P. to enquire of Mr. Vertue about the cost for engraving a plate containing the heads from 20 medals for his Caesarian tables. He specifies the details. He also asks P. if Banduri’s coins of the lower empire can be borrowed for copying. He cannot get a reply from Vandenhoeck about the despatch of and bill for his books, and gives P. the detail he wants obtained and the address to which to direct the reply. Has he received his Virgils? (Oxford, Bodleian Library, MS Eng. letters d. 45, f° 163-164).  +
Lettre du 22 mai 1734 (sans lieu): He thanks P. for his two medals from the Marquis Mancini’s collection but he knows them already and has a print of one. He inserts a rough scratching of the celebrated unique bijugate Carausius, and he describes the reverse. It was found some years ago at Lincoln. (Oxford, Bodleian Library, MS Eng. letters d. 45, f° 167-170).  +
Lettre du 17 novembre 1735 (sans lieu): He thanks P. for the catalogue of coins, which had come so unexpectedly. He finds they agree in the suggested alterations of several passages. P. will find he has made great enlargments, and a long digression on sarcastical medals. (Oxford, Bodleian Library, MS Eng. letters d. 453f° 439-440).  +
-Lettre du 12 août 1742 (sans lieu): He sends P. an old English coin with a copy and explanation of the legend. It was found in a stone coffin in his cathedral. He advises P. how to seal a letter, for P. has such a «crambo» way of doubling up and sealing his letters that B. loses «half of what you write in opening it.» He praises the study of ancient medals as an agreeable part of knowledge. Of the books P. had mentioned he thinks the Addison very pretty but drawn up to display his classical learning, and lacking in substance. The other book «La science des Médailles» is an excellent introductory note. He continues on the subject of medals and coins. Folkes is referred to. (Oxford, Bodleian Library, MS Eng. letters d. 45, f° 139-142).  +
'The enclosed Titus, though mach defaced, may not be unacceptable.' (Lukis 1882-1887, vol. 1, p. 275; Burnett 2020b, p. 1675)  +
'You did not, I perceive, send the parcel of medals from Dr. Kennedy to Mrs. Wingfield, till after she had conveyed the other I expected to me, so it did not arrive till last week, but was then highly acceptable, having received a letter from the Dr. on that subject not altogether genteel, or even commonly civil. Your own book, which came with them, has given me great pleasure & improvement, & I desire you to accept my best thanks for so agreeable a favor. Gale & Bochart I had read just before, so was the more surprized to find the number of particulars in your piece equally curious & new. Every one in these parts applauds it, & wishes to see it continued. I have looked over what coins I have, but find only one that can possibly be of use in a scheme of this nature; 'tis a small one of Constanine Max: with the monogram on a Labarum, which I have enclosed & request you to accept. The truth of this appearance to Constantine is generally doubted; but this coin shows that he actually did favor the Christians, either out of policy or conviction. Fabricius, in his Bibliotheca Graeca, has a curious disseration to show that the cross which appeared was a natural phaenomenon in a solar halo, which, if you have it not already, may at any time command' (Lukis 1882-1887, vol. 1, p. 461; Burnett 2020b, p. 400 (corr.))  +
-Paris, BnF, Fr 22880, Président Jean Bouhier de Savigny (1673-1746), Recueil de mémoires archéologiques formé par le président Bouhier : in « Miscellanea variorum eruditorum », « XXXVIII. Lettre écrite d'Orléans le 7e. mars 1736 par Mr. Beauvais l'Aîné, sur la préférence de l'autorité des médailles à celle des historiens. Tirée du Mercure de France mai 1736. pag. 887 » [887-898], f° 170r-171r.  +
-Paris, BnF, Fr 22880, Président Jean Bouhier de Savigny (1673-1746), Recueil de mémoires archéologiques formé par le président Bouhier : in « Miscellanea variorum eruditorum », « XXXIX. Explication du revers d'une médaille de grand bronze de l'empereur Commode du cabinet de Mr. l'abbé Roman de Rives de Lyon par M. Beauvais l'Aîné d'Orléans. Tirée du Mercure de France, juin 1736. p. 1116 » [1116-1121], ff° 171r-172r.  +
-Paris, BnF, Fr 22880, Président Jean Bouhier de Savigny (1673-1746), Recueil de mémoires archéologiques formé par le président Bouhier : in « Miscellanea variorum eruditorum », « XL. Discours de M. Henrion sur Magnia Urbica » ff° 172r-173 v. Autre ajout plus bas : « M. Beauvais, De la manière de discerner les médailles, [un mot abrégé] p. 13 dit que la fameuse médaille d'argent fin de Magnia Urbica, du cabinet de l'abbé Le Roi, qui en a imposé à nombre de curieux, et que le père Banduri lui-même qui la trouvée comme une pièce unique, a été reconnue comme une médaille moulée, et réparée avec beaucoup d'art, et fausse. Remarques : L'autre note de Bouhier cite presque littéralement le livre de Guillaume Beauvais (voir ci-dessus pour le personnage), La Manière de discerner les médailles antiques de celles qui sont contrefaites, Paris, 1739 (réédité et augmenté, à Dresde, en 1794 et encore en 1885), pp. 13-14. Beauvais fait allusion au recueil numismatique d'Anselmo Banduri (Dubrovnik [Raguse], 1671-Paris, 1743), Numismata Imperatorum Romanorum a Trajano Decio ad Palaologos Augustos, Paris, 1718, p. 511 (Le Roy). Au moment où Beauvais écrit Le Roi (ou Le Roy) est décédé.  +
-Paris, BnF., Méd., 2 AMC 67: Acquisition des médailles du marquis de Beauvau.1. «Copie de la lettre écrite à monseigneur le comte d’Argenson, par M. de Boze, le 25 février 1750» ; 2. Modèle de l’ordonnance de paiement, rédigé par de Boze, s.d ; 3. Minute de la lettre de Gros de Boze au comte d’Argenson annonçant la conclusion du marché, 12 mai 1750 ; 4. Minute de la lettre de Gros de Boze à Marie, premier commis du bureau de la guerre, 2 juillet 1750. (voir Sarmant 1994, p. 117-118).  +
-Coll. Frédéric Reiset, Extrait des Inventaires du Cabinet de Monsieur Bégon, Intendant de la Marine et de la Généralité de La Rochelle. « Une suite de médailles impériales de grand bronze de 780 latines et grecques très bien conservées ; Une autre suite de moyen bronze de 836 ; cc Autre de 518 petit bronze ; Autre de 710 d'argent ; Un petit coffre dans lequel il y a une suite de 103 médailles impériales d'or ; 160 médailles consulaires d'argent ; 40 médaillons grecs d'argent ; 10 médailles grecques d'or des Rois et Colonies ; 115 médailles de bronze, idem 56 d'argent, idem ; 4 médailles hebraïques ; 20 médailles gothiques d'or et d'argent ; 2 médailles puniques ; Quelques talismans ; 25 bas reliefs de bronze ; cc 74 médailles des papes depuis Martin V jusques à Innocent XII de bronze et d'argent ; 11 médailles de Cardinaux, archevêques, evêques et autres ecclésiastiques, d'argent et de bronze ; 43 médailles des Rois, Reines et autres personnes illustres de France; d'or, d'argent et de bronre ; 100 médailles des Empereurs, Rois, Princes, Princesses et gens illustres de l'Europe; d'argent et de bronze ; 110 monnoyes d'or de toutes sortes ; cc 225 monnoyes d'argent, Plusieurs monnoyes de cuivre ; 1050 jettons d'argent ; cc 480 jettons de cuivre ; 260 pierres antiques et modernes, gravées en creux et en relief » (Duplessis 1874, p. 8-9).  +
'A catalogue of about 120 coins from Claudius II to Valens. It was composed in the same way as the [[Bell, Beaupré - Numismata Penes Beaupreum Bell|‘main’ catalogue]], again with a few comments and some references, mostly to Banduri. Some of the entries have been struck out, including the whole section of Carausius and Allectus, perhaps implying that they were to be transferred elsewhere, and sometimes the comment ‘coin to be added’ appears. Carausius, for example, has 10 coins deleted and the comment ‘17 AE3 to be entered’. Several of the coins in this list (e.g., Quintillus, Probus) also appear in the main catalogue, but some do not. So it looks as if this might be a part of an earlier catalogue, which Bell was in the process of updating, in the light of changes to his collection. This would help explain the gaps in the main catalogue.' (Burnett 2020b, p. 393)  +
'Prints from the coin engravings can be found stuck in among [Bell's] papers, and the fullest set is in Trinity College, MS R.10.12 = James 1901-1904, no. 855. It begins with a sort of visual catalogue of all the images that Bell had prepared, numbered and ranging in chronological order from Julius Caesar (4) to Mariniana (109): there is no sign of any later images and even the 109 have a number of gaps, there being engravings of only 70 of the relevant 109 persons.' (Burnett 2020b, p. 1657)  +
Notebook of Beaupré Bell, including: f.22 (item 8): Note of coins and altar found at Elme, discussed by Bell in a [[Beaupré Bell - Francis Blomefield - 1721-12-27|letter to Francis Blomefield, 27 December 1721]]<br> ff.41-3 (item 17): Note of coins found at Welney, discussed by Bell in a [[Beaupré Bell - Roger Gale - 1734-01-14|letter to Roger Gale, 14 January 1734]]  +
'Bell compiled his own catalogue, entitled ‘Numismata Penes Beaupreum Bell’ and dated to 1740. It begins with two early Roman Republican bronzes (‘Romanorum pondera’), but the following section on Republican denarii (‘Nummi Familiarum’) was never written. Bell left 13 pages for them, suggesting quite an extensive collection, as he reguarly included more than ten coins per page for his imperial coins. The detailed catalogue of Roman imperial coins, both bronze and silver, sets out the legends and gives fairly brief descriptions, generally good, but often vague and sometimes erroneous (‘Mulier stans’ or ‘Mulier insidens’ for coins of Claudius, which actually depict the togate emperor). The vagueness of the descriptions and the gaps in the legends suggest that the condition of the coins may not have been very good. Surprisingly, Bell does not seem to have used any reference book, such as Occo/ Mediobarbus to help him (although he does once cite Vaillant for a coin of Trajan). For some of the later Roman coins, however, he had checked in Banduri’s book, noting when a coin was not in Banduri, and once referring to Haym instead.' (Burnett 2020b, p. 391)  +
'The fullest text of the body of the book is to be found in Cambridge, Trinity College, MS R.10.11, in this case with a title page dated 1736. It consists of approximately a hundred pages, with a standard format. Each emperor is introduced with historical notes, carefully annotated with references at the bottom of the page, and followed by his wives and any relevant ‘socii reges’. A number of coin engravings have been stuck in at the relevant points. The commentaries generally do not mention coins, although Urbs Roma and Constantinopolis are listed correctly after Constantine, but provide details of events in the emperor’s life and his titles, appearance and character. Most are derived from Tacitus, Suetonius and Dio, and correspondingly later sources for the later periods, e.g. the ''Historia Augusta''. There are many corrections and additions in Bell’s hand, including amendments to the coin engravings (Trajan, Pescennius and Geta), and the narrative seems to have been unfinished, reaching only as far as Valentinian III (thus for the original 400, rather than the revised 600, years?). Bell subsequently began [[Bell, Beaupré - Catalogue of the collection of Beaupré Bell|another new version]], with a title page, now dated 1741, but it has only the first seven pages, from Pompey to Augustus, and they can have been written only shortly before Bell’s death in August of that year.' (Burnett 2020b, p. 1656)  +
-Milan, Ambrosianan, R99P SUP : « Lettere cavate da cinquanta medaglie antiche di Valerio Belli », inventaire des coins des médailles antiquisantes réalisées par Valerio Vicentino ou Belli (voir Lawrence 1996, p. 27, note 27 et p. 28-29 pour la transcription complète).  +
-Rome, Vatican, Biblioteca vaticana, cod. Ottob. Lat. 2972 : Aggiunte alla «Scelta de’ medaglioni più rari nella bibliotheca dell’Eminentt. et Reverendiss. Principe il Signor Cardinale Gasparo Carpegna Vicario di Nostro Signore», In Roma per Gio. Battista Bussotti dédicace signée: Gioseppe Monterchi, pseudonyme de Bellori (daté après 1679). Reca l’annotazione antica: «Bellori voleva fare di questo suo libro una seconda stampa accresciuta di altri medaglioni della Bibl. del Card. Carpegna, come lo mostrano le schede inserite in questo libro da lui medesimo». Le numerose carte inserite sono autografe.» (voir Evelina Borea (ed.), «Le vite de’pittori, scultori e architetti moderni», Piccola Biblioteca Einaudi, Turin, 1976 (puis 2009), p. LXXXV).  +
-Lettre du 25 avril 1773 (d’Alep): “Après tant et de si belles choses, comment oser produire le peu de médailles que vous allez recevoir. Je vous ai dit, dans ma lettre du 17me courant, les obstacles que des événemens et la bêtise nonchalante de ces gens-çi ont mis à mes recherches. Je puis dire avoir beaucoup perdu en ce que le religieux de Moussol n'a pu y retourner. Ses confrères lui ont fait des embarras ; mais s'il parvient a les surmonter, je me flatte que je n'aurai pas perdu pour vous quelques petits services que je lui ai rendus. Ce Moussol doit etre une bonne source, mais il faudrait y avoir quelqu'un de bonne volonté. Voyez à quoi je suis reduit ; du cuisinier, que j'avais de votre temps, j'en ai fait un marchand qui roule dans l'Arménie, et je lui ai plus recomnandé des medailles que de bien vendre mes effets. J'ai aussi prêté quelque argent dans la même vue à un homme qui depuis trois mois a passé en Commagene, suivant le succès du cuisinier. Je le renverrai encore, et peut-être vers Erzerum. J'avois dessein, depuis plus d'un an, d'aller à Edesse ; les troubles de cette ville ne l’ont pas permis ; et généralment toute la Syrie et Mesopotamie est en confusion”; “Parmi le cuivre qui m’est resté j'ai quelques médailles d'Elia Flaccilla et d’Elia Eudoxia, qui sont citées pour rares, en bronze, dans un livre intitulé Science des médailles édit. de 1739, et un Dalmatius. Sur la foi de ce livre je vous les aurais envoyées, si je les avais trouvé notées dans votre mémoire. Mais n'en disant rien, et ces medailles étant du bas empire, j'ai cru que vous ne vous en soucieriez pas. Si vous en êtes curieux, elles seront dans le premier envoi que j'aurai à vous faire. La Flaccilla est de la grandeur d'une piece de 12 sols ; les Eudoxia et Dalmatius sont plus petites. Je souhaite d'avoir bientot du meilleur à vous préparer, et je l'espère de tant de personnes que j’emploie ». (Murray 1808, Lettre XXXI, p. 238 et 239-240).  +
Angeloni, Francesco (1587-1652) -Venise : Biblioteca Nazionale Marciana (BNMVe, cl. VI, cod. 204, ital. 6012) « ff° 33r-42r: « Inventario delle medaglie che erano del q(uello) S(ignor) Natalizio Benedetti da Foligno comprate da me Fran(cesc)o Angeloni in n° di 3764 l’anno 1629 in Roma. Con alti inventari di medaglie e con diverse stime di medaglie di metallo, e di argento, benché la buona consevaz(io)ne possa alterare di molto essi prezzi, come lo esserelogore li sceme. Li prezzi posti da Dioniso Sada, che fu il traduttore, e il giuntatore di Antonio Agostin, e antiquario vecchio e la migliore di tutte [sic], col riguardo però sempre della maggiore, o minore conservatione. Vi sono ancora varie note di medaglie più rare, e di altre curiosità, et anche di quadri, e designi di vari maestri » (f° 33r), comprendente una « Memoria delle medaglie per serie grande scelte, che sono/erano nello studio del fu S(ignor) Natalizio Benedetti da Foligno comperate da me Francesco Angeloni il 28 decembre 1629 in Roma » (f° 35r) e una « Memoria dele serie mezzanina scelta, che fu nello studio del q(uello) S(ignor) Natalizio Benedetto comperate da me Francesco Angeloni » (f° 40r) » (note 27). La note 28 ajoute f° 44r: « Memoria delle medaglie che erano in più carte nello studio di Natalizio Benedetti » (voir Missere Fontana 2009, p. 178-182, 221).  +
-Lettre du 24 octobre 1687 (de Parme) : « È stato qui alcuni giorni il Sig.r Conte Mezabarba Birago » (Parma, Biblioteca Palatina, ms. Parm. 1578, lettre n° 65 ; F. Missere Fontana 2003, p. 463, note 237).  +
-Lettre du 6 décembre 1692 (de Rome) : « È qui capitato un foglio stampato del Vaillant contro il P.re Arduino. È una lite veramente acerba, e ch’ha del Tragico. Per verità che le letterarie non dovrebbero trattarsi con tale acrimonia » (Parma, Biblioteca Palatina, ms. Parm. 1578, lettre n° 189 ; F. Missere Fontana 2003, p. 463, note 233).  +
Lettre du 23 février 1697 (de Rome) : Bacchini est à Rome et visite le musée de Giovanni Giustino Ciampini (Parma, Biblioteca Palatina, ms. Parm. 1578, lettre n° 223 ; F. Missere Fontana 2003, p. 432, note 96).  +
Lettre du 18 sept. 1696 (de Modène) : à propos du livre de Cuper sur les trois Gordiens (Modène, Biblioteca Estense Universitaria, cod. It. 998 = .K.3.20, fasc. 35, lettre n° 4 ; F. Missere Fontana 2003, p. 409, note 38).  +
Lettre du 1 sept. 1687 (de Parme) : sur la publication du livre de Foy-Vaillant sur les rois de Syrie : « Eumdem patrem Gaudentium enixé rogavi ut Du Cangi Glossarium ad infimae graecitatis auctores, si editum est, et Vaillantii opus de Syriae praefectis nonullaque alia transmittat, vel secum in reditu ferat » (Paris, BnF, Valéry 1846 vol. 2, lettre CLIX, p. 94).  +
Lettre du 16 février 1695 (de Modène) : douleur après la mort de Mezzabarba et inquiétude sur le sort de sa collection (G. Castagna, La corrispondenza dei monaci benedittini cassinesi col Muratori. VI. Don Benedetto Bacchini, « Benedictina », V, 1951, III-IV, p. 167-8, lettre n° 5 ; F. Missere Fontana 2003, p. 464, note 242).  +
-Lettre du 20 juin 1697 (de Modène) : déplore la vente de la collection Mezzabarba (G. Castagna, La corrispondenza dei monaci benedettini cassinesi col Muratori. VI. Don Benedetto Bacchini, « Benedictina », V, 1951, III-IV, p. 167, lettre n° 11 ; F. Missere Fontana 2000, p. 167, note 27, p. 199, note 152, 2003, p. 464, note 242).  +
Lettre du 6 octobre 1705 (de Modène) : sur Giulio Antonio Averoldi (1651-1717) et Anselmo Banduri (1671-1743) (Parma, Biblioteca Palatina, ms. Parm. 1578, lettre n° 4 ; F. Missere Fontana 2003, p. 463, note 235).  +
Lettre du 7 novembre 1709 (de Modène) : « Quando però il pezzo fosse sicura per la fattura, le dico ingenuamente che non finirei interamente di sodisfarmi. Ma mi sgomentano gli ultimi periodi, che portano argomenti di pasticci o fatto sul vecchio, mentre purtroppo ve ne sono, e sono quelli, che più d’ogni altra cosa intricano il mestiero. M’e capitano ultimamente un Alessandro Severo, eccellentemente mutato, in Gordiano Africano, nel quale se l’Impostore ignorante non lasciava la TR.P. VII. Sarebbe stato difficile non inganarsi, tanto bene sono mutate le lettere della parte diritta, e la testa dell’Imperatore » (Parma, Biblioteca Palatina, ms. Parm. 1578, lettre n° 15 ; F. Missere Fontana 2003, p. 442, note 132).  +
Lettre du 14 novembre 1709 (de Modène) : « Ho veduto che col confronto delle medaglie non può assistere il ripiego del Pagi, la pompa delle quadrighe trionfali e che dalle suddette si cavano argomenti insuperabili contra l’opinione, che Elagabalo retrocedesse con la T.V.P. al principio dell’anno. Le parole di Dione in ultimo luogo considerate meritano riflessione ; ma ostando il confronto delle T.V.P. e de’ consolari nelle medaglie, parmi, che debbano intendersi in altra maniera da quella che vorrebbe il Pagi, e che fosse da altri, a tempi di Dione, l’epoca dell’impero di Elagabalo sì prendesse non dalla battaglia con Macrino, ma dall’assenso del Senato. Il primo luogo non mi fa gran peso, et ella l’ha dottamente osservato » (Parma, Biblioteca Palatina, ms. Parm. 1578, lettre n° 13 ; F. Missere Fontana 2003, p. 443, note 135).  +
Lettre du 17 novembre 1709 (de Modène) : « queste ragioni che non finiscono di appagarmi prenderebbero forse maggior peso, se con oculare ispezione trovassi il medaglione senza segni di falsità, ed in tutto nella fattura antico. Peraltro per me anderebbero in fumo facilmente se trovassi qualche indizio di novità » ; « In somma il veder le Medaglie, e considerar il mecanico, è quasi necessario per ben giudicare » (Parma, Biblioteca Palatina, ms. Parm. 1578, lettre n° 14 ; F. Missere Fontana 2003, p. 443, note 136).  +
Lettre du 11 janvier 1710 (de Modène) : on évoque la parution du livre de Filippo del Torre sur un médaillon d’Annia Faustina, que B. pense « adulterata » (Parma, Biblioteca Palatina, ms. Parm. 1578, lettre n° 16 ; F. Missere Fontana 2003, p. 444, note 140).  +
Lettre du 18 janvier 1710 (de Modène) : idem = on évoque la parution du livre de Filippo del Torre sur un médaillon d’Annia Faustina, que B. pense « adulterata (Parma, Biblioteca Palatina, ms. Parm. 1578, lettre n° 17 ; F. Missere Fontana 2003, p. 444, note 141).  +
Lettre du 8 février 1710 (de Modène) : (Parma, Biblioteca Palatina, ms. Parm. 1578, lettre n° 18 ; F. Missere Fontana 2003, p. 445, note 142).  +
Lettre du 21 février 1710 (de Modène) : Mezzabarba « mi disse che s’era risoluto di non farne altro, quando usci l’opera de epochis Syro – mac del Noris » ; Mezzabarba est décrit comme « mio amicissimo » ; il est considéré par Muratori comme le seul à Milan qui se dédie à l’« érudizione soda » (Parma, Biblioteca Palatina, ms. Parm. 1578, lettre n° 19 ; F. Missere Fontana 2000, p. 167, note 27, p. 191, note 121).  +
Lettre du 28 février 1710 (de Modène) : (Parma, Biblioteca Palatina, ms. Parm. 1578, lettre n° 20 ; F. Missere Fontana 2003, p. 445, note 142).  +
Lettre du 28 mars 1710 (de Modène) : il revoit les épreuves du texte de Valsecchi sur la puissance tribunitienne d’Elagabale (Parma, Biblioteca Palatina, ms. Parm. 1578, lettre n° 22 ; F. Missere Fontana 2003, p. 446, note 146).  +
Lettre du 11 avril 1710 (de Modène) : il est nécessaire de voir « chiari segni nell’antichità », parce que les monnaies antiques peuvent être utilisées comme source (Parma, Biblioteca Palatina, ms. Parm. 1578, lettre n° 23 ; F. Missere Fontana 2003, p. 446, note 147).  +
Lettre du 27 juin 1710 (de Modène) : : il revoit les épreuves du texte de Valsecchi (Parma, Biblioteca Palatina, ms. Parm. 1578, lettre n° 28 ; F. Missere Fontana 2003, p. 446, note 146).  +
Lettre du 3 octobre 1710 (de Modène) : : il revoit les épreuves du texte de Valsecchi (Parma, Biblioteca Palatina, ms. Parm. 1578, lettre n° 34 ; F. Missere Fontana 2003, p. 446, note 146).  +
Lettre du 13 février 1711 (de Modène) : encore sur le livre de Valsecchi (Parma, Biblioteca Palatina, ms. Parm. 1578, lettre n° 40 ; F. Missere Fontana 2003, p. 446, note 148).  +
Lettre du 17 juillet 1711 (de Modène) : « Mons. del Torre più degli altri dovrebbe rifletter a sé stesso » (Parma, Biblioteca Palatina, ms. Parm. 1578, lettre n° 47 ; F. Missere Fontana 2003, p. 447, note 152).  +
Lettre du 1 juillet 1712 (de Modène) : (Parma, Biblioteca Palatina, ms. Parm. 1578, lettre n° 55 ; F. Missere Fontana 2003, p. 447, note 157).  +
Lettre du 21 octobre 1712 (de Modène) : « Ho ancor io osservato l’incoerenza della giustificazione del medaglione controverso e mi par che quanto più cercano di giustificare quel pezzo, tanto più pregiudichino. Io l’ho liberamente detto al S.r Vallisneri, che prima di tornar a Padova è stato a favorirmi con due visite. Se monsignore del Torre o il Si.r Vignoli scriveranno contro lei, prevedo, ch’ella avrà nuove occasioni di buona critica. Suppongo che si conterranno ne’ termini del civile, e non useranno la improprietà di scrivere fatta ormai troppo uguale in Roma, et in Venezia, e quando ciò sia, io goderò, ch’ella abbia ocasione di farsi onore. Io non hò mai dubitato, che non fosse per dar risalto alla di lei riedizione, la stampa della dissertazione, e perciò a metterla in pubblico » (Parma, Biblioteca Palatina, ms. Parm. 1578, lettre n° 56 ; F. Missere Fontana 2003, p. 447-8, note 158).  +
Lettre du 30 décembre 1712 (de Modène) : réaffirme la fausseté du médaillon d’Annia Faustina, il est « adulterano » d’après les « note cronologiche […] e non si può salvare » (Parma, Biblioteca Palatina, ms. Parm. 1578, lettre n° 57 ; F. Missere Fontana 2003, p. 448, note 160).  +
Lettre du 2 février 1713 (de Modène) : « Non so ch’il P. Pedrusi abbia stampato altro, son ben certo che le Medaglie del fu Conte Mezzabarba quasi subito doppo la sua morte furono vendute ad una dama torinese che le mandò in Francie (Jeanne de Luynes), et i libri, e scritti letterati andarono dispersi. Il Conte figliuolo, et erede non ha gusto per queste cose, e di tutto si prevalse un figliuolo naturale del Defonto, ch’era Somasco di grande spirito, e che anni sono passò a miglior vita » (Parma, Biblioteca Palatina, ms. Parm. 1578, lettre n° 21 (ou 58 ?) ; F. Missere Fontana 2000, p. 167, note 27, p. 199, note 152, 2003, p. 464, note 243).  +
Lettre du 6 février 1714 (de Modène) : prolongation du débat autour du médaillon d’Annia Faustina, à la lumière du texte de Vignoli ; Bacchini se plaît à voir un évêque comme Del Torre prendre part au débat et lui communiquer ses opinions (Parma, Biblioteca Palatina, ms. Parm. 1578, lettre n° 63 ; F. Missere Fontana 2003, p. 449, note 165).  +
Lettre du 23 janvier 1710 (de Modène) : sur la littérature numismatique : Angeloni, Vaillant, Mezzabarba, Thoinard ; « sarebbe pertanto utile s’ella ne facesse una Dissertazione latina, essendo ritrovato ultiliss.mo per la Cornologia imbrogliata di que’ tempi » (Modena, Biblioteca Estense Universitaria, Autografoteca Campori, busta Bacchini, Benedetto, lettre n° 14 ; F. Missere Fontana 2003, p. 445, note 142).  +
-Lettre du 24 janvier 1719 (sans lieu) : B.L. Calvert to H. (Rawl. 4. 1). ‘The observations in my Survey of Rochester, which you are pleased to term curious, were no other then what I could retrieve by recollecting y e notes committed with more care and exactness to my pocket Volume. Yesterday I accidently went into Tooke y e Bookseller’s shop, when a Countryman, loaded with ancientry, was exposing them to the view of the family.’ Account of spur, sword, head of battle-axe, lamp, trumpet, Roman coins and medals, dug up at St. Leonard’s Hill in Windsor Forest. ‘Sir Hans Sloane has offered him 10 Guineas. I would have purchas’d the Coyns of him, judging them to be the möst Valuable part on his new Acquisition. But he would not part with them without the whole.’ (Oxford, Bodleian Library, MS Rawl. letters 4, f° 350).  +
Lettre du 4 février 1719 (sans lieu) : Sets out for Oxford next week, and hopes to bring some Greek coins with him. (Oxford, Bodleian Library, MS Rawl. letters 4, f° 352).  +
'a Gentleman of my Acquaintance lately shewed me an Otho Coin w<sup>ch</sup> was surreptitiously taken from a Collection Abroad. I am not a good judge of its being genuine; it seems to have had a greenish rust upon it w<sup>ch</sup> is much worn by of by the Gentleman wearing it in his pocket. On one side it has Otho’s Head wth this inscription IMP. OTHO CAESAR. AVG. TRI POT. On the Obv. an alter with soldiers joyning hands with a priest or some other person in a long robe the inscription SECVRITAS P.R. att the bottom S.C. about the size of Half a Crown. Its very fair & well struck. If I can procure for you a sight of it I will send it to you for y<sup>r</sup> Observation. I have lately had some Greek Coyns Given me brought from Aleppo.' (Oxford, Bodleian Library, MS Rawlinson Letters 4, ff.359-60; Burnett 2020b, p. 626)  +
Lettre du 3 septembre 1723 (de Paris): The honble Benedict Leonard Calvert, Esq. informs me, in a Letter from Paris dated Sept. 3, 1723, that that Country affords little pleasure in the search of Antiquities; not that there is an entire want of them, but they are so disposed that it requires much time & application to see them. The King’s Library; being under some new regulations & alterations, is intirely shut up. His Closet of Medalls, &c., cannot be seen without an Order from himself. Indeed, at Versailes, in the Gardens, are several antique figures, which Mr. Calvert took some pains to examine. There are 3 senatorial figures, att y e feet of each a sort of Capsa, or Coffer. But yet which seems most valuable, as best executed, is one of Titus, the Roman Emperour, in the Military habit, resting one hand on a shield; on his Brest is represented two Angels, as it were supporting a Candlestick with seven Branches. This Mr. Calvert takes to be his triumph after the taking of Jerusalem. (Oxford, Bodleian Library, MS Rawl. letters 4, f° 379).  +
-Lettre du 9 mai 1790 (de Philadelphie) : « Vous trouverez ci-joint à cette lettre un ouvrage, suivant moi, bien savant, qui traite des anciennes monnaies samaritaines ; il vient de paraître tout récemment en Espagne ; il est d’ailleurs très précieux par la beauté de son impression : acceptez-le, je vous prie, pour la bibliothèque de votre collège » (Correspondance inédite et secrète du Docteur B. Franklin, ministre plénipotentiaire des Etats-Unis d’Amérique près la Cour de France, depuis l’année 1753 jusqu’en 1790, I, Paris, 1817, Lettre CXVI, p. 314).  +
-Lettre du 28 février (année inconnue) (sans lieu): He is glad to have so learned a pen as P’s to curb his impertinence. After a recent talk with Mr. Bell, whom he has not met since they were at college together, on the meaning of the lotus on medals, he thought he would try to solve this mystery and submit for P’s opinion an essay on the lotus. He traces the subject back to Egyptian theology, referring to Iamblichus; and finds agreement between the devices on Roman coins and Egyptian hieroglyphics. He develops a learned argument with quotations from the Greek on the links between devices on Roman coins and Isis worship and the lotus flower on the head as a symbol of hope. (Oxford, Bodleian Library, MS Eng. letters d. 46 fols. 419-422).  +
-Lettre du 15 août 1730 (de Spalding, Lincolnshire) : He begins with a carefully contrived argument, showing that antiquarian knowledge, especially of coins and medals, aids interpretation of literary descriptions in the classics and therefore that classical scholars and antiquarians are allied and the former must necessarily value and respect the latter. He hopes P. will enrol as member of the Society for the improvement of learning; which is amassing a library, and holds meetings and is well supported by local gentry subscribers. He refers to the examples of Plato’s symposia and the modersn, to Locke’s preface to his essays, and to Sir H. Wotton. He himself has contributed observations on some of the oldest Lincolnshire towns and on a few medals. He quotes an epigram by the Bean of Peterborough in which Stukeley’s illuminating antiquarian contributions are extolled. (Oxford, Bodleian Library, MS Eng. letters d. 46, f° 199-201).  +
-Lettre du 28 avril 1756 (sans lieu): An interesting scholarly discourse on the carrying of purses by Roman citizens. His main point is to argue that the purse was too heavy and bulky to be carried in their clothing, none of which was adapted for carrying a purse. It was obviously carried by the appropriate slave, i.e., the home steward in charge of the buying. He lists the categories of household slaves. He instances Judas Iscariot as carrying the purse and that it contained other things besides money. Mercury as negociator Deorum is graven on medals as a beardless youth with wings on his shoulders, a purse in his left hand and a cock on his fist. He considers also Tityrus, etched here as a poor goat herd. He ends with mention of his collapse and remedies applied. (Oxford, Bodleian Library, MS Add. C. 244 pp. 348-349).  +
-Lettre du 28 janvier 1760 (de Cubbit): He how sets out to explain the meaning of the bough before the feet of Isis and the sense of the mystic coin. He leads up finally to the aim of stripping this medal of all its pagan trumpery and applying it to true history. (Oxford, Bodleian Library, MS Eng. letters d. 46 f° 431-434).  +
-Lettre du 6 octobre 1685 (de Dijon) : « Je voudrais pouvoir vous être de quelque secours dans l’étude que vous faites des médailles, j’y intéresserai Mrs Lantin et Nicaise, et si je ne puis vous rendre de tels services, je vous donnerai du moins des preuves du zèle avec lequel je suis… » (Du Boys 1889, p. 16).  +
-Lettre du 14 juin 1723 (de Paris) : « Pour ce qui est des autres livres qui vous sont nécessaires, vous deviez, s’il vous plaît, Monseigneur, me marquer en peu de mots ceux que vous aviez, afin que je puisse dire plus facilement ceux qui vous manquent. Vous savez mieux que moi que pour les inscriptions il faut avoir le Trésor de Gruter, Reinès, Fabretti, Spon, et surtout les Marmora Oxoniensia de Prideaux. Pour les médailles, le Mezzabarba et tous les ouvrages de M. Vaillant : ceux-là pourraient vous suffire ; il y en a un très grand nombre qui regardent la Métallique, mais il est assez difficile de les recueillir tous, et c’est toujours a beaucoup de frais » (Brescia, Biblioteca Quiriniana– Valéry 1846 vol. 3, lettre CCCCIV, p. 214-215).  +
-Lettre d’avril 1703 (de Paris) :» On a trouvé en Flandre une médaille d’or, ayant d’un côté Néron et de l’autre la femme Poppée avec une inscription latine. On n’a jamais vu de Poppée dont l’inscription soit en latin ; toutes celles qu’on trouve sont grecques, et partant cette médaille est fort rare. On me la doit apporter dans peu. Je ne sais si elle sera vraie ou supposée » (Florence, Bibliotheca Magliabechiana = Valéry 1846 vol. 3, lettre CCCLXXIV, p. 148).  +
-Lettre du 28 mai 1696 (de Paris) : » Je vous suis très obligé de la bonne volonté que vous aviez de me faire un présent de médailles antiques. Il y a plus d’un mois qu’elles sont arrivées mais Mr. de Rheims les retient et je n’espère plus de les avoir. Le père Mabillon m’a dit qu’il retient tout ce qu’on lui envoie pour lui quand ce sont de choses qui l’accommodent. Ainsi mon R. P. quand vous aurez quelque chose à nous envoyer, nous aimons beaucoup mieux en payer le port que de nous exposer à un péril presqu’assuré de les perdre en les mettant dans les ballots de M. de Rheims. Vous ne sauriez savoir combien cela me coûte. S’il avait au moins convenu de garder ce qu’il y avait de plus à son goût. Et d’envoyer le reste. Mais de retenir pour un homme qui a vendu son médaillier, c’est ce que je ne puis digérer. Tout ce que V. R. mettra dans ses ballots, il faut le regarder comme un présent fait à M. de Rheims. Je crois qu’après avoir beaucoup attendu, vous recevrez enfin le paquet des livres. Je voudrais être à même condition pour les médailles, fallut-il encore attendre quatre mois.» (BnF, Fonds français, inv. 17701, f° 20r).  +
-Lettre du 6 août 1696 (de Paris) : « Il est revenu de Syrie un P. jésuite qui est au Collège, lequel a pris beaucoup de médailles belles et curieuses de ces pays là. On propose de faire imprimer toutes les médailles grecques des empereurs, des villes, etc. dont M. Vaillant a fait un recueil tant d’Occo que des nouvelles découvertes qu’il a pu faire dans les cabinets des curieux et même de ce qu’il a… plusieurs personnes doivent s’associer pour contribuer aux frais de l’impression, qui iront à la somme de 1400 livres. Cela devait se conclure jeudi passé dans l’assemblée de M. Bignon 1er président « (BnF, Fonds français, inv. 17701,f° 24v).  +
-Lettre du 20 août 1696 (de Paris) : « Je vous suis bien obligé M. R. P. du soin que vous voulez bien prendre de mon médaillier et de réparer la perte des médailles que nous avons fait depuis peu » (BnF, Fonds français, inv. 17701, f° 26r).  +
-Lettre du 6 nov. 1696 (de Paris) : « L’ouvrage de M. Vaillant sur les médailles grecques commence à s’imprimer. Comme je crois vous avoir déjà marqué, il a cotisé tous ses amis antiquaires à un louis d’or chacun pour les frais de l’impression. Il ne mettra que la simple légende des médailles en grec et puis l’expliquera en latin. L’ouvrage sera in quarto. Il prétend enfermer dans ce volume tout ce qu’il y a de médailles grecques dans tous les cabinets de l’Europe. Mais bien des gens disent que pour rendre l’ouvrage accompli, il faudrait en donner aussi les estampes. M. Morel Suisse qui a été longtemps à Versailles au cabinet du Roi, et qui est à présent dans le pays de l’Électeur de Brandebourg, a entrepris un plus grand dessein que celui de M. Vaillant. Il avait voulu d’abord le faire imprimer en France. Mais quelques affaires qui lui sont survenues en France l’ayant empêché d’exécuter son dessein, il l’imprime en Allemagne. C’est un recueil de toutes les médailles grecques, latines et autres qui se trouvent dans les cabinets de l’Europe en cinq volumes in folio. Cet ouvrage suffira seul pour se rendre habile dans la métallique. Il y en a déjà un volume imprimé. M. Morel grave lui-même toutes les médailles et leurs revers, on assure qu’il n’y a point d’ouvrier plus habile que lui « (BnF, Fonds français, inv. 17701, f° 33r).  +
-Lettre du 14 mars 1697 (de Paris) : « J’ai vu il y a deux ou trois jours l’antiquaire qui a voulu rétablir le quatrième Gordien. Il prétend toujours que c’est une chose incontestable, qu’il y a un Gordien autre que les trois empereurs du même nom : qu’il est fils du second Gordien d’Afrique, qu’il n’a été que César, et que sa mort avancée a fait qu’il n’est point parvenu à l’empire. Il conjecture que ce prince périt avec les autres biens et richesses que Gordien second faisait passer d’Afrique à Rome, ce qui parvient qu’on voit plusieurs médailles d’argent et de bronze dont le buste et le visage sont différents de Gordien III et que ces médailles ne portent jamais que le nom de Cèsar, au lieu que celles de Gordien le Jeune ou ordinairement celui d’Auguste, et si quelquefois il y a le nom de César, c’est toujours avec un visage différent de l’autre, et qu’on reconnaît même à la forme de la médaille qu’elle est d’un autre prince, celles de Gordien César étant beaucoup plus nettes que celles que celles du Gordien romain. Il dit qu’il n’est pas le premier qui a parlé de ce Gordien et qu’on l’a déjà proposé autrefois, mais que les médailles en étant assez rares, il est enfin tombé dans l’oubli. La différence qu’il remarque entre les deux est que le Gordien César a un nez fort bien fait un peu aquilin et est très différent dans les traits du visage de l’autre Gordien qui est camus et a les narines ouvertes et le nez un peu relevé. Cet antiquaire en a d’autres de son parti, dont l’un avait fait une dissertation qui ne sera pas imprimée à mon avis. Tous les plus grands antiquaires de Paris M. Vaillant, l’abbé Dron et d’autres sont opposés à ce César. L’abbé Dron qui est de mes amis dit que s’il fallait établir de nouveaux Césars sur la base de quelque différence des visages, on pourrait prouver cinq ou six Gordiens, y en ayant plusieurs qu’il m’a montré qui ne ressemblent ni aux médailles ordinaires de Gordien 3, ni à celles du prétendu nouveau César. Il y a un grand ouvrage sur les médailles dont je vous ai peut-être déjà parlé, qui est tout prêt à imprimer, mais que la guerre empêche de publier. L’auteur en est Mr Bougier. On prétend que jamais personne n’a mieux connu les familles romaines et tous les types des médailles que lui et que son travail est un chef-d’œuvre « (BnF, Fonds français, inv. 17701, f° 54r et v).  
-Lettre du 28 mars 1695 (de Paris) : Montfaucon remplace Porcheron comme garde du médaillier de l’abbaye de Saint-Germain-des-Prés ; il cherche à compléter la suite des empereurs romains : « Io lo pregod’informarsi dal R. P. Noris, il quale saluto e riversico humilmente, s’egli havesse trovato qualche Claudio primo Imperatore con il nome di Consolo, non havendone sinhora trovata veruno. Dopo la morte di Dom Placido Porcheron, io ho preso l’incombenza del gabinetto delle medaglie della nostra abbadia di San Germano. Se V. E. ci potesse rincontrare alcune medaglie m’obbligarebbe molto di mandarmele ; quelle che ci mancano sono le teste di Tiberio in bronzo grande, Ottone, Vitellio, Agrippina madre di Nerone « (Archives du Mont-Cassin, Valéry 1846 vol. 2, lettre CCXC, p. 383)  +
-Lettre du 6 déc. 1698 (du Mont-Cassin) : sur la collection Cupper à Amsterdam « D. Cuper, senator Amstelodamus, cimeliarchium veterum numismatum emit, in quibus extant complura nova, et inobservata” (Archives du Mont-Cassin, Valéry 1846 vol. 3, lettre CCCXXIII, p. 47-48).  +
2 June 1717 (from Paris): “La rareté de l’argent a fait que nous avons tous les bons graveurs de Paris et à bon marché. Nous faisons faire pour dix écus, ce que nous n’aurions pas fait pour quarante, il y a quatre ans. Ainsi c’est ce qui fait qu’on aura le livre à beaucoup meilleur marché. Les libraires disent qu’il y a quatre ans, ils n’auraient pas pu mettre les souscriptions à moins de quatre ou cinq cent livres” (Capitaine 1855, no. 11).  +
25 Nov. 1721 (from Paris): “L’empreinte que vous m’avez envoyée est rare et singulière et fera honneur à mon livre. Vous avez bien fait de ne point hasarder de la tirer en cire d’Espagne. J’ai vu d’excellentes pierres cassées par la chaleur du feu. Mais comme la carte n’explique qu’imparfaitement un si beau monument, j’accepte l’offre obligeante que vous me faites de me l’envoyer en plâtre ou en cire ordinaire. On les tire à Rome avec du souffre teint en rouge ; mais tout le monde n’a pas ce secret” (Capitaine 1855, no. 19).  +
11 Jan. 1722 (from Paris): “J’ai distribué vos catalogues à plusieurs de nos messieurs qui avaient des cabinets, et surtout à M. le maréchal d’Estrées. Si vous voulez me faire la grâce de m’en envoyer encore, bien des gens m’en demandent. Ceux qui l’ont lu sont fort contents et avouent que non seulement, c’est un fort beau cabinet, mais aussi que le catalogue est fait de main de maître” (Capitaine 1855, no. 23).  +
28 Febr. 1722 (from Paris): “Je remarque que le plâtre se brise facilement, la cire d’Espagne se conserve mieux. Je compte que la prochaine fois que vous me ferez l’honneur de m’écrire, vous me ferez la grâce d’en mettre deux ou trois exemplaires en cire d’Espagne” et “Quelques mois avant que le Supplément paroisse, je ferai imprimer un avis principalement pour les pays voisins qu’il importe d’avoir cinq ou six planches avec les couleurs, et que ceux qui voudront les avoir pourront s’adresser à un tel enlumineur qui le fera à peu de frais” (Capitaine 1855, no. 25).  +
4 April 1722 (from Paris): “Je reçus avant-hier, Monsieur, vingt quatre exemplaires de votre riche cabinet, dont quatre reliés en veau. Je ne les donnerai qu’à des connaisseurs ; plusieurs m’en ont demandé. Outre que le cabinet est très considérable en lui-même, le catalogue en est fait d’une habile main, cela fait qu’on s’empresse de l’avoir. Je vous dirai même que je suis obligé de le donner en secret à des connaisseurs, parce qu’autrement je serais accablé du nombre de demandeurs” (Capitaine 1855, no. 27).  +
6 May 1726 (from Paris): “Les trois médailles que vous m’avez envoyées moulées en argent, auront aussi place dans mon grand recueil de monnaies qui augmente tous les jours” (Capitaine 1855, no. 34).  +
23 June 1726 (from Paris): “Je viens d’acquérir une médaille qui frappe par sa singularité ; c’est un Prusias, Roy de Bithynie, et ce qu’il a d’extraordinaire est que la tête d’Apollon occupe tout un côté et l’autre a une Victoire, mais ce que je n’avais jamais vu, c’est que sur la joue d’Apollon est frappé en petit la tête de Prusias, avec son diadème” (Capitaine 1855, no. 35).  +
5 August 1726 (from Paris): “Outre la médaille de Prusias, roi de Bithynie, dont la tête a été frappée sur la joue d’Apollon, j’en ai acquis une autre qui est unique au jugement de tous les connaisseurs. C’est une médaille de moyen bronze de quelque fils de Macrin, un des tyrans qui du temps de Gallien déchirèrent l’empire romain. Elle est grecque et a pour revers l’amphithéâtre de Nicée. J’en ai encore acquis trois autres qui ne le cèdent guère aux précédentes. Elles viennent toutes de l’Orient” (Capitaine 1855, no. 37).  +
30 May 1731 (from Paris): “J’ai reçu, Monsieur, il y a peu de jours, votre lettre du 28 mars, il faut qu’elle ait été longtemps en chemin, et en même temps une médaille très bien moulée sur une antique, sur laquelle vous me demandez mon sentiment. Il m’en est passé un grand nombre de semblables par les mains. Ces sortes de médailles étaient jadis rares, mais on en a apporté d’Espagne une si grande quantité qu’elles sont fort communes présentement. Le caractère est ancien espagnol. On en a fait en Espagne un livre qui est fort rare et se vend fort cher dans les inventaires dont le titre est Médaillas desconocidas, médailles inconnues. Il y a environ quarante ans que je vis à Paris un Suédois qui venait d’Espagne et en apportait une quantité prodigieuse. Il s’appelait, si bien m’en souvient, M. de Sparsvenfelt. Parmi la grande quantité de ces médailles espagnoles, j’en ai vu quelques-unes, où ces lettres Espagnoles mêlées avec des latines, se lisaient fort bien ; il y avait Empieria. Il y a encore aujourd’hui une petite ville dans la Catalogne qui s’appelle Castillon de Empierias. Voilà tout ce que je sais de ces sortes de médailles” (Capitaine 1855, no. 43).  +
29 April 1732 (from Paris): “Je vous écris, Monsieur, de l’Académie même des Belles-Lettres. Messieurs nos Académiciens ont tous vu l’empreinte de la médaille et votre explication. Tous conviennent que la médaille est très singulière et qu’elle paraît être du bas empire. Quelqu’un a dit qu’elle pourrait être de Maximien Hercule, mais ce n’est qu’une conjecture. Quoique I.V.S.T.I.C.I.A. ait un point après chaque mot, la balance semble porter à croire qu’on a voulu exprimer ici la Justice. Les médailles de cette grandeur en or sont très rares et encore plus dans le bas empire. Il y en avait pourtant. Grégoire de Tours fait mention d’un médaillon d’or de Tibère, prédécesseur de Maurice, qu’il avait vu chez le roi Chilpéric, à qui Tibère l’avait envoyé en présent et qui était grand, dit-il, comme le creux de la main. On n’en a jamais vu de cette grandeur ; mais on remarque peu de ces grandes médailles d’or, parce que ceux qui les trouvent les portent d’abord aux fondeurs, aux batteurs d’or ou aux orfèvres qui les paient selon le poids. Quoiqu’il en soit, cette médaille est certainement très curieuse et très singulière” (Capitaine 1855, no. 45).  +
27 Nov. 1736 (from Paris): “Monsieur, un grand mal de jambe, qui m’a tenu au lit pendant près d’un mois, m’a empêché de répondre plutôt à votre lettre du 31 octobre, et de vous dire mon sentiment sur la petite médaille d’or que vous m’avez envoyée et que je vous renvoie. L’inscription est en arabe et sans aucune tête ni image, ce qui fait juger qu’elle est de quelque calife ou prince arabe ou persan du huitième ou du neuvième siècle. Les Mahométans ne mettaient jamais d’image sur leurs monnaies ou médailles. Charlemagne qui résidait souvent à Aix-la-Chapelle et aux environs de Liège était en grande relation avec les princes arabes ou persans, comme j’ai remarqué dans sa vie, et cette pièce de monnaie pourrait bien avoir été rapportée là par quelqu’un de leurs ambassadeurs. Si vous voulez jeter les yeux sur la vie de Charlemagne, vous y verrez qu’il était en commerce avec les princes orientaux. Ma jambe va de mieux en mieux” (Capitaine 1855, no. 51).  +
-Lettre du 7 juillet 1734 (de Paris): He adds a few items, e.g., reference to Morell's Thesaurus and Cangianus' forthcoming vol. 5 of his Latin Glossary. (Oxford, Bodleian Library, MS D'Orville 486 fol. 298).  +
-Lettre du 14 sept. 1726 (de Paris) : If he had known he was going to Montpellier he would have introduced him to H. Bon, president of the chamber of accounts, who has a chest of ancient monuments. At Aix O. is sure to have seen Mon. le Bret’s splendid collection of medals. He is glad that O. has developed a taste for medals, but warns him against getting taken in. He recommends him when at Rome to address himself to Signor Francisco Palazzi, trader in medals: it is a pity Antonio Sabbatini is too old. He exclaims against Burmann’s unimaginative insolence in his reply to Caperonnier over his edition of Quintilian, including the whole French people in his contempt. He is sending a letter of introduction to Muratori so that O. can have free access to the Ambrosian library at Milan (Oxford, Bodleian Library, MS D’Orville 487 f° 43).  +
-Lettre du 7 juillet 1734 (de Paris): He adds a few items, e.g., reference to Morell's Thesaurus and Cangianus' forthcoming vol. 5 of his Latin Glossary. (Oxford, Bodleian Library, MS D'Orville 486 fol. 298).  +
-Lettre du 25 mars 1694 (de Paris) : « Je vous prie de vous informer du R. P. Noris que je salue de tout mon cœur, s’il a trouvé des Claude Ier Empereur avec le nom de consul. Nous n’en avons encore trouvé pas un. Depuis la mort de D. Placide, j’ai pris soin du médaillier. Si vous pouviez nous trouver quelque médaille de hasard, vous nous obligeriez beaucoup. Celles qui nous manquent sont les têtes de Tibère en grand bronze, Othon, Vitellius, Agrippina mère de Néron et autres » (BnF, Fonds français, inv. 17701,f° 57v).  +
-Lettre du 29 juin 1694 (de Paris) : « Un frère convers de la trappe a fabriqué en bronze une médaille de l’Abbé en bronze, autour de la tête il y a Abbas de Trappa. Au revers la religion travaille le buste dudit abbé avec cette inscription Labor est anse me. Au pied d’estal qui est au dessous du buste que la religion travaille, il est écrit en petits caractères, restauratori vitae monasticae » (BnF, Fonds français, inv. 17701,f° 64r)  +
-Lettre du 26 décembre 1694 (de Paris) : « L’ouvrage que M. d’Herbelot a laissé imparfait en mourant s’achèvera mais non pas si tôt à ce que je crois. Le P. Bénier en doit faire la préface et Mr Gallant, le même qui fait une dissertation contre les quatre Gordiens, fera la table » (BnF, Fonds français, inv. 17701, f°82r).  +
-Lettre du 19 septembre 1696 (de Paris) : « Enfin la dissertation sur les quatrièmes Gordiens paraît un petit volume in-12. On tâche d’y prouver qu’il y a eu un jeune Gordien César, fils du second Gordien Africain, différent du Gordien Empereur surnommé Pie qui règne après la mort de Puppien et de Balbin. Les preuves qu’on apporte pour établir ce nouveau César sont 1° la différence des médailles qui se trouvent sous le nom de Gordien César avec le visage d’un jeune homme ; 2° le témoignage des capitolia qui dit qu’un fils de Gordien Second Africain fut fait César. Or ce Gordien César ne peut pas être le même que le jeune Gordien Empereur puisque celui-ci était non pas fils du second Africain, mais fils de sa fille dont le père avait un autre nom que Gordien ; 3° que le jeune Gordien fils du second Africain fut déclaré César au mois de mars de l’an 234. Et l’autre Gordien qui fut empereur ne fut déclaré César qu’au mois de juillet de la même année. Or on ne peut pas dire que l’on déclaré deux fois le même parce qu’à ce qu’on prétend c’était contre la coutume ; 4° on se fonde sur un passage de Zozime par lequel on prétend prouver que Gordien César en question a péri par le naufrage en venant de Carthage à Rome. Il serait trop long de vous marquer les corrections qu’on prétend faire à ce passage pour le faire venir au sentiment nouveau mais cela est extrêmement tiré et ne vaut pas la peine d’en parler davantage. Le père Hardouin est quelquefois loué dans ce même ouvrage mais il est aussi fort maltraité en quelques endroits, surtout en un où il est dit un antiquaire qui confesse lui-même qu’il est fort habile. Il y a quelques petites choses contre M. de Tillemont dans son histoire des Empereurs. M. Morel suisse a fait imprimer en Allemagne des essais sur les antiquités. Il touche quelques erreurs du père Hardouin mais d’une manière obligeante. Il se plaint pourtant qu’il ne l’a pas cité sur quelques lumières qu’il avait tirées de lui. On va imprimer à Leipzig le livre du P. Noris De epochis Syromacedonum à qui ce père fournira des augmentations » (BnF, Fonds français, inv. 17701, f° 93r)  
-Lettre du 31 novembre 1696 (de Paris) : «On dit que le père Hardouin travaille à nous donner une explication des médailles du Bas-Empire, et comme ce père est fécond en découvertes, on dit qu’il a trouvé dans les médailles cinq ou six Constantins de la famille du grand Constantin, quoi qu’on n’en ait encore connu que deux » (BnF, Fonds français, inv. 17701, f° 95r et v).  +
-Lettre du 24 mars 1715 (de Paris) : « J’ai appris qu’il vaque à la mort de Mr. Galland une place au Cabinet des médailles du roi. Et j’ai cru pouvoir prendre la liberté de vous proposer pour la remplir M. Henrion de l’Académie des Inscriptions. Je ne connais point d’homme plus sûr ni plus intelligent que lui. Tous ceux qui le connaissent conviendront avec moi et de sa probité et de sa capacité en ce genre d’érudition, c’est plutôt un moine si reconnu qu’une aussi faible recommandation que la mienne qui pourra vous engager à lui donner cet emploi. Mon départ pour la campagne m’empêche de me rendre à vôtre hôtel pour demander cette grâce. Je suis avec un profond respect» (BnF, Fonds français, inv. 17701, f° 170r).  +
-Lettre sans date : « Monsieur, j’ai considéré avec attention l’empreinte de la belle pierre gravée de M. le Chancelier, comme vous m’avez témoigné le souhaiter. J’en ai cherché l’explication, ce dès que j’ai pu connaître toutes les têtes qui y sont représentées, elle ne m’a plus paru si difficile que je l’avais cru. Il y a sur cette pierre comme deux rangs de figures, dont le premier en contient quatre, et le second deux. Dans le premier rang, on voit à une extrémité la tête de Marc Aurèle Empereur couverte d’un voile comme pour sacrifier flaminis ritu, en qualité de souverain pontife, tel qu’il est encore aujourd’hui dans les bas-reliefs du Capitole de Rome. Il a ici un globe sur la tête, qui marque sa qualité d’empereur. L’exemple est rare à mon avis : nous voyons assez souvent dans les médailles, statues, et bas-reliefs, des empereurs avec un globe à la main, mais nous n’en voyons guère qui le portent sur la tête. La figure suivante, un centaure qui regarde qui regarde Marc-Aurèle, tient un arc à la main et a une étoile sur la tête, ce qui marque le Sagittaire, une des figures du Zodiaque » (BnF, Fonds français, inv. 17701, f° 156r).  +
-Lettre du 2 février 1726 (de Paris) : « J’ai reçu la lettre dont votre Altesse électorale a bien voulu m’honorer de la main de M. le Comte de Stadion son envoyé, qui m’a montré en même temps cette incomparable pierre de votre cabinet, ouvrage du fameux Pyrgotélès, dont le nom s’y trouve gravé. C’est l’unique que j’ai vue et dont j’ai jamais entendu parler qui porte encore aujourd’hui le nom de ce célèbre graveur et sculpteur. Après l’avoir considérée attentivement, j’en ai porté le même jugement que j’en portai il y a peu d’années sur une copie imparfaite. Je crois que c’était une femme, et sans doute Iole ou Omphale amie d’Hercule, toute l’Académie assemblée fut de mon sentiment. Le sein et toute la figure ensemble me le persuadent. La pierre n’en est pas pour cela moins précieuse. On peut assurer que c’est un des plus insignes monuments de l’Europe. Si mon supplément n’avait pas été imprimé, je l’aurais mise avec la permission de votre Altesse électorale dans le premier tome à l’article d’Hercule » (BnF, Fonds français, inv. 17701, f° 103r).  +
-Lettre du 30 décembre 1698 (de Rome) : « J’ai tiré l’ectype de deux médailles samaritaines que je vous montrerai à Paris. Il y manque quelques lettres. Dans l’un il y a Siméon avec telle lettre qui fait T. Le revers est un peu gâté, mais vous verrez tout cela à loisir » (E. Jovy 1912, p. 18).  +
'I have a few small silver Medals, excellently preserved, & ye Stamps perfectly elegant. I will send a Catalogue, if I have leisure, by next conveyance.' (Royal Society, MS 256/602; Burnett 2020b, p. 626)  +
'To Supply the defect of our Library here & at y<sup>e</sup> same time to Assist my own Ignorance I begged you to send me by the first Opportunity Montfaucon’s Palaiographia Graeca & to honor me w<sup>th</sup> Hayms Tesoro Britannico, making me a Subscriber to y<sup>e</sup> Work if not too late. ... Here w<sup>th</sup> is a Catalogue of a few Silver medals w<sup>ch</sup> I have sent to my Sister, as I had not leisure to draw one out in terms of Medalry, in w<sup>ch</sup> I am less than a Novice. ... Tis grown difficult to find Medals now. Our Consul lays hold of all He can find. The Fr[ench]: C[onsul]: gives treble y<sup>ir</sup> value rather than let y<sup>m</sup> pass. The D[utch]: Consuls Son spares no price for y<sup>m</sup>, & the Dutch Minister is as fond of them as any, so y<sup>t</sup> I have not so much as begun to make a Collection.' (London, Royal Society MS 256/603; Burnett 2020b, p. 569)  +
Lettre du 23 février 1750 (de Lucca): "Sapendo che V.S. Ill.ma stà continuamente occupata in erudite applicazioni, non dovrei recarle il presente incomodo; ma per servire ad un mio Amico, che si è dato allo studio delle Medaglie Antiche, non ho potuto fare a meno di essere con la presente a pregarla darmi notizia se sia compiuta la stampa che si faceva in Amsterdam del Tesoro Numismatico del Morelli; Già qui si anno li primi due tomi, in cui trattasi delle Famiglie Romane; altri tre tomi ne promettevano intorno alle Medaglie de XII primi imperatori, alla spiegazione delle quali, essendo morto l’Avercampio, molto aveva contribuito alla sua erudizione V.S. Ill.ma; si brama sapere se oltre le medaglie de’ 12 primi cesari, vi siano delineate e vi si spieghino ancora le medaglie delle loro mogli, e degli altri soggetti che intervengono in questa serie, come di Agrippa, Druso, Britannico etc. Per oltre si bramerebbe sapere se in quelle medaglie consolari di argento, che in peso di parecchie libre furono ritrovate due anni sono in circa verso Samminiato, e che suppongo state trasportate in Firenze, e date a considerare a V.S. Ill.ma ve ne siano di famiglie non riportate dal Morelli, e se ne potrà sperare [c. 178v] che ne venga pubblicata la descrizione e il disegno, intorno a che mi è stato supposto che vi lavorasse V.S. Ill.ma. In fine si bramerebbe sapere se nel tesoro universale Omnia Numismata stampato a Zurigo da Gio: Jacopo Gesnero, vi siano a tutte le medaglie da esso riportate le sue corrispondenti spiegazioni, come prometteva nel primo progetto che pubblicò per l’associazione, o siano i soli iconismi delle medaglie senza ulteriori fogli di stampa per le spiegazioni; e se arrivi solamente fino a Trajano Decio, o pure proseguisca avanti l’opera. Qua è venuto un esemplare di questo Gesnero, ma sono li soli rami consistenti in 303 fogli; e non vi sono che pochi fogli di spiegazione delle medaglie de’ re di macedonia in principio, e nulla altro; e perciò si dubita che sia mancante questo esemplare. Questo è quanto mi occorre incomodarla, e non averei tanto ardito se non fossi appieno convinto a quanto si estenda la sua bontà e gentilezza; la prego compatirmi; et assicurarmi della sua benevolenza con qualche suo stimatis.mo comando, mentre mi farò sempre gloria di esser pieno di infinita stima Di V.S. Ill.ma” (Firenze, Biblioteca Marucelliana, BVII, 4, f° 178r-v – online).  
-Lettre du 3 juillet 1751 (de ?) : « le adjuntaba una carta y una lista de monedas que le gustaría conseguir a « mi Señora, que estaba en Madrid », todas ellas romanas, desde Caligula hasta Rómulo Augústulo y Julio Nepote, aunque también ansiba tener las acuñadas con ocasión de la proclamación de los succesivos Borbones (Sevilla, Biblioteca Capitular y Colombina, Ms. 59-3-44, f° 130v-131r et note au verso 132r-v ; Vallejo Girvés 2008, p. 240).  +
-Lettre du 20 octobre 1751 (de ?) : ante lo que se adivina que era una premura de Maria de Bustamante, Ricarte vuleve a pedirle a Villacevallos alguna noticia para satisfacer « lo que de Madrid se me apura » « a cambio de otras iguales ». Aunque en ningun momento se menciona el nombre de « mi Señora » (Sevilla, Biblioteca Capitular y Colombina, Ms. 59-3-44, f° 135r-v; Vallejo Girvés 2008, p. 240).  +
Lettre du 14 nov. 1732 : demande de recevoir le catalogue de sa collection de monnaies : « Mi sarà molto caro il catalogo delle sue medaglie come anche l’impressioni delle sue gemme incise » (Londres, British Library, Add. Ms ; 32,457, fol. 77r – en italien, voir Spier & Kagan 2000, n° 7, p. 61-62).  +
Lettre du 27 nov. 1732 (Londres, British Library, Add. Ms ; 32,457, fol. 75r – en italien): se propose d’être son agent pour l’achat de monnaies «Se desidera qualche medaglia me ne darà quanto pma l’avviso, che niuno meglio di me potra servirla » (Spier & Kagan 2000, n° 8, p. 62-63).  +
Lettre du 4 juil. 1733 (Londres, British Library, Add. Ms ; 32,457, fol. 89r – en italien) : signale un lot de 5 000 lettres écrites par des gens ilustres, dont 800 ou plus de Nicolas Heinsius (1620-1681) et Johannes Georgius Graevius (1622-1703) ; il y aussi des manuscrits de Graevius (Spier & Kagan 2000, n° 9, p. 63).  +
Lettre du 5 octobre 1732 (?) : « Mi sono capitate da Venezia n. 14 mede d’oro … mi sono state mandate dal P. Giuseppe Smith di Venezia forse dateli dal S. Zannetti » (Bologne, Biblioteca Universitaria, Ms. 4186a ; Kurze 2005, p. 29, note 107).  +
-Lettre du 28 octobre ? (de Rome): “Mi scriva qualche cosa del padre Zaccaria. Vanno avanti i suoi annali ? oppur gli è venuta qualche proibizione? Ho conosciuto nel giorni passati da monsig. Zelada il vostro sig. abate Marini, su di cui mi mandaste già quel bell'epigramma greco: egli frequenta assai la camera del padre Oderico. E' stata portata ultimamente al padre abate Sarti una medaglia di Cicerone coniata dai Magnesii in onor suo : fece dello strepito sul principio, presso alcuni, presso altri fu stimata come cognita anche prima : ultimamente poi quasi tutti la davano per falsa. Ma non voglio seccarla di vantaggio » (Rubbi 1795, p. 122, lettre 177).  +
22 March 1596 (from Enkhuizen): “Numismata antiqua paucula nullius pretij et tuo Musaeo indigna habeo; minus hoc studio delector, cum quod sumptuosius: tum etiam quod minus mihi propserum: collegeram diversis temporibus et locis multos elegantes aeneos, argenteos et aureos nummos quos famulus meus, me febricitante mihi ademit. Interim si opineris penes me nonullos esse, promptè mittam ut et alia similia, quae cognovero tibi grata fore” (Minneapolis, University Libraries, Special Collections, University of Minnesota: James Ford Bell Library, 1596 fPa; Hessels 1887, no. 285, p. 677-679).  +
Lettre du 15 octobre 1788 (de Paris): en français (Wien, KHM, MK Archiv V)  +
Vérone, Biblioteca Civica di Verona (Ms. 905 [771]) : Numismata descripta, description du médaillier de Bianchini, autographe), 2 vol. de 94 p. chacun, 19 x 13 cm. Le vol. I décrit la collection de monnaies romaines, Patin est souvent cité, Spon parfois ; le catalogue est inachevé (une page seulement de petits bronzes, s’arrête à Auguste). Le vol. II compte quelques monnaies grecques et quelques modernes (information : Jean Guillemain).  +
Nouveau catalogue des médailles du Padouan et autres coins modernes en or, en argent et en bronze, 1723, 33 p., 380 x 240 mm. Paraphes de l'Abbé Bignon et de Claude Gros de Boze, Ms. 274.  +
'The great bulk of the notebook consists of Bolton’s extracts from classical authors about Tiberius or Nero, and only the occasional page includes information about coins: * f.55v: the marginal description of the strange Augustan ‘coin’ of Nerva as IIIvir, added in the margin of a page which is a list of Tiberian place names ‘ex Ortelii Thesauro Geographico.’ * ff.64v–65r: ‘Tiberiana’, a list of city names for coins of Tiberius (‘num. Tib.’) from Goltzius (‘ex Goltzii thesaur. cap. 17’), together with a description and comment of the Tiberian coins of Bilbilis with the name of Sejanus from Agustín (‘Antonii Augustini dial. 7. cap. 4.’). * f.118v: half a page on the coin of Britannicus and Adminius, which does not seem to be related to the notes which come before and after. * f.151v: a list of the fractions of the as, taken from a written source (the ''Institutes''). * f.195v: a short entry about coins of Augustus: ‘the coigns of Augustus Caesar inscribed Ob cives servatos and Salus generis humani interpreted by Pline lib. 16. cap. 4: dedit hanc (civicam [querciam]) Agrippae. Sed civicam a GENERE HUMANO accepit ipse.’ * f.220r Coins of Tiberius ex Goltzius and Occo.' (Burnett 2020b, p. 276)  +
-Lettre du 13 octobre 1594 (de ?): [He says how he had arranged the visit to Utrecht with Scaliger, and apologises for the delay in returning.] Numismatum Graecorum quae apud Abrahamum Gorlaeum exstant, tanta est copia atq’ praestantia ut plusculis hebdomadis ne dicam diebus opus fuisset ad eas accurate perlustrandas. Sed dabitur fortassis alias occasio id comodius faciendi. [There are so many and such outstanding Greek coins which are in Abraham Gorlaeus’s collection that there would have been a need for several weeks rather than days to look through them accurately. But perhaps, another time, the opportunity will arise of doing so at greater ease.] (British Library, MS Burney 371, f.99; Burnett 2020b, p. 1408).  +
-Milan, Biblioteca Nazionale Braidense (Ms. A.H.X. 16 : Indici diversi di medaglie. 4. Studio Buoncompagno) : inventaire de la collection du cardinal Francesco Boncompagni avec les prix de chaque monnaie (voir Missere Fontana 2009, p. 138, note 61, note p. 273, note 244, p. 297, note 379).  +
-Roma, Biblioteca angelica (Ms. 1623 : Inventari. 3. cc ; 113-201) (voir Missere Fontana 2001-2002, p. 216, note 51, 2009, p. 298, note 380, p. 457 ; Molinari 1996, p. 160, note 27, p. 162, note 59, 2004, p. 126).  +
-Pesaro, Biblioteca Oliveriana (Ms. 76, Relatione, fol. 106r-109v) : liste établie par Francesco Gottifredi en 1632 lors de son séjour à Naples (voir Missere Fontana 2009, p. 272, note 240).  +
-Vatican, Biblioteca apostolica vaticana (Barb. Lat. 4342) : Francesco Gottifredi (attribué à), Relatione dello studio delle medaglie dell’eminetissimo Boncompagno di gennaio 1632 (voir Missere Fontana 2009, p. 273, notes 243 et 245 et 459).  +
-Bologne, Archivio di Stato (Fondo Malvezzi Campeggi, s. IV, b. 81/741, pezzo 12: Musaeum Boncompagnianum – catalogue établi par Bianchini en 1706 avec les prix d’estimation donnés en scudi romani : c. 500 monnaies romaines impériales en or, c. 2200 en argent et 1900 en bronze, à quoi s’ajoutent c. 500 républicaines en or et argent et c. 150 monnaies grecques ; avec une intéressante annexe (n° 12, p. 241-290 : Copia di un indice dello Studio Boncompagni nella forma che si trova scritto nello Studio del Serenissimo di Parma) qui rend compte de tractations avec les Farnèse via le marquis Manzoli (voir Missere Fontana 2001-2002, p. 220, note 66, 2009, p. 275, note 251).  +
'The manuscript records the contents of two volumes, each of at least about 200 pages, which had catalogued Trumbull’s ancient coins. <q> Catalogus Numismat: in primo volumine per Dom: Bonett ex Musaeo Revd Dom: Trumball.<br> Fol: 1 Nummi Regum et Illustrium Graecorum & Barbarorum 0083<br> Fol: 16 Reges Incerti 0003<br> Fol: 17 Nummi Populorum & Urbium 0129<br> Fol: 39 Nummus Samaraticus 0001<br> Fol: 39 Nummus Hebraicus 0001<br> Fol: 40 Nummus Phoenicius 0001<br> Fol: 40 Nummus Parthicus 0001<br> Fol: 40 Nummi Arabici 0002<br> Fol: 40 Nummi Carthaginiensium 0008<br> Fol: 42 Nummi Gothici 0002<br> Fol: 42 Nummi Incerti, Ignoti, Mutili 0048<br> Fol: 46 Nummi Imperatorum 0773<br> Fol: 191 Nummi Familiarum Roman<sup>rum</sup> 0035<br> Fol: 197 Nummi Romani Antiquissimi sine nomine Familiae <u>0003</u><br> 1090<br> Finis Tomi Primi p' Dom: Bonett<br> N:B: Nummi Surei I'clus: 11:-<br> Medaglioni Inclus. 29:-<br><br> Catalogus Numismat: in secun<sup>do</sup> Volumine Ex Musaeo Rev<sup>d</sup>: Dom: Trumball<br> Fol: 1 Nummi Regum et Illustrium Virorum 0126<br> Fol: 13 Num. Incerti, Regum, Illust: Virorum &c. 0004<br> Fol: 15 Nummi Populorum & Urbium 0240<br> Fol: 35 Num: Samaratici, Arabici, &c. 0014<br> Fol: 36 Nummi Incogniti 0076<br> Fol: 43 Num: Imperatorum Rom<sup>rum</sup> 1919<br> Fol: 169 Num<sup>s</sup> Imp<sup>ris</sup> Constantinop: incognitus 0001<br> Fol: 171 Nummi Familiarum Rom<sup>rum</sup> 021<br> Fol: 188 Num: Incerti & Ignoti Famil<sup>m</sup> <u>0003</u><br> 2594<br> N:B: Nummi Aurei Inclus: 12:-<br> Medaglioni Inclus. 66:-<br> Numer. Numismat<sup>m</sup> in Tom<sup>o</sup> Prim<sup>o</sup> 1090<br> Numer: Numismat<sup>m</sup> in Tom<sup>o</sup> Scund<sup>o</sup> <u>2594</u><br> 3684 </q> It is not clear why the collection was divided into two volumes, as the headings repeat themselves. Perhaps they represent different periods of the collection? For example, if only the first volume was by Bonnet, then the second would represent later acquisitions.' (Burnett 2020b, p. 1549)  
A critical review of two recent books by Dodwell and Walker. 'A detailed critique of Dodwell's Camden lectures. Bonnet was critical of Dodwell’s ready acceptance of dubious coins, and gave a set of criticisms of certain passages: for example, writing at length on the date at which Trajan took the name Optimus, and criticising him for making mistakes, such as when he said Otho and Vitellius were not recognised on the coinage of Alexandria.' (Burnett 2020b, p. 566)  +
-Madrid, Biblioteca nacional de Espana, Ms 7246 : Serenissimi Hispaniarum Infantis Ludovici Jacobi Antonii Borbonii nummi gentium romanarum, 165 h.; 30 x 20 cm, Texto escrito solo en el recto salvo en las h. 20, 55, 105, 127 y 135. Numerosas h. en blanco.  +
-Rome, Biblioteca Nazionale Centrale, Fondo gesuitico 506 (S.8 1875 F): Miscellanea numismatica et epigraphica, 27 x 20 cm (Guillemain 2022, p. 99).  +